Don Chisciotte in corte della duchessa (Pasquini), Vienna, van Ghelen, 1727

 ATTO TERZO
 
 Bosco.
 
 SCENA PRIMA
 
 ALTISIDORA e DORALBA
 
 ALTISIDORA
 Ed ebbe tanto cor di profferire
 sì risoluti accenti?
 DORALBA
 Purtroppo, Altisidora.
 ALTISIDORA
                                           E poté dire
 ch’io di lui mi scordassi e che a quest’occhi
820dovessi impor la legge
 di non vederlo più?
 DORALBA
                                       Tanto mi disse.
 ALTISIDORA
 Disumanato cor, Laurindo ingrato.
 Dimmi, Doralba, quando
 sciolse il perfido labro, udisti il suono
825della barbara voce uscir tremante?
 DORALBA
 Avvertir non vi seppi.
 ALTISIDORA
                                           Almeno in volto
 si cambiò, si confuse o trasse almeno,
 represso per metà, qualche sospiro
 contro sua voglia ancor? Dimmi, che fece?
 DORALBA
830Ei nominò don Alvaro più volte...
 ALTISIDORA
 Ah, don Alvaro iniquo.
 DORALBA
                                            In un istante,
 poi sciolse il crudo accento e in sulla faccia
 gli vidi il disperato e non l’amante.
 ALTISIDORA
 Ei nominò don Alvaro più volte?
835Dunque sol per don Alvaro mi sdegna.
 DORALBA
 Ma infin questo non toglie
 l’ingiuria del rifiuto...
 ALTISIDORA
                                          E in volto ad esso
 vedesti il disperato e non l’amante.
 DORALBA
 Che pensi, Altisidora? E tu vorrai
840cercar chi ti disprezza,
 chi ti fugge seguir?
 ALTISIDORA
                                      Doralba, oh dio,
 e che non puote amor? Con quest’oltraggio
 sua forza in me raddoppia.
 DORALBA
                                                    E tal viltade
 nasconde il cor d’Altisidora in seno?
845Ti sdegna, ti rifiuta e tu sì folle
 lo scusi, lo difendi e ancor l’adori?
 ALTISIDORA
 Dimmi, che far poss’io?
 DORALBA
                                              L’ingiusto affetto...
 ALTISIDORA
 Ma se dipoi... Chi sa... Forse potria,
 se don Alvaro è quel... No, che l’ingrato
850non merita pietà. Troppo son folle.
 Torna, Doralba, a quel crudel, nascondi
 la smania del cor mio. Digli... Ma forse
 a costo del suo duol... Saria viltade.
 Digli ch’io l’odio pur, digli che sai
855che il derisi finor ma non l’amai.
 DORALBA
 Or sì che nel tuo seno
 ben ci vedo il tuo cor; se quel crudele
 per te sentisse amore,
 posto nel duro impegno
860renduto si saria di te più degno.
 
    No, che non ha per te
 l’iniquo traditor
 del sospirato amor
 lieve scintilla,
 
865   che almen dovea con me,
 in prova di dolor,
 bagnar di caldo umor
 la rea pupilla.
 
 SCENA II
 
 ALTISIDORA
 
 ALTISIDORA
 E che facesti, Altisidora? Come
870frenar saprai l’innamorato sguardo
 a fronte del crudel che ti tormenta?
 Chi sa ch’ei non si penta,
 che in questo punto istesso
 non sospiri per te, ch’ei non condanni
875la sconsigliata sua vana follia
 ripieno di dolor? Barbare stelle!
 Don Alvaro tiranno,
 iniquo, empio, crudel, tu solo, oh dio,
 sei rapitor della mia pace e sei
880la barbara cagion del dolor mio.
 
