Nota ai testi

Testimoni

Origine e cerniera della tradizione di Zeno sono gli autografi, quando sopravvivono, e ovviamente le principes, confezionate per le scene italiane, per gli Asburgo o per le corti d'Europa. Soltanto nel 1744 il mercato della carta stampata dà origine al best seller Pasquali destinato alla lettura. Nel frattempo, per ogni allestimento i teatri promuovono ristampe di singoli drammi che attestano i cambiamenti apportati dai professionisti per adeguare l'opera alla situazione del momento. Ma lo stesso Zeno s'ingegna a modificare per Carlo VI alcuni testi già intonati a Venezia o altrove.
Questo sito propone la lista delle pièces nell'ordine alfabetico o in quello cronologico dell'esordio. Ma per esempio la serenata Psiche, probabilmente eseguita nel 1720, esce a stampa soltanto nel 1744 e dunque si trova per ultima. Oltre alle principes, saranno pubblicati e collazionati gli autografi e la Pasquali, dato che l'edizione elettronica esonera dall'obbligo di scegliere e di promuovere a testo una versione definitiva. Le redazioni dei libretti sono state curate ciascuna per sé, mantenendo o modernizzando secondo i medesimi Criteri di trascrizione ed elencando gli interventi e i dubbi nell'Apparato. Il Lessico include soltanto i drammi e tralascia l'Argomento, i titoli, le indicazioni di atto e scena, i balli, i personaggi, a meno che non siano citati nel recitativo o nelle didascalie, e la prosa che non appartiene a Zeno: le proteste, le dediche degli altri e i frontespizi.

