Venceslao, Venezia, Albrizzi, 1703

 ATTO QUINTO
 
 Galleria di statue.
 
 SCENA PRIMA
 
 ERENICE ed ERNANDO con ferro in mano
 
 ERENICE
1340Tutta cinta è dal popolo feroce
 la sarmatica reggia. Ognun la vita
 chiede di Casimiro.
 Teco fra lor passai, né fu chi ’l guardo
 torvo a noi non volgesse. Ancor nel petto
1345mi trema il cor.
 ERNANDO
                                Sì tosto
 si avvilisce il tuo sdegno?
 ERENICE
 No no, mora il crudele e pera il regno.
 ERNANDO
 Pera anche il re; ma ’l colpo
 esca da la tua mano.
 ERENICE
1350Io svenar Venceslao?
 ERNANDO
 Sì, quelle son le regie stanze.
 ERENICE
                                                       Ernando,
 cerco vendetta e non infamia.
 ERNANDO
                                                        Il ferro,
 che dee passar nel sen del figlio, ha prima
 in quel del padre a ripassar. Che importa
1355che tu ’l comandi o ’l vibri?
 ERENICE
 Come? Val tanto adunque
 d’un reo la vita?
 ERNANDO
                                 Parmi
 tutta incendio e tutt’armi
 veder la reggia, il figlio
1360da’ popoli difeso, il padre austero
 custode de le leggi.
 Ahi dove andranno, dove
 l’ire a cader? Su te cadran, su te,
 misera patria e miserabil re.
 ERENICE
1365Ma che dee farsi?
 ERNANDO
                                   Al sol pensarvi io tremo,
 sudo, mi agghiaccio. Io primo offeso, io primo
 rinunzio a la vendetta e getto il ferro;
 generosa Erenice,
 nel tuo dolor la tua ragione ascolta.
1370Perdona a Casimiro; anzi perdona
 a la patria, al monarca, a la tua gloria.
 Con sì bella vendetta
 meglio noi placherem l’ombra diletta.
 ERENICE
 Io dar perdono? Ernando...
1375Non so, non posso. Odio e pietade io temo.
 ERNANDO
 S’apre l’uscio real. Vanne ed implora
 al regio piè...
 ERENICE
                           Vo’ pensar meglio ancora.
 ERNANDO
 
    Spunta su que’ begli occhi
 un lampo di seren.
 
1380   Un lampo lusinghier
 ch’è di pietà forier
 dentro a quel sen.
 
 SCENA II
 
 VENCESLAO con guardie
 
 VENCESLAO
 A me guidisi il figlio.
 Giorno, o quanto diverso
1385da quel che ti sperai! Giorno fatale!
 Oggi nacqui a la luce;
 oggi moro ne’ figli. Itene e i lieti
 apparati di amor cangiate, amici,
 in funeste gramaglie e in bara il trono.
1390Più Venceslao, più genitor non sono.
 
    Taci, amor; cedi, natura;
 cor di re non tormentar.
 
    Oggi vuol la mia sciagura
 che a punir mi affretti un figlio
1395ed un altro a vendicar.
 
 SCENA III
 
 CASIMIRO con guardie e VENCESLAO
 
 CASIMIRO
 Prostrato al regio piede,
 incerto fra la vita e fra la morte,
 eccomi.
 VENCESLAO
                  Sorgi. (Anima mia, sta’ forte).
 CASIMIRO
 Ne le tue mani è ’l mio destin.
 VENCESLAO
                                                         Mio figlio,
1400reo ti conosci?
 CASIMIRO
                             E senza
 la tua pietà sono di vita indegno.
 VENCESLAO
 Cieco rotasti il ferro
 fra l’ombre.
 CASIMIRO
                         Il ferro strinsi e fui spietato.
 VENCESLAO
 Alessandro uccidesti.
 CASIMIRO
1405Il mio germano uccisi.
 VENCESLAO
 Morto Ernando volesti, il duce invitto.
 CASIMIRO
 E del colpo l’error fu più delitto.
 VENCESLAO
 Scuse non hai.
 CASIMIRO
                              L’ho ma le taccio, o sire.
 Rammentarti non giova
1410i trofei del mio braccio a pro del regno.
 Il Mosco debellato, il vinto Sveco
 parlan per me. Non ti rammento il dolce
 vincolo di natura. Ella in te parla.
 Dirti potrei che del german trafitto
1415la notte è rea, più che il mio braccio. Ernando
 morto, è vero, io volea;
 ma rivale il credea. L’amor discolpa
 il non commesso errore;
 sol la maggior mia colpa è ’l tuo dolore.
1420Tutt’obblio; tutto taccio.
 Se discolpe cercassi, io sarei ’ngiusto.
 Sarò più reo, perché tu sii più giusto.
 VENCESLAO
 (Vien meno il cor). Dammi le braccia, o figlio.
 CASIMIRO
 Re, padre...
 VENCESLAO
                        E prendi in questo
1425l’ultimo abbracciamento.
 CASIMIRO
 L’ultimo?
 VENCESLAO
                     Ahi pena!
 CASIMIRO
                                          Ahi sorte!
 VENCESLAO
 Or vanne, o figlio.
 CASIMIRO
                                    Ove, signore?
 VENCESLAO
                                                               A morte.
 CASIMIRO
 A morte?
 VENCESLAO
                     Sì, ma vanne
 non reo ma generoso. Un cor vi porta
1430degno di re che non imiti il mio.
 A me sol lascia i pianti, a me i dolori;
 e insegnami costanza alor che muori.
 CASIMIRO
 