 SCENA III
 
 DON ALVARO e detta
 
 DON ALVARO
 Signora, non temer; perché m’ascolti,
 già parlo di Laurindo.
 Ma tu non mi rispondi? In sul mio labro
 forse un nome sì bello
885perde i suoi pregi e non ti par più quello?
 ALTISIDORA
 (Ancor vanta il trionfo).
 DON ALVARO
                                              Ti rammenta
 con quanta forza adori
 d’amor Laurindo tuo,
 che se di lui favello
890ti par che in me risplenda
 un certo non so che, per cui fa d’uopo
 che a Laurindo tuo grazie ne renda.
 ALTISIDORA
 Mal nato cavalier, togliti adesso
 dalla presenza mia.
 DON ALVARO
                                      Come?
 ALTISIDORA
                                                      Al tuo core
895chiedi la colpa tua; ma intanto aspetta
 dall’odio mio la più crudel vendetta.
 
    Senti; col rio veleno
 di fiera gelosia
 togliesti all’alma mia
900quel ben che sospirò;
 
    ma non andar fastoso
 del superato impegno,
 ch’odio, vendetta e sdegno
 sempre a tuo danno avrò.
 
 SCENA IV
 
 DON ALVARO, in atto che ALTISIDORA vuol partire, la ferma
 
 DON ALVARO
905Altisidora, ascolta;
 se reo son io del tuo dolor, discenda
 la fiamma ultrice del gran Giove irato
 e in faccia agli occhi tuoi venga percosso...
 Ma giunge il duca, dispietate stelle!
910Partir conviene e favellar non posso. (Parte)
 
 SCENA V
 
 IL DUCA, LA DUCHESSA, ALTISIDORA, DON CHISCIOTTE e SANCIO, con seguito di cacciatori che portano in trionfo una testa di cinghiale ucciso da don Chisciotte
 
 IL DUCA
 Prova del braccio tuo, tolto dal busto
 ecco l’orrido teschio
 del rabbioso cinghial.
 LA DUCHESSA
                                          Stupido il ciglio
 restami ancor, nel rammentar la forza
915del formidabil colpo.
 DON CHISCIOTTE
                                         Opra sì lieve
 non merita stupore. Ah, se quell’orso...
 IL DUCA
 Tuo smisurato ardir pose in spavento
 l’incantator malvaggio,
 onde l’orso sparì.
 SANCIO
                                  Vada a buon viaggio.
 DON CHISCIOTTE
920Io dispiacer ne sento,
 che questa mano, avvezza
 a combatter leoni,
 non hai veduta ancor. Sancio, tu sai...
 SANCIO
 È vero, sì signor.
 LA DUCHESSA
                                  Livida rabbia
925di chi mal vede entro di te raccolta
 tanta virtù, vorrebbe
 nascoso il tuo valor.
 IL DUCA
                                      Ma già la fama,
 gl’Amadis, gli Splandiani e i Florismarti
 col suo gran nome oscura;
930e la bella virtù, più che l’invidia
 pensa a tenerla ascosa e che l’offende,
 più si palesa e tanto più risplende.
 
    Denso fumo, più che tenta
 di velar la fiamma pura,
935più l’accende e men l’oscura;
 sparso al vento poi sen va.
 
    Cieca invidia, più che spenta
 di mirar virtù pretende,
 men l’oscura e più l’accende,
940sé distrugge e altro non fa.
 
 SCENA VI
 
 S’ode strepito di stromenti militari, i quali costituiscono una marcia tetra, e nel tempo stesso si vede il bosco acceso per ogni parte; GRILLO, in abito di satiro, e detti
 