Criteri di trascrizione

Titolo, argomento, atto e scena sono stati trascritti in maiuscolo senza punto alla fine (LUCIO PAPIRIO DITTATORE, ARGOMENTO, ATTO PRIMO, SCENA PRIMA, SCENA II). Così pure gli interlocutori, nella lista iniziale in tondo senza virgola dopo il nome (TURIO capo della repubblica de’ Tarentini; ma se nel libretto compare con un appellativo diverso: ATENAIDE figlia di Leontino, sotto nome d’EUDOSSA) e in testa alla scena in corsivo (PIRRO con seguito di soldati e TURIO con seguito di tarentini in abito di gala e di festa). Nelle scene assolo il nome del personaggio, mancante nel testimone perché superfluo, è stato inserito per farlo risultare nella ricerca impostata con la relativa selezione.
I versi sono stati ricostruiti, eliminando l’a capo dopo la rimalmezzo, e numerati di cinque in cinque. Però nel caso in cui le linee siano cantate contemporaneamente da due personaggi, si contano una volta sola (cfr. per esempio Aminta, 1338-1340). Le arie, i cori e i pezzi chiusi in genere, per i quali si omettono le indicazioni della ripresa, sono evidenziati rispetto al recitativo da una diversa giustezza e da una riga vuota prima, dopo e fra le strofe, il cui incipit rientra di tre spazi. Le didascalie, che Pasquali colloca in nota, sono state inserite nel punto segnalato dall'esponente e messe in corsivo tra parentesi con la prima lettera maiuscola: (Parte).
Sono state svolte le abbreviazioni dei nomi, delle fonti nell'Argomento e dei personaggi, sia all'inizio della battuta che nelle didascalie: A. Z.] Apostolo Zeno; lib.] libro / liber; Ru.] Rutilia; (A Pap.)] (A Papiria); (P.)] (Parte). Lo stesso dicasi per alcune particolarità, di rado presenti in qualche princeps: la riduzione delle nasali (ingāno] inganno, sāgue] sangue) e l'uso dell'arcigrafema senza distinzione tra u e v (Vbbidisco] Ubbidisco, uietar] vietar).
Benché non si possa stabilire se si debbano a Zeno, al curatore o al tipografo, si conservano sintagmi e forme ricorrenti, anche se non attestati altrove, costrutti minimamente plausibili e varianti che danno senso. Quindi sono state mantenute le numerose anomalie, segnalando in Apparato esclusivamente le più ostiche ed elencando qui le più frequenti: gli (per le o per li) e viceversa; la grafia dei nessi palatali (cavagliere, esiglio, minaccie, passaggiero, piangere / piagnere, fingere / fignere, scegliere / sciegliere), sempre che non produca situazioni fonetiche stravaganti (c'accordo] ci accordo, c'avete] ci avete, c'hai] ci hai, diec'anni] dieci anni); l'alternanza doppie / scempie, talora indotta dall'antecedente latino (abborrire, caminare, commodo, commune, doppo, drama, essempio, femina, fiso "fisso" e fisare "fissare", imagine e immago, improviso, inalzare, labro, legitimo, obbliare, obedire, obligare, proccurare, profferire, provedere, publico, rapresentare, scelerato, sodisfare, tolerare), comprese le grafie -zio / -zzio, zia / zzia (imperfezzioni); l'oscillazione dei prefissi re- / ri- (ricalcitrare, riprimere), de- / di- (divotissimo), co- / con- (conspirare) e in- (inspirare, instante, instigare, instinto, instromentale / instrumentale, instruire, instupidire; ma istabile); il futuro e il condizionale in -ar- (ammorzarò, osservarò, parlarem, pensarò, provarò, soddisfarò / sodisfarò; mandarebbe, stimaresti); le forme obsolete (carnovale, conceputo "concepito", consagrare / consegrare, cotesto, dii "dei, divinità", gastigo, maraviglia, nimico, omai / ommai, passaggero, prencipe e prencipessa, rubelle / rubello / ribello "ribelle", sagro, secreto, sien "siano", spene "speme" [spesso per le ragioni della rima], stromento) e quelle con o senza lenizione del dittongo (breve / brieve, cuore / core, muovere / movere, negare / niegare, nuovo / novo, provare / pruovare, scoprire / scuoprire, seguire / sieguire, vuotare / votare). Sono state unite soltanto le parole la cui fusione non comporta né accento né raddoppiamento fonosintattico (in vano] invano). Quindi è stato necessario mantenere vie più e addomesticare a l'or in alor senza modificarlo in allor. Ma vivono abbenché, accioché, imperocché / imperoché, infinché, finoché, orché, piucché, poicché, senzaché, siché, tostoché, tuttoché e simili. Se 'l con se congiunzione rimane immutato, mentre se'l con se particella pronominale si trascrive sel.
È stata eliminata l'h etimologica (dishonor] disonor, hora] ora) o paretimologica, tranne che per i nomi propri (Christina) e per le voci del verbo avere tuttora in uso. Nel plurale dei sostantivi in -io e nella flessione verbale, -j è stato reso con -i (tempj] tempi "templi"), mentre -ii si mantiene o si restaura (dubbij] dubbii; udj] udii).
Non sono stati aggiunti né la dieresi per segnalare lo scioglimento di un dittongo (nuzial trisillabo e non nuzïal; violenza quadrisillabo e non vïolenza) né l'accento all'interno di parola (dei "divinità" e non dèi, lugubre e non lugùbre, oceano e non oceàno, principi e non prìncipi o princìpi) e qui uniformato per i monosillabi, insieme all'apostrofo, secondo l'uso moderno: be' "bene" o "bello, bella" o "bei, belli", de' "deve" o "dei" preposizione, do, diè, piè, se' "sei", , sé stesso, "fede", fe' "fece", da o da' preposizione, dà va fa fo sta indicativo, da' fa' va' sta' di' imperativo, "giorno", e' "ei, egli", i' "io", mo', "modo", pro "vantaggio", pro' "prode", tuo' "tuoi", ver "vero" o "verso" preposizione, vo "vado", vo' o vuo' "voglio" o "vuoi". Sono stati elencati in Apparato soltanto i casi più ostici in cui è necessario ipotizzare una dialefe prima o dopo le forme ossitone oppure davanti a io e quelli in cui i verbi sei o sia, il pronome cui e i possessivi miei, tuoi o suoi vanno considerati bisillabi.
Le maiuscole sono state conservate per i nomi propri (Giulio Cesare Augusto ma cesare o augusto "imperatore"), le istituzioni (Sacro Romano Impero, Senato, Serenissima Dominante "Venezia"), i popoli interi (Tarentini, Romani), i luoghi veri (Orse "Grande e Piccolo Carro") o immaginari (Cocito, Elisi) e ridotte all'uso moderno in tutti gli altri casi, in particolare all'inizio del verso. Dopo i puntini di sospensione e dopo il punto esclamativo o interrogativo è stata mantenuta o introdotta la minuscola se l'andamento sintattico prosegue, la maiuscola negli altri casi.
Sono rimasti invariati l'a capo anche nella prosa, i puntini di sospensione, il punto fermo, l'interrogativo e l'esclamativo, il punto e virgola se la frase è conclusa (altrimenti virgola), i due punti se introducono il discorso diretto (altrimenti punto e virgola se la frase possiede autonomia logica, virgola se non ce l'ha) e la parentesi negli a parte, nelle semplici parentetiche ridotta a virgola che si elimina prima di e, ed, ma, o, od e che (sia pronome relativo, sia congiunzione dichiarativa, consecutiva, eccetera, ma non causale). Talora è stato necessario introdurre qualche segno d’interpunzione, soprattutto negli incisi, per rendere leggibile la sintassi contorta di Zeno.
Nell'Apparato, consultabile premendo il pulsante situato nella barra dei comandi sulla finestra di testo, si elencano i versi zoppicanti (ipometria e ipermetria non sanabili, assenza di una rima pressoché obbligatoria) o quelli che sono accettabili solo sciogliendo i dittonghi formati dalle semivocali (-ia -, -ie -, -io-, -uo -). Gli ossitoni e i proparossitoni, di rado presenti nel recitativo, sono segnalati nella sezione Metrica: rapporto piani / tronchi / sdruccioli.

