Altre amasti, alma infedele.
Più beltà l’occhio in te vede,
più mi piace il tuo sembiante,
più mi lega il tuo crin d’oro.
Occhi belli, astri amorosi,
io vi adoro e nol credete.
Se languisco, occhi vezzosi,
siete voi che m’uccidete.
Su a cantar, ninfe e pastori.
Su a danzar. Che più si sta?
Su a cantar, ninfe e pastori.
Su a danzar. Che più si sta?
diam tributo alla beltà. (Segue la danza)
Ogni cuor in sì bel giorno
lodi amor col suo brillar.
Il mio caro, il mio diletto
Cangia voglie ad ogni oggetto
e l’accende ogni sembianza.
Quanto t’ami, o bella Clori,
Dimmi, cara, a’ miei dolori
Al tuo amor quest’alma crede.
E tu sai che t’amo anch’io.
Spensierata, o prati erbosi,
vaghi colli, a voi mi porto.
Sol voi siete il mio conforto.
Sol voi fate i miei riposi.
Più che sdegno de’ tuoi falli
ha pietà del mio martoro.
se ben sa che m’hai tradita.
Ma che pro? Ne l’alma mia
non può tanto il mio sospetto
quanto può l’altrui beltà.
già lasciò d’esser crudel.
chi sa amar con cuor fedel.
Son contenta e quasi il petto
non capisce il suo contento.
più m’accresce il godimento.
Su mie ninfe, su pastori,
qui cantiamo i nostri amori
fra le gioie e fra i diletti.
Qui cantando gli augelletti
stanno a l’ombra degli allori.
E qui brillan mille fiori
al danzar de’ ruscelletti.
Su mie ninfe, su pastori,
qui cantiamo i nostri amori
fra le gioie e fra i diletti.
Tra que’ rami i zeffiretti
stan scherzando in lieti errori
Rinfrescando i dolci ardori
che amor desta entro dei petti.
Su mie ninfe, su pastori,
qui cantiamo i nostri amori
fra le gioie e fra i diletti.
Liete e snelle, su, intrecciate
vaga danza, o pastorelle.
il piacer che infonde amor.
crescer erbe e nascer rose.
l’onda e ’l prato, il colle e ’l fior.
Non ottiene amando un cuore
senza pene i suoi contenti.
Ma a chi langue per amore
sono dolci anche i tormenti.
Datti pace, o cuore amante.
Troppo è cieco il tuo timor.
Quando il credi traditor,
il tuo caro è più costante.
e per me so che piangete.
Dolci labbra, voi fingete
Stolto son perché do fede
a quel sesso che non l’ha.
Vago ha ’l volto e falso il cuore,
serba sdegno e finge amore
e a sua voglia ama e disama,
Tu sei, cara, il mio diletto. (A Corinna)
Tu sei, bella, il mio martoro. (A Clori)
Ho due fiamme entro del petto.
Per te vivo (A Corinna) e per te moro. (A Clori)
Troppo gode un cuor offeso
di svenar chi l’oltraggiò.
nel suo sdegno altre rivali
Per conforto a le mie pene
stanche forse di piagarmi.
vegliar sempre a tormentarmi.
Qualche tregua aver potrà
il mio cuor dal suo dolor,
chiuse ancor non li niegate.
Col piacer de la speranza
tu consola il tuo dolore;
quando sai che t’ho pietà.