 LA DUCHESSA
 Che mai sarà!
 SANCIO
                             Signor...
 DON CHISCIOTTE
                                               Sancio, coraggio.
 IL DUCA
 Laurindo ha presa feminile spoglia, (A parte alla duchessa)
 incantator don Alvaro si finge,
 Doralba Dulcinea;
945ma questi nol ravviso. Olà, favella;
 chi sei tu? Donde vieni? E chi ti manda?
 GRILLO
 Merlin, di cui son servo,
 del regno della notte
 qui mi manda a cercar di don Chisciotte.
 LA DUCHESSA
950È Grillo e ben si adatta (A parte al duca)
 la faccia satirina al grave suono
 di sua terribil voce.
 SANCIO
                                      Ahimè, padrone,
 ah, maledetti incanti!
 DON CHISCIOTTE
                                          Non temere.
 GRILLO
 Dov’è questo guerrier?
 IL DUCA
                                             Come, tu vieni
955dai tenebrosi abbissi
 e da te stesso ravvisar nol sai?
 GRILLO
 Scusa, signore, ho tante cose in testa
 ch’una ne dissi e cento ne pensai.
 DON CHISCIOTTE
 Ministro tenebroso,
960parla, t’ascolto con sicuro ciglio.
 GRILLO
 Quel che mi sforza co’ suoi tanti circoli
 a pigliar corpo a un tempo e voce aerea
 a te mi manda, cavalier terribile,
 con ordine preciso impreteribile
965che in questo luogo tu l’attenda immobile,
 qual se tu fossi appunto una piramide.
 Or or qui lo vedrai venir sollecito
 con Dulcinea, ch’è la tua stella Fosforo,
 perché a riguardo de’ tuoi tanti meriti
970render la vuole d’ogni incanto libera
 e vuol che torni nello stato pristino,
 nel qual si trova già per privilegio,
 con che l’essempio non trapassi ai posteri.
 Questo è quel tanto che dovea concludere;
975tu poi non ti confondere
 e dimmi presto quel ch’ho da rispondere.
 DON CHISCIOTTE
 Demone tutelar della mia bella,
 torna a lui che ti manda,
 l’inchina per mia parte e digli ch’io
980a piè fermo l’attendo, già disposto
 a far quanto comanda;
 se l’opra mia fia d’uopo al disincanto,
 venga, accenni il nemico
 e questi poi s’elegga o spada o lancia;
985son sempre don Chisciotte della Mancia.
 GRILLO
 Or or sarai servito. (Parte)
 SANCIO
 (Per Diana, la duchessa ha detto il vero).
 LA DUCHESSA
 Sancio è molto confuso. (A parte al duca)
 IL DUCA
                                              E don Chisciotte
 ha che pensare anch’esso. (A parte alla duchessa)
 LA DUCHESSA
                                                  Altisidora,
990con sì turbato ciglio
 incontri un tal piacer? (Anche a parte fra loro)
 ALTISIDORA
                                            Signora, il volto
 raro scompagna il cor.
 DON CHISCIOTTE
                                           Stava pensando
 che simili avventure
 recan sempre con sé danno o periglio;
995fia ben che tutti mi venghiate a tergo,
 ch’io di tutti sarò scudo e difesa,
 non perché in voi possa cader timore
 ma perché basto solo a tanta impresa.
 
 SCENA VII
 
 DORALBA e DON ALVARO in carro trionfale, rappresentante l’una Dulcinea e l’altro Merlino incantatore. GRILLO, con seguito di satiri, e detti. Nel tempo che viene il carro, siegue una soave armonia di pifferi, flauti, oboè, eccetera
 
 DON ALVARO
 Dalle caverne affumicate e nere
1000dell’Erebo profondo,
 a te, stupor del mondo,
 famoso cavaliero de’ leoni,
 mi porta la pietà ch’ho per costei,
 quantunque odiar dovessi
1005questo sesso protervo
 che, ad onta ancor de’ miei temuti incanti,
 l’ebbi sempre nemico ed or m’ha posto
 fra i più infelici e disperati amanti.
 ALTISIDORA
 Un falso incantatore
1010sa meritarsi l’odio e non l’amore.
 DON CHISCIOTTE
 Taci, non sai qual possa abbia Merlino;
 tu nol conosci ancora.
 ALTISIDORA
                                          Anzi per questo,
 ch’or lo conosco ben, così favello.
 DON CHISCIOTTE
 Signora, ti capisco;
1015ma l’è tempo perduto, parlo chiaro.
 Mia Dulcinea, son fido. Don Merlino,
 già tu sai tutto, intendi tutto, avanti.
 DON ALVARO
 Perché si disincanti
 qui ti condussi il sospirato bene;
1020ma i fati, ch’han di lui cura e pensiero,
 ne destinar l’impresa al tuo scudiero.
 SANCIO
 Questa sarebbe bella; come a dire?
 DON CHISCIOTTE
 Sancio, felice te. Sentiamo il modo.
 DON ALVARO
 Lo dica il caposatiro Astarotte;
1025Sancio eseguisca e ascolti don Chisciotte.
 GRILLO
 
    Quando Sancio s’avrà date
 tremilacinquecento bastonate,
 la bella delle belle
 alla primiera pelle
1030per sempre tornerà.
 
