Metrica: interrogazione
121 ottonari in Psiche Venezia, Pasquali, 1744 
   Mirti e rose, a me d’intorno
novo serto e novo omaggio
apprestate. Ho vinto. Ho vinto.
   Vendicato è il grave oltraggio;
né vedrò più, con mio scorno,
l’are vote e il foco estinto.
sopra ogni altra amante e sposa
ben puoi dirti avventurosa
e chiamar le stelle amiche.
   Passa amor dagli occhi al core
e vi porta angosce e pene.
V’entran seco e brama e spene,
gelosia, tema e rancore.
   Ma per te, non visto oggetto,
pria che amar, si fa godere;
ed hai l’uso del piacere,
senza smania dell’affetto.
sopra ogni altra amante e sposa
ben puoi dirti avventurosa
e chiamar le stelle amiche.
                                 idolo mio...
Altro voto, altro desio...
Che di amarmi e di gradirmi.
Che di amarti e di gradirti.
   Sei mia vita e son tuo sposo.
Son tua ancella e sei mio sposo.
E al tuo vaglia o al mio riposo...
                           ubbidirmi.
                           ubbidirti.
   Un marito ebbi dagli astri,
grave d’anni e sì geloso
che né men lascia in riposo
del pensier la libertà.
   Me con l’altre andar non mira
giovinezza a liete danze;
e solinga in chiuse stanze
perdo il fior di verde età.
   Sposo avaro ottenni in sorte,
in cui l’oro è sol vaghezza,
per cui giace in sordidezza
   Non al sen purpurei panni,
non al collo aurei monili
ma fra lane abbiette e vili
   Luce e guida chiara e fida
donde amore entra nel cor.
   Gli occhi fan di un vago aspetto
all’idea la prima immago.
Questa il mira e ne ha diletto
e il piacer sveglia il desio
e il desio diventa amor.
   Se mi perdi, o core ingrato,
non di Amore e non del fato
   Troppo cupido desio
ti fe’ porre in vile obblio
il terror del mio divieto
e il dover della tua fé.
   Pur sei giunta alla tua pena,
mia rival già sì superba.
   Debil torre, alzando il capo,
ti credesti al ciel vicina;
ma giacer con tua rovina
ti farò tra il sasso e l’erba.
   Figlio audace, in mio poter
ho il destin della rival.
Ella offese il mio gran nume
e più ancor la mia beltà.
   Madre, errai. Perdon. Pietà.
   Al tuo braccio, al tuo dover
io fidai la mia vendetta;
e per lei tu m’hai negletta
con perfidia e con viltà.
   Madre, errai. Perdon. Pietà.
   Dal suo ciel Giove a voi scende.
Pace, o dea. Cupido, pace.
   Al furor che il sen vi accende,
tutto langue di tristezza
e in orror sepolto giace.
   Tuoi saranno in sì bel dì,
bella Psiche, i primi onori.
   Tua beltade Amor ferì,
dio dell’alme e arcier de’ cori.
   Tuoi saranno in sì bel dì,
bella Psiche, i primi onori.
   Tua virtù vinse e schernì
empie trame e rii furori.
   Tuoi saranno in sì bel dì,
bella Psiche, i primi onori.
   E al tuo merto alfin sortì
seggio ancor fra i dii maggiori.
   Tuoi saranno in sì bel dì,
bella Psiche, i primi onori.
   Grande Elisa, in sì bel dì
tuoi saranno i primi onori.
   Te bellezza e te valor
cingerà di augusti allori.
   Grande Elisa, in sì bel dì
tuoi saranno i primi onori.
   Ma fia pregio a te maggior
con virtù regnar su i cori.
   E che t’ami quel gran cor,
degno ancor de’ nostri amori.
   Grande Elisa, in sì bel dì
tuoi saranno i primi onori.
   Carlo augusto, in sì bel dì

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