Metrica: interrogazione
78 sineresi in Eumene Venezia, Pasquali, 1744  (recitativo) 
all’empia Laodicea sfavilla in fronte
per sotterraneo calle, opra del caso,
sia l’ingiusto imeneo, tutto si perda.
che Laodicea dall’amor tuo riceve.
gran trame ordii). Leonato,
                              Che fia?
                                 E che dirà Leonato?
perché il trascuri Laodicea.
                                                   Mio sposo,
                          Di qual sospetto...
                                                             Vanne.
L’impeto del dolor chiedea lo sfogo.
tutto attendea. Col tuo valor mi affido
Laodicea, l’empia sorte,
vi è chi ti pregia. (Ah, volea dir: «Ti adora»).
Mi è noto Eumene; e Laodicea tu ancora
Laodicea da’ suoi ceppi?
non avrà forse Laodicea. Fa’ core.
Potria reo palesarti il tuo timore.
al mio cedea troppo spietato affanno.
vinti credea, presa Sebastia, in trono
Laodicea più feroce; e me, sia fato
ha così Laodicea. Barbare leggi
sforzo minor non attendea. Fu questa
che dee farti regina. Io far ritorno...
sei nel tuo campo e Laodicea, se puote,
si rivoltar. Te sol chiedean. Te vinto,
                          Che? Forse
                  Con men orgoglio
non è facile a un reo. Ti accusa il volto;
colpevol ti sapea. Solo ten chiesi,
e il conosce e l’obblia. Che far presumi?
offrirò a Laodicea per conservarti.
Laodicea me non odia. Ella per anco
che, se amante mi perdi, eroe mi acquisti.
confidar non sapea più caro pegno.
                                 Ah, Laodicea, ben vedo
                           Leonato...
Eccomi, Laodicea. Serbo la fede
non l’attendea, mi è forza il dirlo, io stessa,
mi facesse temer. Credea che a core
Laodicea, dal tuo amor gloria ricevo;
Ah Laodicea! Così m’inganni? E dai
non son amante e non Leonato. Eumene
veggo avvilito e Laodicea più forte;
                               Sì, vanne. Ah, Laodicea
Leonato, che ti adora, ha gli odi tuoi.
Mi avea fede Artemisia e già sperava
alla mia vita io non vedea più scampo.
sieno di Laodicea scudo e sostegno.
non parlò Laodicea; parlò la frode,
                      Che?
                                  Per opra
con secreti spaventi). Ah, Laodicea,
                                         Che fia?
                                                           Leonato
                   E come?
                                     A tua difesa invano
                         Leonato,
Eccomi in tua difesa, eroe sovrano.
(Incauta Laodicea! Ben lo previdi).
                             Col suo furor, Leonato
Laodicea prigioniera e voi felici.
Eumene, Laodicea ma più me stesso.
mi fece reo, la tua bontà innocente.
per non esser più reo, sempre infelice,
degno di te. Sia tuo Leonato e seco
né posso oppormi al mio destin. Leonato
a Leonato il suo amor. Sappia che in esso

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