Abbiam vinto, amico regno,
n’è tuo frutto e gloria e pace.
Il fellon superbo e fiero
cadde estinto, in suol straniero
insepolto il busto giace.
sia la fiamma del tuo cor.
toglie gloria e fa dolor.
Notte amica degli amanti,
vieni a far un di due cori;
con che aspetta ogni augelletto
a’ suoi canti i primi albori.
Per saper s’io sono amante
basta sol per breve istante
Coi lor guardi afflitti e mesti
Non m’è caro amar penando
chi tradir vuol la mia pace
chi d’amore ha doppia face,
chi è sol reo d’infedeltà.
D’ire armato il braccio forte
Duolmi sol che il fier rivale
sotto a questo acciar reale
Cara parte di quest’alma,
torna, torna a consolarmi.
Traditore, più che amore,
brami piaghe e vuoi svenarmi?
Son regina e son tradita,
il mio onor e la mia vita
Nel tuo figlio è la mia sorte;
o il crudel mi dia la morte
d’orgoglioso fiume ondoso
a lo scoglio a franger va.
Tal del figlio il cieco orgoglio
Oggi, o patria, irato cielo
cieli voi che giusti siete
quell’indegno e traditor.
Da te parto e parto afflitto,
Ma poi tacqui il dolce nome
che più aggrava il mio delitto
e più acresce il tuo dolor.
Sento già che il mesto core
così doppo il fosco orrore
più tranquillo scherza il mare,
Già sento che il tuo timore
Già sento che il gran tormento
Sento al cuor un duol vorace
che serpendo ancora piace,
che struggendo alletta ancor.
per finire il mio martire
più crudele il mio dolor.
Al tuo sposo io sarò fido,
bella, a te sarò amoroso.
Pria l’uccida il suo dolore
Cinto il cor di bell’ardire
la mia sorte e il mio morire
vado intrepido a incontrar.
Son tuo figlio e in questo core
Come in mar da gonfie vele
urta un vento un altro vento.
ma in contrasto sì crudele
acquetarsi il cor non sento.
tempo e sorte, amor e fé.