Imeneo, Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 DORISBE ed ERASTO
 
 DORISBE
 Perfido, e questo è amore? E questa è fede?
 ERASTO
 Chi non odia un rivale è un fiacco amante.
 DORISBE
 Tu accusasti Imeneo.
 ERASTO
 Meglio occultarlo ad un rival dovevi.
 DORISBE
840In lui caro a Dorisbe
 osandomi oltraggiar, poco mi amasti.
 ERASTO
 Vendicarmi cercai, non oltraggiarti.
 DORISBE
 E Dorisbe negletta
 non era al tuo furore
845bastevole vendetta?
 ERASTO
 Un rival fortunato è sempre a tempo
 di riamare amato.
 DORISBE
 L’amor suo per Alisa
 era in tua sicurezza.
 ERASTO
850Al volto di Dorisbe
 è un facile trofeo far degl’infidi.
 DORISBE
 Orsù, se più su Erasto ho impero e forza,
 vo’ che Imeneo si salvi e tel comando.
 ERASTO
 Nemmen se mi prometti
855di lasciarlo d’amar, posso ubbidirti.
 DORISBE
 Ciò che prometter posso a Erasto amante
 sia che ubbidisca o tema
 dell’odio mio né più mi venga innante.
 ERASTO
 
    Barbara, tu non sai
860la legge, che mi dai,
 quanto sia dispietata a un cor fedele.
 
    Perderti in compiacerti
 o non mai più vederti,
 sappilo, è sempre a me morte crudele.
 
 SCENA II
 
 DORISBE
 
 DORISBE
865Ho pietà d’Imeneo, l’ho di me stessa.
 Se lo preservo, ecco per me un gran bene;
 e se poi me l’ottiene
 grato dover, me appien felice! Alisa
 a me lo ceda e l’ami
870anzi mio che di morte.
 D’Erasto poi nulla si badi a’ pianti.
 Son piacer nostro anche i traditi amanti.
 
    Per noi belle è un gran diletto
 dar lusinghe alla speranza
875di un amante, che è negletto,
 sinché giova al nostro amor.
 
    Quando poi le sue querele
 senza pro ne son di affanno,
 un addio, benché crudele,
880a lui serva in disinganno
 e risparmi a noi rossor.
 
 SCENA III
 
 ALISA e DORISBE
 
 ALISA
 Ah! Dorisbe...
 DORISBE
                             Mia Alisa.
 ALISA
                                                  Al fido amante,
 vedimi, io sopravvivo. O vil che sono!
 Dolor, se non sei forte
885a uccidermi, per me non v’è più morte.
 DORISBE
 Pianto che val? Diasi rimedio al male.
 ALISA
 E qual, se di salute
 tutte le vie son chiuse?
 DORISBE
 Amor le trovi; e se non son, le faccia.
 ALISA
890Eh! Già veggo il velen... Veggo i bei lumi...
 DORISBE
 Ti affretti ad esser misera. Non anche
 tratto è all’ara Imeneo. V’è cui sta a core
 la sua salvezza e ne ha possanza e spene.
 ALISA
 Lusinghe in mio conforto.
 DORISBE
                                                  E che daresti
895per la sua vita?
 ALISA
                               Che darei? La mia.
 DORISBE
 E l’amor tuo?
 ALISA
                            Che dici?
 DORISBE
 Se a ninfa, che il salvasse,
 cederesti Imeneo.
 ALISA
                                    Tu il cor mi strappi.
 DORISBE
 Non vi è indugio a frappor. Se il cedi, è vivo;
900e se nol cedi, estinto.
 ALISA
                                         Iniqua Alisa!
 Se un momento esitasti,
 poco, poco l’amasti.
 Salvisi e viva altrui.
 DORISBE
                                       La fé ricevo.
 Te ne sovvenga. Addio. (Si parte)
 ALISA
905Qual partì frettolosa! Ah! Che fec’io?
 
    Chiedimi, iniqua, il core.
 Lasciami il caro amore
 e nol voler da me.
 
