Venceslao, Roma, Bernabò, 1716 (Il Vincislao)

 SCENA XVII
 
 GILDO e poi GERILDA
 
 GERILDA
 Ora il tempo mi pare
495un poco di parlare,
 perché già sono intesa
 come tu m’hai offesa;
 onde facciam duello
 che vendicar mi vuo’.
 GILDO
                                          Un po’ bel bello.
500Sentiamo la ragione.
 GERILDA
 Ti par poca ragione
 l’avermi tu lasciato
 ed esserti d’Elisa innamorato?
 GILDO
 Tutto questo va bene;
505però se a sorte avviene
 che tu rimanghi uccisa...
 GERILDA
 Tu allor sarai d’Elisa.
 GILDO
 E se, ch’il ciel non voglia,
 (sia detto in fondo al mare)
510nel tempo del pugnare
 in terra ucciso io resto,
 senti che punto è questo;
 allor che morirò
 né suo né tuo sarò.
 GERILDA
515Ciò non importa.
 GILDO
                                  A te
 se non importa, molto importa a me.
 Onde puoi, se ti pare,
 con Elisa pugnare
 e chi di voi vittoriosa resta
520sarà mia sposa e allor farem la festa.
 GERILDA
 Bonissimo è il pensiero ed io l’approvo;
 con la tua Elisa pugnerò ma voglio
 che tu il giudice sii del gran duello.
 GILDO
 Sì sì, ma chi ad Elisa
525della disfida porterà il cartello?
 GERILDA
 A questo io pensarò, l’offesa io sono
 e della nostra pugna
 il giudice tu sei; vanne sul trono.
 GILDO
 Or vado, il cielo te la mandi buona
530che, se ben porti un grosso pettabbotto,
 Elisa ti farà restar di sotto.
 GERILDA
 Vanne ch’or or vedrai (In disparte)
 quel che io so far con questa mia bacchetta
 che donata mi fu da un certo mago.
535Col farlo spiritare di paura,
 dell’offeso amor mio vuo’ far vendetta.
 GILDO
 
    In trono eccomi già.
 Ma Elisa ora dov’è?
 
 GERILDA
 
    Or ora qui verrà.
540Nascosa è sotto a te.
 
 GILDO
 
    Ma dove, dove sta.
 Io non la sento affé. (Qui il trono si muta in un gran drago)
 
    Gerilda mia. pietà,
 chi mi soccorre, ohimè.
 
 GERILDA
 
545   Così, così si fa
 a chi manco di fé.
 
 GILDO
 Ah che tu m’ingannasti,
 Gerilda mia diletta.
 E questa, questa Elisa?
 GERILDA
                                             Aspetta aspetta. (Qui escono dalla bocca del drago cinque mostri)
550Ecco qui la tua Elisa
 e questi accanto a lei
 sono i suoi cicisbei. Guarda. Che dici? (Si mutano i mostri in cinque altre figure che poi formano un ballo)
 GILDO
 Il labro più nol niega.
 Elisa è un’infedele e tu una strega. (Parte)
 GERILDA
555Gildo, Gildo ove vai, tu fuggi? Ascolta.
 Te la farò scontare un’altra volta.
 
    Bruttaccio impertinente,
 te l’ho, te l’ho sonata;
 quest’alma vendicata
560già scherza e brilla in me.
 
    Su via, diletta gente,
 per darmi più contento
 or frettoloso, or lento
 danzando muovi il piè. (Segue il ballo)
 
 Fine dell’atto primo