Metrica: interrogazione
252 settenari (recitativo) in Aminta Firenze, Moucke, 1736 
affé che di mia moglie
mi garba un tantin più;
che Celia è innamorata,
cotta affatto e spolpata
costei mi tocca un tasto
che mi scorda il concerto,
Qui non si fa all’amore,
egli è un guardian di pecore
ch’entri amor nel tuo seno,
Né questo né quell’altro;
Qui c’è mistero affé.
L’ebbi a dir quel che c’è,
c’è ch’io non voglio amori.
(Ah li vorrei purtroppo;
questa vecchia m’imbroglia).
Che si bolle e gorgoglia?
Ah ch’io m’avveggo bene
ch’ella non ami Silvio
vi prendete, o infelici,
che sdegna alma ben nata
Alcea, Alcea, t’intendo.
che terrò gli occhi aperti.
messo in disgrazia a lei.
Se più lo stral d’amore
Anch’io l’ho caro assai
fra te ed Alcea tua sposa
non ce n’è più favilla.
Io però non t’intendo.
che tu m’intenda; io sono
                  Sì, d’Alcea.
Se il negozio ha buon fondo,
non ho un timore al mondo,
L’avrò caro; ma questo
non è quel ch’io vorrei.
                                    Vorrei...
questo mio nuovo amore...
Nulla affatto m’importa;
da’ miei cenni depende?
Di’ mai più, chi è costei?
Madonna no, l’è quella
                    Son amante.
Questo l’intesi; e poi?
                                 Ed io
un ch’è tuo servitore.
              Mi maraviglio;
ma giacché per disgrazia
So quanto è il dover mio;
allor costei, ch’adesso
rimasta affatto in secco,
Buondì, Silvio mio bello,
che si fa in questo loco?
(Vo’ scoprirgli il mio fuoco).
Che nuov’Alcea, che c’è?
C’è ch’io son fur di me.
Dite pur, ch’avrò petto,
per torvi d’ogni affanno,
Son pronto a espor la vita;
Perch’io ti voglio bene.
Ah furbettello, ah tristo,
a dir te n’eri avvisto?
Io pur v’ho sempre amato
vivrà d’Alcea l’amore.
sempre, il mio bambolone;
o che gusto ch’i’ ci ho.
l’obbligazion mie prime
che costui sia mi’ amante,
quel Silvio me l’ha fatta.
quindi mi disse: «Andate,
Madonna Alcea, ch’è il perno
del ciel del vostro bello?
quel sol che m’innamora?
Eh via, quest’ira affrena,
                     E Celia ancora
perocché Celia anch’essa,
Sicché, o bella, incorrotta
Per l’alte tue bellezze,
per quelle guance d’oro,

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