Venceslao, Torino, Gattinara, 1721

 ATTO TERZO
 
 Prigione contigua al palazzo reale.
 
 SCENA PRIMA
 
 CASIMIRO incatenato
 
 CASIMIRO
 Ove siete? Che fate,
 spirti di Casimiro? Io di re figlio,
 io di più regni erede,
870io tra marmi ristretto? Io ceppi al piede.
 
    Dure ritorte,
 con braccio forte
 vi scuoterò,
 vi spezzerò.
875Vuole il padre ch’io mora, ahi! Che farò?
 
 Ch’io mora? È tanto grave il mio delitto?
 Ah sì! Per me cadde il fratel. Ma cadde
 senza colpa del core.
 Volea morto il rival, ne ha colpa amore.
880Amor, sì sì, tu solo
 sei mia gran colpa. O di Erenice, o troppo
 bellezze a me fatali, io vi detesto.
 Son misero, son reo, son fratricida,
 perché vi amai. Sono spergiuro ancora,
885spergiuro ed empio a chi fedel mi adora.
 
    Ombre squallide, furie di amor,
 su venite, tormentate,
 lacerate questo cor.
 
    Date morte... Ah no! Fermate
890e lasciate
 tanto solo a me di vita
 che dir possa lagrimando:
  «Cara sposa fedele, io ti ho tradita».
 
 SCENA II
 
 LUCINDA con guardie reali e detto
 
 CASIMIRO
 Ma l’uscio ferreo stride. A che ne viene
895Lucinda a me? Per qual destino, o dei?
 LUCINDA
 (Secondi amor propizio i voti miei).
 CASIMIRO
 Regina, (dir non oso
 Lucinda, sposa, nomi
 in bocca sì crudel troppo soavi)
900leggo su la tua fronte
 la sorte mia. Tu vieni
 nunzia de la mia morte e spettatrice.
 Di buon cor la ricevo;
 ma la ricevo in pena
905di averti iniquo, o mia fedel, tradita,
 se pur la ria sentenza
 sul labro tuo morte non è ma vita.
 LUCINDA
 Caro dolor! Custodi,
 al piè di Casimiro
910tolgansi le ritorte.
 Lo impone il re.
 CASIMIRO
                                Che cangiamento è questo?
 LUCINDA
 Da me la morte attendi?
 Da me, crudel?
 CASIMIRO
                               Da te che offesi.
 LUCINDA
                                                              Ingrato.
 CASIMIRO
 Ben ne ho dolor; ma indegno
915di tua pietade io sono;
 ed or, bella, a’ tuoi piedi
 chiedo la pena mia, non il perdono.
 LUCINDA
 Casimiro, altra pena
 non chiedo a te che l’amor tuo. Del primo
920tuo pianto io son contenta.
 Godo di perdonarti
 e la vendetta mia sia l’abbracciarti.
 Andiam; non più dimore. Il re ne attende.
 CASIMIRO
 A che?
 LUCINDA
                Dal reggio labbro
925l’alto destin ne intenderai.
 CASIMIRO
                                                   Già scordo
 vicino a te, mio bene, i mali miei.
 LUCINDA
 Io ti ottenni il perdon. Temer non dei.
 CASIMIRO
 
    Stringi...
 
 LUCINDA
 
                       Abbraccia...
 
 CASIMIRO, LUCINDA
 
                                               Questo petto...
 
 CASIMIRO
 
 Mio conforto.
 
 LUCINDA
 
                            Mio diletto.
 
 A DUE
 
930E saprai che sia goder.
 
    Senti, senti questo core,
 come immenso è in lui l’amore,
 sommo ancora è ’l suo piacer.
 
