Ornospade, Venezia, Marciana, autografo

 ATTO SECONDO
 
 Camera con poggiuolo in alto nella facciata e con due porte laterali.
 
 SCENA PRIMA
 
 ANILEO e PALMIDE
 
 ANILEO
 No, Palmide, non son quel vil, quell’empio,
 nomi che ira ch’ira e dolor tiene t’arma sul labbro,
285più che ragion.
 PALMIDE
                               (Che sofferenza e pena!)
 ANILEO
 Qui sovrana tu regni,
 qual d’Artabano al fianco,
 sui faretrati parti
 e su l’altre avrai scettro
290al vasto impero suo suddite genti.
 PALMIDE
 Che dici?
 ANILEO
                     Che fra poco
 verrà il grande Artabano
 a te sposa e regina;
 e tu ’l prezzo sarai di quella pace
295che da l’armi dispero e da la forza.
 PALMIDE
 Dehi!, Qual mi si minaccia aspra nuova sciagura!...
 ANILEO
 Eh! Meglio riconosca
 l’alto favor de’ numi
 e se dirlo non sdegni
 qual di Anileo. [illeggibile] tu sei giusta e non giura[illeggibile]
 PALMIDE
 Comunque aver prefisso
 di me possa il destin, tu ’l primo oggetto
 sarai de l’ire mie. Tremane e assolvi
 te da rischio e timor. Morte è ’l sol bene
 che Anileo far mi possa.
 ANILEO
                                                                                              Palmide Oh! Se non fosse
 che un cieco amor t’ha posto agli occhi un velo,
 meglio ravviseresti
 ciò che ti giova. S[illeggibile] Scorda
300un colpevole, un esule...
 PALMIDE
                                              Perverso!
 Stanco sei ch’io ti soffra; e quale ad altri
 piace udir suon di lode, a te diletta
 quel di [illeggibile] scherno e d’infamia.
 L’amor, che mi rinfacci,
305fa la gloria di Palmide; e la colpa
 del mio eroe nel suo esiglio
 vien da l’iniquità di un tuo consiglio.
 ANILEO
 
    Luci, che irate e felle
 siete ancor [illeggibile] care e belle,
310se più mi fisso in voi,
 sento che n’arderò.
 
    E se in me cresce il foco,
 forse avverrà che poco
 amor di re mi affreni
315e voi placar saprò.
 
 SCENA II
 
 VONONE e i suddetti
 
 VONONE
 Anileo, che non corri ove il dovere
 e ’l periglio ti chiama?
 ANILEO
 Che temer posso?
 VONONE
                                    I Parti
 occupate han le mura; e Carre è  presa.
 ANILEO
320Son tradito. Empi fati!
 Ma tu non n’esultar. Se Anileo cade,
 non sarà solo e piagnerà Ornospade.
 
 SCENA III
 
 PALMIDE e VONONE
 
 PALMIDE
 Vonon, qualunque vinca,
 che giova a me? Passo di ceppi in ceppi
325e miseria cangiar, non finir posso.
 VONONE
 Cosi già non diresti,
 se il tuo liberator fosse il tuo amante.
 PALMIDE
 Ornospade?
 VONONE
                          Il gran nome
 suona fra i combattenti.
 PALMIDE
330Cielo stranier lunge il ritiene...
 VONONE
                                                          E pure
 suo è l’onor de l’assalto e de le torri
 sorprese. Un fugitivo
 me lo affermò. Vincer cosi...
 PALMIDE
                                                     Già ’l credo,
 è solo da Ornospade e da lui solo
335dare a Palmide aita.
 Preservatemi, o dei, sì cara vita.
 VONONE
 
    Rasserenati; e l’alma prepara
 agli amplessi del fido tuo amante.
 
    Beltà mesta si rende men cara;
340né tristezza dà grazia a un sembiante.
 
