Metrica: interrogazione
380 settenari (recitativo) in Nitocri Venezia, Pasquali, 1744 
Seguitemi. Ecco il tempo;
più che il lume improvviso,
Pubblico in Menfi è il grido.
Sì, che nel cor de’ grandi
Più che sangue, gli unisce
fra il trono e te non lascia
dell’amor tuo, sa il cielo
tutto in tuo pro. Poss’io
Di Ratese si cerchi. (Ad una delle guardie)
mi fe’ due ingrati; un giorno
ch’ella alfin sospirando:
«Si ubbidisca» proruppe.
                              Paventi
Non v’ha più dubbio. (O stelle!)
Questo foglio da morte (Traendosi dal seno un foglio)
cui non resta altra speme,
Ma invan lo spera. A canto
mal si asconde un misfatto.
stan più presso al tuo trono
dall’amor d’altro oggetto,
quell’amor, quella fede,
Qual voce, o dei! ne fiede?
Non posso, Imofi. Io temo...
                 Tu di Nitocri
sceglier potrei... Va’. Dille
Pria d’un guardo amoroso...
               Festoso in volto
E il tuo cor non l’assolve?...
Nol farà? Tema anch’ella
per me tolta è a periglio.
dovrei, Mirteo, t’invidio.
gli occhi ad ogni altro oggetto
che l’alma occupa e preme,
                   Di’. Non ti arresti
Io traditor? Regina... (Nitocri si allontana da lui, senza più riguardarlo)
Giuste, se n’hai, discolpe
si aggiunge all’ingiustizia?
Quercia al soffio degli Euri,
più crolla e più si scuote.
tien chiuso e non l’udito.
(O felice Emirena!) (Mirteo volgendosi vede la sentenza sul tavolino e prendendola ritorna verso Nitocri)
tutto in suo scampo; e il deggio.
di un amor, che l’assolve,
                                Nitocri,
Nel grand’atrio ti attendo;
Ma se d’uom giusto io posso
di quel di un buon vassallo.
l’abbiam dall’impostura.
Guardiamlo anche dall’odio.
per timor de’ tuoi rischi.
Siati un’ancora sacra (Dando a Nitocri una lettera di Mirteo)
e il suo acciar gli si renda.
Qui l’attendi e da oltraggio
dal rischio. Un sol mio cenno
                  Più non ti ascolto.
Faccia il ciel ciò che puote;
vanne dagli occhi miei. (Rispingendolo da sé)
                       Ti offendo,
(Sì, convien farlo). Riedi (Ad Emirena)
                         (Che far pensa?) (Si parte)
                                O dio!
Olà. Di quella soglia (Alle guardie)
Si aprirà questo ferro (Dando di mano alla spada)
                Tutti eran gli occhi
                    Mirteo.

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