 SCENA III
 
 ERNANDO ed ERENICE
 
 ERNANDO
 Principessa, a te viene
935un amico, un amante
 ad unir le sue pene al tuo dolore.
 ERENICE
 Di vendetta si parli e non di amore.
 ERNANDO
 Vendetta, sì, vendetta
 anch’io voglio, anch’io giuro
940del prence a la tradita ombra diletta.
 ERENICE
 Quanto mi piace l’odio tuo!
 ERNANDO
                                                    Lo irrita
 amor nel tuo dolore.
 ERENICE
 E pur ritorni a favellar d’amore.
 ERNANDO
 Amor che non offende
945né la tua fé né l’amistà di Ernando
 non può irritarti. I mali tuoi nol fanno
 più ardito e baldanzoso. Egli è ben forte
 ma disperato.
 ERENICE
                             E s’egli è tal, lo accetto.
 Disperato è anche il mio.
 ERNANDO
                                                Tale il prometto.
 ERENICE
950Ti ricevo or compagno
 nel mio furore.
 ERNANDO
                               Andiamo. Io più di un seno
 ti additerò dove infierire.
 ERENICE
                                                 Andiamo.
 Ma tua sola mercede
 fia ch’Erenice a l’amor tuo dà fede.
 
955   Sarà gloria a la costanza
 il dover senza mercede
 sospirar, languir per me.
 
    La speranza del gioire
 non dà luogo a un fier martire
960toglie il merito a la fé.
 
 SCENA IV
 
 VENCESLAO con guardie, poi CASIMIRO e LUCINDA
 
 VENCESLAO
 Nozze più strane e meno attese e quando,
 Polonia, udisti? Onor le chiede. Impegno
 le stringe e questa reggia
 ne serve a l’apparato e le festeggia.
 CASIMIRO
965De’ più illustri sponsali
 questa è la reggia.
 LUCINDA
                                    E qui ti attende il padre.
 VENCESLAO
 Figlio, in onta a tue colpe
 son padre ancora. Alor che morte attendi,
 agli imenei t’invito e ti presento
970in Lucinda una sposa.
 Tutt’altro oggi attendevi,
 fuorché un tal dono. Abbilo a grado. Il chiede
 tuo dover, mio comando e più sua fede.
 LUCINDA
 Che mai dirà?
 CASIMIRO
                              Deh, come
975è possibile, o padre,
 che sì tosto si cangi
 la sorte mia? Dovea morire...
 VENCESLAO
                                                       Eh lascia
 la memoria funesta.
 Pensa or solo a goder. Tua sposa è questa.
 CASIMIRO
980Caro più de la vita
 m’è ’l dono tuo. Lo accetto
 non perché tu ma perché amor lo impone;
 e a la bella Lucinda
 non mi sposa il timor ma la ragione.
 LUCINDA
985E di gioia non moro?
 VENCESLAO
                                         Or questa gemma (Dà un anello a Casimiro che con esso sposa Lucinda)
 confermi a lei la marital tua fede.
 CASIMIRO
 Ma più di questa gemma
 te la confermi il core.
 LUCINDA
 Mio tesoro.
 CASIMIRO
                        Mio ben.
 A DUE
                                           Mio dolce amore.
 VENCESLAO
990Sposi, sì casti amplessi
 lasciar si denno in libertà.
 CASIMIRO
                                                  Due volte
 mi fosti padre.
 LUCINDA
                              E vita
 ti deggio anch’io.
 VENCESLAO
                                  Regina,
 a l’onor tuo si è sodisfatto?
 LUCINDA
                                                   Appieno.
 VENCESLAO
995Se’ paga?
 LUCINDA
                     In Casimiro
 tutta lieta è quest’alma e più non chiede.
 VENCESLAO
 Egli è tuo sposo ed io serbai la fede.
 LUCINDA
 La fé serbasti.
 VENCESLAO
                             Addio. Null’altro, o sposi,
 qui far mi resta, orché la fé serbai.
1000Ma Casimiro...
 CASIMIRO
                              Padre.
 VENCESLAO
 Deggio altrui pur serbarla. Oggi morrai.
 
