Andromaca, Vienna, van Ghelen, 1724

 ATTO TERZO
 
 Sobborghi di Troia con parte delle mura di essa diroccate, per le cui rotture vedesi in lontano il cavallo di legno, fatto già fare da’ Greci. Nel mezzo sta il sepolcro di Ettore.
 
 SCENA PRIMA
 
 ERMIONE e ORESTE
 
 ERMIONE
 Oreste è in Troia. Io lo bramava alora
 che lontano il credea; vicino il fuggo;
 né so perché... Ma invan lo fuggo. Amore
 su l’orme mie lo guida.
 ORESTE
570Quell’Oreste, che un tempo
 si lusingò di non spiacerti amando,
 bella Ermione, a te riede
 pien d’amore e di fede.
 ERMIONE
 Oreste, o di quest’alma
575e lontano e vicino ognor gran pena,
 qual vieni? E qual mi trovi?
 ORESTE
 Tu sì mesta, perché? Quand’io sì lieto
 ne l’amabil tua vista e ne la spene
 che da l’altrui disprezzo...
 ERMIONE
                                                 E disprezzata,
580ti piace Ermione? O troppo
 di te medesmo! O poco
 di Ermione amante! Vantami, se m’ami,
 contra Pirro i tuoi sdegni.
 Giurami stragi, incendi e quanto fece
585per Elena la Grecia. Anche la figlia
 merita che si vendichi.
 ORESTE
                                             E la gloria
 ne avrà il forte amor mio. Ma se con l’ira
 va congiunta la speme, in che ti offendo
 col piacer che ne ho in fronte? Ah! Se mi amassi...
 ERMIONE
590Se t’amo, Oreste? Io t’amo! E dirlo posso,
 non moglie ancor. L’altrui perfidia assolve
 i miei teneri affetti.
 Ma forza di destin vuol ch’io tutt’opri
 per esser infelice.
 ORESTE
595O fortunato Pirro!
 ERMIONE
                                    Il suo destino
 non t’augurar, che t’odierei.
 ORESTE
                                                     Ma intanto
 la man per Pirro, i voti per Oreste.
 ERMIONE
 Ch’altro far posso?
 ORESTE
                                     In Argo
 seguirmi, armar la Grecia, al nostro fianco
600trar la vendetta e punir Pirro.
 ERMIONE
                                                        E sposo
 d’Andromaca punirlo. O vana, o tarda
 vendetta! Io la ricuso. Un sol momento
 non saprei vilipesa
 sopraviver al torto.
 ORESTE
605Già a tuo favor parla per tutti Ulisse.
 ERMIONE
 Se ne attenda l’evento.
 ORESTE
                                            E se i giurati
 sponsali accetta Pirro?
 ERMIONE
 Farà Ermione il dover.
 ORESTE
                                            Se li ricusa?
 ERMIONE
 Oreste farà il suo.
 ORESTE
                                   Povero core!
610Vittima tu sarai d’odio o d’amore.
 ERMIONE
 
    O non m’ami o poco m’ami,
 se mi brami altrui rifiuto,
 perch’io poi sia tua mercede.
 
    Il piacer del caro oggetto
615prima legge è de l’affetto,
 primo impegno è de la fede.
 
 SCENA II
 
 PIRRO e ORESTE
 
 PIRRO
 Ermione parte; e sta turbato Oreste?
 ORESTE
 Signor...
 PIRRO
                   Che a me sia noto
 ciò che sanno Argo e Sparta, a te non dolga.
 ORESTE
620E che?
 PIRRO
                Fin da’ prim’anni avvinse i vostri
 cori scambievol laccio. Io lo rispetto
 e seguo quel destin che mi rapisce,
 per lasciar più contenti i vostri affetti.
 ORESTE
 Quei d’Ermione contenti? Ella vuol Pirro.
 PIRRO
625Eh! Non dar fede al suo furor. Vedresti,
 sol ch’io piegassi a lusingarla, amore
 disperarsi, languir, pianger, pentirsi
 e in faccia a’ numi sospirar l’amante.
 ORESTE
 Tutto esser può; ma lei, più ch’altro, or punge
630l’ignominia del torto. E madri e nuore
 vergine in Grecia mostreranla a dito,
 donde partì già sposa.
 PIRRO
                                           E vi ritorni
 sposa ma tua. Le stesse
 tede per due imenei splendan felici.
635Recale il lieto avviso.
 Placa quell’ire. Avranno
 sul tuo labbro i miei doni
 grazia e poter. Sposi vi attendo al tempio.
 ORESTE
 Libero parlerò. Non se ’l tuo Epiro
640mi offrissi e ancor più regni,
 mi faresti, o gran re, dono più grato
 di quel d’Ermione. Ma perdona. Puoi
 torla ad Oreste, non donarla. Resa
 da te a sé stessa, sola
645può dispor di sé stessa. Io l’amo e pendo
 dal suo voler. S’ella consente, al tempio
 vengo ed accetto il dono;
 se si oppone, il mio amore
 serve al suo sdegno e tuo nemico io sono.
 
