Metrica: interrogazione
83 settenari (pezzi chiusi) in Eumene Venezia, Albrizzi, 1697 
   Come? Perché non vuoi
ch’io tema i rischi tuoi
   Deh, se un nobil desio
trasporta il tuo gran cuor,
lascia che al sen ti stringa
   Un cuor non fa delitto,
   La colpa è sol d’amor
che insegna al cuore afflitto
   Bel labbro idolatrato,
   Tu, amabile mio fato,
   Non più, begli occhi, in lacrime
   Amor, che già v’intende,
con dar coraggio a l’alma
   Tu nel tuo male intanto,
   So che in vedermi a piangere
   Va’; le tue colpe obblio;
   Quasi del mio pensier
   Così geloso, o sposo,
   Non ti doler ch’io parta,
quest’alma e questo cuore
che più nel mio non è. (Si abbassano l’ali del padiglione come prima)
   Ti lascio e forse ancora
   Se non vivo a l’amor,
   Ma se mi struggo ardendo,
   Ciò che ti giura il labbro
   Se difensor tu ’l chiedi,
non m’accusar d’ingrato.
   Giorno per te di gloria,
   Giorno che cangia a l’alma
   D’altrui non vo’ mirarti

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