 SCENA V
 
 LUCINDA e CASIMIRO
 
 LUCINDA
 Oggi morrai? Dirlo ha potuto un padre?
 Lucinda udirlo? Oggi morrai? Spietato
 giudice, iniquo re, così mi serbi
1005la fé per più tradirmi?
 Mi dai lo sposo e mel ritogli? O tutto
 ripigliati il tuo dono o tutto il rendi.
 Se mi se’ più crudel, meno mi offendi.
 E tu che fai? Che non ti scuoti? Il cenno
1010udisti di un tiranno e non di un padre.
 Carnefice vuol torti
 la vita che ti diede e romper tutti
 gli ordini di giustizia e di natura.
 Né ti risenti? E soffri
1015attonito la tua, la mia sciagura?
 CASIMIRO
 Lucinda, anima mia,
 che far? Che dir poss’io? Veggo i miei mali
 e so di meritarli.
 Penso al tuo duolo e ti compiango. O sposa,
1020misera sposa! giunta
 a vederti tradire,
 a vedermi morire.
 LUCINDA
 Morir? Me forse credi
 sì vil, sì poco amante
1025che sofferire il possa?
 Meco ho guerrieri, ho meco ardire, ho meco
 amor, sangue, ragione.
 Ecciterò ne’ popoli lo sdegno;
 empierò d’ire il regno,
1030di tumulto la reggia,
 tratterò ferro e foco.
 
    E se teco io non vivrò,
 teco, sposo, io morirò.
 
 CASIMIRO
 Un soccorso rifiuto
1035ch’esser può mio delitto e tuo periglio;
 il re mi è padre, io son vassallo e figlio.
 LUCINDA
 Crudel, se’ sposo ancora.
 Va’ pur, ti è cara, il veggio,
 la morte tua. Vanne, l’incontra; a l’empio
1040carnefice fa’ core e ’l colpo affretta.
 Ma sappi, io pur morrò
 dal ferro uccisa o dal dolor. Tu piangi.
 Tu impalidisci? E ’l mio morir tu temi?
 Né temi il tuo? Che pietà è questa? Priva
1045mi vuoi d’alma e di core e vuoi ch’io viva?
 CASIMIRO
 Sì, vivi. Il dono è questo
 che ti chiedo in morendo. Addio, mia sposa,
 degna di miglior sorte
 e di sposo miglior.
 LUCINDA
                                     Tu parti?
 CASIMIRO
                                                         Addio.
1050Tollerar più non posso
 la pietà di quel pianto. Andrò men forte,
 se più ti miro, o dolce sposa, a morte.
 
    Parto; non ho costanza
 per rimirarti a piangere.
1055Sposa, ti abbraccio. Addio.
 
    Se più rimango, io moro.
 Ma non saria morir
 sugli occhi di chi adoro
 il morir mio.
 
 SCENA VI
 
 LUCINDA
 
 LUCINDA
1060Sposo, tu parti? O miserabil sposo!
 Più non ti rivedrò? Barbari numi!
 Lagrime mie, sgorgate a rivi, a fiumi.
 Ma che giova qui il pianto? A l’armi, a l’armi.
 Già che tutto disperi,
1065tutto ardisci, o Lucinda. Apriti a forza
 ne la reggia l’ingresso. Ecco già parmi
 di svenare il tiranno,
 di dar morte a’ custodi,
 di dar vita al mio sposo e di abbracciarlo
1070fuori de’ ceppi... Ahi dove son? Che parlo?
 
 SCENA VII
 
 Delizioso ritiro.
 
