vola l’alma al suo tesor.
sei la pace del mio cor».
che sono il mio tormento amore e fé.
Ti voglio sodisfar. (Pone dentro la spada)
ritorno a sfoderar. (Cava la spada)
così cangio anch’io l’amor,
nel cangiar l’oggetto al cor.
Io non la sento affé. (Qui il trono si muta in un gran drago)
già scherza e brilla in me.
danzando muovi il piè. (Segue il ballo)
per te ognor soffrendo va.
possessore di questa beltà.
vai togliendo da questo mio sen.
già la vittima cadé. (Casimiro, volendo porre lo stile sul tavolino, vede il padre nello stesso momento in cui il padre alzando gl’occhi vede il figlio)
per te riede nel mio cor;
tutta fede e tutto amor).
e più accresce il tuo dolor.
forsi in lui risvegliarà.
lasciami riposare un poco qua.
Vuole il padre ch’io mora? Ahi! Che farò?
Ombre squallide, furie d’amor,
Sei la calma del mio cor.
con più forte e saldo amor.
Ed io torno al primo amor.
Or che in sposo il mio Gildo averò.
Or che in sposa Gerilda averò.
da me il mondo apprenderà.
tempo e sorte, amor e fé.