Ormisda, Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO TERZO
 
 Sala rappresentante la reggia di Marte.
 
 SCENA PRIMA
 
 ORMISDA con guardie
 
 ORMISDA
 A me Cosroe si guidi. In quanti affanni
 l’anima ondeggia! Al fianco di Palmira
 non so d’esser che sposo; e lei lontana,
1035sento che ancor son padre.
 O re nato a servir! Tiranni tuoi...
 
 SCENA II
 
 PALMIRA con guardie e ORMISDA
 
 PALMIRA
 Sì, re nato a servir, poiché lo vuoi.
 ORMISDA
 Palmira...
 PALMIRA
                     Nol diss’io che al figlio iniquo
 dato avresti perdono?
 ORMISDA
                                           Io perdonargli?
 PALMIRA
1040Eh! Son tuoi sdegni, Ormisda,
 spurio ed errante foco,
 senz’ardor, senza possa e che si volge
 dovunque ogni aura lo sospinge e il preme.
 ORMISDA
 Non temer da pietade ira in me vinta,
1045s’ei ti neghi compenso.
 PALMIRA
                                             E qual può darlo?
 ORMISDA
 Implorando al tuo piè grazia e perdono.
 PALMIRA
 Pentito del suo error, Cosroe al mio piede?
 ORMISDA
 Rimorso di suo fallo,
 timor di suo periglio, amor di regno
1050domo avranno quel cor.
 PALMIRA
                                              Quel cor superbo?
 ORMISDA
 E se umil ei ti preghi?
 PALMIRA
 Lo fingeria, per poi tradirne entrambi.
 ORMISDA
 Ceda in prova Artenice; e con lei regga
 gli Armeni Arsace e con me Cosroe i Persi.
 PALMIRA
1055Venga. Vi aggiungo il voto, (Si parte una delle sue guardie)
 per non parer troppo ostinata e ria;
 ma il credi a me, nulla otterrai.
 ORMISDA
                                                           Più giusta
 sarà allor la sua pena e l’ira mia.
 
    Stringe una mano il fulmine,
1060grazia tien l’altra e vita;
 e il figlio eleggerà.
 
    Di lui son padre e giudice,
 giudice, se vuol pena,
 padre, se vuol pietà.
 
 SCENA III
 
 COSROE con guardie, ORMISDA e PALMIRA come in disparte
 
 COSROE
1065Palmira qui. Solo ingiustizia attendo.
 ORMISDA
 Cosroe, tempo non è di usar fierezza.
 Chi finor ti fu padre,
 esser brama ancor padre. Ei sa tue colpe
 e il far ch’egli le obblii da te dipende.
1070Orgoglio in te ne fremerà; ma sappi
 che chi sprezza bontà provoca a sdegno,
 che il castigo è in mia man, che tuo re sono
 e che un sol tuo rifiuto
 porrà te nella tomba e Arsace in trono.
 COSROE
1075In tua mano, o signor, stan vita e morte,
 lo so. Se nel tuo core
 trionfa la calunnia, io piego il capo
 né d’ingiusto ti accuso.
 Ma se vuoi legge impormi,
1080che il chiaror del mio nome adombri e copra,
 sappi tu ancor che mali
 non paventa innocenza,
 che chi visse all’onore
 viver non sa all’infamia e che la morte
1085fa meno orror che la viltade al forte.
 ORMISDA
 La viltà sta nel fallo
 e non nel pentimento. A chi oltraggiasti,
 chiedi perdon dell’impostura atroce.
 Sua bontà ne fia paga; ed io ti assolvo.
 COSROE
1090Che? Palmira al suo piede
 Cosroe vorria? Ch’ei confessasse il fallo,
 ricevendo il perdono?
 Uom, qual io, non ha colpa o l’ha da grande.
 Entrar ne’ regni tuoi, del mio retaggio
1095sostenere i diritti e dalle braccia
 di Arsace e di Palmira
 trarre Artenice, esser potean mie colpe,
 se mia fede e rispetto eran men forti.
 Sol per l’anime basse è l’impostura;
1100e dove abbondan le querele e gli odi, (Guardando verso Palmira)
 di femmina è costume usar le frodi.
 ORMISDA
 Quale audacia?... (Palmira si avanza)
 PALMIRA
                                   No, Ormisda.
 Giusto non è che mi si vegga al piede
 un vincitor dell’Asia, un regio erede.
1105Ei non errò; e se volle
 me di obbrobrio coprir, scusane l’odio
 e scusane l’amor. Rival gli è Arsace
 e matrigna Palmira; e tu ben sai
 quanto feroce tiranneggi un core
1110instinto d’odio e gelosia di amore.
 COSROE
 Madre in favor di figlio
 mai non parlò, qual tu, regina, in mio.
 ORMISDA
 Sempre il perfido è ingrato.
 Orsù, tentisi ancora
1115una via per salvarti e sia l’estrema.
 Tu successor di Ormisda,
 regna su’ Persi; e sposo ad Artenice
 dia le leggi all’Armenia il tuo germano.
 COSROE
 In prezzo di Artenice
1120tu non m’offri, o signor, che un ben già mio.
 Nello stesso momento
 nacqui al regno e alla vita. Ambo mi desti,
 ambo insieme puoi tormi.
 ORMISDA
 E li torrò. Della real possanza
1125oggi vestirò Arsace. A lui mio erede
 fia congiunta Artenice;
 e de’ pubblici «viva» il lieto suono
 udrai dal carcer tuo.
 COSROE
                                        Ci vuole, o sire,
 ci vuole il sangue mio, per compir l’opra.
1130Per Cosroe anche fra ceppi
 tremino e madre e figlio;
 tu immortal non nascesti; e s’ami Arsace,
 te lo consiglio, o non alzarlo al trono
 o colla morte mia glielo assicura.
1135Previeni il suo periglio;
 e un figlio salverai, perdendo un figlio.
 