 ERENICE ed ERNANDO con spada alla mano
 
 ERENICE
 Tutta cinta è dal popolo feroce
 la sarmatica reggia. Ognun la vita
 chiede di Casimiro.
 Teco fra lor passai, né fu chi ’l guardo
1075torvo a noi non volgesse. Ancor nel petto
 mi trema il cor.
 ERNANDO
                                Sì tosto
 si avvilisce il tuo sdegno?
 ERENICE
 No no, mora il crudele e pera il regno.
 ERNANDO
 Pera anche il re; ma ’l colpo
1080esca da la tua mano.
 ERENICE
 Io svenar Venceslao?
 ERNANDO
 Sì, quelle son le regie stanze.
 ERENICE
                                                       Ernando,
 cerco vendetta e non infamia.
 ERNANDO
                                                        Il ferro,
 che dee passar nel sen del figlio, ha prima
1085in quel del padre a ripassar. Che importa
 che tu ’l comandi o ’l vibri?
 ERENICE
 Come? Val tanto adunque
 d’un reo la vita?
 ERNANDO
                                 Parmi
 tutta incendio e tutt’armi
1090veder la reggia. Ahi dove andranno, dove
 l’ire a cader? Su te cadran, su te,
 misera patria e miserabil re.
 ERENICE
 Ma che dee farsi?
 ERNANDO
                                   Al sol pensar io tremo,
 sudo, mi aggiaccio. Io primo offeso, io primo
1095rinunzio a la vendetta e getto il ferro.
 Generosa Erenice,
 nel tuo dolor la tua ragione ascolta.
 Perdona a Casimiro, anzi perdona
 a la patria, al monarca, a la tua gloria.
1100Con sì bella vendetta
 meglio noi placherem l’ombra diletta.
 ERENICE
 Io dar perdono? Ernando...
 ERNANDO
 S’apre l’uscio real. Vanne ed implora
 al regio piè...
 ERENICE
                           Vuo’ pensar meglio ancora.
 ERNANDO
 
1105   Spunta su que’ begli occhi
 un lampo di seren.
 
    Un lampo lusinghier
 ch’è di pietà forier
 dentro a quel sen.
 
 SCENA VIII
 
 VENCESLAO con guardie, poi CASIMIRO in catena
 
 VENCESLAO
1110A me guidisi il figlio.
 Giorno, o quanto diverso
 da quel che ti sperai! Giorno fatale!
 Oggi nacqui a la luce;
 oggi moro ne’ figli. Itene e i lieti
1115apparati di amor cangiate, amici,
 in funeste gramaglie e in bara il trono.
 Più Venceslao, più genitor non sono.
 CASIMIRO
 Prostrato al regio piede,
 incerto fra la vita e fra la morte,
1120eccomi.
 VENCESLAO
                  Sorgi. (Anima mia, sta’ forte).
 CASIMIRO
 Ne le tue mani è ’l mio destin.
 VENCESLAO
                                                         Mio figlio,
 reo ti conosci?
 CASIMIRO
                             E senza
 la tua pietà sono di vita indegno.
 VENCESLAO
 Cieco rotasti il ferro
1125fra l’ombre.
 CASIMIRO
                         Il ferro strinsi e fui spietato.
 VENCESLAO
 Alessandro uccidesti.
 CASIMIRO
                                         Il mio germano.
 VENCESLAO
 Morto Ernando volesti, il duce invitto.
 CASIMIRO
 E del colpo l’error fu più delitto.
 VENCESLAO
 Scuse non hai.
 CASIMIRO
                              L’ho ma le taccio, o sire.
1130Se discolpe cercassi, io sarei ’ngiusto.
 Sarò più reo, perché tu sia più giusto.
 VENCESLAO
 (Vien meno il cor). Dammi le braccia, o figlio.
 CASIMIRO
 Re, padre...
 VENCESLAO
                        E prendi in questo
 l’ultimo abbracciamento.
 CASIMIRO
1135L’ultimo?
 VENCESLAO
                     Ahi pena!
 CASIMIRO
                                          Ahi sorte!
 VENCESLAO
 Or vanne, o figlio.
 CASIMIRO
                                    Ove, signore?
 VENCESLAO
                                                               A morte.
 CASIMIRO
 A morte?
 VENCESLAO
                     Sì, ma vanne
 non reo ma generoso. Un cor vi porta
 degno di re che non immiti il mio.
1140A me sol lascia i pianti, a me i dolori;
 figlio, mi abbraccia, addio. Vattene e muori.
 CASIMIRO
 
    Vado costante a morte,
 conservami tu solo
 la sposa mia fedel.
 