    Ma purché viva almeno
910l’idolo del mio seno,
 cedasi a sì gran prezzo
 e viva sol per te.
 
 SCENA IV
 
 ARCESILAO, poi EUMOLPO con seguito
 
 ARCESILAO
 Le sue spine ha ogni terra. A tutti in fronte
 qui leggo acerbo affanno;
915né so il perché. Forse potrò, in disparte,
 da costoro indagarlo. (Si ritira in disparte)
 EUMOLPO
 Altri di voi qui scorti il reo prigione;
 altri cerchi di Erasto
 nel tempio; e giunto appena,
920ei faccia a quel meschin ber la sua morte. (Le guardie di Eumolpo per due diverse strade sen vanno)
 ARCESILAO
 (Uom quegli è d’alto grado.
 Mi appresserei; ma in pensier gravi immerso,
 temo d’importunarlo).
 EUMOLPO
 (V’ha chi mi osserva. Parmi
925stranier. Grave ha l’aspetto. Udiam). D’Eleusi
 sei tu?
 ARCESILAO
                Nol sono; e avvezzo
 a cangiar terra m’hanno i fati avversi.
 EUMOLPO
 A lido sfortunato or t’han condotto.
 ARCESILAO
 E pur gran bene ritrovar qui spero.
 EUMOLPO
930E quale?
 ARCESILAO
                    Unico mio perduto figlio.
 EUMOLPO
 Sai ch’ei viva fra noi?
 ARCESILAO
                                          Se non certezza,
 ne ho indizio; e un grande amor nulla trascura.
 EUMOLPO
 Io che queste ho in governo
 contrade... (Volgesi a guardare altrove)
 ARCESILAO
                        Eumolpo tu?
 EUMOLPO
                                                  Quegli. Ma attendi
935ch’io pria gli ultimi adempia
 con un misero reo
 uffici di pietade.
 ARCESILAO
                                  Uomini siamo
 tutti ad errar soggetti. E morir deve?
 EUMOLPO
 Ben tosto.
 ARCESILAO
                      Io lo compiango.
 EUMOLPO
940Più lo compiangerai, se la sua miri
 tenera età, guancia fiorita.
 ARCESILAO
                                                   (Ah! S’egli
 fosse quel figlio...) Ha padre?
 EUMOLPO
 Ritirati. Avrem tempo
 di ragionar.
 ARCESILAO
                         Come a te piace. (O dio!...
945Non so... Che affanno è il mio!) (Si ritira in disparte)
 
