bel trofeo del tuo valor.
Ma la vince or con più gloria
Perché, amor, sorte, perché
Vuoi così? Così già t’amo.
Il mio amore è tuo voler.
Ciò che brami anch’io sol bramo.
Sol mi piace il tuo piacer.
Viva, viva. Or tutti inonda
la gran gioia i nostri cori.
Abbiam vinto; e più gioconda
Roma applauda a’ nostri onori.
Esca il Tebro e su la sponda
lieto inchini i regi allori.
Viva, viva. Or tutti inonda
la gran gioia i nostri cori. (Ricimero, Placidia e Teodelinda vanno a sedere sul trono)
ornerai le auguste chiome.
del suo grado o del suo nome.
voi miei numi e voi mie stelle
Vado, o bella, (A Teodelinda) vado, o cara, (A Placidia)
a te grato (A Teodelinda) e per te amante. (A Placidia)
Da te ho vita, (A Teodelinda) da te amore; (A Placidia)
a te servo per dovere (A Teodelinda)
e per genio a te costante. (A Placidia. S’imbarca con Fedele nella barchetta e Placidia lo accompagna fino alla riva del fiume, guardandogli dietro finché lo perde di vista)
Colmi amor del suo diletto
l’alma, il seno, il labbro, il volto.
Goda il cor; goda l’affetto;
il mio ben da’ lacci è sciolto.
Core amante, assai penasti.
Ma ti voglio omai più ardito
quando brama un saggio amor
al tuo amore, a la tua spene;
e al tuo piè saprò morir.
Rea mi fai ma rea non sono;
pur lo sdegno io ti perdono,
s’esser tuo non può ’l mio core,
la mia colpa mia non è. (Torna Olderico)
Tu vuoi guerra e guerra avrai;
e vedrai che a Roma forte
può mancar, virtù non mai.
Tu vuoi guerra e guerra avrai.
che il tuo cor, pria che il tuo labbro,
se non lascia d’esser bene,
Fallace. (Si ritirano tutti ordinatamente; si fa il guasto della campagna e poi siegue il combattimento con la peggio de’ Goti)
nostro amore e nostra gloria.