Metrica: interrogazione
63 sineresi in Caio Fabbricio Venezia, Pasquali, 1744  (recitativo) 
Neottolemo, Lisimaco, Cassandro,
femminea pompa in viril gente? E dove,
Cinea, l’armi di Pirro han vinta Roma;
sposi per te, che sien per Roma eroi.
Guerriera idea. (Guardando Bircenna attentamente)
                                Con Turio
delle tue ritrosie si sanno ancora.
i lor doni che in te? Tuoi sien questi ori,
non son di aggravio. Eburnee selle e fasci
già m’obblio d’esser re. Del cor di Pirro
Onor non chiesto, io non potea vietarlo.
Rancor non si sapea, guerra o sospetto. (Segue di nuovo il ballo con accompagnamento di canto)
(Pirro si obblia. Soffre Bircenna e tace).
Disio t’inganna. Un’immutabil legge
Tu obblii la fede. Io la ragion sostengo
quel Pirro ch’io credea, no, più non sei.
Eh! Seguane che vuol; sien di Bircenna
sien del roman saggi i consigli, ho troppo
                                                Cinea, ben tosto
Patti obblia, cambia leggi, annulla riti;
qui giustizia in obblio. Scorgo anche inciampi
                                                   Siasi qual voglia,
fati non s’opponean, sarei già sposa,
cadde da eroe. Ragion faceagli in dirlo
E le dicea che in ver Megacle al pari
dall’idea che n’abbiam che da sé stessi.
d’un già sciolto imeneo. Vanti alta stirpe,
plebeo soldato? Eh! No. Meglio apro gli occhi.
a Bircenna si dee, tu lo ritieni.
                      Di Glaucilla?
Obblio le andate offese e dell’illustre
onte e spergiuri obblio. Non vuol decoro,
                                      Se co’ miei lumi
fuggir? Perché? Qui nol rendean sicuro
potevi. Io ti vedea per desir vano
non avean l’armi tue. Questo a me basta.
                                (Mi fa tremar).
                                                              Non rendo
Se il ciel non confondea gli empi disegni,
                               Son teco.
Deh! Se vuoi che al tuo piè... (Volendo proseguire, vede Fabbrizio che la riguarda e le fa cenno)
                                                      Cinea, tel dissi (Piano a Cinea)
                                      Sta ancor pensosa. (Piano a Pirro)
avvilirsi non dee... Ma il mio Volusio?... (Guarda di nuovo il padre. Pirro e Cinea parlano sommesso)
crederlo delinquente o reo tel mostri
                                            Come? Volusio
l’eccidio mio? La sola idea, ch’ei n’ebbe,
e del ben, che ti fece, obblio ti prenda.
Si laceri il reo foglio; e tu che solo (Straccia la sentenza)
in figura di reo. No, non fia vero.
                                        Deh! Qual dal labbro
                               Qual da Pirro schermo
                                            V’è gran divario,
Cinea, si vuol della mia morte in prezzo
e obblii di Pirro l’infelice amore.
che meglio spente sien del primo incendio
e come un sol trofeo formano insieme,

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