    Sì, un figlio; ma quale?
 Invitto, leale,
 che vinse, ch’estinse
1140nimici, rubelli,
 che far né soffrire
 mai seppe viltà.
 
    In figlio sì indegno
 giust’è che lo sdegno
1145di un padre si accenda,
 che premio gli renda
 di pena e di morte
 né gli usi pietà.
 
 SCENA IV
 
 ORMISDA e PALMIRA
 
 ORMISDA
 Oimè!
 PALMIRA
                Tu torni, Ormisda,
1150a’ tuoi primi timori.
 ORMISDA
                                        Ultimo sforzo
 di un amor moribondo. Andiam, Palmira,
 di Cosroe in onta a coronare Arsace;
 e al nuovo re si lasci
 sul destino di Cosroe arbitrio intero.
 PALMIRA
1155Figlio, avrai della Persia anche l’impero.
 
 SCENA V
 
 ERISMENO e i suddetti
 
 ERISMENO
 Signore, al vicin mal pronto riparo.
 ORMISDA
 Che avvenne?
 ERISMENO
                             Il campo è in armi;
 e Cosroe in re si acclama.
 PALMIRA
 O cieli!
 ERISMENO
                 Ed alla testa
1160n’è il perfido Mitrane.
 ORMISDA
 Mitrane ebbe il mio cenno...
 ERISMENO
                                                      E ti ha tradito.
 PALMIRA
 Il fellon!
 ORMISDA
                   Che far deggio?
 ERISMENO
 Lasciar, per esser re, d’esser più padre.
 ORMISDA
 Solo in udirlo raccapriccio. Un figlio?
 ERISMENO
1165Un reo figlio non è che un reo vassallo.
 ORMISDA
 Colpo sì atroce irriteria il tumulto.
 ERISMENO
 Di’ che lo arresteria. Toltone il capo,
 muor negli altri l’ardir, manca il pretesto.
 ORMISDA
 Palmira, non ho cor; dammi consiglio.
 PALMIRA
1170Veggo il tuo danno e piango il tuo periglio.
 ERISMENO
 Eh! Risolviti, o sire.
 O punire o servir. Cosroe anche lungi
 meditò tua ruina. Il fier disegno
 qui lo trasse dal Ponto e vel seguiro
1175duci e soldati; e se più tardi ancora...
 ORMISDA
 Rubello e traditor? Convien ch’ei mora.
 Già natura vi assente.
 Ei fu il primo a oltraggiarla. O figlio! O figlio!
 ERISMENO
 Regina, il passo affretto,
1180pria che quel debol cor tremi e si penta.
 
 SCENA VI
 
 ORMISDA e PALMIRA
 
 ORMISDA
 Partì Erismeno. Or tu sarai contenta.
 PALMIRA
 Ormisda, al tuo dolor non darti in preda.
 ORMISDA
 Lasciami. Per te feci
 più di quel che dovea. Della cittade
1185provvedi e della reggia alla difesa.
 L’angoscia mia senno mi toglie e core.
 PALMIRA
 Veglieranno per te fede e valore.
 
    Parte troncar col ferro infetta e guasta
 dà pena ad egro esangue;
1190ma poi gli dà vigor.
 
    In mal che rio sovrasta,
 trar suol medica mano il peggior sangue
 e con crudel pietà salva il miglior.
 
