Metrica: interrogazione
70 ottonari in Ornospade Venezia, Pasquali, 1744 
   Agli oltraggi della sorte
   Ne fa miseri il timore,
   Tu m’ hai tolto il caro amante;
hai sedotto in cor regnante
pianti, spasimi ed affanni.
   Da te solo, o scellerato,
tutti nacquero i miei danni. (Entra nella città con Vonone, scortata da alquanti soldati, uscendone altri a riceverla e custodirla)
   In soccorso al degno amico
   E in suo pro fedele oprando,
dirò a me: «Servo al comando
del dovere e dell’ amore».
più che il bel che in noi si vede,
quell’inganno, a cui dan fede,
   Se a me rendi il caro amante,
oh, quai voti in tua salvezza,
buon regnante, appenderò. (Si parte)
   Se a noi serbi il duce invitto,
tremar l’Asia e a tua grandezza
serva farsi un dì vedrò. (Si parte)
   Ed aggiungersi al tuo trono
da un perdono anch’io dirò. (Si parte)
   La tua spada assai mi diede;
   Solo avvien che appien non sento
tutto il ben del mio contento,
   È così? Parto contento,
certo già d’esser l’oggetto
Vo’ che m’ami ma non tanto
che il tuo amore incendio sia.
   Dubbie voci. Oscuri sensi.
Non t’intendo. M’ingannasti
   Mal rispondi. Ti confondi.
Parla ardito chi è innocente.
   Il vantar più d’un amante
pregio accresce a un bel sembiante
   Siam qual legno fra più venti
   Qua e là gira e poi quel segue
che più avverso e più infedele
sulle arene il lascia assorto.
più il tuo impero o più te stesso.
tutto il gaudio in te si accoglie,
spanda il sol, n’è centro anch’esso.

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