vado a baciare un labbro,
Per te già ’l cor disciolto,
Al tuo destin, più grato (A Costanza)
purché ti miri in soglio.
vi fa del guardo un fulmine
Un cor, che viva in pene,
Correggi il tuo cordoglio.
Lascia, s’io parto, almeno
Dacché lo chiudi in seno,
«Benché d’un’altra in sen,
Se ’l mio dolor ti offende,
non ho più doglia in sen.
brilla sul labbro il riso;
Prendi, se partir vuoi, (A Roberto)
da que’ bei sguardi ond’ardi,
E voi, pupille belle, (A Costanza)
Dirò che ottuso è ’l senso
e che bugiardo è ’l guardo;