    Vado costante a morte;
 conservami tu solo
1435la sposa mia fedel.
 
    Pensando al suo gran duolo,
 sento il mio cor men forte,
 più ’l mio destin crudel.
 
 SCENA IV
 
 VENCESLAO, poi ERENICE
 
 VENCESLAO
 Importuno dover, quanto mi costi!
1440Esser non posso al figlio
 e buon padre e buon giudice. A la legge
 sacrifico natura;
 e sol la mia giustizia è mia sciagura.
 ERENICE
 Vengo...
 VENCESLAO
                  Erenice, ad affrettar se vieni
1445del reo figlio la pena,
 risparmia i voti. A te de la vendetta
 debitor più non sono.
 Il figlio condannato assolve il padre.
 ERENICE
 E te ne assolve ancora
1450la pietà di Erenice.
 Per me non vegga il regno
 un genitor carnefice a sé stesso,
 un popolo rubello al suo monarca,
 la natura in tumulto,
1455la patria in armi, la pietà in esiglio.
 A l’ombra di Alessandro
 basti il mio pianto; e ti ridono il figlio.
 VENCESLAO
 No, con la tua pietade io non mi assolvo.
 Se restano impunite,
1460passan le colpe in legge;
 e non le teme il volgo,
 se l’esempio del re non le corregge.
 
 SCENA V
 
 ERNANDO e li suddetti
 
 ERNANDO
 Anch’io, sire...
 VENCESLAO
                             Opportuno
 tu giugni, amico. In sì grand’uopo io cerco
1465o ragione o conforto.
 ERNANDO
 Per chieder grazie al regio piè mi porto.
 VENCESLAO
 Tutto promisi e tutto deggio. In onta
 del mio dolor me ne sovviene, Ernando.
 ERNANDO
 Di mie fatiche il guiderdon ti chiedo.
 VENCESLAO
1470L’avrai, quando anche fosse
 la metà del mio trono.
 ERNANDO
 Ti chiedo...
 VENCESLAO
                        E che?
 ERNANDO
                                       Del principe il perdono.
 VENCESLAO
 Come?
 ERNANDO
                 N’han la tua fede i voti miei.
 In ciò non re ma debitor mi sei.
 VENCESLAO
1475Tutto a te deggio e regno e vita. Solo
 la mia giustizia, l’onor mio, la sacra
 custodia de le leggi io non ti deggio.
 ERNANDO
 Principe, al tuo destin scampo non veggio.
 