 SCENA VII
 
 ORMISDA
 
 ORMISDA
 Colpe di figlio reo, protervia, orgoglio,
1195tradimento, impostura,
 venite in mio soccorso e sostenete
 le ragioni di un re che lo condanna.
 Tutto io fei per salvarlo,
 ei tutto per perir.
 
 SCENA VIII
 
 ARSACE e ORMISDA
 
 ARSACE
                                   Padre, qual voce?
1200Condannato da te Cosroe avrà morte?
 ORMISDA
 Sì, morte avrà; già la sentenza è data.
 ARSACE
 Può rivocarla il re, la deve il padre.
 ORMISDA
 Il padre e il re sono egualmente offesi.
 ARSACE
 Quanto Cosroe è infelice!
 ORMISDA
                                                 E quanto iniquo!
1205La tua pietà non ha per lui discolpe.
 ARSACE
 Le avria... Ma...
 ORMISDA
                               Che ti arresta?
 ARSACE
 O dio! Salvalo, o padre.
 Troppo importa un momento.
 Parlar potessi! (O madre! O giuramento!)
 ORMISDA
1210Figlio, il vorrei; ma data è la sentenza.
 ARSACE
 Deh! Per queste ch’io spargo (S’inginocchia)
 lagrime al regal piè, deh! se pur m’ami,
 a me rendi il fratel, rendi a te il figlio.
 Tardo poi lo vorrebbe il tuo dolore.
 ORMISDA
1215Non più, già cede l’ira e piange amore.
 Vanne. Sospendi... Ma il real decoro?... (Arsace si leva)
 ARSACE
 Qual decoro ti fingi in crudeltade?
 ORMISDA
 Deggio al campo rubel tronco quel capo.
 ARSACE
 Furor vi crescerebbe in tuo periglio.
 ORMISDA
1220I rimproveri udrei d’irata moglie.
 ARSACE
 La madre placheran pianti di figlio.
 ORMISDA
 Salvando lui, perdi Artenice e il trono.
 ARSACE
 In odio a me, se lui non salvo, io sono.
 ORMISDA
 Vincesti. Al carcer vanne.
1225Artenice vi guida; e fa’ che Cosroe
 ti ceda in lei le sue ragioni. Espugna
 quel fiero cor. Piangi. Minaccia. Prega.
 Abbia vita, se il fa, morte, se il nega.
 ARSACE
 O due volte a me padre! A Cosroe io vado.
1230Ma come entrar?
 ORMISDA
                                  Prendi il mio regio anello. (Gli dà l’anello reale)
 ARSACE
 Non basta.
 ORMISDA
                       E vengan teco i miei custodi.
 ARSACE
 Ah! Tu nol sai. Tentar l’ingresso a Cosroe
 è un affrettarne il fato.
 ORMISDA
 Perché?
 ARSACE
                  Tacer mi è forza.
 ORMISDA
1235Sempre novelli arcani in mio tormento?
 ARSACE
 Parlar potessi! (O madre! O giuramento!)
 ORMISDA
 Qui attendi. A quai vicende un re soggiace! (Si parte)
 ARSACE
 Oh! Per me spunti alfin, raggio di pace.
 
    Un’aurea placida
1240mi vien d’intorno;
 e il fosco nubilo
 ne rasserena.
 
    L’alma lusingasi
 di più bel giorno,
1245l’alma che torbida
 sinor fu in pena. (Ritorna Ormisda e dà ad Arsace una chiave dell’uscio segreto delle prigioni reali)
 
 ORMISDA
 Prendi, Arsace. Con questa
 sicuro avrai nella prigion l’ingresso.
 La via ti è nota e ne sai l’uscio e il varco.
1250Oh! Si plachi al tuo dir l’alma orgogliosa.
 ARSACE
 Oprerò quanto deggio; in me riposa.
 ORMISDA
 
    Siepe di spini al core
 fan pietà, sdegno, amore
 e nel volerlo tutti, ognun lo straccia.
 
1255   Rendersi a lui non giova,
 che mentre ognun lo trova
 sì informe e sì meschin, l’odia e lo scaccia,
 
 Prigione.
 
