Viva, viva il nostro augusto,
viva il lauro alla sua chioma;
viva il grande, il forte, il giusto.
Viva il cesare di Roma. (Alessandro, presa per mano Sallustia, va a sedere sul trono)
Viva, viva il nostro augusto,
Esser cara al mio diletto
vo’ per fé, non per beltà.
Amo in lei vezzoso aspetto
ma più ancor salda onestà.
se sì puro è il nostro affetto,
chiaro e bello nel tuo petto
Sdegno, ingegno, affetti, inganni,
tutti a’ danni io vi voglio
Sono augusta; e a’ piè del soglio
oltraggiato, disprezzato,
Chi sa dirti, o core amante,
se quel bel, per cui sospiri,
sia spergiuro o sia costante?
Posso amar ma sol per poco,
Lunga fede è un lungo affanno.
Servir sempre al suo tiranno
Soffrirò; ma dar non voglio
tanta fede alla speranza.
Cor che spera ha più cordoglio,
vede poi la sua costanza.
Padre, addio. Dammi un amplesso
Poi da te, mio caro sposo,
verrò a tor l’estremo addio,
di spirar l’alma al tuo piè.
Tu morir? Crudel! Perché?
Perché sei cor del mio core.
Vivi in onta al tuo dolore,
Ti ho pietà; ma vuole amore
Io ti lascio, o sposo amato;
dar vorrei l’ultimo amplesso;
ma mi basta un guardo solo.
Fa’ che almen mi sia concesso
il saper che vivi e regni,
sposo altrui più fortunato;
né saprai tu il mio gran duolo.
Non ascolto che il tuo sdegno;
seguo solo il mio dolore.
Odio il giorno, abborro il regno
e il dolor divien furore.
Non ho in petto un’alma ingrata.
Contra il fasto armo il rigor;
L’arte è questa del regnar,
L’alma corre alla vendetta
e all’amor cede il rimorso.
Dell’infido a te si aspetta
Se tacendo or lo difendo,
La mia augusta è mia tiranna.
Anche il padre mi condanna.
cerco invano amica stella.
Non ho porto e non ho sponda.
Sol fra scogli ondeggio ed erro.
E dal legno, a cui mi afferro,
mi rispinge il vento e l’onda.
Fidi amori, or sì dolenti,
spero ancor di darvi pace.
L’infedel non vi spaventi,
che, se in base di costanza
fondo il core e la speranza,
non son vana e non audace.
So che dono al vostro affetto
col lasciarvi in libertà.
Ma più fier sarà il mio sdegno,
se quel cor tornerà indegno
Ira in cor di donna amante
è qual nembo in tempo estivo;
A una lagrima, a un sospiro
si dilegua in un istante,
nebbia al sole e cera al foco.
Quanto invidio a’ tuoi riposi,
Quell’ardir che offende il trono
col trofeo di una gran colpa,
Stringerai con più diletto
mano a mano e petto a petto,
ma più caro dopo il pianto
sarà il giubilo e il riposo. (Apre una porta segreta ed esce per quella)
canti ogni alma il tuo poter.
tu disarmi anche il rigor;
e lo cangi invitto e forte
in tua gloria e in tuo piacer.