650   Vivo col core
 de la mia bella.
 Ardo al suo sdegno.
 Peno al suo amore;
 e seguo il corso
655del suo voler.
 
    Non ho altra guida,
 non altra stella;
 e in servir fida,
 sta di quest’alma
660tutto il piacer.
 
 SCENA III
 
 ELENO e PIRRO
 
 ELENO
 Signor, va per le greche
 schiere destando la sdegnosa Ermione
 fiamme funeste; ed empie
 d’ira e pietade i cori
665e di ragion le serve anche beltade.
 PIRRO
 Facil trionfo è a Pirro
 conosciuto nemico.
 Pur nol trascuro. Ermione
 nulla oserà ch’io non lo sappia, a lei
670tali ho poste d’intorno
 custodie ed al suo Oreste.
 Oh! Tal difenda Andromaca il suo figlio!
 ELENO
 Fier cimento per lei!
 PIRRO
                                         Prenda consiglio.
 
    Consigliala ad amarmi
675e che al suo cor risparmi
 un barbaro timor.
 
    Perché ostinarsi tanto?
 Perché aspettar dal pianto
 ciò che vuol darle amor?
 
 SCENA IV
 
 ELENO, ASTIANATTE e TELEMACO
 
 ELENO
680Siam soli. Omai da quelle
 ruine uscite, accelerate il passo. (Escono Astianatte e Telemaco di sotto ad alcune ruine)
 TELEMACO
 Cessò ancora il sospetto?
 ASTIANATTE
                                                Onde il periglio?
 ELENO
 Sete ha del vostro sangue il fiero Ulisse.
 TELEMACO
 Pubblica voce il grida
685artefice d’inganni e tradimenti. (Eleno tenta di alzare una pietra che chiude l’ingresso al sepolcro di Ettore)
 ASTIANATTE
 Oh! Se l’incontro e al fianco
 siami un acciaro o ne la destra un dardo!
 TELEMACO
 Che fai, signor?
 ELENO
                                Questo gran sasso appena
 smover poss’io.
 ASTIANATTE
                               Nel sacro
690avel del genitore, a che si turba
 a l’onorate ceneri il riposo?
 TELEMACO
 Forse acciò le spargiam d’edere e fiori.
 ELENO
 Pur l’alzai. Voi sicuri
 là vi ascondete.
 ASTIANATTE
                               Ahimè! Che duro scampo?
695Dover, prima che morti, esser sepolti.
 ELENO
 Aspro ma solo. Dal furor nemico
 chi vi difenderà meglio del padre?
 TELEMACO
 Entriamci pur, che v’entrò prima Ettorre.
 Se ne arridono i fati, avrem qui vita.
700Se ne ricusan vita, avrem sepolcro.
 
    Nei regni della morte
 entro a cercar la vita.
 
    Due volte, o padre forte,
 la vita a te dovrò,
705se questa rivedrò luce gradita. (Entra)
 
 ELENO
 E tu perché t’arretri? Il luogo sdegni?
 ASTIANATTE
 Il luogo onoro, del mio padre albergo;
 ma schivo di celarmi e ’l tengo a vile.
 ELENO
 I magnanimi spirti
710deponi e quegli abbraccia
 che ti dà il caso.
 ASTIANATTE
                                Ah! Nol farebbe il padre!
 ELENO
 Se fuggi aver con lui comun soggiorno,
 l’altro, che già ubbidì, sarà il suo figlio.
 ASTIANATTE
 Tomba del padre mio, dunque ricevi
715il tuo Astianatte. O scellerato Ulisse! (Entra)
 ELENO
 Freno appena le lagrime. Già torno
 a rimetter il sasso e chiudo il varco. (Rimette il sasso al luogo di prima e chiude la sepoltura)
 
 SCENA V
 
 ANDROMACA, ELENO
 
 ANDROMACA
 Se non posso il mio figlio, almen ch’io vegga
 la pietra che lo chiude.
 ELENO
                                            Ah! Tu qui ancora!
720Può tradirti il timor. Va’. Piangi altrove.
 ANDROMACA
 Chi teme da vicin suol temer meno.
 ELENO
 A fronte avrai lo scaltro Ulisse. Eh! Parti.
 ANDROMACA
 Lo star lungi mi uccide. A’ miei tormenti
 lascia un respiro.
 ELENO
                                  A senno tuo; ma senti.
 