 SCENA IX
 
 COSROE incatenato per un braccio ad un sasso
 
 COSROE
 Genti che vi lagnate
 di re ingiusto talvolta e di re iniquo,
1260mirate il mio destin. Principe e figlio,
 trovo un padre crudel, trovo un re ingrato.
 Questo braccio, il sapete,
 colse lauri e trofei. Sostenne il regno.
 All’oppressa virtù diede soccorso,
1265a’ miseri rifugio, a’ rei spavento.
 Eccolo in ferrei ceppi; e tal riporta,
 tanto può iniquità! grazia e mercede.
 Ma stride l’uscio e v’entra
 perfidia e crudeltà con Erismeno. (Apresi la porta della prigione. Cosroe siede sul sasso)
 
 SCENA X
 
 ERISMENO con arcieri e COSROE
 
 ERISMENO
1270Prence, hai d’uopo di tutta (Stando in lontano)
 la tua fortezza.
 COSROE
                              È vero,
 or che mostro letal mi veggo a fronte.
 ERISMENO
 Soffrilo. Io reco morte. Il re l’impone.
 COSROE
 Troppo è buon, troppo è giusto il re mio padre
1275né da lui puote uscir l’empia sentenza.
 ERISMENO
 Scegli ferro o velen. Questo è suo impero.
 COSROE
 De’ malvagi, qual tu, questa è sol trama.
 Venga il padre e comandi ed io ubbidisco.
 ERISMENO
 Egli è un esser rubel fargli contrasto,
1280colpa aggiunger a colpa. Io ti consiglio... (Cosroe improvviso e impetuosamente si leva per avventarsi alla vita di Erismeno ma non può arrivarlo, impeditone dalla catena del braccio)
 COSROE
 Traditor, questo braccio... Empia catena
 che mi togli il poter della vendetta!
 ERISMENO
 Previdi il tuo furor; ma sulla punta
 sta di que’ strali il tuo destin. Soldati. (Gli arcieri prendono in mano i loro archi e gli armano delle lor frecce)
 COSROE
1285Barbaro, e che ti feci
 per avermi a tradir sì iniquamente?
 La memoria è sol piena
 di benefici in te profusi.
 ERISMENO
                                               Eh! Cosroe,
 chi riceve le offese
1290le scrive in marmo e chi le fa in arena.
 Il governo del Ponto a me negato (Si apre intanto nel muro una porta segreta della prigione e ne calano Artenice ed Arsace)
 io meritava. In cor ne chiusi il torto
 per vendicarlo. Eccone il tempo. Arcieri,
 per molte vie fate là entrar la morte.
 
