Metrica: interrogazione
93 ottonari in Aminta Venezia, Pasquali, 1744 
   Nel mio Silvio il core amante
spera e trova il suo gran bene.
   E di Celia il bel sembiante
fa l’onor delle mie pene.
   Fido amico a te sacrai
le mie gioie, i miei tormenti.
   Amo, peno e so tacer,
sol perché nel mio piacer
tutti trovo i miei contenti.
dolce albergo del mio bene,
   a voi giro afflitto i passi
per dar fine alla mia vita
chi ’l mio figlio mi svenò.
   In piagar quell’innocente,
come il cor non ti mancò.
   Vengo a voi, luci adorate, (Silvio piange senza guardarla)
   Tortorella in tua favella
talor chiami ’l tuo diletto
dolcemente ei ti risponde.
   Io, crudel, quando a me viene,
da me scaccio il caro bene;
se poi ’l cerco e lo richiamo,
ei non sente o mi si asconde.
   Così pallido e languente,
bel sembiante, ancor mi piaci.
   Perché mai, perché non spiro
sovra lui l’alma dolente?
Freddo labbro, a che nol baci?
   Col piacer della speranza...
       consola il mesto cor.
               la tua
   E in veder              costanza...
                la mia
            bando al rio timor.
   Più non turbi empio sospetto,
mia speranza, il tuo riposo.
   Non desio di vasto impero,
mai potrà cangiar l’affetto
che ho per te, volto amoroso.
   E pietosa allor dirai:
sangue chiede il mio dolor.
   Già lo sento al crudo invito
   Già mi scordo i miei tormenti
   Parto. Addio, non vedrò più
que’ begli occhi... Ah, dura sorte!
   Deggio, o dio, da te partir?
questa, questa è la mia morte.
   Che non fa ne’ nostri cori
   Lusingando i nostri ardori
ancor piace, allor che inganna.
   T’amo, sì, son tutta amor;
   Ho piacer che nol comprendi,
perché in te veggio più fede
e in me sento men rossor. (In atto di partire, Celia è arrestata da Dionisio che si avanza)
   La tua fiamma e l’ira mia
   Di supplizio, che sia degno
del tuo fallo e del mio sdegno,
   Stelle ingiuste, un cor voi deste
troppo infido a bel sembiante.
   O men vago un far dovreste
o far l’altro più costante.
   Dove son? Dove rivolgo,
ombra errante, i dubbi passi?
   Vengo a voi, con voi mi dolgo,
ciechi orrori e sordi sassi.
   Così grande è il mio contento
ch’ei mi basta a tor di vita;
   ma lo tempra il pentimento
che ho di averti un dì tradita.
   Mi è sì caro il tuo dolore
ch’ei mi sforza a più adorarti.
   Sol per lui gode il mio core
   Star lontan dagli occhi tuoi,
   Se non fosse la speranza
   Se non fosse la speranza
di tornar, begli occhi, a voi,

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX 8