Metrica: interrogazione
85 settenari (pezzi chiusi) in Aminta Venezia, Pasquali, 1744 
   Sovvengavi talvolta,
   Chi sa che non abbiate
pietà, benché spietate,
   Lascia di amarlo... Oh dio!
   Tanto ei non è crudel
sia barbaro, sia perfido,
   Sdegno mi porge l’armi
   Sì sì, più che nel mio,
   Unito al tuo bel core,
   Sì sì, sento che ha vita
   Alma al tuo core è il mio,
dal tuo la prendo anch’io
   Dia pace al tuo martir,
   Nel sen di una beltà
   e allor trovar potrà
   Soffri del tuo fallir
   Rido della sua collera
   Minacci pur vendette,
gran smanie, gran vendette,
   Consolati; non piangere;
   Ti dia gloria e diletto
tra gli ostri a sfavillar.
   Non posso, o bocca bella,
   E come aver poss’io
   Vengo a morir, mia vita,
   Ma il ciel non soffrirà
che a un empio in servitù
   Se deve amar quest’alma,
   Non ti adular. Già sai
che d’altri e più be’ rai
   Taccio. Se resti misero,
   Son infedel, son perfida
   Tornami, o caro, in sen;
   Mi ha vinta il tuo dolor;
   L’uso di un gran dolor

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