liberarla dovea. T’assolve il caso
ciò che piagnea. La cara vita è salva.
Roma invidi il suo eroe? Là fosti atteso
al delitto infelice. A lui dee molto
può nel cesareo cuor? Sol che tu ’l chiegga,
tu del reo, tu del misero m’impetra
lotta il reo colla morte; e de’ suoi falli
giudice e rea de la mia morte? (O pena!)
né rea né spettatrice (S’apre una picciola porta)
fosti reo del tuo rischio. Un cieco obblio
Avea cuor per morir, non per lasciarti.
Questo solo io temea con l’ubbidirti.
Col trofeo del mio pianto
non attendea sì bel perdon; ma forse,
ti assolvea nel mio cuore;
ciò che ’l cesareo cuor volge in sé stesso.
il colpo non temea. Poiché arrestarlo
cesare nol facea? S’ei la rifiuta,
Il mio uffizio adempii. Regina, addio. (Torna a chiudersi la porta)
A chi rompe la fede e obblia le leggi,
Primo autor de’ miei falli e reo ministro,
quindi il ferro m’avea, quindi il veleno.
reo d’un nuovo misfatto, a te presento.
abbastanza fui reo. Ponete ommai,