    Tenga ben l’orecchio attento;
 il numero è tremilacinquecento,
 numero già segnato
 nel volume del fato;
1035e in questo libro eterno
 defalco non si fa.
 
 SCENA VIII
 
 S’ode una sinfonia flebile di pifferi, flauti, oboè e tamburo scordato. LAURINDO figurante la contessa Dolorida, con seguito di matrone, e detti
 
 SANCIO
 Signore, questa pillola...
 DON ALVARO
                                              Sta’ queto.
 LAURINDO
 Potentissimo duca, un’infelice (S’inginocchia)
 posta a’ tuoi piè, dolente,
1040colle compagne sue chiede soccorso.
 IL DUCA
 Sorgi.
 DON CHISCIOTTE
               E taci, che giugni inopportuna.
 LA DUCHESSA
 Lascia che spieghi il doloroso accento.
 SANCIO
 Il numero è tremilacinquecento.
 DON CHISCIOTTE
 Ma la gran Dulcinea
1045non ha parlato ancor.
 DON ALVARO
                                         Fu per mia colpa,
 che l’incantata lingua
 non le snodai. Favella.
 DORALBA
 Caro mio sol, mia stella,
 mio conforto, mio lume e mio riposo,
1050mia speranza, mio cor, dolce mia vita,
 don Chisciotte adorato...
 DON CHISCIOTTE
 Basta, basta, mi sento venir meno,
 melliflua Dulcinea.
 DORALBA
                                      La dura impresa
 del disincanto mio
1055voglio sperar che il tuo gentil scudiero
 sul dorso la torrà.
 DON CHISCIOTTE
                                   Non se ne dubita.
 SANCIO
 Ne dubito ben io.
 DON CHISCIOTTE
 Taci, animal, se replicar ti sento...
 SANCIO
 Signore, son tremilacinquecento.
 DON CHISCIOTTE
1060E ben? Se fosser centomila, tanto
 l’hai da pigliar, son bagattelle, amico.
 Le torrà, le torrà. Siegui, mio nume.
 DORALBA
 Poi che pietoso le torrà, già vedi
 ch’io per me son sicura.
 SANCIO
                                              O tu stai fresca.
 DORALBA
1065Ma se le mie pupille
 hanno l’antica forza in sé raccolta
 per poterti obligar, pronto ad ogn’opra,
 per mio voler quell’infelice ascolta.
 
    Per tutt’altri inesorabile
1070sentirai che Malambruno
 al tuo braccio formidabile
 certa impresa riserbò.
 
    Tanto è ver che a tale oggetto,
 per varcar l’accese sfere,
1075già quel magico architetto
 un caval ti fabbricò.
 
