Della diva che a’ Greci sovrasta
qui con l’asta si frange lo sdegno.
Qui ’l tuo regno, qui Atene si vede,
or la fede per sempre gli annodi. (Artaserse lega le due parti dell’asta con una fascia d’oro e poi anco Cleomene fa il suo nodo)
Pronto a’ nodi ecco il core col braccio.
Al mio laccio ogni stella si aggiunga.
Vinse Marte pugnando col brando;
Senza core non credo quel seno.
Tanto gelo non credo in quel cor.
Se non arde sia tepido almeno;
questo basta per arder di amor.
Io ne’ lampi di un ciglio sereno
ben conosco del petto l’ardor.
Mi tormenta, mi cruccia, m’affanna
il rimorso, lo sdegno, il furor.
Si tradisce, si perde, s’inganna
e l’amica e l’amante e l’amor.
La tua vita sarà il viver mio
e mia morte sarà il tuo morir.
Teco unita al più dolce desio,
teco forte al più amaro martir.
Chi del fallo per tempo si pente
innocente ritorna qual fu.
Se lusinga del senso è il pensarlo,
l’emendarlo è trofeo di virtù.