 SCENA VI
 
 GISMONDO frettoloso e li suddetti
 
 GISMONDO
 Tosto, signor, cingi lorica ed elmo,
1480rompi ogn’indugio ed arma
 di acciar la destra e di costanza il core.
 VENCESLAO
 Che fia, Gismondo?
 ERENICE
                                       O dei!
 ERNANDO
                                                     Che avvenne?
 GISMONDO
                                                                                 Il prence...
 VENCESLAO
 Morì. Per esser giusto
 già finii di esser padre.
 GISMONDO
                                             Ah se riparo
1485tu non cerchi al periglio,
 la corona perdesti e non il figlio.
 VENCESLAO
 Che? Vive Casimiro?
 GISMONDO
                                          E vivo il vuole
 la milizia, la plebe ed il Senato.
 Sono infranti i suoi ceppi,
1490fugati i tuoi custodi, al suol gittati
 i funesti apparati e del tumulto
 non ultima è Lucinda.
 Ognun grida, ognun freme; e se veloce
 tu non vi accorri, invano
1495freno si cerca al popolo feroce.
 VENCESLAO
 (Sì sì, popoli, Ernando,
 Erenice, Lucinda, (Da sé passeggiando)
 dover, pietà, legge, natura, a tutti
 soddisferò, soddisferò a me stesso).
1500Sieguami ognuno. Il mondo
 apprenderà da me
 ciò che può la pietade in cor di padre,
 ciò che può la giustizia in cor di re.
 
    L’arte, sì, del ben regnar
1505da me ’l mondo apprenderà.
 
    Ei vedrà che so serbar
 la giustizia e la pietà!
 
 SCENA VII
 
 ERENICE
 
 ERENICE
 Che sarà? O del mio sposo
 adorata memoria,
1510non per viltà ma perdonai per gloria.
 
    Può languir l’ira nel petto
 ma l’amor languir non può.
 
    Per trofeo di mia costanza,
 con la dolce rimembranza
1515del perduto mio diletto
 l’alma mia consolerò.
 
 Luogo magnifico con trono reale.
 
 SCENA VIII
 
 CASIMIRO, LUCINDA, popoli, soldati, eccetera, escono al suono di militari strumenti
 
 LUCINDA
 
    Viva e regni Casimiro.
 
 POPOLI
 
 Viva, viva.
 
 CASIMIRO
 Duci, soldati, popoli, Lucinda, (Con spada alla mano)
1520qual zelo v’arma? Qual furor vi muove?
 Dunque in onta del padre
 vivrò più reo? Dovrò la vita al vostro
 tumultuoso amore?
 Dopo un german con minor colpa ucciso,
1525ucciderò con più mia colpa un padre?
 Non è questa la vita
 ch’io chieder posso. Ah prima
 rendetemi i miei ceppi,
 traetemi al supplizio; e quando ancora
1530v’è chi si opponga, questo,
 sì, questo acciar trafiggerammi; in pena
 del mio, del vostro eccesso
 io ’l carnefice sol sarò a me stesso.
 E tu datti alfin pace,
1535mio solo amor, mio sol dolore, in questa
 sorte mia dispietata,
 raro esempio di fé, sposa adorata.
 LUCINDA
 
    Non mi dir di amarmi più,
 anima senza fé, senza pietà.
 
1540   Tu amor per me non hai;
 né tu l’avesti mai.
 Perché con me? Perché tanta impietà?
 
 SCENA ULTIMA
 
 VENCESLAO, ERENICE, ERNANDO e li suddetti
 
 VENCESLAO
 (Ed è vero? E lo veggio?)
 CASIMIRO
 Padre e signor, ritorno
1545volontario a’ tuoi ceppi,
 depongo ancor la spada e piego il capo.
 Solo a questo perdona
 popol fedel. Zelo indiscreto il mosse,
 non fellonia. Di Venceslao nel figlio
1550salvo amò Venceslao, non Casimiro.
 Pensò a la fonte ond’io traea la vita,
 non al delitto ond’io correva a morte.
 Non parlo per la sposa.
 Il suo grado e ’l suo amor fan le mie veci.
1555Di me disponi. In me le leggi adempi.
 In me punisci il fallo.
 Fratricida infelice io morir posso,
 non mai figlio rubel, non reo vassallo.
 LUCINDA
 
    Viva, viva Casimiro.
 
 TUTTI
 
1560Viva, viva. (Venceslao va sul trono)
 