1145   Pensando al suo gran duolo,
 sento il mio cor men forte,
 più il mio destin crudel.
 
 SCENA IX
 
 VENCESLAO, poi ERENICE
 
 VENCESLAO
 Importuno dover, quanto mi costi!
 Esser non posso al figlio
1150e buon padre e buon giudice.
 ERENICE
                                                        Signore,
 vengo...
 VENCESLAO
                  Erenice, ad affrettar se vieni
 del reo figlio la pena,
 risparmia i voti. A te de la vendetta
 debitor più non sono.
1155Il figlio condannato assolve il padre.
 ERENICE
 E te ne assolve ancora
 la pietà di Erenice.
 Per me non vegga il regno
 la natura in tumulto,
1160la patria in armi, la pietà in esiglio.
 A l’ombre di Alessandro
 basti il mio pianto e ti ridono il figlio.
 VENCESLAO
 No, con la tua pietade io non mi assolvo.
 Se restano impunite,
1165passan le colpe in legge;
 e non le teme il volgo,
 se l’esempio del re non le coregge.
 
 SCENA X
 
 ERNANDO frettoloso e li sudetti
 
 ERNANDO
 Presto, signor, cingi lorica ed elmo,
 rompi ogni indugio ed arma
1170di acciar la destra e di costanza il core.
 VENCESLAO
 Che fia? Che apporti?
 ERENICE
                                           O dei! Che avvenne?
 ERNANDO
                                                                                   Il prence...
 VENCESLAO
 Morì. Per esser giusto
 già finii di esser padre.
 ERNANDO
                                             Ah se riparo
 tu non cerchi al periglio,
1175la corona perdesti e non il figlio.
 VENCESLAO
 Che? Vive Casimiro?
 ERNANDO
                                          E vivo il vuole
 la milizia, la plebe ed il Senato.
 Sono infranti i suoi ceppi,
 fugati i tuoi custodi, al suol gittati
1180i funesti apparati e del tumulto
 non ultima è Lucinda.
 Ognun grida, ognun freme; e se veloce
 tu non vi accorri, invano
 freno si cerca al popolo feroce.
 VENCESLAO
1185Sì sì, popoli, Ernando,
 Erenice, Lucinda, (Passeggiando furioso)
 dover, pietà, legge, natura, a tutti
 soddisferò, sodisferò a me stesso;
 sieguami ognuno. Il mondo
1190apprenderà da me
 ciò che può la pietade in cor di padre,
 ciò che può la giustizia in cor di re.
 
    L’arte, sì, del ben regnar
 da me ’l mondo apprenderà.
 
1195   Ei vedrà che so serbar
 la giustizia e la pietà.
 
 SCENA XI
 
 ERENICE
 
 ERENICE
 Che sarà? O del mio sposo
 adorata memoria,
 non per viltà ma perdonai per gloria.
 
1200   Può languir l’ira nel petto,
 può cessar ogn’altro affetto
 ma l’amor non languirà.
 
    Del perduto mio diletto
 nella dolce rimembranza,
1205per trofeo di sua costanza,
 l’alma lieta goderà.
 
 SCENA XII
 
 CASIMIRO, LUCINDA, popoli, soldati, eccetera, escono al suono de’ militari stromenti
 
 CASIMIRO
 Sì, del padre a le piante
 vado a morir, giusto non è ch’io viva.
 LUCINDA
 No. Viva Casimiro.
 TUTTI
                                      Viva, viva.
 CASIMIRO
1210Duci, soldati, popoli, Lucinda,
 qual zelo v’arma? Qual furor vi muove?
 Dunque in onta del padre
 vivrò più reo? Nol deggio.
 Traetemi al supplizio; e quando ancora
1215v’è chi si opponga, questo,
 sì, questo acciar trafiggerammi; in pena
 del mio, del vostro eccesso
 io ’l carnefice sol sarò a me stesso.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Sala reggia con trono.
 
