Venceslao, Bologna, Pisarri, 1708 (Il fratricida innocente)

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Viale di verdura contiguo agli appartamenti di Erenice, con urne sepolcrali.
 
 ERENICE sola
 
 ERENICE
915Urna, che del mio sposo
 chiuder dovrai le ceneri adorate,
 in que’ pallidi marmi
 non ben mi piaci. Ancora
 ti manca il più bel fregio. Il cor ti manca
920di Casimiro. Io vel porrò. Lo attendi
 da un amor disperato;
 tinto poi di quell’ostro,
 il tuo pallido orror sarà più grato.
 
 SCENA II
 
 ERNANDO, ERENICE
 
 ERNANDO
 Ecco, o bella Erenice,
925qual sia l’amor che tu m’inspiri; ei vale
 teco a punir con questa destra ultrice
 chi a te uccise l’amante, a me il rivale.
 ERENICE
 Da un tal nome d’amante
 vien che ognor nova pena in me derive
930per chi è morto con esso e per chi vive;
 così m’è sempre odioso,
 o in Ernando io lo pensi o nel mio sposo.
 ERNANDO
 Mira dunque il tuo sposo
 mostrarti il seno esangue
935e più che a l’amor mio, pensa al suo sangue.
 Queste destre che amore
 invan d’unire aspetta
 or l’odio unisca.
 ERENICE
                                Ecco la man, vendetta.
 ERNANDO
 Ringrazierò la stella,
940sotto i cui raggi io nacqui,
 che in fine a la mia bella
 vendicator se non amante io piacqui.
 ERENICE
 
    Caro sposo!
 
 ERNANDO
 
                            Fida amante!
 
 ERENICE, ERNANDO A DUE
 
 Caderà chi ti svenò.
945Perirà chi t’oltraggiò.
 
 ERNANDO
 
    Benché sangue è d’un regnante...
 
 ERENICE
 
 Benché sangue è del mio bene...
 
 A DUE
 
 Quel ch’ei chiude entro le vene
 di mia man lo spargerò.
 
 SCENA III
 
 Cortile che serve d’atrio alle prigioni.
 
 CASIMIRO solo
 
 CASIMIRO
950Morte, degl’infelici ultima speme!
 A che più tardi? Ah vieni
 e con l’alma il furor da me discaccia.
 Quell’intrepida faccia,
 che armato in campo io ti mostrai sovente,
955anche avrò meco in questa
 estrema prova, a cui tua man mi serba;
 e la tronca mia testa
 vedrai pallida sì ma pur superba.
 O padre! O leggi! O sangue
960de l’ucciso germano! O per quest’occhi
 troppo bella Erenice!
 E te troppo fedel, sposa infelice!
 
    Atroce orror di morte,
 non mi trarresti no
965dagli occhi il pianto.
 
    Ma pur con alma forte
 mirare, oh dio, non so
 pianger l’afflitta sposa
 e l’ombra sanguinosa
970errarmi a canto.
 
 SCENA IV
 
 GISMONDO, LUCINDA, CASIMIRO
 
 GISMONDO
 Lucinda a te sen viene.
 CASIMIRO
 Lucinda a me? Per qual destino, o dei?
 LUCINDA
 (Secondi amor propizio i voti miei).
 CASIMIRO
 Regina, (dir non oso
975Lucinda, sposa, nomi
 in bocca sì crudel troppo soavi)
 leggo su la tua fronte
 la sorte mia. Tu vieni
 nunzia de la mia morte e spettatrice.
980Di buon cor la ricevo;
 ma la ricevo in pena
 di averti iniquo, o mia fedel, tradita,
 se pur la ria sentenza
 sul labbro tuo morte non è ma vita.
 GISMONDO
985(Desta pietà).
 LUCINDA
                             (Caro dolor!) Custodi,
 al piè di Casimiro
 tolgansi le ritorte.
 GISMONDO
 Lo impone il re.
 CASIMIRO
                                (Che cangiamento è questo?)
 LUCINDA
 Da me la morte attendi?
990Da me, crudel?
 CASIMIRO
                               Da te che offesi.
 LUCINDA
                                                              Ingrato!
 CASIMIRO
 Ben ne ho dolor; ma indegno
 di tua pietade io sono;
 ed or, bella, a’ tuoi piedi
 chiedo la pena mia, non il perdono.
 LUCINDA
995Casimiro, altra pena
 non chiedo a te che l’amor tuo. Del primo
 tuo pianto io son contenta;
 tua nemica non più ma sol tua sono,
 merti il mio perdonarti il tuo perdono.
 GISMONDO
1000Prenci, vi attende il re, non più dimore.
 LUCINDA
 Plachi l’ire del padre il nostro amore.
 CASIMIRO LUCINDA A DUE
 
