Metrica: interrogazione
540 settenari (recitativo) in Mitridate Vienna, van Ghelen, 1728 
mio l’ubbidirle. Io mostro,
fallo, che gli altri irrita,
Vi applaudo e ’l voglio; e alora
                    Da la lunga
gli è indifferente o abbietto.
di lei; n’esalta il merto,
L’altra figlia ho perduta.
non v’è fren che mi arresti.
Farnace... O dio!... Farnace,
                   Ecco i fatali
de l’esser mio, che intesi
più che ogni altro. Oprar tutto
Tremino di un tuo pianto (Fiero)
Frena, oh dio! frena l’ire.
s’ei tiranno esser voglia.
Or parla il zelo; e a l’uopo
                            Assolvi
                            Ubbidisci... (Farnace vuol replicare e Mitridate nol lascia)
         Farnace sedotto
Prence, non ostinarti. (Piano a Farnace)
pagherà il fio... Soldati....
tacque il mio affetto. Ardire
È ver... Ma... Che far vuoi,
de’ miei danni è ’l più greve,
Dei, che al Ponto e a l’Eusino
                   «Regio patto. (Gordio spiega e legge il patto dell’alleanza)
                       (Io non ho pace). (A parte. Incamminandosi tutti per entrare nel tempio, si arrestano in vedendo Dorilao frettoloso che verso loro sen viene con la spada in mano)
                             Ei seco
                               Avesse
                        Di’, segui.
Colà tra i rischi e l’armi?
sì rei pensier. Ti abbraccio (S’inginocchia)
trionfo a’ tuoi nemici. (S’ode in lontano suono di timpani e trombe)
nel suo campo temesse. (Si avanza verso Farnace)
Padre, e signor... (Andandogli incontro)
                                  Quai nomi
tolgasi da la terra. (Veduta Aristia uscir della tenda, va furioso verso di lei)
                                Moglie,
                         Ostaggio
                     Re del Ponto,
l’anime ha il ciel congiunte.
Farnace, io ’l feci; e parto,
                         Che temi?
là il dover, là d’Aristia...
Aristia.. Ahimè!... Che narri?...
              Seguirti a forza
                              Iniquo!
                        La minore
                       Per Farnace
                           Mi torni
lo spirto in sen. Va’. Salva
                             Il mondo
Farnace a me. (Alle guardie) Segrete
                         Se ’l fossi,
               Risparmia affanni
Quando in più grato ufficio, (Correndo verso Farnace)
giù da coteste braccia, (Levandogli e gittando poi la catena)
l’onor... (Vuol presentare a Farnace la spada e Apamea gliela leva di mano)
                 No. A me l’onore
ch’ei presta a’ tuoi sponsali,
ecco il pronubo anello (Gli dà l’anello di Mitridate)
che in te dubbio esser possa.
che il mio... Vien chi l’accese.
                            È questo
Perché appunto io l’amava,
                   Vedrai ben tosto
Attendi. A la regina, (In lontano ad Ostane)
del pegno a te commesso. (Ostane vuol fermar Gordio; ma questi si avanza verso Ladice e le parla all’orecchio presente Apamea)
                        Timore
                                 È pregio
Gordio il sa. Fu in quel tempo
Emilio, un de’ più illustri
                  Pietà. Sedotta
                                  Ahi lassa!
certo in qualche aspro rischio.
Ai preghi di Ladice, (Si avanza verso di loro).
e più che ad altro, Aristia,
e poi lascia ch’io ’l vino
suon ne accompagni e canto. (Farnace prende la ghirlanda e la mette intorno il vaso; lo presenta dipoi a Mitridate che lo versa nella tazza)
a l’amabile sposa. (Farnace cavasi di dito l’anello, datogli da Mitridate, e lo pone nella tazza che poi da lui vien presentata ad Aristia)
                                  Che dici? (A Ladice)
Salva sei; pur t’abbraccio.
Mia diletta germana. (Si abbracciano)
quai linee in centro. I patti

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