Griselda, Venezia, Niccolini, 1701

 ATTO TERZO
 
 Loggia reale con piccolo trono.
 
 SCENA PRIMA
 
 GUALTIERO con guardie
 
 GUALTIERO
865Oton qui mi si guidi.
 Chi mai ’ntese destino eguale al mio.
 
    Re, non posso amar chi adoro
 né abbracciar, sposo, il mio bene.
 
   Al mio amor deggio dar pene
870e languir nel suo martoro. (Va a sedere sul trono)
 
 SCENA II
 
 OTONE fra guardie e detto
 
 OTONE
 (Amor, tu dammi aita).
 Supplice inchino il mio monarca.
 GUALTIERO
                                                               Otone,
 confessato delitto
 divien minore. Un reo, che niega o tace,
875nuovo fallo commette,
 bugiardo o contumace.
 Il ver mi esponi e a l’ardir tuo prometti
 più facile ’l perdono.
 OTONE
 Giudice o re, ti temo,
880sia quel che premi o tribunale o trono.
 GUALTIERO
 Tu di rapir Griselda
 poc’anzi osasti.
 OTONE
                               Al testimon del guardo
 tace il labbro e ’l conferma.
 GUALTIERO
                                                    Ove di trarla
 destinavi rapita?
 OTONE
885Lungi da questi lidi, ove non fosse
 in tua mano il ritorla.
 GUALTIERO
 Chi ’l consigliò?
 OTONE
                                (Che potrò dire?)
 GUALTIERO
                                                                  A l’opra
 chi diè stimolo?
 OTONE
                                (Ardisci,
 timido cuor). Mio sire, (S’inginocchia)
890pietà, perdono.
 GUALTIERO
                               Sorgi e in dir sincero
 libero a me ragiona.
 OTONE
 Dal cor, più che dal labbro, odine il vero. (Si leva)
 Sa ’l ciel se alor che in trono
 mia regina e tua sposa
895sedea Griselda, io la mirai con altro
 sguardo che di vassallo.
 Dal tuo ripudio e da’ suoi mali, in seno
 pietà mi nacque; e poi ne nacque amore
 che sprezzato e deluso
900usò pria la lusinga, indi il rigore.
 GUALTIERO
 (Che sento?) Ami Griselda?
 OTONE
                                                      Amor fu solo
 che a rapirla m’indusse.
 GUALTIERO
 Né del real mio sdegno
 ti rattenne il timor?
 OTONE
                                       S’amo in Griselda,
905signore, un tuo rifiuto, e di qual fallo
 reo ti rassembro?
 GUALTIERO
                                   Otone,
 col cor del suo monarca ama il vassallo.
 OTONE
 Fa leggieri i delitti
 forza d’amore.
 GUALTIERO
                              Al merto
910di te, degli avi, al sangue
 sparso a pro del mio regno, a la tua fede
 diasi l’error.
 OTONE
                          Diasi l’oggetto ancora.
 GUALTIERO
 Griselda?
 OTONE
                     Una, che un tempo
 fu regina e tua moglie
915e scorno tuo, ch’erri fra monti e boschi...
 Innalza un tuo rifiuto e in lei permetti
 ch’io, sposo erede, ami i tuoi primi affetti.
 GUALTIERO
 A me venga Griselda. (Alle guardie, scendendo dal trono)
 Vedi se t’amo. Il giuro, Otone, il giuro
920su la mia fede; alora
 ch’io mi sposi a Costanza, avrai Griselda.
 OTONE
 O dono! O gioia! Al regio piè prostrato
 lascia...
 GUALTIERO
                 No, prima attendi
 che la grazia si adempia e poi la rendi.
 OTONE
 
925   Vedi, o re, nel mio contento
 la grandezza del tuo dono.
 
    Così grande in me lo sento
 che il poter di più bearmi
 manca a te, manca al tuo trono.
 
