Metrica: interrogazione
121 settenari (pezzi chiusi) in Venceslao Roma, Bernabò, 1716 
   Se devo in seno ascondere
   E pur per non offenderti
quest’anima sia vittima
   Parto, dirò che speri,
   se pure i suoi pensieri
   Quest’aura che respira
   Or che lo trovo, oh dio,
   Bella, del mio gran duolo
   Perché, mio cor, perché
   Io sono già pentito.
                  E ripentito,
Ti voglio sodisfar. (Pone dentro la spada)
                                  È vero.
                                 È vero.
                            È vero.
                            È vero.
                             A questo
E il brando ardito e lesto
ritorno a sfoderar. (Cava la spada)
   T’attendo in campo armato,
   In trono eccomi già.
Io non la sento affé. (Qui il trono si muta in un gran drago)
   Bruttaccio impertinente,
te l’ho, te l’ho sonata;
già scherza e brilla in me.
   Su via, diletta gente,
danzando muovi il piè. (Segue il ballo)
   Sì candida e sì bella
   Né mai fiamma rubella
   Lasciami pur d’amar,
che ad altri vuo’ serbar
   Non è per te il mio cor;
   Prove d’onor, di fede
   Oh quanto mai son stracco,
   Sono... senza il mio bene,
   Se il braccio mio s’affretta,
   Nocchier che salva il legno
   Ma quei di gloria è degno
   Basta ch’io sia tuo figlio
   (Solo s’io mi rammento
   Per me fra l’erbe e i fiori

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