poso il fianco e tergo il fronte.
Qui si calma a poco a poco
Ma più sento il mio dolore.
Là rimanti, o mostro infido.
Non alzarti o qui t’uccido
con gli strali del mio amor.
veder morto in sul terreno
del mio core il traditor.
Mi ricordo che ho sofferta
che balzommi in su e in giù.
Non vo’ più volar senz’ali
Ma ristoro al mio martoro
Fido amava un bell’oggetto;
e un più bel me ne mostrò.
chiamai fede in mio soccorso;
ma costretto fu il mio core;
ch’è mia dea, con Sancio andate,
Tosto andante e dite a quella
che per pompa di cordoglio
fa paura anch’a me stesso,
quando appresso a un qualche fonte
vo’ la fronte rinfrescar.
dite a lei che in queste grotte
don Chisciotte sta morendo,
non sapendo altro che far.
quel valor, che non s’intende,
è un pensier ch’è poco saggio.
Tal del cieco è la pazzia,
se del sol, ch’ei non comprende,
nega il lume e taccia il raggio.
Con la fé del bel che si ama,
E men fiero alor si chiama
Spera pur; ma ben rifletti
che sovente tra gli affetti
il più vano è la speranza.
il rimorso del tuo errore
e l’idea di mia costanza.
Malandrino, sei satollo? (A don Chisciotte)
Col bacino appeso al collo
No, barbier, no, no, no, no.
Tu mi burli? Non lo credi? (Sancio burla Rigo)
Col bacino appeso ai piedi
No, barbier, no, no, no, no.
Quel pastor, che ancor non vede
altro fior che una viola,
pensa e crede ch’ella sola
d’ogni fior sia la più bella.
che de’ fiori è la regina,
per raccorla a lei s’inchina
né beltà più trova in quella.
Sono un fulmine di guerra.
Tutti i mori andaro a terra;
e gli amanti han libertà.
questo braccio e questo brando
tanto puote e tanto fa. (Parte)
Con bambocci e con figure
sono arditi e son guerrieri;
van fastosi e vanno alteri.
Vi disfido a la campagna.
Là vi voglio; e la magagna
dal tuo fianco or mi divida.
Del tuo sdegno è assai più forte (A Fernando)
Qui sto appeso e il ciel sa quando
Dulcinea mi sta aspettando
né il mio nome immortalar.
che ha l’onor d’esser tua sposa.
Va’, va’ pur, basta così.
Quest’albergo è innocentissimo.
Il padrone è onoratissimo.
Io non son... Ma, ma, ma, ma
tu sei pazzo. Il mal sta qui.
Va’, va’ pur, basta così.
Altri incanti ho già provato.
Nel vederti il cor mi spasima.
Tu mi sembri una fantasima.
ho paura. Il mal sta qui.
A la siepe ombrosa e folta,
donde l’angue uscir mirò,
più non torna il villanello.
E a quel ramo, ove una volta
visco o laccio il minacciò,
più non vola il cauto augello.
Ch’io ti ceda quel bel core?
Per te un voto egli è d’inganno,
ma non sono il suo tiranno;
né piacergli il mio vil dono
Don Chisciotte è vincitor
Don Chisciotte è vincitor
è gran pegno il suo valor.
don Chisciotte è vincitor.
Pronto e presto al patrio tetto
rieda il vinto e un anno intero
E finch’egli stia ristretto,
più non legga un romanziero
né mai più si vegga armato.
Qui voltar mi posso appena.
Stravagante è la mia pena;
e non so qual sia il mio fallo.
ma pazienza, o sorte rea.
Don Chisciotte che si vede
non è il solo che vi sia.
V’è più d’un che non sel crede
e più d’un che lo precede,
perch’egli ha maggior pazzia.