 DON CHISCIOTTE
 Parla, signora incognita.
 LAURINDO
 Dolorida è il mio nome. Io son contessa
 nel regno di Candaia.
 SANCIO
1080Son giusto trentacinque centinaia.
 LAURINDO
 Il terzo lustro avea compiuto appena
 che nella corte il mio destin mi trasse.
 DON CHISCIOTTE
 La corte è una gran scuola. Andiamo avanti.
 LAURINDO
 Donna Magunzia, celebre regina
1085di quel sì vasto impero,
 tutto il favor mi diè.
 DON CHISCIOTTE
                                        Bene.
 LAURINDO
                                                     Per questo
 in ultimo commise
 alla mia cura Antonomasia bella,
 unica figlia sua.
 DON CHISCIOTTE
                                Bella e regina
1090son due gran cose.
 LAURINDO
                                    Or di costei s’accese
 uom di matura età, gran siniscalco
 di corte.
 DON CHISCIOTTE
                   È naturale.
 LAURINDO
 Ma la real donzella
 senz’amarlo il soffriva. Indi a non poco
1095giunse d’Italia un cavalier privato...
 DON CHISCIOTTE
 Domando; il cavaliero
 era di corte o cavaliero errante?
 LAURINDO
 Errante.
 DON CHISCIOTTE
                   Bravo. Io già lo stimo.
 LAURINDO
                                                             Or questi
 in nodo d’amistà forte si strinse
1100col real siniscalco.
 SANCIO
 E in quel libraccio non si fa defalco.
 LAURINDO
 Agli occhi dell’infanta non dispiacque
 l’italo cavalier.
 ALTISIDORA
                              (Sotto allo scherzo
 già si parla di me).
 LAURINDO
                                      Su quei bei lumi
1105nascoso amor già l’attendeva al varco.
 ALTISIDORA
 Per derider, cred’io, quel folle amante,
 non per ferir.
 DON ALVARO
                            Deriso
 fu il vecchio siniscalco.
 DON CHISCIOTTE
 Se lo dice Merlino, sarà vero.
 ALTISIDORA
1110Ma questo fu deriso
 fin d’allor che all’infanta
 mostrò il suo folle ardor la prima volta.
 LAURINDO
 Tu l’istoria non sai; taci ed ascolta.
 IL DUCA
 Questo è nuovo piacer; la lor favella
1115doppio senso nasconde. (A parte alla duchessa)
 DON CHISCIOTTE
                                               Presto, che Sancio
 si deve flagellar.
 SANCIO
                                 Sulle mie spalle
 i conti non si fan tanto sicuri.
 DON CHISCIOTTE
 Come? Vigliacco.
 DORALBA
                                  Don Chisciotte, e questo
 è l’orecchio che porgi a mio riguardo
1120all’afflitta matrona? Attendi ad essa
 né mi guardare.
 DON CHISCIOTTE
                                 Oh dio... Dica, contessa.
 LAURINDO
 Il cavalier vide il cimento appena
 che a difesa si armò.
 ALTISIDORA
                                        La storia è falsa,
 che donzella real raro si pone
1125a combattere un cor vile ed abietto,
 se luce di dovere ha in sé raccolta.
 LAURINDO
 Tu l’istoria non sai; taci ed ascolta.
 Valoroso pugnò, vinse e il trionfo
 al misero costò pianto e sospiri.
 ALTISIDORA
1130Io so che la donzella
 in questo lo tenea per mentitore.
 DON ALVARO
 Gliel disse, è ver, ma in quel medesmo istante
 l’error del labro lo corresse il core.
 DON CHISCIOTTE
 Se lo dice Merlino, sarà vero.
 IL DUCA
1135Sollecita il racconto.
 LAURINDO
                                       Infin l’amico,
 che lo credea rival, d’ira si accese
 e con prudenza la cuoprì da saggio.
 DON ALVARO
 Ma fin da quel momento si dispose
 all’amico rival d’esser cortese.
 ALTISIDORA
1140Ambo siete mendaci.
 DON CHISCIOTTE
 Ma tu non sai l’istoria; ascolta e taci.
 LA DUCHESSA
 Il contrasto è gentil.
 LAURINDO
                                       Da Malambruno
 incantator, cugino di Magunzia,
 portossi il cavalier. Nota gli fece
1145questa dolente istoria; e perché volle
 al siniscalco amico
 dar prova di sua fé, d’esser mutato
 chiese in duro macigno.
 DON CHISCIOTTE
                                              Oh grand’eroe!
 LAURINDO
 L’incantator lo consolò ma insieme
1150la donzella converse in fiero drago,
 in coccodrillo il siniscalco e a noi,
 senza saper perché, le molli guancie
 di quest’ispido pel ci ricoperse.
 IL DUCA
 Or perciò che domandi?
 LAURINDO
                                               Alla primiera
1155forma tornar ci puote
 quel celebre campion; solo a quel forte (Accenna don Chisciotte)
 riserba Malambrun l’audace impresa;
 la tenti ogni altra mano,
 ch’alla grande opra si cimenta invano.
 IL DUCA
1160Or quest’impegno è tuo.
 DON CHISCIOTTE
 Dulcinea lo comanda; e tanto basta.
 SANCIO
 Signor, facciam baratto;
 io servirò Dolorida barbuta
 e tu sarai contento
1165di quella bagatella
 del numero tremilacinquecento.
 DORALBA
 Sancio gentil, tal cambio
 far non si può.
 SANCIO
                              Se non si può, ti accerto
 che torni una villana come prima.
 DORALBA
1170Ed avrai tanto cor?
 SANCIO
                                      L’avrò benissimo.
 DORALBA
 E spargerò le mie preghiere al vento?
 SANCIO
 Che non si fa defalco ti rammento.
 IL DUCA
 Or si tronchi il garrir. Sancio, t’eleggi;
 o tu perdi il governo o ti percuoti.
 SANCIO
1175Signore, andiam bel bello.
 DON CHISCIOTTE
 lo non ne posso più. Nume adorato,
 ti svenerò l’iniquo. (Pone furiosamente la lancia in resta contro di Sancio)
 SANCIO
                                      Ah poveretto! (Spaventato)
 Signor, me ne darò settantamila.
 DORALBA
 Ma ti convien giurar.
 DON CHISCIOTTE
                                         Su questa lancia
1180metti le mani e giura.
 LA DUCHESSA
 Poi non temer, che l’isola è sicura.
 SANCIO
 