    Per le porte del tormento
 passan l’anime al gioir.
 
    Sta il contento
1005del cordoglio in sul confine
 né v’è rosa senza spine
 né piacer senza martir.
 
 SCENA V
 
 Antisala reale.
 
 VENCESLAO con guardie, poi GISMONDO e poco dopo CASIMIRO e LUCINDA
 
 VENCESLAO
 Nozze più strane e meno attese e quando,
 Polonia, udisti? Onor le chiede; impegno
1010le stringe; e questa reggia
 ne serve a l’apparato e le festeggia.
 Ma...
 GISMONDO
             S’avvanza a’ cenni tuoi
 la regal coppia.
 VENCESLAO
                               Venga.
 Tu ciò che imposi ad affrettar t’invia.
 GISMONDO
1015Insolite vicende,
 vi figura il pensiero e non v’intende.
 VENCESLAO
 Figlio, in onta a tue colpe
 son padre ancora. Alor che morte attendi,
 agl’imenei t’invito e ti presento
1020in Lucinda una sposa.
 Tutt’altro oggi attendevi
 fuorché un tal dono. Abbilo a grado; il chiede
 tuo dover, mio comando e più sua fede.
 LUCINDA
 (Che mai dirà?)
 CASIMIRO
                                 Deh, come
1025è possibile, o padre,
 che sì tosto si cangi
 la sorte mia? Dovea morire...
 VENCESLAO
                                                       Eh lascia
 la memoria funesta.
 Pensa or solo a goder. Tua sposa è questa.
 CASIMIRO
1030Caro più de la vita
 m’è ’l dono tuo. Lo accetto,
 non perché tu ma perché amor lo impone;
 e a la bella Lucinda
 non mi sposa il timor ma la ragione.
 LUCINDA
1035E di gioia non moro?
 VENCESLAO
                                         Or questa gemma
 confermi a lei la marital tua fede.
 CASIMIRO
 Ma più di questa gemma
 te la confermi il core.
 LUCINDA
 Mio tesoro!
 CASIMIRO
                        Mio ben!
 A DUE
                                           Mio dolce amore!
 CASIMIRO
1040Padre, con sì bel dono a me due volte
 tu fosti padre.
 LUCINDA
                             E vita
 ti deggio anch’io.
 VENCESLAO
                                  Regina,
 a l’onor tuo si è soddisfatto?
 LUCINDA
                                                     Appieno.
 VENCESLAO
 Se’ paga?
 LUCINDA
                     In Casimiro
1045tutta lieta è quest’alma e più non chiede.
 VENCESLAO
 Egli è tuo sposo ed io serbai la fede.
 LUCINDA
 La fé serbasti.
 VENCESLAO
                             Addio. Null’altro, o sposi,
 qui far mi resta, or che la fé serbai.
 Ma Casimiro...
 CASIMIRO
                              Padre.
 VENCESLAO
1050Deggio altrui pur serbarla. Oggi morrai.
 
