Gl’inganni felici, Venezia, Nicolini, 1696

 SCENA PRIMA
 
 Camera con letto.
 
 ALCESTE solo sul letto assiso
 
 ALCESTE
 
    Come puoi soffrir mio cuore
940tanto duol, tanti tormenti?
 
    Certo stupido ti ha reso
 l’aspro peso del dolore.
 Egli è troppo e tu nol senti.
 
 No, che tutto non senti
945l’affanno mio che già t’ha tolto il senso,
 per troppa crudeltà fatto pietoso;
 così infermo, cui strugga
 nel furioso ardor le aduste vene
 febre troppo maligna, ebro delira;
950e tutte rivolgendo
 le piume, impaziente,
 più agitato dal mal meno lo sente.
 Ma merta un infedele
 tanti sospiri? A che divido l’alma
955per un crudel tra lacrime e singhiozzi?
 Ah che non piango lui! Piango me stessa;
 piango la rotta fé, l’onor perduto;
 quest’ultimo mio pianto
 a sì giusta cagion solo è dovuto.
 
960   Pupille, lagrimate,
 dolenti mie pupille;
 
    e lagrimate tanto
 infin che tutta in pianto
 quest’alma si distille. (Sviene sul letto)