    Già che deve andar così,
 giuro che me le darò.
 
    Ma da me stesso
1185lo voglio fare
 quando mi pare
 e un libriccino
 tenga Merlino,
 dove le segni
1190di mano in mano
 che me le do.
 
 SCENA IX
 
 Si trasforma il carro in un cavallo.
 
 IL DUCA, LA DUCHESSA, ALTISIDORA, LAURINDO, DON CHISCIOTTE, SANCIO e GRULLO
 
 DON CHISCIOTTE
 Viene con questo bacio... Dulci... Oh dio,
 che strana metamorfosi è mai questa?
 Sancio spergiuro. Ah, cara Dulcinea... (Corre furioso verso Sancio)
 LAURINDO
1195Ferma.
 DON CHISCIOTTE
                 Che ferma? L’empio scelerato
 giurò con labro pieno di mensogna.
 SANCIO
 Signore, non è vero.
 DON CHISCIOTTE
 Che, non è ver? Merlino
 pel falso giuramento
1200ha cambiato in cavallo il mio tesoro;
 l’hai da pagar. (A Sancio) Bucefalo adorato,
 farò le tue vendette. (Vuol correr nuovamente e Laurindo lo trattiene)
 LAURINDO
                                        Ascolta...
 DON CHISCIOTTE
                                                           Astolfo
 almeno almeno fu cambiato in mirto;
 ma la mia cara in un caval di legno
1205è cosa troppo dura. Ah Sancio infame,
 spergiuro, traditor...
 LAURINDO
                                        Condanni a torto
 il fido tuo scudier. Questo è il cavallo
 che mandò Malambrun, come ti disse
 la stessa Dulcinea.
 DON CHISCIOTTE
                                    Ma come a un tratto
1210dagli occhi miei sparì?
 IL DUCA
                                            La bella diva
 t’ebbe pietà; non avea Sancio appena
 dato fine al solenne giuramento
 ch’ella a volo n’andò per far men grave
 col foco de’ suoi sguardi
1215nell’atto del partire il tuo tormento.
 DON CHISCIOTTE
 Questa pietà richiede
 un sospiro ardentissimo e poi subito
 un bacio rispettoso all’aer vano
 che qui la circondò.
 SANCIO
                                      Chiede un malanno.
 DON CHISCIOTTE
1220Sancio, mi scusa; amore
 trasporta tutti quanti
 ma più degli altri i cavalieri erranti.
 LAURINDO
 Or Clavilegno ascendi,
 che tale è il nome del destrier; per aria
1225ei porteratti al regno di Candaia.
 DON CHISCIOTTE
 Ma dimmi, come regolar lo debbo?
 LAURINDO
 Girando il ferro che si trova in fronte.
 In groppa teco il tuo scudier ti prendi,
 che senza lui non puoi tentar l’impresa.
 SANCIO
1230Io gli darò il buon viaggio.
 DON CHISCIOTTE
 Vieni, Sancio fedel, senno e coraggio.
 SANCIO
 Ah, maledetti incanti!
 E pur ci vuol pazienza.
 LAURINDO
 Convien bendarsi avanti,
1235che l’occhio fral nella region del foco
 perduto resteria.
 DON CHISCIOTTE
                                  Come ti piace.
 SANCIO
 Ancor questo di più.
 GRULLO
                                        Sono a servirli. (Grullo gli benda ambidue)
 ALTISIDORA
 Vedi quegl’infelici?
 Più cieco e folle ancor di lor tu sei. (A Laurindo)
 LAURINDO
1240Se tal non fossi, un traditor sarei. (Parte)
 IL DUCA
 Giove vi regga in cielo, anime grandi. (In tempo che salgono a cavallo)
 SANCIO
 Mia signora duchessa, schiavo, schiavo.
 LA DUCHESSA
 Addio, governatore.
 SANCIO
 Signor duca garbato, servitore.
 DON CHISCIOTTE
 