 SCENA V
 
 IMENEO fra guardie, EUMOLPO e ARCESILAO in disparte
 
 EUMOLPO
 Giovane sfortunato,
 che crudeltà sarebbe i tuoi disastri
 ora aggravar, che t’incammini a morte;
 se cosa hai che ti caglia, a me l’affida,
950che in me ne avrai l’esecutor fedele.
 ARCESILAO
 (Quel che là stassi a nudo capo e chino
 certo fia quel meschino).
 IMENEO
 Signor, dien guiderdone
 a tua bontà gli dei. Quel di che deggio
955pregarti, anzi ch’io mora,
 sia... Se a dirlo avrò forza...
 ARCESILAO
 (Vorrei vederlo in viso e assicurarmi).
 IMENEO
 Non è già che di morte o di rimorso
 mi punga affanno. In quella
960finisco i pianti; e l’altro
 tace nell’alma di delitto ignara.
 ARCESILAO
 Nulla udir posso, sì sommesso ei parla.
 IMENEO
 Ciò di che duolmi è di dover con l’odio
 morir d’Alisa e tuo. Deh! Tu che sei
965ministro degli dei, col loro esempio
 da’ perdono a chi ’l chiede; e tu mi placa
 la figlia ancor né mi si neghi pace,
 dacché sarò nud’ombra e fredda salma.
 EUMOLPO
 Quanto, Imeneo, mi chiedi
970ti giuro; e questa destra abbine in pegno.
 IMENEO
 Lieto il ricevo e la man bacio (Le bacia la mano )
 ARCESILAO
                                                        (Parmi
 che abbia detto Imeneo... Io potrò meglio
 di colà ravvisarlo. O santi numi!) (Va all’altro canto della scena)
 IMENEO
 D’altro ti prego ancor, che al vecchio padre
975non giunga il duro di mia morte avviso;
 o se fama, che i mali
 non sa tacer, qui disperato il tragge,
 se il puoi, tu lo consola.
 EUMOLPO
 Questo ancora farò. Vanne. Sa il cielo
980con qual pena lo adempia; e sa se vita
 ti darei, se potessi.
 IMENEO
                                     Io senza Alisa
 vita non curerei.
 ARCESILAO
                                 (Che veggio?... Oimè!)
 EUMOLPO
 (M’intenerisce).
 IMENEO
                                 Addio. (Ad Eumolpo)
 Addio, padre. Addio, Alisa. (Come da sé. In partendo s’incontra col padre che abbracciandolo gli sviene in braccio)
 ARCESILAO
                                                     Ah!... Figlio... mio.
 IMENEO
985Padre... Ei vien meno. Ei more. A sostenerlo
 m’aita. (Eumolpo corre a sostenerlo e pian piano lo adagiano ad un sasso della fontana)
 EUMOLPO
                  O fiero caso!
 Posiamlo qui. Tuo padre è questi?
 IMENEO
                                                                In breve
 nol sarà più, se il duolo,
 prima che me il velen, lui non uccide.
 EUMOLPO
990I suoi smarriti sensi
 l’uso ripiglieranno. A me la cura
 resti di confortarlo.
 IMENEO
 E tal dovrò lasciarlo?
 EUMOLPO
 Sì, che, presente il padre, a figlio reo
995si divieta morir. Parti, Imeneo.
 IMENEO
 
    Povero padre!
 Qual ti abbandono!
 Tu dagli aita.
 Vado a morir.
 
1000   Fossi, oh! di vita
 poc’anzi uscito,
 che avrei di meno
 sì rio martir.
 
 SCENA VI
 
 EUMOLPO e ARCESILAO svenuto
 
 EUMOLPO
 Della vicina fonte
1005gli si spruzzi la fronte. Umani affetti,
 quanto tiranneggiate i nostri petti.
 
    Tante il mar non ha tempeste,
 nubi il cielo, fere il bosco,
 sì spietate, sì funeste,
1010quanti l’uom mostri e tiranni.
 
    Non può età, non senno ed arte
 sì tenerli in freno e in calma
 che non portino nell’alma
 crudi stracci e duri affanni.
 
 SCENA VII
 
 ERASTO e i suddetti
 
 ERASTO
1015Accorri, Eumolpo, accorri.
 EUMOLPO
                                                  Ove?
 ERASTO
                                                               In Eleusi
 son discesi i pirati e le vie chiuse
 han del bosco e del colle.
 Suona il tempio alle grida
 delle atterrite vergini ivi accolte
1020e senz’altra difesa
 che d’inermi custodi. Io gli scopersi
 e fei chiuder il tempio; e a te veloce...
 EUMOLPO
 Seguimi, Erasto. Per qual fallo, o dei,
 di tant’ire siam rei?
 
 SCENA VIII
 
 ARCESILAO
 
 ARCESILAO
1025Ahi! Figlio... Ahi! Tal ti trovo? Ahi! Tal ti abbraccio?
 Che abbraccio?... Un’ombra?... E dove
 sei tu? Dove son io? (Si leva agitato)
 Dove l’avete tratto, iniqui? A morte?
 E senza me? Fermate. Non sapete
1030qual vittima uccidete;
 e se nulla vi arresta,
 fate almeno che unite
 l’ombre passino a Dite;
 o sulla informe tenebrosa salma
1035io cada e spiri l’alma.
 
    Sorte funesta,
 qual più ti resta
 saetta sull’arco?
 Su, vibrala in me.
 
