L’Engelberta (Zeno e Pariati), Milano, Ghisolfi, 1708

 ATTO QUARTO
 
 Principio di foltissimo bosco.
 
 SCENA PRIMA
 
 OTTONE
 
 OTTONE
 Mi seconda la sorte. Il tutto intesi.
975Augusta è condannata; e qui dal ferro
 di Bonoso ella dee cader traffitta.
 Di un gran piacer, miei sdegni,
 vi chiamo a parte. La superba cada
 ma voi presenti; e quando
980importuna pietà su l’altrui braccio
 sospenda il colpo, a voi l’onor si dia
 di compir l’opra e la vendetta mia.
 
    Sdegni implacabili
 d’anima forte,
985pensier di vittoria
 vi chiama a goder.
 
    Ancor dell’empia
 sarà la morte
 non men vostra gloria
990che vostro piacer. (Entra nel bosco)
 
 SCENA II
 
 ENGELBERTA con guardie
 
 ENGELBERTA
 Del mio ingiusto consorte
 qui mi chiama un comando. Ombre romite,
 taciti orrori, solitarie fonti,
 sin che del mio destin giunga il momento,
995con voi ragiono. Almeno (Siede a’ piè d’un albero)
 alle mie voci intenti
 qui spererò que’ tronchi,
 troverò questi sassi,
 pietà che quel crudele
1000pur mi negò. Cotanto
 nel suo torto temé le mie querele.
 
    Usignuolo, che col volo
 sciogli il canto in verdi rami,
 vanne e di’, tu che ben ami,
1005al mio sposo il mio martiro.
 
    Di’ che cede alla mia fede
 ogni tronco in quelle piante,
 che ogni fronda è più costante
 di quel cor, per cui sospiro.
 
 SCENA III
 
 BONOSO ed ENGELBERTA
 
 BONOSO
1010Augusta.
 ENGELBERTA
                    Impaziente (Si leva)
 del mio sposo e signor qui attendo il cenno.
 BONOSO
 Dolente il reco e ne fa fede il volto.
 ENGELBERTA
 Con pena un buon vassallo
 del suo sovran mai non adempie i voti.
 BONOSO
1015E se questi, Engelberta,
 chiedessero al mio braccio un atto vile?
 ENGELBERTA
 L’alto comando ogni viltà gli toglie.
 BONOSO
 (Infelice!) E se questi
 chiedessero al mio braccio un colpo iniquo?
 ENGELBERTA
1020(Che mai sarà? Quel favellar confuso
 mi è nuncio di sciagure). Esponi omai
 l’ancor dubbio tenor del mio destino.
 BONOSO
 (E ’l potrò dir?) M’impose...
 ENGELBERTA
                                                      Il mio consorte...
 BONOSO
 Ch’ove più chiuso è ’l bosco...
 ENGELBERTA
1025Siegui.
 BONOSO
                 A te...
 ENGELBERTA
                              Qual comando?
 BONOSO
                                                             A te dia morte.
 ENGELBERTA
 Dar morte a me?
 BONOSO
                                  Né senz’orror l’intesi
 né senza pena eseguirò.
 ENGELBERTA
                                              Bonoso,
 convien con più fermezza
 a te ubbidire, a me soffrir. Non tolga
1030la gloria al dover nostro
 né in te vana pietà né in me vil tema.
 Mi trovi Lodovico
 e moglie e serva anche nell’ora estrema.
 BONOSO
 Prova è d’alma innocente alma sì forte!
 ENGELBERTA
1035Ma di’, per qual delitto ei vuol ch’io mora?
 O mi discolperò, s’ei rea mi crede;
 o mi condannerò, s’ei rea mi chiede.
 BONOSO
 L’infedeltà ti oppone;
 e ti oppone il velen; tal ne l’onore
1040oltraggiato lo avresti e nella vita.
 ENGELBERTA
 Duce, io sono innocente e son tradita.
 Del tosco, ond’ei m’accusa, Otton ne renda
 fede e ragion. E dagl’impuri affetti
 questo foglio difenda (Gli dà una lettera)
1045la sua fama e la mia.
 Prendilo e, se in te vive
 pietà, pria mi trafigi e poi lo reca
 al mio giudice irato,
 non dubbio testimon di mia innocenza.
 BONOSO
1050Tanto a te giuro e ne ricevi in pegno
 la mia pietà; darti di più mi è tolto.
 ENGELBERTA
 Né ti chiedo di più. Vieni e la dura
 legge eseguisci.
 BONOSO
                               In quel orror si deve
 compir la ria sentenza.
 ENGELBERTA
                                            E là si adempia.
1055Resti in esso sepolto un atto ingiusto,
 di Lodovico ingiurioso al nome.
 Là vieni e ’l sen mi svena
 né ti arresti il saper ch’ebbe in lui vita
 quella Metilde, a te sì cara e solo
1060dal mio comando a te contesa e tolta.
 Vendica in me de la ripulsa il torto;
 e poiché senza vita
 fieno le caste membra, ivi le lascia
 cibo alle fiere. Solo
1065levane il cor. L’abbia il mio sposo; il veda
 candido e puro e d’un sospir l’onori.
 BONOSO
 (Resisto a pena). In questo
 pur sarai paga.
 ENGELBERTA
                               A me perdoni il cielo,
 ch’io per me imploro, e dono
1070al mio tiranno e al mio uccisor perdono...
 