 SCENA VI
 
 LUCINDA, CASIMIRO e poi GISMONDO
 
 LUCINDA
 Oggi morrai? Dirlo ha potuto un padre?
 Lucinda udirlo? Oggi morrai? Spietato
 giudice, iniquo re, così mi serbi
 la fé per più tradirmi?
1055Mi dai lo sposo e mel ritogli? O tutto
 ripigliati il tuo dono o tutto il rendi.
 Se mi se’ più crudel, meno mi offendi.
 CASIMIRO
 Ah tempra, o cara, i pianti,
 per me tutto il martire
1060è il lasciarti, ben mio, non il morire.
 LUCINDA
 Morir? Me forse credi
 sì vil, sì poco amante
 che sofferire il possa?
 Meco ho guerrieri, ho meco ardire, ho meco
1065amor, sangue e ragione.
 Tua vita è di Lucinda
 e tiranno è di lei chi ne dispone.
 CASIMIRO
 Un soccorso rifiuto
 ch’esser può mio delitto e tuo periglio.
1070Il re mi è padre, io son vassallo e figlio.
 LUCINDA
 Crudel, sei sposo ancora.
 Serbi il nome di figlio a chi ti uccide.
 Nieghi il nome di sposo a chi ti adora.
 CASIMIRO
 Anzi questo è ’l sol nome
1075che più mi è caro, io meco
 porterollo agli Elisi, ombra costante,
 e là dirò: «Son di Lucinda amante».
 LUCINDA
 Va’ pur; ti è cara, il veggio,
 la morte tua. Vanne, l’incontra, a l’empio
1080carnefice fa’ core e ’l colpo affretta.
 Ma sappi, io pur morrò dal ferro uccisa
 o dal dolor.
 CASIMIRO
                        Tu piangi?
 Tergi le luci, addio.
 Più soffrir non poss’io
1085la pietà di quel pianto. Andrò men forte,
 se più ti miro, andrò, mia cara, a morte.
 
    Parto; non ho costanza
 per rimirarti a piangere.
 Sposa, ti abbraccio. Addio.
 
1090   Se più rimango, io moro;
 ma non saria morir
 sugli occhi di chi adoro
 il morir mio.
 
 SCENA VII
 
 LUCINDA
 
 LUCINDA
 Correte a rivi, a fiumi, amare lagrime.
1095Tolto da me lo sposo
 ha l’ultimo congedo.
 Più non lo rivedrò. Barbaro padre!
 Miserabile sposo! Ingiusti numi!
 Su, lagrime, correte a rivi, a fiumi.
1100Ma che giova qui ’l pianto? A l’armi, a l’armi.
 Giacché tutto disperi,
 tutto ardisci, o Lucinda. Apriti a forza
 ne la reggia l’ingresso. Ecco già parmi
 di svenare il tiranno,
1105di dar morte a’ custodi,
 di dar vita al mio sposo e di abbracciarlo
 fuori de’ ceppi... Ahi, dove son? Che parlo?
 
    Mio cor, che mi sai dir?
 O vincere o morir,
1110 sì sì, t’intendo.
 
    O morte o un bel contento
 sia il fin del mio tormento,
 io nol contendo.
 
 SCENA VIII
 
 ERENICE ed ERNANDO
 
 ERENICE
 Tutta cinta è dal popolo feroce
1115la sarmatica reggia. Ognun la vita
 chiede di Casimiro.
 Teco fra lor passai; né fu chi ’l guardo
 torvo a noi non volgesse. Ancor nel petto
 mi trema il cor.
 ERNANDO
                                Sì tosto
1120si avvilisce il tuo sdegno?
 ERENICE
 No no, mora il crudele e pera il regno.
 ERNANDO
 Pera anche il re; ma ’l colpo
 esca da la tua mano.
 ERENICE
 Io svenar Venceslao?
 ERNANDO
1125Sì, quelle son le regie stanze.
 ERENICE
                                                       Ernando,
 cerco vendetta e non infamia.
 ERNANDO
                                                        Il ferro,
 che dee passar nel sen del figlio, ha prima
 in quel del padre a ripassar. Che importa
 che tu ’l comandi o ’l vibri?
 ERENICE
1130Come? Val tanto adunque
 d’un reo la vita?
 ERNANDO
                                 Parmi
 tutta incendio e tutt’armi
 veder la reggia. Ahi dove andranno, dove
 l’ire a cader? Su te cadran, su te,
1135misera patria e miserabil re.
 ERENICE
 Ma che dee farsi?
 ERNANDO
                                   Al sol pensarvi io tremo,
 sudo, mi agghiaccio; io primo offeso, io primo
 rinunzio a la vendetta e gitto il ferro.
 Generosa Erenice,
1140nel tuo dolor la tua ragione ascolta.
 Perdona a Casimiro, anzi perdona
 a la patria, al monarca, a la tua gloria.
 Con sì bella vendetta
 meglio noi placherem l’ombra diletta.
 ERENICE
1145Io dar perdono? Ernando...
 ERNANDO
 S’apre l’uscio real. Vanne ed implora
 al regio piè...
 ERENICE
                           Vo’ pensar meglio ancora.
 
