Metrica: interrogazione
121 ottonari in Gl'inganni felici Venezia, Pasquali, 1744 
   Ardo amante di un sembiante,
   Con l’ardor della sua face
   So che un labbro e so che un ciglio
   se quel labbro che più adoro
se tua sono, e tu sei mio». (Si parte)
   Non più amor, non più contenti,
o il tuo dammi o il mio s’aumenti.
   Piango sempre, ognor sto in pene.
   Se non piaccio a chi mi piace,
   La speranza è un falso bene...
   Non so che di augusto e grande
   Troppo muto arse il tuo core;
L’un dell’altro è reso amante.
   Se tu avvampi al mio sembiante,
   L’uno e l’altra si compiace
   Su, dall’etra incenerite...
   Far ch’ei sparga o due sospiri
   Ho cangiato il primo affetto.
   Altro nome ha il mio diletto.
   Con più rischio un vello d’oro
con più gloria involerò. (Si ritira nel bosco)
   Dico al core: «Infrangi i lacci»;
   Tosto il lino aprasi a’ venti.
fugga il lito e a noi s’asconda...
   Perché ognor ti viva in petto,
   Ma io ritrovo il tuo incostante

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