 SCENA III
 
 GUALTIERO, poi GRISELDA
 
 GUALTIERO
930Da l’amor di costui preser fomento
 ed origine forse
 le pubbliche querele.
 Giovi il saperlo.
 GRISELDA
                                Incontro
 lieta, o sire, i tuoi cenni.
 GUALTIERO
935Griselda, al sol cadente
 ravviverò le tede
 che nel mio seno il tuo ripudio estinse.
 GRISELDA
 E che vive nel mio mantien la fede.
 GUALTIERO
 Tu là dovrai, deposte
940quelle rustiche spoglie,
 affrettarne la pompa.
 GRISELDA
 A quel talamo ancella, ove fui moglie.
 GUALTIERO
 Itene, e voi custodi. Impazienti
 curo in seno gli ardori.
945M’è affanno ogni momento e già maturi
 stan ne l’ozio penando i casti amori.
 GRISELDA
 (E l’ascolti? E non mori?)
 GUALTIERO
 Troppo offendi, Griselda,
 il giubilo comun col tuo cordoglio.
950Spettatrice non mesta
 colà frena i sospiri, anche del pianto
 ti divieto il conforto
 e termini prescrivo al tuo dolore.
 GRISELDA
 Per compiacerti, il chiuderò nel core.
 
955   Se ’l mio dolor ti offende,
 non ho più doglia in sen.
 
    Già si serena il viso,
 brilla sul labbro il riso;
 e prova del mio amore
960è ’l suo seren.
 
 SCENA IV
 
 GUALTIERO
 
 GUALTIERO
 In te, sposa, Griselda,
 carnefice mi uccido;
 giudice mi condanno;
 e per barbara legge
965nel tuo core e nel mio sento il tuo affanno.
 
    Cara sposa, col tuo bel core
 stanca è l’alma di più penar.
 
    Sol resiste nel fier dolore,
 perché vede la tua costanza
970ch’empio ancora mi vuole amar.
 
 Giardino.
 
 SCENA V
 
 CORRADO e ROBERTO
 
 CORRADO
 
    Ferma il piè; l’amato ben,
 se tu parti, piangerà.
 
    Se non temi le sue pene,
 non che amor, non hai pietà.
 
 ROBERTO
975Risoluta è quest’alma...
 CORRADO
 Di partir?
 ROBERTO
                      Da l’indugio
 non attendo che morte.
 CORRADO
 Lasciar la tua Costanza?
 ROBERTO
 Aver vicino il ben perduto è pena.
 CORRADO
980Con alma più tranquilla
 incontra il fato e rasserena il ciglio.
 ROBERTO
 Cerco al duolo rimedio e non consiglio.
 COSTANZA
 
    Usignuolo che vai scherzando (Di dentro)
 di ramo in fronda, di fronda in fior...
 
 CORRADO
985Roberto.
 ROBERTO
                   O dolci accenti,
 ond’io stupido resto.
 COSTANZA
 
    Usignuolo che vai scherzando (Segue)
 di ramo in fronda, di fronda in fior,
 io t’insegno il mio caro amor.
 
 ROBERTO
 
990Mio caro amor.
 
 COSTANZA
 
    Dove miri le spiagge più amene, (Come sopra)
 spiega il canto, arresta il volo,
 che là spira il dolce bene;
 e poi digli il mio dolor.
 
 ROBERTO
 
995E poi digli il mio dolor.
 
 CORRADO
 Immobile rassembri?
 ROBERTO
                                           Ah! Tu mi desti
 da l’amabil letargo.
 CORRADO
 E fermo ancora?...
 ROBERTO
                                    A la fatal partita.
 CORRADO
 Attendi almen...
 ROBERTO
                                 Che su’ miei lumi un altro
1000stringa colei che adoro?
 Che a l’ara sacra accenda
 de l’imeneo le faci?
 Che le dia sposo abbracciamenti e baci?
 CORRADO
 Sì, questo sol, poi parti.
 ROBERTO
1005Sacrifizio crudel, non vo’ mirarti. (Costanza soprarriva a Roberto che in vederla si arresta)
 CORRADO
 
    Prendi, se partir vuoi, (A Roberto)
 da que’ bei sguardi ond’ardi,
 l’ultimo caro addio.
 
    E voi, pupille belle, (A Costanza)
1010stelle del ciel d’amor,
 almeno di conforto
 spargete il suo dolor,
 se non di obblio.
 