1040   Dopo il mio figlio,
 toglimi... E che?
 La vita? Eh, che questa
 più vita non è.
 
 SCENA IX
 
 ODRISIO, ALISA, DORISBE con altre ninfe prigioniere, condotte a forza da’ soldati traci
 
 ODRISIO
 Tacete. Anche un sospiro
1045vi costerà la vita.
 DORISBE
                                  O noi meschine!
 ODRISIO
 Alisa, ov’è quel tuo
 invincibil «non posso»?
 Formidabil «non voglio»? Or ne fa’ prova.
 ALISA
 Barbaro, mi dileggia
1050a tuo piacer. Da’ profanati altari
 spero la mia vendetta.
 ODRISIO
 Gli altari suoi come ha difesi il nume!
 Come voi tutte! Oh, semplice che sei!
 Tu temi Odrisio. Ei temerà gli dei.
 
 SCENA X
 
 RODASPE, IMENEO coronato di rose con seguito d’altri traci, carichi di vasi d’oro e d’altre ricche spoglie del tempio, e i sopraddetti
 
 RODASPE
1055Poca fu la difesa,
 molta la preda. I vasi
 d’oro, i gemmati fregi eccoti, o sire.
 ODRISIO
 Valoroso e fedel. Ma qual ti segue,
 giocondo in vista e il crin di rose adorno,
1060gentil garzone?
 RODASPE
                               Un pastorel, già a morte
 per lieve colpa condannato.
 IMENEO
                                                    Ed ora
 felice, se in tua schiera
 tu mi ricevi e di goder mi lasci
 in queste sciagurate,
1065che mi vollero estinto,
 la mia giusta vendetta.
 DORISBE, ALISA
 Così Imeneo?...
 ODRISIO
                                Tacete. E fra le tue
 nimiche era anche Alisa?
 Di’. La conosci tu?
 IMENEO
                                    Se la conosco?
1070Per lei morte veniami e per lei tosco.
 ODRISIO
 Inumana! Ti accolgo
 fra’ miei. Mi sarai caro.
 RODASPE
                                              E ben lo merta.
 Ei fu che ne additò dove riposti
 fosser del tempio i più pregiati arredi...
 IMENEO
1075E questi nappi di liquor ricolmi,
 soavi più del nettare di Giove.
 ALISA
 Liquor sacro alla dea. Non vi si accosti
 labbro profano.
 ODRISIO
                               Oh! Questo
 m’invoglia più. Vo’ che il beviam, compagni,
1080lietamente per via. Più non si tardi.
 RODASPE
 Andiam. (Chi serve a un empio, empio è con lui).
 IMENEO
 Raggiungerovvi. Andate,
 tanto che il padre mio vivo mi abbracci.
 DORISBE
 In Imeneo chi avria creduto mai?... (Ad Alisa)
 ALISA
1085Tanto l’abborrirò quanto l’amai. (A Dorisbe)
 ODRISIO
 Che sì?... Vieni più lieta
 incontro alla tua sorte.
 A regnar. A goder.
 ALISA
                                    A pena. A morte.
 ODRISIO
 
    Non tanto sdegno.
 
 ALISA
 
1090Sei troppo indegno.
 
 ODRISIO
 
 Ti prego amante.
 
 ALISA
 
 T’odio nimico.
 
 ODRISIO
 
 Ma son regnante.
 
 ALISA
 
 Ti sprezzo re.
 
 ODRISIO
 
1095   Affetti, onori...
 
 ALISA
 
 Scherni, furori...
 
 ODRISIO
 
 Bella...
 
 ALISA
 
                Perverso...
 
 A DUE
 
 Tu avrai da me.
 