    Lasciatemi un momento,
 pensieri di vendetta,
1150in pace il cor.
 
    Se il braccio mio s’affretta,
 lo sdegno suo pavento
 più che l’altrui furor.
 
 SCENA IX
 
 ERNANDO solo
 
 ERNANDO
 Seguiam suoi passi. Un sol rifiuto, Ernando,
1155non stanchi il tuo soffrir né lo sgomenti.
 Odio che si rallenti è quasi estinto;
 e quando ascolta, un cor di donna è vinto.
 
    Se virtude al cor mi parla,
 a lei volgo il pensier mio
1160ed ho l’alma in libertà.
 
    Degli affetti del mio core
 il più forte è sol l’onore
 e di gloria il bel desio
 d’ogni amor trionferà.
 
 SCENA X
 
 VENCESLAO con guardie
 
 VENCESLAO
1165A me guidisi il figlio.
 Giorno, oh quanto diverso
 da quel che ti sperai! Giorno fatale!
 Oggi nacqui a la luce;
 oggi moro ne’ figli. Itene e i lieti
1170apparati di amor cangiate, amici,
 in funeste gramaglie e in bara il trono.
 Più Venceslao, più genitor non sono.
 
    Taci, amor, cedi, natura,
 cor di re non tormentar.
 
1175   Oggi vuol la mia sciagura
 che a punir mi affretti un figlio
 ed un altro a vendicar.
 
 SCENA XI
 
 CASIMIRO con guardie, VENCESLAO
 
 CASIMIRO
 Prostrato al regio piede,
 incerto fra la vita e fra la morte,
1180eccomi...
 VENCESLAO
                    Sorgi. (Anima mia, sta’ forte).
 CASIMIRO
 Ne le tue mani è ’l mio destin.
 VENCESLAO
                                                         Mio figlio,
 reo ti conosci?
 CASIMIRO
                             E senza
 la tua pietà sono di vita indegno.
 VENCESLAO
 Cieco rotasti il ferro
1185fra l’ombre.
 CASIMIRO
                         Il ferro strinsi e fui spietato.
 VENCESLAO
 Alessandro uccidesti.
 CASIMIRO
 Il mio germano uccisi.
 VENCESLAO
 Morto Ernando volesti, il duce invitto.
 CASIMIRO
 E del colpo l’error fu più delitto.
 VENCESLAO
1190Scuse non hai.
 CASIMIRO
                              L’ho ma le taccio, o sire.
 Se discolpe cercassi, io sarei ingiusto.
 Sarò più reo, perché tu sii più giusto.
 VENCESLAO
 (Vien meno il cor). Dammi le braccia, o figlio.
 CASIMIRO
 Re, padre...
 VENCESLAO
                        E prendi in questo
1195l’ultimo abbracciamento.
 CASIMIRO
 L’ultimo?
 VENCESLAO
                     Ahi pena!
 CASIMIRO
                                          Ahi sorte!
 VENCESLAO
 Or vanne, o figlio.
 CASIMIRO
                                    Ove, signore?
 VENCESLAO
                                                               A morte.
 CASIMIRO
 A morte?
 VENCESLAO
                     Sì, ma vanne
 non reo ma generoso. Un cor vi porta
1200degno di re che non imiti il mio.
 A me sol lascia i pianti, a me i dolori;
 e insegnami costanza allor che mori.
 CASIMIRO
 
    Vado a morir, ti lascio
 la pace ch’ho nel cor.
 