 SCENA VI
 
 COSTANZA e ROBERTO
 
 COSTANZA
 Tu partire, o Roberto,
1015da questa reggia, ove il tuo cor mi lasci
 e donde il mio t’involi?
 Tu de’ miei sguardi ancor torti il diletto?
 Tormi quello de’ tuoi?
 Senza darmi un addio?
1020Se’ ben empio al tuo core e ingrato al mio.
 ROBERTO
 Una regina e moglie
 che da me può voler? Vederne i pianti?
 Ascoltarne i sospiri?
 Da l’aure i senti e ne l’arene i miri.
 COSTANZA
1025Onor, nume tiranno,
 offensor di natura, a che mi astringi?
 Amor, nodo soave,
 già mia gioia, or mia pena, ove mi guidi?
 (Men colpevoli siete,
1030affetti del cor mio, se siete infidi).
 Va’ pur, Roberto; e poiché rea mi lasci,
 sappi tutto il mio errore;
 d’altri fia questa man, tuo questo core.
 ROBERTO
 Cessa d’amarmi o ’l taci;
1035e porterò lontano,
 se non più lieto, almen più ratto il piede.
 Gran lusinga a l’indugio è la tua fede.
 COSTANZA
 Va’ pur; t’affretto anch’io.
 Gran periglio è l’indugio a l’onor mio.
1040Parti.
 ROBERTO
              Senza un amplesso?
 COSTANZA
                                                     Amor... (Si prendon per mano)
 ROBERTO
                                                                     Fortuna...
 COSTANZA
 Che dal cor...
 ROBERTO
                           Che da l’alma...
 COSTANZA
 Mi svelli...
 ROBERTO
                      Mi dividi... (Si abbracciano)
 A DUE
 O per sempre ne unisci o qui m’uccidi.
 
 SCENA VII
 
 GRISELDA in abito di serva, ELPINO e detti
 
 GRISELDA
 E per sempre vi unisca, amanti fidi.
 COSTANZA
1045Griselda.
 ROBERTO
                    (Aimè!)
 ELPINO
                                      Regina.
 GRISELDA
 Con si tenero affetto
 vai consorte a lo sposo?
 Con sì onesto rispetto
 vieni amico a la reggia? È questa, è questa
1050de l’imeneo la fede?
 De l’ospizio la legge?
 Nel dì delle sue nozze,
 nel suo stesso soggiorno,
 un marito non ami? Un re non temi?
1055O indegni affetti! O vilipendi estremi!
 COSTANZA
 (Misera!)
 ROBERTO
                     (Qual consiglio!)
 ELPINO
                                                      Ancor tacete?
 Opportuna discolpa
 ad ingegnoso amor non manca mai.
 COSTANZA
 Senti.
 ROBERTO
               Ascolta.
 ELPINO
                                Fa’ cor.
 GRISELDA
                                                Che dir potrai?
 COSTANZA
1060Roberto, or ch’io son moglie,
 da me l’ultimo addio prendea poc’anzi,
 rispettoso in amore.
 GRISELDA
 Ma fia d’altri la mano e suo quel core.
 ROBERTO
 A la fatal partita
1065mi affrettava Costanza; io pur non tardo
 da lei volgeva il piede.
 GRISELDA
 Ma lusinga a l’indugio è la sua fede.
 COSTANZA
 Innocente è l’affetto.
 GRISELDA
 E i sospiri? Gli amplessi? Onesta moglie
1070non ha cor, non ha voti
 che per lo sposo. A l’onor suo fa macchia
 anche l’ombra leggiera,
 anche il pensier fugace.
 Saprallo il re. L’offende
1075chi le gravi onte sue simula o tace.
 