 SCENA XI
 
 ARTENICE, ARSACE e i suddetti
 
 ARTENICE
1295Fermate. Ecco, Erismeno, il regio impronto. (Gli mostra l’anello reale)
 Rechiam novi comandi; e poi se Cosroe
 persiste in sua sentenza,
 fa’ il tuo dover.
 ERISMENO
                               O inciampo!
 ARSACE
 Vanne, amor mio. Da te pendon due vite. (Ad Artenice. Arsace si ferma in lontano, a’ piè della scaletta dell’uscio segreto, e Artenice si avanza)
 COSROE
1300Qual fortuna per me, bella Artenice,
 vederti e poi morire?
 ARTENICE
 Di morir non si parli. Hai grazia e vita.
 COSROE
 Chi non sa d’esser reo, grazia ricusa;
 e vita meritar può chi è innocente.
 ARTENICE
1305Innocente ti abbraccia il re tuo padre.
 Soddisfatta è Palmira.
 Torna al regno la calma, a me la gioia.
 Tanto far puote un solo
 tuo magnanimo sforzo in mio riposo.
 COSROE
1310E qual?
 ARTENICE
                  Signor, gli affetti
 per te astrinsi a languir. Amando Arsace,
 sostenni i tuoi diritti,
 con qual forza tu il sai, lo sa il mio core.
 Un atto or da te esigo,
1315sia di virtù, sia di dover. Te stesso
 salva. Salva il mio amor, la gloria mia.
 Col tuo voto Artenice abbia il suo sposo,
 l’Armenia il suo regnante; e Arsace il sia. (Cosroe sta alquanto pensoso)
 ARSACE
 (Fate, o dei, che quell’alma alfin si renda).
 COSROE
1320Regina, a te più deggio in ciò che oprasti,
 quanto meno mi amasti. Amarmi e farlo
 saria stato di amore util consiglio.
 Ma in farlo senz’amarmi
 generosa virtù ne ha tutto il merto.
1325Or questa avria ragion di abbandonarmi,
 s’io ti cedessi per campar di rischio.
 Di Arsace sii. Mia morte a te il concede,
 nol potria la mia vita.
 Lasciami al mio destin. Così mi resta
1330in morendo un gran ben, che di Artenice,
 non potendo l’affetto, avrò la stima;
 e talvolta anche a me, sposa di Arsace,
 darai lode e dirai: «Riposa in pace».
 ERISMENO
 Già rispose il feroce. Al re si serva. (Ad Artenice)
 ARTENICE
1335Attendi; e più rispetto ad Artenice. (Ad Erismeno)
 ARSACE
 (Ciel, qui proteggi amore ed innocenza).
 ARTENICE
 Cosroe, con la tua morte al caro Arsace
 tu mi togli per sempre.
 COSROE
 Chi tel vieta, me estinto?
 ARTENICE
1340La gloria mia, che della tua sciagura
 esser non voglio il prezzo.
 COSROE
                                                 O generosa!
 Tu m’insegni la via di vendicarmi.
 Renderà i miei nimici
 la mia morte infelici.
 ARTENICE
                                         E me con loro.
1345Son io degna, o crudel, di tal mercede?
 Me ancor confondi nella tua vendetta?
 Mi amasti sol per mia miseria? O Cosroe,
 a me sempre fatal, vivo ed estinto.
 COSROE
 I  rimproveri tuoi quasi m’han vinto.
1350Ma vedi. In questi ceppi, in quegli strali
 più che la pena mia, sta la mia fama.
 Se tal ti cedo, si dirà che astretto
 vi fui, non da pietà ma da timore.
 Nol farò. Morir deggio. Il vuole onore.
 ERISMENO
1355E vel comanda il re. Non più dimore. (Agli arcieri)
 COSROE
 Ferite. Eccovi.il petto.
 ARTENICE
 Oimè!
 ARSACE
                Festi, o regina, (Avanzandosi)
 il tuo dovere. Il suo pur faccia Arsace.
 Arcieri, giù quell’armi
1360o cadrà chi di voi primo le tenda.
 ERISMENO
 Prence, vorrai disubbidire al padre?
 ARSACE
 Perché padre egli sia, difendo il figlio.
 ERISMENO
 La genitrice offesa...
 ARSACE
 Me punirà, se in lui salvar la offendo.
 ERISMENO
1365Lui salvo? Me presente,
 non è facil campar Cosroe da morte. (Prende di mano ad una guardia un arco con freccia)
 ARSACE
 Tu insolente l’avrai. (In atto di avventarsi con uno stilo alla vita di Erismeno)
 ERISMENO
                                        Può farmi oltraggio
 il figlio di Palmira?
 ARSACE
                                      (Ah! Mi sovviene, (Si ferma e sta sospeso)
 o fatal giuramento, e l’ire affreno).
 ERISMENO
1370Ora è il tempo, ire mie. (Tende l’arco per ferir Cosroe)
 ARSACE
                                               Saziati, iniquo,
 e comincia da me. (Copre con la sua persona quella di Cosroe)
 Non si passa a quel sen per altra via.
 ARTENICE
 (Chi sì bella virtù non ameria?)
 ERISMENO
 Stelle! Tu in lui proteggi un parricida.
 ARSACE
1375Cosroe conosco ed Erismeno ancora.
 ERISMENO
 Vuol la madre ch’ei mora.
 ARSACE
 E troverà morto al suo fianco Arsace.
 ERISMENO
 Trema la man sul ferro. Ire infelici! (Si lascia cader l’arco di mano)
 Che far degg’io? Si vada
1380con l’avviso a Palmira.
 ARSACE
                                           Io qui l’attendo.
 ERISMENO
 Ella al figlio dia leggi e il reo poi cada.
 
    Non ti lascio che un solo momento,
 per recarti più barbara morte.
 
    L’aspettarla ti sia più tormento,
1385che sospesa non placa l’irato;
 ma fa attesa tremare anche il forte.
 
 SCENA XII
 
 COSROE, ARTENICE e ARSACE
 
 COSROE
 Che vidi?
 ARTENICE
                     O degno amante!
 COSROE
 Tu figlio di Palmira, in mia difesa?
 ARSACE
 Io fratello di Cosroe, in sua salvezza.
 COSROE
1390È ver. Sol riconosco in te il mio sangue.
 ARSACE
 La mia regina in me svegliò fortezza.
 ARTENICE
 Nobil cor, quale il tuo, cote è a sé stesso.
 ARSACE
 Ah! Nulla ancor fec’io, se resti avvinto. (Snuda il suo stilo)
 COSROE
 Che far pensi?
 ARSACE
                              Con questo aprir tuoi ceppi.
1395Farti scudo io ben seppi
 dall’ire di un fellon. Forse da quelle
 non potrei della madre
 e perderei di sì bell’opra il frutto. (Arsace va aprendo col ferro le manette, a cui sta inchiavato il braccio di Cosroe)
 COSROE
 Tua pietà sia più cauta. Io son del regno
1400l’erede e tuo rivale.
 Nella mia libertà, nella mia vita
 dispera di ottener scettro e Artenice.
 ARSACE
 Il duol ne soffrirò senza rimorso.
 ARTENICE
 E purché generoso, ei sia infelice.
 ARSACE
1405Sciolto, o Cosroe, già sei. Fuor dell’infausto
 carcere affretta il passo.
 Seguanti questi arcieri, onde in lor danno
 non torni la pietà che li rattenne.
 Riedi al tuo campo. Estingui
1410il tumulto che v’arde; o se ti spinge
 rimembranza di torto alla vendetta,
 sovvengati che Arsace, quell’Arsace
 che ti tolse a periglio,
 sì, quell’Arsace è di Palmira il figlio.
 COSROE
1415Del dono che ricevo, il dover mio
 farà buon uso. Amanti cori, addio. (Si parte per la scaletta seguito dagli arcieri)
 