 SCENA IV
 
 PALMIDE e ANILEO con ferro alla mano seguito da due soldati, tutti con ferro in mano
 
 PALMIDE
 Sì sì, dal seno uscite,
 date loco al gioir, tristi pensieri...
 ANILEO
 Palmide, tu sei lieta.
 Ornospade a te viene; e del tuo amore
345tale è ’l fasto e ’l piacer che baldanzoso
 speranze di vendetta in sé rivolge.
 PALMIDE
 Anileo, non è a tutti
 nel poter vendicarsi egual costume.
 Il malvagio imperversa. Il generoso
350perdona. Io t’assicuro
 da l’ira di Ornospade;
 e ai beni aggiugnerai,
 ond’egli ti colmò, la vita ancora.
 ANILEO
 Mille volte si mora,
355pria che viver per lui. Fatto suo dono,
 abborrirei me stesso.
 Ma grazie al cielo, ho tanto
 con che farlo tremar.
 PALMIDE
                                         Deh! Che far pensi?
 ANILEO
 Quello a che son costretto.
360Segui colui. Tu ’l mio comando adempi. (Ad uno de’ soldati)
 PALMIDE
 Non mi tocchi uomo plebeo l’uom vil. Scostati. Io vengo.
 Sovvengati, Anileo, che d’ogn in Ornospade
 d’ogni mio oltraggio il punitore avrai.
 ANILEO
 In quell’anima altera
365io porterò il terrore; e tu ’l vedrai.
 PALMIDE
 
    Le tue minacce sfido;
 del tuo furor mi rido;
 timor di te non ho.
 
    Dal forte amante e fido
370avrò la mia vendetta difesa
 e o la tua pena avrò.
 
 SCENA V
 
 (Palmide entra nella stanza interna, seguita da uno de’ soldati, e l’altro passa a fermarsi sulla stessa porta per cui ella entra)
 
 SCENA V
 
 ANILEO, poi ORNOSPADE con la spada in mano, seguito da più soldati
 
 ANILEO
 Non so come non abbia
 di Palmide nel sen la spada immersa,
 in dolor di Ornospade. Ei venga e trovi
375qual sia Anileo.
 ORNOSPADE
                               Giugnesti
 pure a quel varco, onde a salvarti, o iniquo,
 non ti vale perfidia.
 Quell’audacia a che ostenti?
 Su, gitta il ferro e renditi; o trafitto,
380soldati, ei qui rimanga,
 ch’io di sangue sì reo sdegno macchiarmi. (Comparisce sul poggiuolo Palmide, afferrata per un braccio dal soldato di Anileo, il quale con l’altra mano tiene alzato uno stile, in atto di immergerlo nel seno di Palmide)
 ANILEO
 Che tardate? Cent’armi
 volgansi in Anileo. Di che pentirsi
 troveranno i più audaci.
385Tu vieni ancor; ma prima
 colà, o superbo, alza un sol guardo e mira
 da qual ombra sarà nel cupo Averno
 preceduta la mia.
 ORNOSPADE
 Palmide... Ahimè! (Mirando verso Palmide)
 PALMIDE
                                     Ornospade, (Dal poggiuolo)
390o mi salva o mi vendica.
 ANILEO
                                               Sì, eleggi
 tra ’l furor e l’amor qual più ti aggrada.
 Che ti arresta? Da’ il cenno e fa’ ch’io cada.
 ORNOSPADE
 Ah! Più tosto, o crudel, dentro il mio petto
 vibra la morte e svena
395Palmide nel mio core.
 Gitterommi al tuo piè, se vuoi ch’io preghi;
 il re ti placherò, s’ei ti minacci;
 armerò in tua difesa anche me stesso.
 Ma Palmide...
 ANILEO
                             È in mia possa; e nel mio crudo
400destin, da te e dal re quella mi è scudo.
 