 SCENA VIII
 
 GUALTIERO e li suddetti
 
 GUALTIERO
 Griselda.
 COSTANZA
                    (Il re).
 ROBERTO
                                   (Son morto).
 GUALTIERO
 Perché tu d’ira accesa? E voi, bell’alme,
 perché confuse?
 GRISELDA
                                 (E dovrò dirlo?)
 GUALTIERO
                                                                 Esponi.
 GRISELDA
 Non mi astringer, ten priego,
1080a ridir ciò che vidi.
 GUALTIERO
                                      Elpin mel narri.
 Tu, se parli o se taci, ognor mi offendi.
 ELPINO
 Signore, il tutto in poche note intendi.
 COSTANZA
 (Non v’è più speme).
 ROBERTO
                                          (O sorte!)
 ELPINO
 Ardon Roberto e la real tua sposa
1085di scambievoli fiamme.
 I sospiri, gli amplessi
 udì, vide Griselda.
 GUALTIERO
 E perciò d’ira accesa?
 ELPINO
 Li minaccia, gli sgrida e a te scoprirne
1090giura il mal nato ardore.
 GRISELDA
 Elpin, mi risparmiasti un gran rossore.
 GUALTIERO
 Ben si vede che nata
 se’ fra’ boschi, o vil donna. E che? Ti trassi
 di là, perché tu adempia
1095di spia le parti o di ministra e serva?
 Obblia qual fosti e le tue leggi osserva.
 GRISELDA
 Quel zelo...
 GUALTIERO
                       Io non tel chiedo.
 GRISELDA
 Il rispetto...
 GUALTIERO
                         Lo devi
 a la regia consorte.
 GRISELDA
1100Il tuo onor...
 GUALTIERO
                          Se’ custode
 del marital mio letto?
 Che ti cal se Costanza
 abbia più d’un amante?
 Che divida il suo cor? Ch’ami a sua voglia
1105o Roberto o Gualtier?
 ELPINO
                                          N’ami anche cento,
 è vano il tuo travaglio; ei n’è contento.
 GUALTIERO
 Udisti.
 GRISELDA
                Udii.
 ROBERTO e COSTANZA
                            (Che sento?)
 GUALTIERO
 Ti sovvenga il suo grado.
 GRISELDA
                                               È di regina.
 GUALTIERO
 Il tuo uffizio.
 GRISELDA
                           È di ancella.
 GUALTIERO
1110E se talor per altri arder la miri...
 GRISELDA
 Cieche avrò le pupille.
 GUALTIERO
 Se sospirar la senti...
 GRISELDA
 Sordo l’udito.
 GUALTIERO
                            E se amorosa al seno
 fia che stringa Roberto,
1115che gli dia amplessi e baci,
 non trasgredir le leggi e servi e taci.
 GRISELDA
 L’altre tue leggi adempirò qual deggio,
 sofferendo e tacendo.
 (Affetti del mio sposo, io non v’intendo).
 
1120   Se amori ascolterò,
 se amplessi osserverò,
 saprò con alma forte
 o finger o tacer.
 
    Dirò che ottuso è ’l senso
1125e che bugiardo è ’l guardo;
 né avrò ne la mia sorte
 che cor per sostener.
 
 SCENA IX
 
 GUALTIERO, COSTANZA, ROBERTO, ELPINO
 
 ROBERTO
 (Temo).
 COSTANZA
                   (Pavento).
 GUALTIERO
                                         Or non estingua in voi
 fredda tema importuna i casti ardori.
1130Non son io di que’ sposi
 che ogni bacio, ogni amplesso
 renda fieri o gelosi.
 Certi teneri affetti,
 che del tempo e del cor figli pur sono,
1135perdono al genio ed a l’età perdono.
 COSTANZA
 Perdono io non vorrei, se offeso avessi
 l’onor tuo, l’onor mio.
 ROBERTO
 Un volontario esiglio
 quindi prendea.
 GUALTIERO
                                 Tacete,
1140che più del vostro amore
 la discolpa mi offende.
 Col non amar Roberto
 rea saresti, o Costanza, e tu più reo,
 se da lei ti dividi.
1145Proseguite ad amarvi e siate fidi.
 ELPINO
 Più cortese marito ancor non vidi.
 GUALTIERO
 
    Non partir da chi t’adora. (A Roberto)
 Ad amar segui chi t’ama, (A Costanza)
 che mi è caro il vostro amor.
 
1150   De l’ardor, che in sen chiudete,
 gelosia non sento ancora.
 Con l’amor non mi offendete;
 mi offendete col timor.
 
 SCENA X
 
 COSTANZA, ROBERTO, ELPINO
 
 ROBERTO
 (Non m’inganno?)
 COSTANZA
                                     (E lo credo?)
 ROBERTO
                                                               (Udii?)
 COSTANZA
                                                                                (Sognai?)
 ELPINO
1155(Maggior sorte in amor chi ’ntese mai?)
 ROBERTO
 Vuole il re ch’io non parta.
 COSTANZA
 Lo sposo impon ch’io t’ami.
 ROBERTO
 Ah Costanza!
 COSTANZA
                           Ah Roberto!
 ROBERTO
 Spesso a dolce liquor misto è ’l veleno.
 COSTANZA
1160Spesso in mar lusinghier fremono i nembi.
 ROBERTO
 Arrestarmi è periglio.
 COSTANZA
 È delitto adorarti.
 ELPINO
 Che risolvi? Che pensi?
 ROBERTO
 Con periglio ubbidir.
 COSTANZA
                                          Con colpa amarti.
 ROBERTO
 
1165   Non so se più mi piaci
 per fede o per beltà.
 
    Ma questo core amante,
 al par del tuo costante,
 credi che t’amerà
1170sinché vivrà. (Parte)
 
 COSTANZA
 D’una fede sì bella
 seguo l’esempio anch’io. Può ben la sorte,
 tronchi col fatal ferro
 i men forti legami,
1175far ch’io non viva più, non ch’io non t’ami.
 