    Non è ria sorte
 né crudel morte,
 bella innocenza,
 morir con te,
1075che dove error non è non entra affanno.
 
    È questo solo
 tutto il mio duolo,
 che fier rigore
 d’empio consorte
1080mi voglia estinta,
 non per mio errore
 ma per suo inganno. (Entra con Bonoso e con le guardie nel bosco)
 
 SCENA IV
 
 METILDE ed ARRIGO
 
 METILDE
 Timida che mi fuga il caro bene,
 qui ’l sieguo, ove poc’anzi
1085rivolse il piè.
 ARRIGO
                           Qui me pur tragge amore
 su l’orme di Metilde.
 METILDE
                                         In fra gl’amanti
 non è sempre il più caro il più importuno.
 ARRIGO
 E importuno tu chiami il più fedele?
 METILDE
 Gl’affetti tuoi da questa fede assolvo.
 ARRIGO
1090Odiar chi t’ama è crudeltà, o Metilde.
 METILDE
 Amar chi t’odia è stolidezza, o Arrigo.
 ARRIGO
 Ho soglio.
 METILDE
                      Ma nol curo.
 ARRIGO
 Ho merto.
 METILDE
                      Ma non piaci.
 ARRIGO
 Col voto della madre, amo la figlia.
 METILDE
1095Nieghi la figlia il suo, l’altrui che giova?
 ARRIGO
 Sei tanto ingrata?
 METILDE
                                    Orsù, da quest’accusa
 nel tuo cor vuo’ scolparmi.
 Vanne e fa’ che ’l tuo affetto
 sia di augusto un comando ed io l’accetto.
 ARRIGO
 
1100   Prometti?
 
 METILDE
 
                         Gli’affetti...
 
 ARRIGO
 
 Ritorno a sperar.
 
    Mio bene.
 
 METILDE
 
                         Che spene?
 
 ARRIGO
 
 Sul soglio...
 
 METILDE
 
                        Che orgoglio?
 
 ARRIGO
 
 Ti vedo...
 
 METILDE
 
                    Nol credo.
 
 ARRIGO
 
1105Vicina a regnar.
 
