Numi eterni, gli affetti innocenti
di due cori pietosi serbate.
O se forse punir li volete
in me sola le piaghe volgete
e al mio sposo crudeli non siate. (Entra nella città)
Alma bella che vedi il mio core,
sarà eterna la fé che prometto.
Anch’estinto, re e padre diletto,
mi avrai figlio di ossequio e di amore.
Vanne... Digli... Sì, digli ch’io tacqui
ma tacendo che ’l cor sospirò.
Non sospiro quel regno che cedo;
ma sospiro, con labbro che tace,
quella pace che chiedo e non ho.
E quel suono, ch’è sprone del forte,
Vizio esulta e virtù sta languendo.
Non l’intendo ma giusto lo so.
A la mente, che mondo e ciel regge,
né, s’è immensa, si deve dar legge
né, s’è eterna, dar biasmo si può.
Che a chi perde un felice momento
Disunirmi non può vil timore
da la fede che a te mi legò.
Questa sola dà moto al mio core
e fuor d’essa altro core non ho.