Indice dei nomi

Insieme alle fonti esplicite, se citati nell’Argomento entrano nell’Indice i toponimi veri, a meno che non siano onnipresenti (Asia, Atene, Grecia, Roma, Sparta, eccetera), mentre si tralasciano i luoghi in cui si svolge l’azione (Cracovia, Efeso, Nanquin che ovviamente è Nánjīng nello Jiāngsū, Ronschild ossia Roskilde in Danimarca, eccetera), gli eroi del mito (Achille, Cresfonte, Damone, Fintia o Pitia, Priamo, eccetera) e i nomi orecchiati fra cui Amenofi, compianto faraone in Nitocri, o un certo Magone, padre della prima donna di Scipione nelle Spagne e casualmente omonimo del generale cartaginese. Se recitano nel dramma o se vengono menzionati nel testo, mancano anche i personaggi storici: Ariarate con la sua Cappadocia, Fraate IV di Media, i persiani Dario I, Dario III e Serse I, Alessandro Magno, il generale Belisario, l’imperatore moghul Akebar e suo figlio Nur al din Salim, detto Jahangir alias Gianguir, protagonista dell’omonimo libretto. Al contrario sono stati identificati e svolti alcuni soggetti illustri, talora molto noti come la «maestà cesarea» di Carlo VI d’Asburgo o l’«autore spagnuolo» da cui sono ricavate le vicende del Don Chisciotte, talora dimenticati come l’«ambasciador cesareo» Johann Wenzel von Gallas o la «serenissima principessa elettorale» Teresa Cunegonda Sobieska di Polonia. Da questi criteri, in parte necessariamente arbitrari, dipende l’inclusione della raffica di nomi che l’erudito Apostolo sfoggia nelle note indirizzate ai lettori dell'Eumene o del Pirro. Dal momento che il database dell'Indice è comune a quattro siti curati dal gruppo (www.apostolozeno.it, www.carlogoldoni.it, www.progettometastasio.it e www.variantiallopera.it), si riportano a lemma e si collegano fra loro tutte le forme che compaiono.
Anna Laura Bellina