1205   Tu de la sposa intanto
 tergi l’amaro pianto,
 consola il suo dolor.
 
 SCENA XII
 
 VENCESLAO, poi ERENICE
 
 VENCESLAO
 Importuno dover, quanto mi costi!
 ERENICE
 Vengo...
 VENCESLAO
                  Erenice, ad affrettar se vieni
1210del reo figlio la pena,
 risparmia i voti. A te de la vendetta
 debitor più non sono.
 Il figlio condannato assolve il padre.
 ERENICE
 E te ne assolve ancora
1215la pietà di Erenice.
 Per me non vegga il regno
 la natura in tumulto,
 la patria in armi, la pietà in esiglio.
 A l’ombra di Alessandro
1220basti il mio pianto e ti ridono il figlio.
 VENCESLAO
 No, con la tua pietade io non mi assolvo.
 Se restano impunite,
 passan le colpe in legge;
 e non le teme il volgo,
1225se l’esempio del re non le corregge.
 
 SCENA XIII
 
 ERNANDO e li suddetti
 
 ERNANDO
 Anch’io, sire...
 VENCESLAO
                             Opportuno
 tu giugni, amico. In sì grand’uopo io cerco
 o ragione o conforto.
 ERNANDO
 Per chieder grazie al regio piè mi porto.
 VENCESLAO
1230L’avrai, quando anche fosse
 la metà del mio trono.
 ERNANDO
 Ti chiedo...
 VENCESLAO
                        E che?
 ERNANDO
                                       Del principe il perdono.
 VENCESLAO
 Come?
 ERNANDO
                 N’han la tua fede i voti miei.
 In ciò non re ma debitor mi sei.
 VENCESLAO
1235Tutto a te deggio e regno e vita. Solo
 la mia giustizia, l’onor mio, la sacra
 custodia de le leggi io non ti deggio.
 ERNANDO
 Principe, al tuo destin scampo non veggio.
 
 SCENA XIV
 
 GISMONDO frettoloso e li suddetti
 
 GISMONDO
 Tosto, signor, cingi lorica ed elmo,
1240rompi ogn’indugio ed arma
 di acciar la destra e di costanza il core.
 VENCESLAO
 Che fia, Gismondo?
 ERENICE
                                       O dei!
 ERNANDO
                                                     Che avvenne?
 GISMONDO
                                                                                 Il prence...
 VENCESLAO
 Morì. Per esser giusto
 già finii di esser padre.
 GISMONDO
                                             Ah se riparo
1245tu non cerchi al periglio,
 la corona perdesti e non il figlio.
 VENCESLAO
 Che? Vive Casimiro?
 GISMONDO
                                          E vivo il vuole
 la milizia, la plebe ed il Senato.
 Sono infranti i suoi ceppi,
1250fugati i tuoi custodi, al suol gittati
 i funesti apparati e del tumulto
 non ultima è Lucinda.
 Ognun grida, ognun freme; e se veloce
 tu non vi accorri, invano
1255freno si cerca al popolo feroce.
 VENCESLAO
 Sì sì, popoli, Ernando,
 Erenice, Lucinda,
 dover, pietà, legge, natura, a tutti
 soddisferò, soddisferò a me stesso.
1260Sieguami ognuno. Il mondo
 apprenderà da me
 ciò che può la pietade in cor di padre,
 ciò che può la giustizia in cor di re.
 
 SCENA XV
 
 ERENICE sola
 
 ERENICE
 Che sarà mai? Qual sorte
1265da temer resta o da sperar? Sospeso
 a memorabil opra il re s’invia
 e sospesa del pari è l’alma mia.
 
    Qual senza stella
 la navicella
1270ondeggia l’anima
 e non ha pace.
 
    Ragion disanima
 la sua vendetta,
 pietà l’alletta,
1275rigor le piace.
 
 SCENA XVI
 
 Regia con trono.
 
 CASIMIRO, LUCINDA, popoli, soldati
 
 LUCINDA
 
    Viva e regni Casimiro.
 
 POPOLI
 
 Viva, viva.
 