 SCENA XI
 
 IMENEO e poi ERASTO con pastori
 
 IMENEO
 Dei, secondate il mio pietoso inganno.
 ERASTO
1100Tentisi, amici, un disperato sforzo.
 IMENEO
 Contra tanti guerrieri,
 che potran pochi inermi? Osserva, Erasto.
 Vedi là come ingordi
 vuotano quelle tazze.
 ERASTO
1105A noi qual pro?
 IMENEO
                               Sparso sta in esse il suco
 letal che a me porgesti.
 ERASTO
 Che narri?
 IMENEO
                       In quel momento
 ch’io la man vi stendea, sento armi e grida.
 Mi fermo. Entrano i Traci. Ascondo il tosco
1110sotto le vesti. Destramente il verso
 negli aurei vasi. Indi il presento agli empi.
 Mi si fa plauso. Or tracannar li vedi
 la morte mia. Da lunge
 li seguo, con certezza
1115di tosto racquistar prigioni e spoglie.
 Poi sia di me ciò che han disposto i fati.
 ERASTO
 O fati avversi! O d’opra ben tentata
 mal deluse speranze!
 IMENEO
 Perché?
 ERASTO
                  Quel ch’io ti porsi
1120velen non fu ma suco a indur possente
 morte no, ma letargo,
 tale però che chi ne gusta, oppresso
 tosto n’è sì che, se fresch’onda in viso
 non gli si spruzza, ridestar non puossi
1125per molto.
 IMENEO
                      Non turbarti.
 Uom nel sonno sopito è quasi estinto.
 Per torne ogni sospetto andrò sull’orme
 lor da lontan; né tua pietà fia vana. (Si parte)
 ERASTO
 In sì vil pastorel sì nobil core?
1130Chi a sì grand’opre il può destar? Chi? Amore.
 
    Tu, amor, sei che fai gentili
 l’alme vili, se la face
 tua vivace accendi in loro.
 
    Così il sol purga ed affina
1135rozze glebe in balza alpina,
 quale in gemma e quale in oro.
 
 SCENA XII
 
 EUMOLPO, ARCESILAO ed ERASTO
 
 EUMOLPO
 Del par siamo infelici.
 ARCESILAO
 Eumolpo, altra sciagura
 è una prole rapita, altra un’estinta.
 ERASTO
1140Omai fine al dolor. Gioia succeda...
 ARCESILAO
 Qual più gioia per me! Già morto è il figlio.
 EUMOLPO
 E già solcano il mare i rei ladroni.
 ERASTO
 E se Imeneo qui li traesse avvinti?
 EUMOLPO
 Tempo ti par da scherzi?
 ARCESILAO
1145E si dà all’alme ritornar da Stige?
 ERASTO
 Mirate e se a me fede...
 