    Non lascerò d’amarti,
 mio ben, finché vivrò.
 
    E se vorrà la sorte
 spezzar le mie ritorte,
1180la vita perderò
 ma t’amerò.
 
 SCENA XI
 
 ELPINO
 
 ELPINO
 Pensa Elpino, ripensa e non l’intende.
 Non opra a caso il re che agli altri è legge;
 ma la ragion de l’oprar suo non vedo.
1185Scaccia Griselda e la richiama. Otone
 fa che in ceppi sia posto,
 poi libertà gli rende.
 Vuol sua sposa Costanza
 e che un altro l’abbracci ei non si offende.
1190Pensa Elpino, ripensa e non l’intende.
 
    Un nemico non crudele,
 uno sposo non geloso
 non so intender come sia.
 
    So che ognor figlia fedele
1195fu de l’odio la fierezza,
 de l’amor la gelosia.
 
 Luogo magnifico che si va illuminando per le nozze.
 
 SCENA XII
 
 GRISELDA con guardie
 
 GRISELDA
 Ministri, accelerate
 l’apparato e la pompa; il dì già stanco
 ravvivate co’ lumi; e più giuliva
1200del suo signor senta la reggia i voti.
 Legge è del mio Gualtier ch’io stessa affretti
 e renda più superba
 de le tragedie mie la scena acerba.
 