 SCENA VI
 
 GERONZIO e i suddetti
 
 GERONZIO
 Signor, spoglia ogni tema. Il re ti accorda (Ad Anileo)
 grazia e perdono. Io lo precorro. Ei viene.
 ANILEO
 Seguimi. Il primo passo (Prima ad A a Geronzio, poi ad Ornospade)
 che avanzi in quella soglia
405fia a Palmide funesto. (Entra Anileo con Geronzio per la stessa porta, per cui era entrata già Palmide, e vi resta l’altro soldato per guardia come prima. Palmide e ’l soldato si ritirano dal poggiuolo)
 
 SCENA VII
 
 ORNOSPADE, VONONE e poi ARTABANO con MITRIDATE e soldati
 
 ORNOSPADE
 Crudel divieto! Ah! Mi fa orror del pari
 il seguirlo e ’l restar.
 VONONE
                                        Che non ti celi?
 Ecco il re.
 ORNOSPADE
                     Quai girate
 sul capo mio barbari aspetti, o cieli!
 ARTABANO
410Ornospade, sì poco
 temi il tuo re? Del mio divieto in onta
 tornar su le mie terre? E con sì franco
 volto a me offrirti? A tanto
 crebbe in te orgoglio, il veggo, in te orgoglio,
415perché poco punii la tua perfidia.
 Ma tu disubbidisti e n’avrai pena.
 ORNOSPADE
 Di mia sorte, o signor, qual vuoi, disponi.
 Lo soffrirò; ma a torto
 di perfidia mi sgridi. In tormi vita
420lasciami almen l’onor di quella fede
 che vantarti potrei con più baldanza,
 senza il timor che cada
 in rimprovero tuo la mia innocenza.
 Rispetto la tua gloria e in que’ malvagi,
425che han sorpreso il tuo core,
 tutta rigetto la miseria mia.
 Tedio di vita qui mi spinse e venni
 una morte a cercar ch’util ti sia.
 MITRIDATE
 Del suo valor...
 ARTABANO
                              No, Mitridate, errasti
430tu ancor, fidando l’armi nostre ad uno
 esule e reo.
 MITRIDATE
                        Ciò ch’egli fe’...
 ARTABANO
                                                      Non scema
 la sua colpa; l’accresce.
 L’ubbidir, di chi serve, è ’l primo impegno;
 né un trasgredito impero
435ha merto che lo esima a regio sdegno.
 VONONE
 (Un re rival può mai placarsi?)
 MITRIDATE
                                                           Io temo...
 (per l’innocente amico).
 
 SCENA VIII
 
 ANILEO, PALMIDE e i suddetti
 
 ANILEO
 Eccoti, o grande Arsacide, Anileo,
 misero più che reo, chieder perdono;
 e chiederlo di un fallo, a cui l’astrinse
440altrui malvagità. Ma, cui c di quanto Sul primo avviso
 cinga il Tigri e l’Eufrate
 affidasti il governo, astio e livore
 accusaro al tuo trono.
 Vicino accusator facil trionfo,
 di chi lontan dir sua ragion non puote.
 Contro forza usai forza e strinsi l’armi,
 non qual fellon contra il mio re, che onoro,
 ma perché iniquità su me depresso
 non contasse il trionfo. Al primo avviso
 del tuo venir, le smanie
 del mio ossequio intendesti;
 e in tua pietà fidai. Se l’atto umile
 non me la ottien, la bella
445Palmide, che dai vani
 sforzi ho difesa di feroce amante,
 sol per renderla a te, parli al tuo core; (S’inginocchia)
 e m’impetri perdon, se non favore.
 PALMIDE
 (Perfido!)
 ORNOSPADE
                      (Mentitore!)
 ARTABANO
450Ben pensasti, Anileo, cercando al fallo
 pietà, più che discolpa. Non si vince (Gli fa cenno di levarsi)
 ira di re col sostenere orgoglio.
 Il tuo ravvedimento,
 se non cancella, alleggerisce in parte
455le andate colpe; e Palmide a me resa
 non n’è lieve compenso.
 Ritirati e un sol passo
 non trar fuor de la reggia. Io meglio intanto
 su te risolverò.
 ANILEO
                              Sia mite o fiero,
460ne la mia sorte adorerò il tuo impero. (Gli bacia la mano e parte)
 
