Metrica: interrogazione
38 sineresi in Temistocle Venezia, Pasquali, 1744  (recitativo) 
prima arridea. Palmide, o dio! talvolta
le mie fiamme aggradia d’un dolce sguardo.
non ne arrossir. S’ei mi vuol reo, già puoi
per me coprirlo entro un obblio profondo.
sien tue; sia tua la Tracia e tua l’Eubea,
tu alla figlia Eraclea scelto in consorte,
              Padre.
                             Eraclea, tu qui nel campo?
Ecco, bella Eraclea, che a te ritorna (Eraclea non lo mira)
dammi, bella Eraclea, dammi uno sguardo.
                         Ma quel...
                                              Quel tu non sei.
volea ciò ch’io volea. Questi empio e fello...
Hai ragione, Eraclea. Non son Clearco;
Tuo sposo ei sia; né l’imeneo ti sembri
Gente rea de’ tuoi mali e de’ miei sdegni.
esser dovea tua gloria e non mia colpa.
T’amerei col più vil, se reo t’amassi.
come spia della Grecia al re lo infama
                                            Spesso il periglio,
a te non rimanea che la tua gloria.
Salamina ed Eubea, Sparta e Corcira.
questo segno io dovea d’averla amata.
da quella man ch’io più credea pietosa
Io dunque il reo son de’ suoi mali? Io dunque
Bella Eraclea, fuga il dolor dal seno;
Sì, t’intendo, Eraclea. Già corre il grido
Temistocle, Eraclea, patria, amor, fede,
                                             O reo mel doni.
d’Imeneo la facella e di Bellona;
                                            E questo avrai
questo reo, questo ingrato; e fa’ ch’io mora.
                                    Più caro laccio

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