 VENCESLAO, ERENICE, ERNANDO e li sudetti
 
 VENCESLAO
 Ed è vero? E lo veggio?
 CASIMIRO
1220Padre e signor, ritorno
 volontario a’ tuoi ceppi;
 depongo ancor la spada e piego il capo.
 Solo a questo perdona
 popol fedel. Zelo indiscreto il mosse.
1225Di me disponi. In me le leggi adempi.
 In me punisci il fallo.
 Fratricida infelice io morir posso,
 non mai figlio rubel, non reo vassallo.
 VENCESLAO
 Né pur io son padre crudel. Non deggio
1230esser però giudice ingiusto. Adempi
 intrepido a la legge
 su cui non ho poter. Muori. A tua colpa
 il tuo morir te stesso e il mondo ascriva.
 LUCINDA
 Eh viva Casimiro.
 TUTTI
                                    Viva, viva. (Venceslao stupefato ascende il trono)
 
 VENCESLAO
1235Popoli, da quel giorno, in cui vi piacque
 pormi in fronte il diadema, in man lo scetro,
 resi giustizia e fui
 ministro de le leggi e non sovrano.
 Ora non fia ch’io chiuda
1240con ingiusta pietade e regno e vita.
 Si deve un fratricida
 punir nel figlio. Il condannai. La legge
 re mi trovò, non padre.
 Voi nol volete; ed ora
1245padre, non re mi troverà natura.
 Figlio, ti accosta.
 CASIMIRO
                                 Al soglio
 piego umil le ginocchia. (Casimiro ascende alcuni gradini del trono e s’inginocchia al padre)
 LUCINDA
 (Cor, non anche t’intendo).
 VENCESLAO
 Qual re avesti, Polonia, il raro, il grande
1250atto, per cui lo perdi, ora t’insegni.
 Volermi ingiusto è un non voler ch’io regni. (Venceslao si leva la corona di capo in atto di porla su quel del figliolo)
 CASIMIRO
 Che fai, signor?
 VENCESLAO
                                Conviene
 far cader la tua testa o coronarla.
 CASIMIRO
 Mora il figlio e tu regna.
 VENCESLAO
                                               Il re tu sei
1255col voler di Erenice,
 con la virtù di Ernando;
 il popolo ti acclama. Io reo ti danno
 e assolver non ti posso.
 Or che tu se’ sovrano,
1260assolverti potrai con la tua mano. (Corona il figliolo al suono di allegra e breve sinfonia, poi, presolo per mano, discende dal trono)
 LUCINDA
 (Gioie, non mi opprimete).
 VENCESLAO
 Con giubilo or discendo
 da l’altezza suprema.
 Per un figlio acquistar, lascio il diadema.
 CASIMIRO
1265La corona io ricevo
 in deposito, o padre, e non in dono.
 Tu il re sarai. Io servo
 le leggi tue pubblicherò dal trono.
 ERNANDO
 Io pure in te, nuovo monarca, adoro
1270l’alto voler del tuo gran padre.
 CASIMIRO
                                                         Ernando,
 non eredito re gli odi privati.
 Ti abbraccio, amico. E tu, Erenice, in lui
 da me prendi uno sposo,
 se nel fratello un te ne tolsi.
 ERNANDO
                                                    O sorte!
 ERENICE
1275Signor, erra insepolta
 ancor l’ombra amorosa. Almen mi lascia
 pianger l’estinto, anzi che il vivo abbraci.
 ERNANDO
 Mi basta or sol che rea
 ne l’amarti non sia la mia speranza.
 ERENICE
1280Tutto speri in amor merto e costanza.
 CASIMIRO
 Ultimo a te mi volgo,
 diletta sposa; cari
 solo per te mi son la vita e ’l regno.
 LUCINDA
 Tanta è la gioia mia
1285che parmi di sognar, mentre ti annodo.
 ERNANDO
 Col tuo giubbilo, o patria, esulto e godo.
 VENCESLAO
 Figlio, sul trono ascendi;
 e le festive pompe,
 destinate per me, sieno tue glorie.
1290Oggi per te rinasco; oggi più degno
 principio e nuova vita e nuovo regno. (Casimiro presa Lucinda per mano ascende sul trono. Seggono intorno a lui Venceslao e tutti)
 CORO
 
    Vivi e regna fortunato,
 nostro duce e nostro re.
 
    Te si unisca a far beato
1295tempo e sorte, amor e fé.