 SCENA IX
 
 ARTABANO, PALMIDE, MITRIDATE, ORNOSPADE e VONONE
 
 PALMIDE
 Col rubello Anileo tanta pietade?
 Col fedele leale Ornospade
 tanto rigor? Deh! Sire,
 anche per lui clemenza,
465se giustizia non vuoi.
 ORNOSPADE
 (O Palmide fedel!)
 ARTABANO
                                     Palmide prega
 per altri? E di non un’offesa
 non mi rende ragion? Perché fuggirmi
 di un esule su l’orme? Atto era questo
470degno del al tuo grado decente? Ed al tuo onore?
 Palmide, errasti e non ti scusi amore.
 PALMIDE
 Né amor mi scuserà. Re, tu lo sai,
 tremai per la tua gloria
 e i rischi ne fuggii.
 ORNOSPADE
                                     (Come?)
 ARTABANO
                                                        Quai rischi
475ti fingi? E che diresti a re tiranno?
 PALMIDE
 Se tanto così di tiranno abborri il nome,
 l’innocente, l’invitto
 rendi a te, rendi a me, rendi al tuo regno.
 La sua virtù tel chiede.
480Palmide a te l’implora.
 MITRIDATE
 E Mitridate ancora.
 VONONE
 (Vuole e non vuol; sta irresoluto e pensa).
 ARTABANO
 Ite e resti Ornospade.
 A lui grazia userò, purché ubbidisca.
 ORNOSPADE
485Che vorrà?
 MITRIDATE
                        Re magnanimo...
 PALMIDE
                                                         E clemente...
 ARTABANO
 Faccia il dovere e lo dirò innocente.
 PALMIDE
 
    Se a me rendi il caro amante,
 oh! quai voti in tua salvezza,
 buon regnante, appenderò! (Parte)
 
 MITRIDATE
 
490   Se a noi serbi il duce invitto,
 tremar l’Asia e a tua grandezza
 serva farsi un dì vedrò. (Parte)
 
 VONONE
 
    Ed aggiugnersi al tuo trono
 nuova gloria e sicurezza
495da un perdono anch’io dirò. (Parte)
 
 SCENA X
 
 ARTABANO e ORNOSPADE
 
 ARTABANO
 Appressati, Ornospade e mi ascolta.
 (Cangia color, qual chi è di mal presago).
 ORNOSPADE
 (Chi mi parla è ’l mio re. Cor, tel rammenta).
 ARTABANO
 Ornospade, se punto
500ti cal del mio riposo e del mio affetto,
 dimmi, ti senti un cor forte in mia aita?
 ORNOSPADE
 Quanto egli è, quanto [illeggibile] e’ vive
 è tuo. Lascia a me onor. Nulla a me serbo.
 ARTABANO
 Ebbi pena e rossor del duro esiglio
505che costretto t’imposi.
 ORNOSPADE
 Lo soffersi tacendo,
 più per dolor che tu paressi ingiusto
 che per timor d’esser creduto io reo.
 ARTABANO
 Ne sai tu la cagion?
 ORNOSPADE
                                      Né in me la temo;
510né fuor di me la [illeggibile] trovo.
 ARTABANO
 Cercala in Artabano.
 ORNOSPADE
 Fu il mio re sempre grande e sempre giusto.
 ARTABANO
 Ah! Che un fatale amore
 rotto ha ’l bel corso di mia vita e trarmi,
515se mi nieghi soccorso,
 minaccia in più ruina.
 ORNOSPADE
 Ahimè!
 ARTABANO
                  Tu sospirasti e già m’intendi.
 Amo Palmide.
 ORNOSPADE
                             O dio!
 (Palmide che è ’l cor mio!)
 ARTABANO
                                           So del tuo amore
 e so del suo la vicendevol fede.
520Per non sciorne i legami,
 che non soffersi? E per disciorli ancora,
 che non tentai? Tel dica
 la sua fuga, il tuo esiglio. Alza, deh! gli occhi,
 fissali nel tuo re. Vuoi la sua morte?
525Vuoi la sua infamia? Esser convienmi a forza
 o misero o tiranno.
 Tu, che contra rubei, contra nemici
 segnalasti il tuo zelo,
 questa volta, Ornospade,
530servi al tuo re contra te stesso. Cedi
 [illeggibile] il tuo piacere al mio. Fa’ tua regina,
 lei che non puoi tua sposa.
 Offrile col mio cor la mia grandezza;
 ma riserbane ancora
535una parte per te. E Metto in tua mano
 il mio ben, la mia gloria e la mia vita.
 Di’, che risolvi?
 ORNOSPADE
                                Sire,
 ubbidirti e morire.
 ARTABANO
 