 SCENA ULTIMA
 
 GUALTIERO
 Griselda.
 GRISELDA
                    Altro non manca
1205che il sovrano tuo impero.
 GUALTIERO
                                                  Impaziente
 è un amor tutto foco.
 GRISELDA
 Anche Griselda amasti.
 GUALTIERO
 La tua viltà le chiare fiamme estinse.
 GRISELDA
 Per l’illustre tua sposa ardano eterne.
1210Ah non voler da lei
 de la mia tolleranza i rari esempi.
 Mal può darli Costanza,
 gentil di sangue e poco
 d’una rigida sorte,
1215qual io vil donna, in mezzo agli ostri avvezza.
 COSTANZA
 (O bontade!)
 ROBERTO
                           (O virtude!)
 GUALTIERO
                                                    (Il cor si spezza).
 CORRADO
 Che più chiedi?
 GUALTIERO
                                L’estrema
 prova di sua fermezza. Oton.
 OTONE
                                                       Mio sire.
 GUALTIERO
 Ti avanza; e tu, Griselda...
 GRISELDA
1220Ubbidisco. (Che fia?)
 ROBERTO
 (E ti perdo?)
 COSTANZA
                           (E non moro?)
 A DUE
                                                        Anima mia.
 GUALTIERO
 (Che pensi, o cor?) Tempo è, Corrado.
 CORRADO
                                                                       Ah vedi
 che non t’inganni.
 GUALTIERO
                                    In sua virtù confido.
 CORRADO
 Non è alfin più che donna.
 GUALTIERO
1225Ma tal che far può scorno al sesso forte.
 CORRADO
 Opra a tuo senno.
 GUALTIERO
                                   Amor mi assista.
 CORRADO
                                                                    E sorte.
 GUALTIERO
 Assai soffristi. È degno
 di premio il tuo coraggio e n’ho pietade.
 Più non sarai, Griselda,
1230pastorella ne’ boschi o ancella in corte.
 Ma...
 GRISELDA
             Che?
 GUALTIERO
                         (Cor mio, che tenti?)
 GRISELDA
 Signor...
 GUALTIERO
                   Del fido Oton sarai consorte.
 OTONE
 (Gioie, non mi uccidete).
 GRISELDA
 Io d’Otone?
 GUALTIERO
                         Egli è ’l forte
1235sostegno del mio scettro, egli il più chiaro
 fregio de la Sicilia. Il sangue, il merto
 gli acquistan nel mio regno amor, rispetto.
 È tal che con Griselda,
 dopo il suo re, può aver comune il letto.
 GRISELDA
1240Io di Otone?
 GUALTIERO
                          La fede
 a lui porgi di sposa.
 OTONE
 (O sorte avventurosa!)
 GRISELDA
 Ah! Mio sire.
 GUALTIERO
                           Ubbidisci.
 Tel comanda il tuo re.
 GRISELDA
                                          Mio re, mio nume,
1245mio sposo un tempo e mio diletto ancora,
 se de’ tuoi cenni ognora
 legge mi feci, il sai; dillo tu stesso;
 popoli, il dite voi, voi che ’l vedeste.
 Mi ritogliesti il regno;
1250m’imponesti l’esiglio;
 tornai ninfa a le selve;
 venni ancella alla reggia,
 ministra a’ tuoi sponsali.
 Mali, rischi, sciagure, onte, disprezzi,
1255tutto, tutto soffersi,
 senza dirti spietato,
 senz’accusarti ingrato.
 Ma ch’io d’Oton sia sposa?
 Che sia d’altri il mio core,
1260la mia fede, il mio amore?
 Mi perdona, Gualtiero. È questo, è questo
 il caro ben che solo
 libero dal tuo impero io m’ho serbato.
 Tua vissi e tua morrò, sposo adorato.
 GUALTIERO
1265(Lagrime, non uscite). Ommai risolvi,
 o di Otone o di morte.
 GRISELDA
 Morte, morte, o signor. Servi, custodi,
 aguzzate ne’ ferri,
 spremete ne’ veleni,
1270ne’ tormenti inasprite
 la morte mia. La gloria
 chi avrà di voi del primo colpo? Ah sposo,
 a la tua mano il chiedo
 e prostrata lo chiedo, (S’inginocchia. Gualtiero non la oserva)
1275se pur cader per una man sì cara
 non è, dolce consorte,
 anzi vita che morte.
 Pur sia pena o sia dono, a te la chiedo.
 Fa’ ch’io vada agli Elisi, ombra superba,
1280con l’onor di tua fede, e ch’ivi additi
 le tue belle ferite,
 opra già de’ tuoi lumi, or del tuo braccio.
 GUALTIERO
 (Non più, cor mio, non più). Sposa, ti abbraccio. (Solleva Griselda e la abbraccia)
 OTONE
 (Misero Oton!)
 CORO
                               Viva Griselda, viva.
 GUALTIERO
1285Popoli, che rei siete
 del cielo e del re vostro, ommai vedete
 qual regina ho a voi scielta, a me qual moglie.
 La virtù, non il sangue
 tal la rende a’ vostr’occhi ed al mio core.
1290Or con tal pentimento
 facile a voi perdono il vostro errore.
 OTONE
 Gran re, sol è mia colpa
 il pubblico delitto. Io fui che, spinto
 da l’amor di Griselda, indussi il regno
1295più volte a l’ire. Ebber gran forza i doni
 ne l’anime volgari,
 ne le grandi il mio esempio.
 Ecco, perdon ti chiedo.
 GUALTIERO
 Il tuo dolor mi basta e tel concedo.
 CORRADO
1300Nobil pietà!
 COSTANZA e ROBERTO
                         (Che spero?)
 GUALTIERO
 Ma tu taci, o Griselda? E lieta appena
 al tuo amico destin mostri la fronte?
 Forse non gli dai fede? O forse intera
 non è ancor la tua gioia?
 GRISELDA
1305Tel confesso, mi è pena
 di Costanza la sorte. Ella era degna
 di te.
 GUALTIERO
             Sposa del padre è mai la figlia?
 GRISELDA e COSTANZA
 Come?
 GUALTIERO
                 Il dica Corrado.
 CORRADO
 Sì, Costanza è tua prole
1310che piangesti trafitta.
 GRISELDA
                                          O figlia!
 COSTANZA
                                                            O madre!
 GRISELDA
 Ben mel predisse il core e non lo intesi.
 GUALTIERO
 Tu l’amor di Costanza,
 ch’ora in sposa ti dono,
 tutto non m’involar, Roberto amato.
 ROBERTO
1315Il tuo dono, o gran re, mi fa beato.
 GUALTIERO
 Meco ommai riedi, o cara,
 su la real mia sede.
 OTONE
 E sia Everardo il tuo, ma tardo, erede.
 CORO
 
    Imeneo, che se’ d’amore
1320dolce ardor, nodo immortale,
 de la coppia alma reale
 stringi l’alma, annoda il core.
 
 GUALTIERO e ROBERTO
 
    Bianca man, col tuo candore
 d’un bel core ancor fai fede.
 
 COSTANZA e GRISELDA
 
1325   Di quest’alma, ove amor siede,
 spirto e vita è sol l’onore. (Il coro replica «Imeneo», eccetera)
 
 Il fine del drama