Metrica: interrogazione
39 sineresi in Aminta Firenze, Vangelisti, 1703  (recitativo) 
della cara germana avea già spinto,
come il tuo cor forse chiedea, ne incolpa,
                                       Ed Euristeo morendo...
Che di Euristeo? Che mai ti disse Adrasto?
                                     Nome fatale
Euristeo quando il perdi. In un germano
ella cadea ma la difese il cielo,
Volea seguire; e Aminta: «Ah traditore!»
Alcea, com’entri a far qui la mezzana,
Ed io, madonna Alcea, m’avveggio pure
qui te appunto attendea. Partir da Tempe
pronti stiano gli abeti a scior dal lido.
che far dovea? Che far potea? Chi mai
ti servia di discolpa. Anche i delitti
d’un eterno imeneo scior le ritorte,
Regina, io sono il reo, tu se’ l’offesa.
dove a parar d’Alcea vanno i rigori.
non son plebeo, non vil pastor. Ravvisa
genio del luogo e della dea presente
Sì, tu mi vedi e pur dovea celarsi
Dovea partir; ma ’l tuo periglio incolpa.
lascia d’esser più reo quando è pentito.
la tua sorte ameria, non il tuo volto.
Madonna Alcea, ch’è ’l perno
                             Ciò ch’io dovea...
                                                              Regina,
                                           Amiche dive...
latte suggea, quando ad Elpino impose
Cintia ancor non avea, da che era nato.
piacer non dee l’amor di Silvio. Ei prenda
e prence oblii ciò che adorò pastore.
Volea di Celia oggi inalzar la sorte;

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