    La tua spada assai mi diede;
540ma più deve a la tua fede
 il riposo del mio cor.
 
    Solo f[illeggibile] avvien che appien non sento
 tutto il ben del mio contento,
 quando penso al tuo dolor.
 
 SCENA XI
 
 ORNOSPADE
 
 ORNOSPADE
545Ubbidirò? Che dissi? O ubbidienza
 funesta! O rea promessa! Io potrò dunque,
 per servire al mio re, tradir chi adoro?
 Fatale estremità, dove ugualmente
 trovo obbrobrio ove vo, pena onde parto.
550O Palmide! O Artabano!
 A chi serbo la fede? A chi la tolgo?
 Chi di voi me ne assolve?
 Perdonami, o mia cara. È forza alfine
 che in contrasto sì fier ceda al più giusto
555il più tenero affetto ;,
 ch’io non t’invidi un bene
 da fortuna concesso
 e che, in pegno di fede,
 al re sveni il mio amore e a te me stesso.
 
560   Ti cedo al mio regnante.
 Non dirmi infido iniquo amante.
 Compiangi l’amor mio.
 Discolpa il mio dover.
 
    Qual Naufrago in mare infido,
 che quanto avea più caro
 dal mar vedendo astretto
565non hao per trovar porto trarmi a lid al lido
 né forza né voler.
 
 Giardino.
 
 SCENA XII
 
 NISEA, PALMIDE e MITRIDATE
 
 PALMIDE
 Quanto v’invidio, alme in amor tranquille!
 NISEA
 Palmide, in che siam noi
 più felici di te?
 PALMIDE
                               Protegge i vostri
570vicendevoli affetti
 quella mano real che i miei contrasta.
 MITRIDATE
 E pur con Ornospade
 fortuna io cangerei.
 PALMIDE
                                       Perché?
 MITRIDATE
                                                        Sicuro
 ei posa nel tuo amor.
 NISEA
                                         Dubbio hai del mio?
 MITRIDATE
575Non vorrei che Nisea col cor del padre
 mi amasse ma col suo.
 NISEA
                                            Sì sì, vorresti
 che presso a te mi si spiegasse in volto
 or fiamma, or pallidezza;
 e i frequenti sospiri e i fissi sguardi
580e que’ languidi «ahimè» soliti indici
 del fervido disio, vorresti. È vero?
 MITRIDATE
 Ad eccelsa donzella, a regal figlia,
 tanto non chieggo... Ma...
 NISEA
                                                Segui.
 PALMIDE
                                                              Io l’intendo.
 Scelto dal re in tuo sposo, un qualche esigge
585innocente favor che il rassicuri.
 NISEA
 Or via. Palmide, sappi
 che per illustre oggetto, in beltà pari
 e in merto al tuo Ornospade,
 l’anima innamorata arde e si sface.
590Sappi che quanto chiusa
 più la chiara sua fiamma
 la strugge e la divora.
 MITRIDATE
 Ma non dicesti «Mitridate» ancora.
 NISEA
 Mitridate, or lo dissi; e chi ti vieta
595a tuo talento interpetrarne i sensi?
 PALMIDE
 Ciò che tace il suo labbro, il tuo cor pensi.
 MITRIDATE
 
    È così? Parto contento,
 certo già d’esser l’oggetto
 del tuo affetto, anima mia.
 