 SCENA XIII
 
 ALISA condotta a mano da IMENEO e i suddetti
 
 EUMOLPO
 O figlia! (Ad Alisa abbracciandola)
 ARCESILAO
                    O figlio! (Ad Imeneo abbracciandolo)
 ERASTO
                                      (A sé mi vuol Dorisbe). (Si parte)
 EUMOLPO
 Salva a me riedi e appena il credo agli occhi.
 ALISA
 E meno il crederai, quando fra’ lacci
1150vedrai stretti a’ tuoi piedi
 gl’indegni rapitori
 e le libere ninfe e i sacri arredi.
 Di quel prode garzon tanto poteo
 e l’industria e il valore.
 IMENEO
1155Perché non dir l’amore?
 Ma in renderti la figlia,
 deh! tu la pena mia rendimi ancora.
 Già vissi assai, se non inutil vissi
 a questa terra, a te, ad Alisa, a tutti.
 EUMOLPO
1160Imeneo, per lontane
 segrete vie la provvidenza eterna
 regge le cose umane. Ella te al giusto
 supplizio tolse e lo cangiò in tua gloria
 e insieme in comun bene.
1165Vivi pure, Imeneo; pieni di lode
 chiudi tardo i tuoi giorni e vivi al padre.
 IMENEO
 Poss’io, privo di Alisa, amar la vita?
 Per lei spoglie mentii, per lei la patria
 lasciai, per essa il padre.
1170S’ebbi cor ne’ miei mali,
 se ne’ suoi rischi ingegno
 da lei mi venne, Eumolpo,
 se all’eccelsa mercé l’opra non sale
 e se i voti fa rei la vil mia sorte,
1175a che vita offerirmi? O Alisa o morte.
 EUMOLPO
 Non fia...
 ALISA
                    Perdona. A me lasciasti, o padre,
 l’arbitrio sul mio cor. Tempo è di farne
 buon uso; e tu m’ascolta. Il primo sguardo (Ad Imeneo)
 che in te fissai, già peregrina in Delo,
1180di te mi prese e m’arse. In mio soccorso
 chiamai ragion. Ma che? Più crebbe e strinse
 l’incendio e la catena;
 e vincer non potendo
 e ceder non volendo,
1185se di chi voglio, dissi, esser non posso,
 nemmen d’altri sarò. Questo gradisci,
 caro Imeneo, questo dell’alma amante
 sacrificio costante.
 Ciò che senza rossore
1190darti poss’io, già è tuo. Quel che ricuso,
 dal mio dover, non dal mio amor ti è tolto.
 Fiero dover! Tiranno amor! Per voi
 non son né figlia rea né amante ingrata;
 a me sol sono iniqua, a me spietata.
 EUMOLPO
1195O degna figlia! Tua virtù mi assolve
 da un grave affanno. Al chiaro sangue, ond’esci,
 meschiar quello d’uom vil? Degno ei ne fora...
 ARCESILAO
 E degno ei n’è. Tu nol conosci ancora.
 EUMOLPO
 Che dici?
 ARCESILAO
                     Assai già tacqui.
1200Di re figlio è Imeneo.
 EUMOLPO
 Come di re, se tuo?
 ARCESILAO
 Figlio appunto di re, perché mio figlio.
 EUMOLPO
 Son re e pastor la stessa cosa in Delo?
 ARCESILAO
 Quel che in Delo è pastor, fu re in Tessaglia.
 EUMOLPO
1205Scettro in Tessaglia Arcesilao quand’ebbe?
 ARCESILAO
 Quando l’ebbe Magnete.
 EUMOLPO
 Buon ma misero re. L’armi de’ Traci
 ingiustamente lo cacciar dal trono.
 ARCESILAO
 E quel misero io sono.
 EUMOLPO
1210Odi novelle d’ingegnoso amore.
 Qual prova ne addurrai? Basta il tuo dirlo?
 Eh! Son io, qual tu, padre. Altri lo creda
 e me deluso Arcesilao non veda.
 
 SCENA ULTIMA
 
 DORISBE, ERASTO, ODRISIO, RODASPE ed altri traci prigioni. Coro di ninfe, coro di pastori con le spoglie del tempio, e i suddetti
 
