Metrica: interrogazione
115 ottonari in Alessandro Severo Venezia, Pasquali, 1744 
   Viva, viva il nostro augusto,
   viva il grande, il forte, il giusto.
Viva il cesare di Roma. (Alessandro, presa per mano Sallustia, va a sedere sul trono)
   Viva, viva il nostro augusto,
se sì puro è il nostro affetto,
   Sdegno, ingegno, affetti, inganni,
   Sono augusta; e a’ piè del soglio
   Chi sa dirti, o core amante,
   Lunga fede è un lungo affanno.
   Cor che spera ha più cordoglio,
   Padre, addio. Dammi un amplesso
   Fa’ che almen mi sia concesso
   Non ascolto che il tuo sdegno;
   Odio il giorno, abborro il regno
   Non ho in petto un’alma ingrata.
   Contra il fasto armo il rigor;
   Dell’infido a te si aspetta
   La mia augusta è mia tiranna.
   Sol fra scogli ondeggio ed erro.
   So che dono al vostro affetto
   Ma più fier sarà il mio sdegno,
   Quanto invidio a’ tuoi riposi,
   Quell’ardir che offende il trono
sarà il giubilo e il riposo. (Apre una porta segreta ed esce per quella)

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