fa il torto mio. Chi accende
più al mio nume gl’incensi?
non sei ministro? E forse
né quando ardean le fiamme
le ingiurie mie. L’appella
d’uom non già ma di mostro,
Vien meco ed al suo sguardo
mal si crede anche il vero.
che tradito è il suo sdegno
Psiche, al tuo ben che manca?
Gli ori e le gemme, oggetto
sposo, in cui tieni avvinto
Spesso avvien che l’uom preghi
Odia, Psiche, il tuo voto.
Tel dissi. Ai lor consigli
Eh, Mercurio, il mio sdegno
Flora segue i suoi passi.
Ma fra tutti i miei mali,
l’ora si appressa; ed ecco,
fosco è il guardo, egra l’alma;
che chiude il mio destino.
Dormon grazie negli occhi,
posi i miei strali e insieme,
fatto arciero e bersaglio,
Tu sciogli ’l nodo. Il fato,
Partì Amore? E ancor vivo?
e sol perch’ella è morte,
temon Pluto e i suoi mostri.
Ma, vinti i mostri e Pluto,
Non son più quel fanciullo
Che d’amar Psiche io lasci?
che fa tema anche a Giove.
su le vostr’ali, o venti,
ma Palla e Vesta e quante
di aver troppo affrettato.
Qual volto fia, qual alma