 ERASTO
 Qui dirai tue ragioni. (Ad Odrisio)
                                           In quell’Odrisio,
1215cui prestasti favor, ravvisa, Eumolpo,
 ove un impeto guidi
 di strabocchevol ira.
 ARCESILAO
 Che miro? O dei propizi! A me quegli occhi
 superbi, Odrisio. A me, Rodaspe, i tuoi.
 ODRISIO
1220(E questo ancor?)
 RODASPE
                                    (Qual voce! Qual sembianza!)
 ARCESILAO
 Tu a me già sì fedel?...
 RODASPE
                                            Sì, ch’egli è desso.
 Ah! Mio buon re, Magnete,
 sempre t’ebbi nel core; e se mi scorgi
 d’Odrisio al fianco, il son costretto. E ch’altro
1225far da noi si potea? Forza ne oppresse.
 Ma i tuoi tessali alfine han scosso il giogo;
 colà regna il tuo nome
 e qui dal mio primiero
 omaggio a te cominci un nuovo impero,
 ARCESILAO
1230Lieto lo accolgo... Or che dirai?... (Ad Eumolpo)
 EUMOLPO
                                                              Che a torto
 già sospettai, che in te Magnete onoro
 e che nel figlio tuo lo sposo abbraccio
 di Alisa. Era ne’ fati il lor bel nodo.
 IMENEO
 Sol chi quant’amo sa, sa quanto godo.
 DORISBE
1235Imeneo dunque è prence? (Addio, speranze).
 EUMOLPO
 Perché non parli? E fissa gli occhi a terra,
 perché, Alisa, sospiri?
 IMENEO
                                           Oh! Se mi amassi...
 ALISA
 Dorisbe... O dio!...
 DORISBE
                                    T’intendo. Odami Eumolpo
 ed Erasto e Imeneo. Non ha più Alisa
1240ragion sul core del suo amato amante.
 IMENEO
 Come?
 ERASTO
                 Perché?
 DORISBE
                                  Me lo ha ceduto. È vero? (Ad Alisa)
 ALISA
 Purtroppo.
 IMENEO
                       Ingiusta!...
 DORISBE
                                             In prezzo (Ad Imeneo)
 del viver tuo ch’io preservai da morte...
 ERASTO
 Abusandoti ingrata
1245dell’amor mio con un crudel comando.
 DORISBE
 Ma che due sì bell’alme
 sien misere per me? No, in Imeneo
 tu il pastor mi cedesti,
 non l’amante real; né questo al mio
1250stato umil si conviene. Io te lo rendo;
 e alla bella pietà tutta mi dono
 del fido Erasto e sua mercede io sono.
 ERASTO
 O cara!
 ALISA
                 O amica!
 IMENEO
                                    O generosa!
 ODRISIO
                                                            O solo
 me disperato!
 EUMOLPO
                             Odrisio, il duolo e l’onta,
1255che ti si legge in fronte,
 ne vendica abbastanza. Al re tuo padre
 torna libero in Tracia.
 Seguanti i tuoi. Solo amistà qui giura
 a noi tutti e a Magnete; e alfin conosci
1260che dell’opre malvage è il solo frutto
 vergogna, danno, pentimento e lutto.
 ODRISIO
 Ciò ch’io di me prometter possa in questo
 stordimento, ove posto
 m’ha la perfidia di crudel destino,
1265nol so. Ben farò, Eumolpo,
 quanto potrò per ben valermi un giorno
 della mia libertà; ma Eleusi fia
 un fatal nome alla memoria mia.
 IMENEO e ALISA
 
    Qual piacer dopo aspre pene
1270sia abbracciar l’amato bene,
 or lo sanno i nostri cori.
 
 CORO
 
    Imeneo per lunga età
 fausto nome ognor sarà
 agli amanti ed agli amori.
 
 Il fine dell’«Imeneo»
 
 LICENZA
 
1275Tra’ pastori e ne’ boschi, ove del pari
 van l’alme e le fortune,
 amor d’opre sì strane andar può altero.
 Ma nelle reggie, ove tra quel che impera
 e quello che ubbidisce
1280non v’ha uguaglianza, e ch’altro
 è amor che un nome vano
 o di sé stesso un’ombra?
 Che dissi? Errai. Tu, augusta inclita Elisa,
 sull’orme eccelse del tuo augusto sposo,
1285sai queste unir disuguaglianze estreme.
 V’è un amore per te, con cui riguardi
 magnanima e gentile i tuoi vassalli;
 e un amor v’è per loro, in cui gareggia
 sempre attento a’ tuoi voti ossequio e zelo.
1290Perché ami, amabil sei. La tua grandezza
 non ti otterrebbe amor, se nol rendessi.
 Esiger da chi serve
 tutto si può, fuor che un forzato amore.
 Questo è un affetto libero dell’alma
1295che giogo non conosce
 né il soffre. E pur tu, Elisa,
 la via trovasti di obbligarti i cori
 a goder di servaggio,
 più che di libertà, che da te amati
1300sarian, te non riamando, ingiusti e ingrati.
 
    Tu sui popoli soggetti
 godi, più che con l’impero,
 di regnar col tuo bel core.
 
    Il servaggio degli affetti
1305non è omaggio a tua grandezza
 ma mercede è del tue amore.