725   In quale strana
 orrida tana
 possa appiattarsi
 l’ancor tenero lione,
 cerca invano il cacciator.
 
730   Ma dove ei veda
 la timorosa
 madre girarsi,
 se ne accorge e ne fa preda;
 e ne ha colpa un troppo amor.
 
 SCENA VI
 
 ANDROMACA e ULISSE con soldati
 
 ULISSE
735Greci, ogni via chiudete. Ecco la fera.
 ANDROMACA
 (Qui Ulisse. Apriti, o terra, e l’inghiottisci).
 ULISSE
 (Se le taccia or Telemaco e s’inganni).
 Donna, in Ulisse il messaggier de’ Greci
 ti parla. Ov’è Astianatte?
 ANDROMACA
                                                A che mel chiedi?
 ULISSE
740Ragion d’impero non si rende al servo.
 ANDROMACA
 Sempre la madre tien ragion sul figlio.
 ULISSE
 A contender non venni. Ov’è Astianatte?
 ANDROMACA
 Ov’è Priamo? Ove Ettorre? Ove tant’altri
 frigi? Tu d’un sol chiedi ed io di tutti.
 ULISSE
745Ti faranno parlar verghe, ugne e ruote.
 ANDROMACA
 Minaccia incendi e piaghe e fame e sete
 e l’arti tutte del furor. Son madre.
 ULISSE
 Sciocco è tacer ciò che dirai fra poco.
 ANDROMACA
 Tanto preme ad Ulisse il farmi misera?
 ULISSE
750Preme a la Grecia. Non si vuole un altro
 Ettore in Astianatte.
 ANDROMACA
 Sì, ch’ei non tolga un giorno
 a Telemaco tuo d’Itaca il regno.
 ULISSE
 Telemaco rammenti? O scellerata!
 ANDROMACA
755Qui non Ulisse, il messaggier de’ Greci
 mi parla.
 ULISSE
                    E mi dileggi? E tu facesti
 perir quell’innocente?
 ANDROMACA
 Tu ne ignori il destino e rea mi accusi?
 ULISSE
 Aure e’ spira di vita o giace estinto?
 ANDROMACA
760Nei regni de la morte ei sta vivendo.
 ULISSE
 Siagli tosto compagno il tuo Astianatte.
 ANDROMACA
 Sei consolato. Or va’. Riporta a’ Greci
 sì grato annuncio. Esca il premuto duolo.
 D’Ettore il figlio e mio sta già sepolto.
 ULISSE
765Falso è quel pianto. Ulisse io sono e d’altre
 madri, e madri anche dee, vinte ho le frodi.
 ANDROMACA
 Senti. Prego il gran Giove e Pluto e Dite
 e l’erinni implacabili che quanto
 di mal può farmi Ulisse ora mi faccia,
770se non è ver che serra
 lo stesso avel Telemaco e Astianatte.
 ULISSE
 (Spenta è dunque con lui la mia vendetta?
 Che fo? Lo credo! E a chi lo credo? A donna
 e madre? No. Qui ci vuol tutto Ulisse).
 ANDROMACA
775(Ristretto in sé, medita nuovi inganni).
 ULISSE
 Da’ grazie al ciel di non aver più figlio,
 che s’ei vivesse, da l’iliaca torre
 precipitato e lacero il vedresti.
 ANDROMACA
 (Mi abbandona lo spirto. Ahimè! Che orrore!)
 ULISSE
780(Tradì il timor la madre. In questa parte
 diamle altro assalto). Ite veloci; e ovunque
 lo ritrovate, a forza
 e per le chiome a me ’l traete, o servi.
 Non lasciate ruina, antro o sepolcro.
785Ti volgi addietro e temi?
 Di che? Morto è Astianatte.
 ANDROMACA
 Son per lung’uso al mal sì accostumata
 che ne temo anche l’ombre.
 ULISSE
 Ma tu non lasci di guardar la tomba
790d’Ettore tuo. Peggiore
 vedrò s’ora tu sia madre o consorte.
 Quel sepolcro abbattete e le odiose
 ceneri a l’aria disperdete e al suolo.
 ANDROMACA
 Empi! Non anche a tanta
795malvagità pensaste.
 Contaminaste i templi.
 Rispettaste i sepolcri. Ah! Se l’osate,
 resisterò. Mi darà forze l’ira.
 ULISSE
 Lasciatela gridar. Mano a le scuri.
 ANDROMACA
800O dio! Marito e figlio io vedrò oppressi
 da una stessa ruina? A te le mani
 porgo, a te i prieghi umili...
 ULISSE
 Dammi il figlio e poi priega.
 ANDROMACA
 Aprimi il sen, se qui lo credi ascoso.
 ULISSE
805Eh! Non si tardi più. Spezzate il sasso.
 ANDROMACA
 Io ti potrei punir col tuo furore;
 ma da pietà mi è tolta la vendetta.
 Su. Fa’ aprir quella tomba. E se non basta,
 due Astianatti ti addito. Uscite, o figli. (Due soldati aprono la sepoltura e n’escono Astianatte e Telemaco)
 ULISSE
810Non ti sapea due volte madre. Poca
 una vittima sola era ad Ulisse.
 