600   Tempra alquanto
 il soverchio ardente foco.
 Vo’ che m’ami ma non tanto
 che il tuo amore incendio sia.
 
 SCENA XIII
 
 NISEA e PALMIDE
 
 PALMIDE
 Può di un fido amator Nisea pregiarsi.
 NISEA
605Fede di amante è mobil cosa e lieve.
 PALMIDE
 F Forse in regno d’amor non v’è costanza?
 NISEA
 Sì, ma rara; e anche questa
 invincibil non è, messa a gran prova.
 PALMIDE
 In Ornospade è invitta io l’assicuro invitta.
 NISEA
610Il più credulo è sempre il più ingannato.
 PALMIDE
 Soverchia diffidenza è spesso iniqua.
 NISEA
 Faccian gli dii che il cor ti dica il vero.
 PALMIDE
 Dopo gli sperimenti...
 NISEA
                                           Il forte amante (Mostrandole Ornospade)
 perché a Palmide vien mesto e pensoso?
 
 SCENA XIV
 
 ORNOSPADE e le suddette
 
 PALMIDE
615Con sì mesto afflitto sembiante
 io non credea che ti trovasse [illeggibile] il tanto
 quel felice m sospirato disiato momento, in cui n’è dato
 rivederci, abbracciarci.
 ORNOSPADE
                                             Il sospirai,
 Palmide, anch’io; ma quanto
620ei per me sia funesto, ah! tu nol sai.
 PALMIDE
 Vinti abbiamo altri mali...
 ORNOSPADE
 Ma qui ceder convienmi, ove ugualmente
 mi perde il tuo consenso e ’l tuo rifiuto .
 PALMIDE
 Che richiedermi puoi, ch’io ti ricusi
625o ti offenda concesso?
 NISEA
 (Amor, di me si tratta e di te stesso).
 ORNOSPADE
 Più non si taccia. A me fo ardire e ’l prendo
 dal mio dover che di ubbidir con pena
 già si arrossisce.
 PALMIDE
                                 Io nulla intendo. Parla.
 ORNOSPADE
630T’ama il re nostro e t’offre
 talamo e trono. A lui,
 così volle il mio zel (non il mio core),
 t’ho ceduta. Il mio amore
 più non si ascolti. Io ’l porterò a la tomba,
635misero ma costante.
 NISEA
 (Consolerallo il mio).
 PALMIDE
                                         Perfido amante!
 ORNOSPADE
 Perfido e qual più vuoi, chiamami. È forza
 ch’io gli occhi atterri, ove il mio re gl’innalza.
 Tra ’l sovrano e ’l vassallo esser non puote
640rivalità. In tua gloria
 faccio un’infedeltà. Non è mia pena
 il perderti a tal prezzo.
 Il doverlo a te dir solo mi affligge,
 che da questa potea barbara legge
645assolvermi Artabano
 e lasciarmi morir con più di pace.
 PALMIDE
 Crudel! Sia che mi tenti
 o sia che mi tradisci,
 cessa di tormentarmi; e da me impara
650come s’abbia ad amar. Quanto a un regnante si debba
 si debba a un regnante, il so anch’io. Ma ’l suo diadema
 non ha luce per me né il suo potere. Già lo rifiuto,
 giugne sino a quest’alma. Io lo rifiuta,
 non mossa da l’amor, che più non merti,
 ma offesa da la forza ingiusta forza
655fa che vuol farsi al mio cor. Se fasto avesse
 mai potuto sedur gli affetti miei,
 già sarei grande; e senza
 il tuo iniquo consiglio, or regnerei.
 
    Va’. Non t’ascolto più,
660eroe senza virtù,
 amante senza fé, genio servile.
 
    Quel re, cui servi e temi
    Non ben si consigliò
 se chi vincermi pensò,
 valendosi di te spergiuro te spergiuro e vile.
 
