Mi prepara amor contenti.
A quel bel, che m’ha piagato,
Ardo amante d’un sembiante,
Ma qual sia la fiamma mia,
fuorché l’alma, altri nol sa.
il tuo cuore alfin cadrà.
tu rifiuti il dolce invito
d’un piacer che ugual non ha.
Talor dico al crudo fato:
«Dunque ognor mi dolerò?»
che risponde: «Io solo il so».
Con l’ardor de la sua face
di Ciprigna il cieco figlio;
né so dir se sia diletto.
So che un labro e so che un ciglio
fa languire il cuore in petto.
se quel labro che più adoro
verrà a dirmi: «O mio tesoro,
se tua sono, e tu sei mio». (Si parte)
Non più amor, non più contenti,
fammi un altro cuore in petto
o ’l tuo dammi o ’l mio s’aumenti.
Piango sempre, ognor sto in pene.
Ma i miei pianti, i miei lamenti
voi portate, o sordi venti,
voi bevete, asciutte arene.
Se non piaccio a chi mi piace,
che mi giova il farmi vaga?
Mia beltà che sì ti gonfi,
o rinuncia a’ tuoi trionfi
La speranza è un falso bene...
Non so che d’augusto e grande
ben vedea nel tuo sembiante.
Troppo muto arse il tuo cuore;
se svelavi il chiuso ardore
Luci belle, chiare stelle,
por la mano in ciel presume
chi imitarvi ardisce e tenta.
Per ritrarre i vostri lampi
formi pria fiamma che avvampi,
così che l’occhio e la destra
vegga il lume e l’ardor senta.
L’un de l’altro è reso amante.
Se tu avvampi al mio sembiante,
io mi struggo a’ lumi tuoi.
Stanno sempre in lega uniti,
con gli arditi, amor e sorte.
L’uno e l’altra si compiace
Su, da l’etra incenerite...
Dar martiri a chi si adora,
Far ch’ei sparga o due sospiri
è un piacer che par vendetta,
se al mio duol tu dai fomento,
men godrai del mio cordoglio.
tosto il cuor del suo tormento
sentirà tutto l’orgoglio.
Vado e volo in un momento
col desio di compiacerti.
Solo turba il mio contento
il dolor del non vederti.
Ho cangiato il primo affetto.
Per chi ardea non ardo più.
Altro nome ha ’l mio diletto.
m’han ristretta in servitù.
Come puoi soffrir mio cuore
tanto duol, tanti tormenti?
Egli è troppo e tu nol senti.
non si va che co’ tormenti.
Poi del mal l’aspra memoria
per me oggetto meno acerbo
La beltà che mi ha rapito
fra quest’ombre io rapirò.
Con più rischio un vello d’oro
già da Colco altri portò.
Un più ricco e bel tesoro
con più gloria involerò. (Si ritira nel bosco)
se mi uccide il fier che adoro.
potrò dirgli almeno: «Ingrato,
per te vissi e per te moro».
L’alma mia si scuote invano
Dico al cuore: «Infrangi i lacci»;
Dico a l’ira: «Amor si scacci»;
ella il tenta e poi nol fa.
Tosto il lino aprasi a’ venti.
Sotto il pino frema l’onda,
fugga il lito e a noi s’asconda...
Perché ognor ti viva in petto,
io ti rendo il cuor già tolto.
Sento e vedo il mio diletto
nel tuo seno e nel tuo volto.
Tu mi rendi il cuore amante
e ’l mio cuor ti rendo anch’io.
Ma io ritrovo il tuo incostante