Metrica: interrogazione
86 ottonari in Venceslao Firenze, Vangelisti, 1704 
   Se t’offendo, tacerò
di qual fiamma avvampi il cor.
   Cercherò nell’ubbidirti
e ’l conforto al mio dolor.
   Troppo è l’impeto d’amore
   Ti consiglio a far ritorno,
   Perché so che mie già siete,
   Da voi parto sì contento
che in lasciarvi più non sento
   Bocca bella, del mio duolo
   il suo amor piange sprezzata,
   Armi ha il ciel per gastigar
   Parto amante e parto amico,
   Se nol credi o te n’offendi,
   Armerò di sdegno il core,
   né sperar da me pietade,
   D’ire armato il braccio forte
   Duolmi sol che ’l fier rivale
   Quanto all’alme è mai funesto
   Dal suo tosco infetto un cuore
   Cara parte di quest’alma,
                             All’armi, all’armi.
   Traditore, più che amore
   Nel seren di quel sembiante
   E saprà d’un incostante
   Più fedele e più amoroso
   Ei dirà: «Mia cara vita,
t’ho tradita e t’amerò».
già la vittima cadé. (Vuol posar lo stile e vede il padre)
   Da te parto e parto afflitto,
   Ma poi tacqui il dolce nome
che più aggrava il mio delitto
   Date morte... Ah no, fermate
   L’arte, sì, del bel regnar

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