 SCENA V
 
 METILDE e poi BONOSO dal bosco con la spada in mano insanguinata
 
 METILDE
 Speri il superbo e quell’assenso ei tenti
 che Bonoso già ottenne... Oltre il costume,
 cor, tu mi balzi in petto.
 T’intendo, ecco a te viene il tuo diletto.
 BONOSO
1110Spirò pur l’alma infame e del reo sangue
 ne stilla ancor il punitor mio brando.
 METILDE
 Principe.
 BONOSO
                    Al cenno eccelso
 già si ubbidì. (Rimette la spada)
 METILDE
                             E Metilde
 or sarà tua conquista e tua mercede.
 BONOSO
1115Ti fa un colpo mia sposa
 e mi ti toglie amante.
 METILDE
 Sarà eterno l’amor che ti giurai.
 BONOSO
 Non dirai più così quand’il saprai.
 METILDE
 Offendi la mia fé col tuo sospetto.
 BONOSO
1120E pur dell’odio tuo sarò l’ogetto.
 METILDE
 Crudel.
 BONOSO
                 Serba un tal nome
 sin che noto a te fia
 quel colpo che sol dee renderti mia.
 
    Allor, bocca amorosa:
1125«Crudele» mi dirai.
 «Nemica e disdegnosa,
 tanto t’abborrirò quanto t’amai».
 
 METILDE
 
    Uscir potrò di vita,
 non mai lasciar di amarti
1130e, fin da te tradita,
 la mia vendetta avrei nell’adorarti.
 
    Odiando il cor,
                                 crudele...
 BONOSO
 Ti ascolterò,
 
 METILDE
 Adorerò il
                      sembiante...
 BONOSO
 Con placido
 
 METILDE
 E alor
               dirò fedele...
 BONOSO
 E poi
 
 METILDE
 
1135«Non meritò quest’onte un’alma amante».
 
 BONOSO
 
 «Fu sol per meritarti, o labbro amante».
 
 Gabinetto Imperiale.
 
 SCENA VI
 
 LODOVICO ed ERNESTO
 
 LODOVICO
 Sì, mio fedel. Nel seno di Engelberta
 sinor ferro omicida
 punita avrà l’infamia e ’l tradimento.
 ERNESTO
1140(Qual freddo orror m’empie le vene e l’ossa?)
 LODOVICO
 Con più lieto sembiante
 mira la mia vendetta e a me fa’ cuore,
 a me che l’empia donna amai cotanto.
 ERNESTO
 È questo il mio dolore,
1145saper ch’io la cagion sia del tuo pianto.
 LODOVICO
 
    Offeso cuor, consolati;
 la perfida cadé.
 
    L’infamia dell’infida
 ogni memoria uccida
1150del primo affetto in me.
 