1245   Sancio amico, forte, forte,
 che potresti di Fetonte
 far la morte.
 Sancio amico, reddo, reddo. (Grullo in compagnia d’altri servi fanno loro del vento con dei soffietti)
 
 SANCIO
 
 Uh che freddo, uh che freddo.
 
 DON CHISCIOTTE
 
1250   La region dell’aria è questa.
 Qui si forma ogni tempesta,
 pioggia, neve, gelo e vento.
 
 SANCIO
 
 Già lo sento, già lo sento.
 
 DON CHISCIOTTE
 
    Ed il come ciò succeda,
1255scesi a terra, tel dirò.
 Sancio amico, saldo, saldo.
 
 SANCIO
 
 Uh che caldo, uh che caldo. (Cambiano i soffietti in facelle acese)
 
 DON CHISCIOTTE
 
    Noi varchiam l’accese sfere;
 son quassù le parti assunte
1260più sottili e più leggiere
 di quell’aria crassa e grave
 che poc’anzi si varcò.
 
 SCENA X
 
 IL DUCA, LA DUCHESSA, ALTISIDORA, DON CHISCIOTTE e SANCIO. Sparisce il cavallo
 
 DON CHISCIOTTE
 Arrivati già siam. Grazie agli dei.
 SANCIO
 Quel che vuol dir volare!
1265S’è fatto questo viaggio in un baleno. (Si sbendano)
 DON CHISCIOTTE
 Ma sparì Clavilegno e inoltre parmi
 che siam nel luogo stesso.
 SANCIO
 Ah, maledetti incanti!
 CORO
 E viva il fior de’ cavalieri erranti.
 IL DUCA
1270Leggi il cartello, o valoroso, e mira
 come ti prezzi Malambruno il saggio.
 LA DUCHESSA
 Leggi, o guerrier, tue lodi:
 «Per vincere ogni impresa
 basta di don Chisciotte il sol coraggio».
 DON CHISCIOTTE
1275Don Malambruno mi fa troppo onore.
 La contessa dov’è?
 LA DUCHESSA
                                     Allor che a volo
 gisti pel ciel, tornata al primo aspetto
 da’ nostri occhi si tolse.
 IL DUCA
                                             E le compagne
 seco n’andar lodando
1280tuo ardire incomparabile
 che supera fin quel del conte Orlando.
 CORO
 
    Viva, viva don Chisciotte,
 grand’onor di nostra età.
 
 IL DUCA
 
    Viva, viva il gran guerriero...
 
 LA DUCHESSA
 
1285Quel sì prode.
 
 ALTISIDORA
 
                             Quel valente.
 
 DON CHISCIOTTE
 
 Non è niente, non è niente.
 
 TUTTI
 
    Viva insieme il suo scudiero
 che poggiò fino alle stelle.
 
 SANCIO
 
 Bagattelle, bagattelle.
 
 TUTTI
 
1290   Ogni più remota gente
 di lor opre eccelse e belle
 stupefatta parlerà.
 
 DON CHISCIOTTE, SANCIO A DUE
 
    Non è niente, non è niente.
 Bagattelle, bagattelle.
 
 DON CHISCIOTTE
 
1295   Qualche cosa di più degno...
 
 SANCIO
 
 Qualche cosa al mio governo...
 
 A DUE
 
 Forse forse accaderà.
 
 Fine dell’atto terzo