sfumar d’aure sabee nembi odorosi
col feroce Acheloo lottare Alcide.
Vieni a goder del premio, eroe sovrano.
baci d’ossequio impronti.
Eroe che vince (Lo abbracci)
mi dee por d’Agarista. A la tua fede
Di una linea ho stupor che qui si stende.
stava per Deidamia quel forte Achille,
ch’esser dovea de la troiana gente
la conocchia trattava e torcea ’l fuso.
dir volea Deidamia, non Agarista.
Ed immoto pendea dal labro mio.
«Viltà e timor dovean frenarti».
Ben del chiesto imeneo, che a me sarebbe
che tu fossi, credea, l’idolo mio.
bel trofeo che ottennesti
te del suo letto avea chiamato a parte
nascer ti dee da così dolce inganno.
dee decider la lite e non il brando. (Si asside)
sian fomento a l’orrore, o che lo spirto
che quel ceffo di spia non mi piacea.
non lasciar che sian vani.
volea stringerti un giorno
ma tal non ti volea. Ditemi, o cieli,
da corteccie sabee succhi ed incensi,
che tradita l’avea, l’orme infedeli.