 VENCESLAO
 Popoli, da quel giorno, in cui vi piacque
 pormi in fronte il diadema, in man lo scettro,
 resi giustizia e fui
 ministro de le leggi e non sovrano.
1565Ora non fia ch’io chiuda
 con ingiusta pietade e regno e vita.
 Si deve un fratricida
 punir nel figlio. Il condannai. La legge
 re mi trovò, non padre.
1570Voi nol volete; ed ora
 padre, non re mi troverà natura.
 Figlio, ti accosta.
 CASIMIRO
                                 Al soglio
 piego umil le ginocchia. (Casimiro ascende due o tre gradini del trono e s’inginocchia dinanzi al padre)
 LUCINDA
 (Cor, non anche  t’intendo).
 VENCESLAO
1575Qual re avesti, Polonia, il raro, il grande
 atto, per cui lo perdi, ora t’insegni.
 Volermi ingiusto è un non voler ch’io regni. (Venceslao si cava la corona di capo, in atto di porla su quello del figlio)
 CASIMIRO
 Che fai, signor?
 VENCESLAO
                                Conviene
 far cader la tua testa o coronarla.
 CASIMIRO
1580Mora il figlio e tu regna.
 VENCESLAO
                                               Il re tu sei.
 Col voler di Erenice,
 con la virtù di Ernando,
 il popolo ti acclama. Io reo ti danno
 e assolver non ti posso.
1585Orché tu se’ sovrano,
 assolverti potrai con la tua mano. (Venceslao corona il figliuolo al suono di timpani e trombe)
 LUCINDA
 (Gioie, non mi opprimete).
 VENCESLAO
 Con giubbilo or discendo
 da l’altezza suprema.
1590Per un figlio acquistar, lascio ’l diadema. (Preso per mano Casimiro discende con esso lui dal trono)
 CASIMIRO
 La corona io ricevo
 in deposito, o padre, e non in dono.
 Tu sarai re. Io servo
 le leggi tue pubblicherò dal trono.
 ERNANDO
1595Io pure in te, nuovo monarca, adoro
 l’alto voler del tuo gran padre.
 CASIMIRO
                                                         Ernando,
 non eredito re gli odi privati.
 Ti abbraccio, amico. E tu, Erenice, in lui
 da me prendi uno sposo,
1600se nel fratello un te ne tolsi.
 ERNANDO
                                                    O sorte!
 ERENICE
 Signor, erra insepolta
 ancor l’ombra amorosa. Almen mi lascia
 pianger l’estinto, anziché il vivo abbracci.
 ERNANDO
 Mi basta or sol che rea
1605ne l’amarti non sia la mia speranza.
 ERENICE
 Tutto speri in amor merto e costanza.
 CASIMIRO
 Ultimo a te mi volgo,
 diletta sposa; cari
 solo per te mi son la vita e ’l regno.
 LUCINDA
1610Tanta è la gioia mia
 che parmi di sognar, mentre ti annodo.
 ERNANDO
 Col tuo giubbilo, o patria, esulto e godo.
 VENCESLAO
 Figlio, sul trono ascendi;
 e le festive pompe
1615destinate per me sieno tue glorie.
 Oggi per te rinasco; oggi più degno
 principio e nuova vita e nuovo regno. (Casimiro presa Lucinda per mano ascende sul trono. Seggono intorno a lui Venceslao e gli altri al suono di allegra sinfonia)
 CORO
 
    Vivi e regna fortunato,
 nostro duce e nostro re.
 
1620   Te si unisca a far beato
 tempo e sorte, amor e fé.
 
 La FORTUNA sovra il globo
 
 FORTUNA
 I beni di natura e di virtude
 non ti arreca Fortuna.
 Gli hai teco e a te gli dei.
1625Ti arreco i miei. Propizia
 per te ognor volgerò l’istabil ruota.
 Tessano la tua vita a stami d’oro
 per lunga età le Parche.
 
    Sia trionfo ogni tua guerra,
1630del tuo nome empi la terra.
 
 Ti sia serva Fortuna e ubbidienti
 al tuo cenno real sien gli elementi.
 
 L’ARIA
 
    Tuoi vessilli spiega ardito
 che aura amica i gonfierà.
1635Aura amica in ogni lito
 il tuo nome spargerà.
 
 IL FUOCO
 
    Quel che t’arde, o re, nel core
 non è sangue, un foco egli è.
 Foco sì di vivo amore
1640 per la gloria e per la fé.
 
 L’ACQUA
 
    Per dar fregio al regal manto
 oro ha ’l Tago e perle il mar.
 Ma tu sai con più bel vanto
 di virtù l’alma adornar.
 
 LA TERRA
 
1645   Per far serto a le tue chiome
 lauri e palme io produrrò.
 Sarò angusta al tuo gran nome,
 se al tuo scettro basterò. (Siegue la danza di popoli festeggianti con suono e canto)
 
 TUTTI
 
    Vivi e regna fortunato,
1650nostro duce e nostro re.
 
    Te si unisca a far beato
 tempo e sorte, amor e fé.
 
 Il fine
 
 Si vende da Marino Rossetti, alla Pace in Merceria.