Dirò al cor con qualche pace:
«In amor sii sfortunato».
Ma «sii perfido ed ingrato»
Se il poter del cielo è dono,
non vo’ usarlo in tirannia.
Darò leggi a me dal trono;
indi agli altri io le imporrò.
Quel guerrier che al campo riede,
quel nocchier che il porto afferra,
dopo l’armi e le tempeste,
ha ragion, se n’è contento.
Chi giammai di cure infeste
poco intende e poco crede
tutto il ben d’un godimento.
Posso perderti e vo’ amarti.
Se per me non è la sorte,
sia la fede almen per me.
Virtù avea per meritarti;
volea amor che fossi mia;
ma il destin mi tolse a te.
Il bel volto e la grande alma
v’innamori, amiche stelle.
manca tosto ogni altro amor.
Pianta eccelsa intorno spande
e fa invito al passagger.
Ma se perde il suo bel verde,
sta negletta e vi ricetta
All’aprirsi il fatal vaso
e sol speme all’uom restò.
ma lontano; e quando il tiene,
fugge e star con lui non può.
Usignuolo, ch’egro e mesto
star d’intorno angue funesto,
non sì lieto il canto e il volo
snodi e spieghi al suo partir,
qual per gioia in sen mi balza
la poc’anzi alma dolente,
Se a me tocca esser lo scherzo
fede e amor, per sempre addio.
Vago ciglio e labbro accorto
Pieghi all’onda e ceda al vento
scoglio in mare e sasso in monte;
Pien di amore e di ardimento
fin di morte il vidi a fronte;
e a tenor della sua fede,
a vegliar con fermo ciglio,
dove certa è per lui morte.
Tu non sai del rio comando
io lo so, che sto penando
col dover di parer forte.
Sprezzai trono e amor di re,
sinché il cor non vidi in te
ma detesto ed ho in orror
selve amate, e vado al trono.
Là godrò più di grandezza
ma non so se più di pace.
Qui non v’ha folle alterezza,
sempre attento in altrui danno,
qui non astio e non livore
sempre insulta e mai non tace.
Ov’è il legno? Ove Caronte
che mi varchi a Flegetonte?
Ei non vien? Sull’ali a volo
io vi andrò del mio furor.
Già ho tre furie, un re rival
Quanti mostri, ahi, quanti quanti
Dice il volgo e non lo sa.
che sovrasti al suo destin,
grande, invitto e qual l’hai tu.
Lunga etate, dei, serbate
Dono eccelso, in cui risplende
un’idea del poter vostro,
gioia il regno e gloria il trono.
Dice il volgo e non lo sa.
che sovrasti al suo destin,
grande, invitto e qual l’hai tu.