l’Asia, la terra a l’armi
Giovami; e s’ella il niega,
Cassandro, a core aperto,
Due gran cose ad un tratto
m’offri e tra loro opposte:
E le offri a me che al pari
può far vile il consenso,
Cassandro, infinché al fianco
Va’; discolpa il tuo fallo
Gli avanzi di quel sangue
quel trono in cui ti assidi.
Ho scielto, iniquo, ho scielto .
Prendi, Ismene, e rischiari
che a me pur la giurasti.
se in tua difesa io sono,
Se quelle e questa assolvi
Giovan, Glaucia, a Cassandro
Sì, sì, negli occhi andiamo
di Ellenia... Eccola appunto.
Nel tuo piacer ben leggo,
il tuo cor mi esprimesti.
Non ha Glaucia altri ceppi
Sì, dell’Illirio al prence.
mio dono e tua conquista.
Facciasi. Il torre a’ ceppi
che al mio favor dee solo
M’è pur dolce il salvarti,
Convien dargli altra prova
de l’amor nostro. Ei chiede
D’altri che del mio Pirro?
Glaucia, tu fuor de’ ceppi
trar Pirro osasti? Pirro,
Piacemi; il dubbio evento
Venga Ismene. In chi regna
ciò che mi diede inganno;
ne’ tuoi lumi, o Cassandro.
La morte, empio, la morte.
(Glaucia mi sfida a morte?
de la Tracia è ’l governo.
con disprezzo lo sguardo,
La sua fede è ’l gran bene
Più non basta a Cassandro
l’amor di Pirro. In questo
se gli tolga il tuo core.
Vo’ che ora sii mia sposa
Gran re, da un tuo comando
la man di Ellenia ottenni;
ne le mura ha l’ingresso.