 CASIMIRO
 Duci, soldati, popoli, Lucinda,
 qual zelo v’arma? Qual furor vi move?
1280Dunque in onta del padre
 vivrò più reo? Dovrò la vita al vostro
 tumultuoso amore?
 Dopo un german con minor colpa ucciso,
 ucciderò con più mia colpa un padre?
1285Non è questa la vita
 ch’io chieder posso. Ah prima
 rendetemi i miei ceppi,
 traetemi al supplicio; e quando ancora
 v’è chi si opponga, questo,
1290sì, questo acciar trafiggerammi; in pena
 del mio, del vostro eccesso
 io ’l carnefice sol sarò a me stesso.
 E tu datti alfin pace,
 mio solo amor, mio sol dolore, in questa
1295sorte mia dispietata,
 raro esempio di fé, sposa adorata.
 LUCINDA
 No no, non dir di amarmi,
 dispietato consorte,
 se di me in paragone
1300sembra più bella agli occhi tuoi la morte.
 
 SCENA ULTIMA
 
 VENCESLAO, ERENICE, ERNANDO, GISMONDO e detti
 
 VENCESLAO
 Ed è vero e lo veggio?
 CASIMIRO
 Padre e signor, ritorno
 volontario a’ tuoi ceppi,
 depongo ancor la spada e piego il capo.
1305Solo a questo perdona
 popol fedel. Zelo indiscreto il mosse,
 di me disponi. In me le leggi adempi.
 In me punisci il fallo.
 Fratricida infelice io morir posso,
1310non mai figlio rubel, non reo vassallo.
 LUCINDA
 
    Viva, viva Casimiro.
 
 TUTTI
 
 Viva, viva.
 
 VENCESLAO
 Popoli, da quel giorno, in cui vi piacque
 pormi in fronte il diadema, in man lo scettro,
1315resi giustizia e fui
 ministro de le leggi e non sovrano.
 Ora non fia ch’io chiuda
 con ingiusta pietade e regno e vita.
 Si deve un fratricida
1320punir nel figlio. Il condannai. La legge
 re mi trovò, non padre.
 Voi nol volete ed ora
 padre, non re mi troverà natura.
 Figlio, ti accosta.
 CASIMIRO
                                 Al soglio
1325piego umil le ginocchia.
 LUCINDA
 (Cor, non anche t’intendo).
 VENCESLAO
 Qual re avesti, Polonia, il raro, il grande
 atto, per cui lo perdi, ora t’insegni.
 Volermi ingiusto è un non voler ch’io regni.
 CASIMIRO
1330Che fai, signor?
 VENCESLAO
                                Conviene
 far cader la tua testa o coronarla.
 CASIMIRO
 Mora il figlio e tu regna.
 VENCESLAO
                                               Il re tu sei.
 Col voler di Erenice,
 con la virtù di Ernando,
1335il popolo ti acclama. Io reo ti danno
 e assolver non ti posso;
 or che tu se’ sovrano,
 assolverti potrai con la tua mano.
 LUCINDA
 (Gioie, non mi opprimete).
 CASIMIRO
1340La corona io ricevo
 in deposito, o padre, e non in dono.
 Tu sarai re. Io servo
 le leggi tue pubblicherò dal trono.
 ERNANDO
 Io pure in te, novo monarca, adoro
1345l’alto voler del tuo gran padre.
 CASIMIRO
                                                         Ernando,
 non eredito re gli odi privati.
 Ti abbraccio, amico. E tu, Erenice, in lui
 da me prendi uno sposo,
 se nel fratello un te ne tolsi.
 ERNANDO
                                                    O sorte!
 ERENICE
1350Signor, erra insepolta
 ancor l’ombra amorosa. Almen mi lascia
 pianger l’estinto, anzi che il vivo abbracci.
 ERNANDO
 Mi basta or sol che rea
 ne l’amarti non sia la mia speranza.
 ERENICE
1355Tutto speri in amor merto e costanza.
 CASIMIRO
 Diletta sposa, cari
 solo per te mi son la vita e ’l regno.
 LUCINDA
 Tanta è la gioia mia
 che parmi di sognar, mentre ti annodo.
 GISMONDO
1360Col tuo giubbilo, o patria, esulto e godo.
 CORO
 
    Vivi e regna fortunato,
 nostro duce e nostro re.
 
    Te si unisca a far beato
 tempo e sorte, amor e fé.
 
 Ballo eroico.
 
 Il fine