Glinganni felici, Venezia, Nicolini, 1696
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SCENA X
SIFALCE e ARBANTE
SIFALCE
225
Fido Arbante.
ARBANTE
Mio prence.
SIFALCE
Scordati il regio nome.
ARBANTE
Alcun non m’ode.
Lascia ch’escan per poco
in libertà le voci e che ti spieghi
i solleciti voti
230
del genitor cadente e del tuo impero.
Tu de’ popoli traci...
SIFALCE
Inutile è il consiglio. Ascolta e taci.
ARBANTE
Attendo i cenni.
SIFALCE
O violenza, o frode
in questo dì al possesso
235
mi dee por d’Agarista. A la tua fede
commetto il gran disegno.
ARBANTE
L’opra è di grave rischio.
SIFALCE
Usa il tuo ingegno.
ARBANTE
Il desio di servirti
artifizi mi detta.
240
Venner già da la Tracia
gli aspettati guerrieri. Io di quel regno
finger con essi ambasciator mi voglio
ed introdurmi in corte.
SIFALCE
E poi?
ARBANTE
Forse la sorte
245
o di occupar la reggia
o di rapir la figlia
ci aprirà qualche varco.
SIFALCE
Appoggio al senno tuo sì grave incarco.
(Arbante parte)
Amor se mi togli
250
l’amata beltà,
morir mi conviene,
che senza il suo bene
star l’alma non sa.