 SCENA XV
 
 ORNOSPADE e NISEA
 
 NISEA
665(Per sorprenderlo è questo il miglior tempo).
 \ORNOSPADE
 Palmide... Oh! Qual mi lasci! Oh! Qual rimango!
 Se i tuoi mali casi, Ornospade,
 mi facciano pietade...
 ORNOSPADE
                                          Ah! Che a misura
 di quanto soffro e peno,
 compiangermi non puoi, vergine eccelsa.
670Fedele a chi mi uccide,
 infedele a chi mi ama,
 senza merto ubbidisco,
 senza colpa tradisco; e perdo, o dio!
 me stesso e l’idol mio.
 NISEA
675Danno, che con usura
 può ripararsi, è picciol danno. Io t’offro
 in una’alma real, che per te langue,
 una più degna amante.
 Gradiscila e sii giusto in comun bene.
 ORNOSPADE
 Perduta lei, mio solo voto e spene,
680per me non v’è che angoscia più bene.
 NISEA
 Quel, che al tuo re facesti,
 sacrificio crudel quanti avvien con gioia
 po[illeggibile] fare il vorrian! Tu perché averne affanno?
 Lascia Palmide al trono e sei fedele.
685Ama regia donzella e sei felice.
 ORNOSPADE
 Ella più che regina,
 foss’io meno che servo...
 NISEA
                                               Il tuo sospendi
 sconsigliato furor dolor. Tutta non esca
 sul crudel labbro la feral ripulsa
 Risparmiami. Già tanto cieco dolor. Risparmiami. Già tanto
 diss’io che più non giova
690arrossir [illeggibile] vergognarsi o tacer. Mira e conosci
 chi ti parla e chi t’ama.
 ORNOSPADE
 Chi mi parla è Nisea,
 la figlia di Artabano e la promessa
 sposa di Mitridate; e questi nomi
695son per me troppo sacri, ond’io gli offenda.
 NISEA
 Temi di offender loro e me non temi?
 ORNOSPADE
 Nulla resta a temer, se non la vita,
 per chi vuol morte. A te che onoro, in odio
 esser duolmi e in amor. Questo al tuo fido
700sposo riserba; e mio, se ’l vuoi, sia l’altro
 ma sia senza mia colpa;
 e se [illeggibile] colpa poi ti sembra il dover mio,
 puniscilo, o Nisea. Ti affretto anch’io.
 
    Odiami pur [illeggibile] se vuoi
 ma lasciami d’amar.
 
    Forte gli affetti tu Ardan gli affetti tuoi
 Lasciami e torna a quelle Dolci affetti tuoi
 ardano a quella
 a quella prima face
 che ama chiara e vivace
 per te fa divampar.
 
 SCENA XVI
 
 NISEA, poi ARTABANO e ANILEO
 
705   Odiami pur, se vuoi;
 ma lasciami d’amar.
 
    I dolci affetti tuoi,
 lieti e innocenti, a quella
 prima lor face e bella
710tornino a divampar.
 
