Metrica: interrogazione
95 ottonari in Venceslao Genova, Franchelli, 1717 
   Abbiam vinto, amico regno,
n’è tuo frutto e gloria e pace.
   Il fellon superbo e fiero
cadde estinto, in suol straniero
   Ama sì ma sempre chiara
   Notte amica degli amanti,
   io t’aspetto col diletto
con che aspetta ogni augelletto
a’ suoi canti i primi albori.
   Per saper s’io sono amante
   Coi lor guardi afflitti e mesti
   Non m’è caro amar penando
chi d’amore ha doppia face,
chi è sol reo d’infedeltà.
   D’ire armato il braccio forte
   Duolmi sol che il fier rivale
   Cara parte di quest’alma,
                             All’armi, all’armi.
   Traditore, più che amore,
brami piaghe e vuoi svenarmi?
   Son regina e son tradita,
   Nel tuo figlio è la mia sorte;
  Tal del figlio il cieco orgoglio
   Oggi, o patria, irato cielo
   Da te parto e parto afflitto,
   Ma poi tacqui il dolce nome
che più aggrava il mio delitto
   Sento già che il mesto core
   così doppo il fosco orrore
più tranquillo scherza il mare,
   Già sento che il tuo timore
   Già sento che il gran tormento
   Sento al cuor un duol vorace
   Al tuo sposo io sarò fido,
   Pria l’uccida il suo dolore
   Cinto il cor di bell’ardire
   Son tuo figlio e in questo core

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