 SCENA XIII
 
 ARTENICE e ARSACE
 
 ARTENICE
 Giovi seguirlo. Tu sospiri, Arsace?
 ARSACE
 Regina, io t’ubbidii.
 ARTENICE
                                        Da forte oprasti;
 ed or più del tuo volto amo il tuo core.
 ARSACE
1420Ma di un altro io ti fei regina e sposa.
 ARTENICE
 Premio vien da virtù. Spera in tuo merto.
 ARSACE
 La beltà di Artenice ha troppo prezzo
 e gli affetti di Cosroe han troppo ardore.
 ARTENICE
 Anche nel tuo timor veggo il tuo amore.
 ARSACE
1425Fedele e sventurato.
 ARTENICE
 È giusto il ciel, se sarà Cosroe ingrato.
 
    Nero turbine si aggira.
 E sospira il villanello
 per timor che dal flagello
1430della grandine percosse
 sien le spiche biondeggianti.
 
    Ma al soffiar di amico vento,
 ad un tratto il nembo fugge;
 si dilegua il suo spavento;
1435ed ei torna a’ giochi, a’ canti.
 
 SCENA XIV
 
 ARSACE
 
 ARSACE
 Perderti sì amorosa
 quanto più mi dorria!...
 Ma qual romor, misto di trombe e grida?
 Veggo la soglia abbandonata, in fuga
1440spaventati i custodi.
 Non ritorna Erismen; non vien la madre.
 Che sarà? Forse, o stelle,
 a’ vostri influssi rei
 non bastano, e son tanti, i mali miei.
 
1445   Sorte vuol ch’io disperi,
 ch’io speri l’idol mio;
 penar mi fa la sorte
 ma credo alla speranza.
 
    Così l’amato bene
1450mi rende invitto e forte;
 e fa che sin la spene
 mi serva di costanza.
 
 Campagna con colline deliziose, dalle quali vanno scendendo i soldati persiani di Cosroe. Appiè di esse vedesi l’attendamento dell’esercito di Ormisda, con padiglione reale al fianco. Trono militare a canto del medesimo padiglione. A un altro fianco la città di Tauri, con nobil ponte di marmo dinanzi alla maggior porta, ornato di obelischi e di guglie.
 
 SCENA XV
 
 COSROE, MITRANE, soldati persiani ed armeni
 
 COSROE
 Non credibile sembra un cangiamento
 sì subito e sì grande.
 MITRANE
1455Facili eventi, ove conformi i voti.
 COSROE
 Raro esempio saran Palmira e Ormisda
 d’instabile fortuna.
 MITRANE
 Agl’ingiusti regnanti
 corte fan, più che guardia, armati e servi.
1460Quegli, ch’util ritien, sono i codardi.
 Quei, che forza e timor, sono i nemici.
 Loro forte custodia è amor sincero
 che nasca da giustizia o da bontade.
 COSROE
 Tardo, Mitrane, e vano
1465mi giungea, senza Arsace, il vostro amore.
 MITRANE
 Arsace abbiane premio
 ma pena i tuoi nimici.
 Palmira in tuo poter si custodisce
 nella real tua tenda.
 COSROE
                                       E il padre? O dio!
 MITRANE
1470Già lo ridissi. Al grado
 nella sciagura sua si usò rispetto
 e verrà in breve al tuo giudizio anch’esso.
 Guardati che pietà te non rispinga
 in più profondo di miseria abisso.
1475Chi una volta al suo re può far timore,
 sempre è fellon. Gran colpa è un gran potere.
 COSROE
 Lodo il tuo zel. Vo’ vendicarmi. Incontro
 va’ al genitor; ma d’ogni oltraggio il serba.
 Cerchisi di Erismeno;
1480e a me venga Palmira.
 MITRANE
                                           Entro i tuoi lumi
 scorgo un ardor che ti assicura il trono.
 COSROE
 Adempiasi vendetta e re poi sono.
 MITRANE
 
    Riconosco in quell’ardore
 il tuo fato ed il tuo core.
1485Sarai sposo e sarai re.
 