 SCENA VII
 
 ULISSE, ANDROMACA, ASTIANATTE e TELEMACO
 
 TELEMACO
 Madre, per te siam resi a nuova vita.
 ANDROMACA
 E colui vi condanna a eterna notte.
 ASTIANATTE
 Sarebbe e’ forse il fraudolente Ulisse?
 TELEMACO
815Leggo in quel volto inganno e crudeltade.
 ULISSE
 Pia crudeltade! Fortunato inganno!
 ANDROMACA
 Tanto non esultar. Ma in tua fierezza
 trema. Qui son due figli;
 ed un solo è Astianatte.
 TELEMACO, ASTIANATTE
                                             E in me lo vedi.
 ANDROMACA
820Fra lor lo scelga la tua rabbia.
 ULISSE
                                                        In ambi
 lo troverà la morte. A me qual danno?
 ANDROMACA
 Sì, se non fossi padre. Omai da’ il cenno.
 Fammi teco infelice. In Astianatte
 Telemaco si uccida,
825Astianatte in Telemaco. Nel morto
 avrai sempre il tuo figlio, il mio nel vivo.
 Se perdi entrambi, miseri egualmente
 saremo ma tu solo scellerato.
 L’arcano è tutto mio. Pensi atterrirmi?
830Son la vedova d’Ettore e son madre.
 Tu resta in tuo furor nemico e padre.
 
    Guarda pur. O quello o questo
 è tua prole e sangue mio.
 Tu nol sai; ma ’l so ben io;
835né a te, perfido, il dirò.
 
    Chi di voi lo vuol per padre?
 Vi arretrate? Ah! Voi tacendo
 sento dir: «Tu mi sei madre
 né colui mi generò».
 
 SCENA VIII
 
 ULISSE, ASTIANATTE, e TELEMACO
 
 TELEMACO
840Fermati. Dove? A chi mi lasci, o madre?
 ASTIANATTE
 Io d’Ulisse in balia? Meglio l’orrore
 mi copria di quel sasso.
 ULISSE
 Ne la mia tenda custodite entrambi.
 TELEMACO
 Il figlio in me non ricercar. Sarebbe
845amabile il mio padre; ed io ti abborro. (Parte)
 ASTIANATTE
 Astianatte son io. Regni e grandezze
 mi tolse il fato; almen mi lasci il nome. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 ULISSE
 
 ULISSE
 Dal non usato stordimento alfine
 scuotiti, alma d’Ulisse.
850Tu cercavi un sol bene. Ecco ne hai due,
 il nemico ed il figlio.
 Che pro? Qual uso farne
 puoi? Si uccida Astianatte. Amor ne trema.
 Telemaco si abbracci. Odio il ributta.
855Chi scioglierà l’inestricabil nodo?
 Natura? Arte l’ha vinta. Ulisse a entrambi
 è abbominevol nome.
 Andromaca? Qual fede
 dar posso ad una madre? In su quel labbro
860anche il vero è sospetto.
 Che farò? Grecia, Pirro, odio, natura,
 tutto mi nuoce. Timido, perplesso,
 più non si riconosce Ulisse istesso.
 
    Una femmina mi ha vinto
865di accortezza e m’ingannò.
 
    E dal cieco labirinto
 per uscir la via non ho.
 
 Ballo di ladri e di furie.
 
 Fine dell’atto terzo