 SCENA XVI
 
 NISEA, poi ARTABANO e ANILEO
 
 NISEA
 Avrai l’odio che chiedi;
 e in ozio nol vedrai. Stan di tua sorte
 le redini in mia mano.
 Ecco il padre. È un gran ben, quando ad offesa
715non indugia vendetta.
 ARTABANO
                                           Attendi. Figlia, (Prima ad Anileo, poi a Nisea)
 così turbata?
 NISEA
                           Ah! Padre!
 ARTABANO
 Che mi dirai?
 NISEA
                             Ciò che ti spiaccia.
 ARTABANO
                                                                 Intendo.
 Palmide mi rifiuta.
 NISEA
 Sconsigliata e sedotta.
 ARTABANO
720Parlò Ornospade in mio favor?
 NISEA
                                                          L’iniquo!
 ARTABANO
 L’udisti tu?
 NISEA
                         Mel comandasti. Oh! Quanto
 soffersi in ubbidirti!
 ARTABANO
 Che fe’? Che disse? Che impetrò? Rispondi.
 NISEA
 Tradito sei.
 \PANILEO
 Tutto hai tradito
 ARTABANO
                        Come? Tradito!
 ANILEO
                                                       (O me felice!)
 NISEA
725Sì. L’amor di Ornospade,
 de la sua bella a fronte,
 obbliò le promesse
 e per sé favellò. Disse il suo ardore Chiese il suo Disse il suo ardore;
 consigliò il tuo rifiuto.
 ARTABANO
730O Perfido! Morirai.
 NISEA
                                      Di scuse orsù [illeggibile] Di scuse Di qualche scusa
 degno è ’l suo fallo. Una beltà, che s’ami,
 non sì facil si cede.
 ANILEO
 Dovea non darla o mantener la fede.
 NISEA
 
    La fede obbliò;
735ma merta pietà.
 Amor lo sforzò
 e ’l vinse beltà.
 (Vorrei... Ma che?... Non so. Già son pentita).
 
    Se ’l pensi punir,
740da’ pena al suo a l’error
 ma sol ne l’amor
 che ’l trasse a fallir.
 (Misero mio furor, tu m’hai tradita).
 
 SCENA XVII
 
 ARTABANO e ANILEO
 
 ARTABANO
 Lo credo appena. Udisti?
745Mi ha deluso l’iniquo. Era egli amante?
 Negar dovea, dovea scusarsi e meno
 dal rifiuto temer che da l’inganno.
 Nol fece, sì gli piacque alzar su l’onte
 di un rival coronato il suo trionfo.
 ANILEO
750Fosse questo, o mio sire, il suo gran fallo
 ma...
 ARTABANO
             Che?
 ANILEO
                         Sul labbro mio parrà l’accusa
 livore, odio, menzogna.
 ARTABANO
 Di Anileo mi fu sempre
 sincero il zelo.
 ANILEO
                             Anzi vorrei più vite
755perder che a te mentir. Sanno gli dei
 che del mio re solo mi spinge affetto
 cosa a dir che taciuta è in sua ruina.
 ARTABANO
 Parla. Già ser freddo in sen serpe il sospetto.
 ANILEO
 Di Ornospade, o signor, fu nel suo esiglio
760Roma il soggiorno.
 ARTABANO
                                     Io nol sapea.
 ANILEO
                                                              Di affetto
 colà colà si si strinse a cesare ed ai figli
 profughi di Fraate,
 te dal paterno impero
 sempre attenti a scacciar.
 ARTABANO
                                                 Tiberio e Roma
765armano a lor favor; né sfuggir posso
 la minacciata guerra.
 ANILEO
 La fomenta Ornospade e ’l suo ritorno
 non è senza disegno.
 ARTABANO
 Vorrei più assicurarmi.
 ANILEO
770Giunto è al campo Metello,
 il romano orator. Fia presto in Carre.
 ARTABANO
 Che reca? Il sai?
 ANILEO
                                 Ne ho fidi avvisi. Augusto
 vuol che tu renda il trono,
 ai figli di quasi ne fossi usurpator tiranno,
775ai figli di Fraate; e se resisti,
 quant’è verrà a’ tuoi danni; in e in Ornospade
 si assicura un amico.
 ARTABANO
 La rea trama prevengasi. Il perverso
 diasi a cieca forte prigion. Tuo ne sia ’l peso.
 ANILEO
780Ben l’affidi. Già parto e ’l cenno adempio. (Parte)
 ARTABANO
 Comincia a più temermi,
 orgoglioso rivale e suddit’empio.
 
    Fremer vi sento
 d’ira e spavento,
785barbare gelosie, nel regal petto.
 
    Scuote’ una face amore;
 altra ne accende sdegno;
 mi si minaccia il regno;
 sta in cor di amante e re furia e sospetto.
 
 Fine dell’atto secondo