    Se pietà lo ammorba o frena,
 sol ti resta obbrobrio e pena
 in retaggio ed in mercé. (Entra nella città)
 
 SCENA XVI
 
 COSROE e PALMIRA dal padiglione fra guardie
 
 COSROE
 Vedrem come ben soffra il fato avverso
1490chi sì mal seppe sostener l’amico.
 PALMIRA
 Son io regina o prigioniera ? E dove
 mi traete, o soldati?
 COSROE
 Ove? Al tuo re, o Palmira.
 PALMIRA
 Tu mio re? Qui non regna altri che Ormisda.
 COSROE
1495Ma por tentasti in su quel trono Arsace.
 PALMIRA
 Il padre lo volea.
 COSROE
                                 Da te sedotto.
 Ne han disposto altrimenti
 la giustizia e gli dii.
 PALMIRA
 Gli dii talvolta esaltano i malvagi
1500e giustizia non è rapina e forza.
 COSROE
 Ciò che festi in mio danno or ti sovvenga.
 PALMIRA
 Ciò che fei mi condanna;
 ma sai perché? Perché lo feci e vivi.
 COSROE
 Vendicarmi ora posso
1505e di Ormisda e di Arsace e di Palmira.
 PALMIRA
 Crudel, non aspettar ch’io qui ti preghi
 né per me né per loro.
 
    Tradita, odio la vita
 né pregherò per me.
1510Non per Arsace, no;
 morrà ma nol vedrò
 servir vassallo a te.
 
    Non per Ormisda. Avrai
 peggior destino, il so,
1515se incrudelir potrai
 in lui tuo padre e re.
 
 COSROE
 Serba fino all’estremo,
 che ben d’uopo ne avrai, la tua fierezza.
 Unirò al tuo destino Arsace e Ormisda.
 PALMIRA
1520E Ormisda vien. Fagli apprestar le scuri.
 
 SCENA XVII
 
 ORMISDA dalla città fra guardie e i suddetti
 
 COSROE
 Sire, soffri che umile...
 ORMISDA
 Mal cominciano, o Cosroe,
 l’ire tue dal rispetto.
 Eccoti nel tuo campo,
1525commosso in mia ruina.
 Eccoti fra que’ prodi
 che traesti dal Ponto in reo disegno.
 Vedi. Tuo soglio è quel. Su, colà ascendi
 e fa’ con scelleraggine inudita
1530che si vegga un ribello iniquo figlio
 seder giudice e re della mia vita.
 COSROE
 Dalle accuse d’iniquo e di ribello
 facile a me, o signor, fia la discolpa.
 Ma quella, onde tentò l’empio Erismeno
1535d’insultar la mia fama,
 più mi punge e mi fiede. Ella si levi
 dal tuo cor, dal mio nome.
 PALMIRA
                                                  E come farlo,
 morto Erismeno e per tuo cenno ucciso?
 
