che m’impiaga in seno il cor.
e ’l conforto al mio dolor.
Per serbar le leggi in me,
da regnante io ben saprò.
vi trovo la beltà ma non la fé.
So che inganni, non ti amerò.
non saprei che più bramar;
Armi ha il ciel per gastigar
col piacer succhiando va.
il mio sposo abbraccierò.
ti ho tradita, or ti amerò».
dirti: «Addio, mio genitor»,
e più grande il tuo dolor.
Vorrà il padre ch’io mora? Ahi, che farò?
Ombre squallide, furie di amor,
teco, o sposo, io morirò.
più il mio destin crudel.
L’arte, sì, del ben regnar
da me il mondo apprenderà.
tempo e sorte, amor e fé.