 SCENA ULTIMA
 
 MITRANE, e poi ARTENICE ed ARSACE, e i suddetti
 
 COSROE
 Come? Ucciso Erismeno?
1540Mitrane...
 MITRANE
                      È vero. In lui l’irata plebe,
 che autor già lo sapea del tuo periglio,
 si avventò nel tumulto e con più colpi
 gli fe’ uscire del sen l’alma esecranda.
 COSROE
 Pena a lui ben dovuta e pur ne piango,
1545che solo egli potea
 altrui render ragion di mia innocenza.
 ARTENICE
 Sul labbro di Artenice
 ella avrà più di fede. Io ritrovai
 nell’ultime agonie della sua vita,
1550steso Erismeno. Alma a spirar vicina
 quai rimorsi non soffre! In fiochi accenti
 confessò l’error suo, la sua impostura,
 l’innocenza di Cosroe e che sedotto...
 COSROE
 Basti così. Difesa
1555sia l’altrui gloria, or che la mia va illesa.
 PALMIRA
 (Tutto in mio male e in onta mia congiura).
 COSROE
 Padre, il rubel, l’iniquo (Mettesi a’ piè del padre)
 ora venga al tuo piè. Torni ne’ ceppi,
 se tua legge l’impone.
1560Rendimi l’amor tuo. Perdona a questi
 duci e soldati tuoi quella pietade
 che lor desta ha nel sen la mia sciagura;
 e per tutti ti basti,
 se colpevol lo trovi, il sangue mio...
 ORMISDA
1565Non più, figlio, non più, che il reo son io.
 Tu di regnar sei degno
 sui Persi e sugli Armeni. Ecco il mio erede,
 o popoli. Il tuo sposo ecco, Artenice;
 e fine abbiano gli odi. (Verso Palmira)
 ARTENICE, ARSACE
                                            Alma infelice!
 COSROE
1570No, per me nol sarete, o generosi.
 Sappialo ognun. Di morte e di catena
 senza voi non uscia. Premio chiedeste.
 Fra’ ceppi io nol potea, senza esser vile;
 ma più vile or sarei, se lo negassi.
 ARSACE
1575Che sarà? (Verso Artenice)
 ARTENICE
                       Di buon’opra ecco il buon frutto. (Verso Arsace)
 COSROE
 Il tuo materno amor volea sul crine
 al tuo Arsace un diadema.
 Non ti spiaccia, o regina,
 che dalla man di Cosroe egli il riceva.
1580Col cedergli Artenice
 a lui cedo l’Armenia; e se in mercede
 luogo avrò nel tuo cor, son lieto e pago.
 PALMIRA
 Prence, a qual segno porti i tuoi trionfi?
 Signor della mia vita e del mio onore,
1585già divien tua conquista anche il mio core.
 Gradiscilo. In Palmira
 sol guarda il figlio. Omai
 diasi alle andate cose eterno esiglio;
 e avrò in Cosroe, tel giuro, un altro figlio.
 ARSACE
1590Madre, sposa, fratel, quai gioie e quante!
 ARTENICE
 Or sono in libertà gli affetti miei
 e tu mio sposo e tu mio re già sei.
 ORMISDA
 Venga e chiuda i miei dì sonno di pace;
 e se natura il tarda,
1595amore il premio affretti. Oggi al mio impero
 Cosroe sottentri con sì lieti auspici;
 ed Ormisda sia il primo a dargli onore.
 COSROE
 No, genitor...
 ORMISDA
                           Lieto abbandono un peso
 a me grave, a me infausto.
1600Né Palmira si sdegni.
 PALMIRA
 Son paga. Arsace è re. Cosroe anche regni.
 MITRANE
 
    Cosroe regni.
 Viva Cosroe, il nostro re.
 
 CORO
 
    Cosroe regni.
1605Viva Cosroe, il nostro re.
 
 COSROE
 Sarò in qualunque sorte e servo e figlio.
 ORMISDA
 Figlio sì degno è la maggior mia gloria.
 MITRANE
 Tu vincitor dell’odio e dell’amore
 avesti da virtù regno migliore.
 TUTTI
1610Avesti da virtù regno migliore.
 CORO
 
    Regni dà natura e sorte;
 ma più bei li dà virtù.
 
    Cor più degno di gran regno,
 più magnanimo e più forte
1615del tuo, Cosroe, mai non fu.
 
 Il fine dell’«Ormisda»
 
 LICENZA
 
 Le adulatrici lodi
 taccia musa bugiarda. Ella un re finse,
 non qual ei fu ma quale esser dovea.
 Che se un’eccelsa idea d’alto regnante
1620vuole ammirar, dall’Istro,
 ove l’augusto impera ottimo Carlo,
 il cui gran nome oggi si onora e cole,
 il piè non volga e non richiami il guardo.
 Ma disio non l’accenda
1625di ritrarne col canto il pregio e il merto.
 Troppo è sopra al poter l’oggetto e il vero,
 tanto maggior degli altrui plausi, quanto
 vincon le sue virtù la sua fortuna.
 Riconoscerlo appieno
1630mai non si può. Ciò che fe’ Carlo, avanza
 le glorie altrui, ciò ch’egli fa, le sue;
 e sovra le presenti avran la palma
 l’altre sue che verranno.
 Virtù mai di sé stessa
1635paga non è. Cresce di pregio in pregio
 e riposo non ha, giunta anche al sommo.
 Tu che m’ascolti, alma di Carlo augusta,
 ben senti e sai che in darti lode io parlo
 non al romano cesare ma a Carlo.
 
1640   Chi a te rende omaggio
 di applauso sincero
 non pensa al tuo impero
 ma parla al tuo cor.
 
    E il cor, che si sente
1645dir giusto, clemente,
 magnanimo e saggio,
 ne ha gioia e ne ha pace.
 Da lode verace
 non vien mai rossor.
 
 CORO
 
1650   Per lodar di Carlo il nome,
 ci dà ardir la sua virtù.
 
    Né ci affrena altro timore
 che il rimorso, in dargli onore,
 di dir poco e dover più.