 SCENA VII
 
 BONOSO e li sudetti
 
 BONOSO
 Sire, è vero; spirò sotto il mio ferro
 l’anima scelerata e ’l cor fellone
 su l’erbe sanguinose
 diede i palpiti estremi.
 ERNESTO
1155(Infelici mie furie, io vi detesto). (In atto di voler partire)
 LODOVICO
 Sì sollecito colpo
 a te ben confidai.
 BONOSO
                                   Fermati, Ernesto.
 Ho di che favellarti.
 Fra li orrori lasciai di cieca selva
1160il cadavero esangue,
 degno di aver per tomba il sen de’ mostri.
 LODOVICO
 Ma del supplizio a fronte
 che disse l’infedel?
 BONOSO
                                      Quella temendo
 pietà, che mi vietasti,
1165chiusi l’udito e tolsi
 la speme ai prieghi, alle discolpe il tempo.
 LODOVICO
 Rigor che assicurò le mie vendette.
 ERNESTO
 (Qui è periglio o tormento ogni dimora).
 BONOSO
 No, non partir. Tutto non dissi ancora.
1170Un sol negar non seppi
 favor estremo all’infelice. In questo
 foglio i suoi falli e l’altrui fé ravvisa. (Porgendo a Lodovico la lettera di Engelberta)
 LODOVICO
 Eh, duce, da quel foglio
 che attender posso? Un pentimento? È tardo.
1175Le discolpe? Son vane.
 BONOSO
 Tanto a me dona, io te ne priego, o sire.
 LODOVICO
 Ti si compiaccia. Ecco già l’apro e ’l leggo. (Lo prende e l’apre)
 ERNESTO
 (Che sarà mai?)
 LODOVICO
                                 Deh! Sommi dei! Che veggo!
 Ernesto, riconosci
1180chi segnò queste note?
 ERNESTO
                                            Io, sire?
 LODOVICO
                                                              Sai
 cui sian dirette e qual ne sia l’arcano?
 ERNESTO
 (Cieli, il mio foglio!)
 LODOVICO
                                        Or tel rammento; ascolta.
 «Augusta. Il chiuso foco (Legge)
 o convien che divampi o che mi strugga.
1185Ardo a’ tuoi lumi e pietà chiedo o morte.
 Qualunque sia del tuo voler la legge,
 riceverolla in grado
 di mio destin. Sol pensa
 che cor più fido in questo
1190regno, o bella, non hai di quel di Ernesto».
 ERNESTO
 (Nieghisi tutto. Il mio periglio il vuole).
 LODOVICO
 Rispondi. Tu sì audace?
 Tu sì fellon? Tu l’empie brame, Ernesto,
 alzare al disonor sin del mio letto?
 ERNESTO
1195Cesare, la mia fede
 per cent’opre è palese. Odio e livore
 cercano di annerirla. Ah ne dilegua
 tu l’atre nebbie e l’impostor confondi.
 LODOVICO
 Ma questo foglio chi vergò? Rispondi.
 ERNESTO
1200Invidia a’ danni miei troppo ingegnosa.
 LODOVICO
 Qui non scrivesti tu?
 ERNESTO
                                         Finse altra mano
 le note accusatrici.
 BONOSO
                                     Il nieghi invano.
 Tu per augusta impuri voti in seno
 concepisti, o sleal. Tu l’empio foglio
1205segnasti. Odio in te nacque
 da la ripulsa. L’accusasti. Ottone
 ne fu complice teco. Il rio liquore
 fu inganno suo ma tua calunnia.
 ERNESTO
                                                             Duce,
 in faccia del monarca e delle genti,
1210col ferro in mano io sosterrò che menti.
 LODOVICO
 Di tua perfidia è chiara prova il foglio.
 Il cimento dell’armi
 ne’ dubbii casi è sol permesso.
 BONOSO
                                                          E in questo
 vuol l’onor tuo che si sostenga in campo
1215l’onestà di Engelberta e l’innocenza.
 Verrò alla pugna.
 ERNESTO
                                  Ed ivi
 punirò la tua accusa e ’l tuo ardimento.
 LODOVICO
 Concedo il campo ed a la pugna assento.
 ERNESTO
 
    Verrò tuo punitor,
1220insolito furor
 già m’empie il seno.
 
    Son tutto fuoco, son tutto ardor.
 Venga, venga il traditor.
 Vibro il ferro, lo piago, lo sveno.
 
 SCENA VIII
 
 LODOVICO e BONOSO
 
 LODOVICO
1225Guardie, olà, vostra cura
 sia l’impedir ch’egli non fugga. Duce,
 tu della mia Engelberta
 l’innocenza mi rendi e non la vita.
 Perché tanto nel colpo
1230sollecito? Perché?
 BONOSO
 Tal era il tuo comando.
 LODOVICO
 (O comando crudel. Barbara fé!)
 Ma quell’ossa pudiche
 giacciono ancora? Ah! Tosto
1235va’, le raccogli, ond’io le onori almeno
 di degno avello e poi su loro esali
 l’ultimo spirto.
 BONOSO
                              In ciò prevenni, o sire,
 la tua pietà. Sai che vivendo augusta
 si anticipò la tomba. Io là poc’anzi
1240ripor ne feci i sanguinosi avanzi.
 LODOVICO
 E là mi chiama il mio dolore, o dei.
 Creder rea la mia sposa
 e dannarla a morir come potei?
 
    Degne di me non siete,
1245se voi non m’uccidete,
 o barbare mie pene.
 
    Sol tanto mi lasciate
 di senso e di respiro
 che l’ossa sfortunate
1250io possa almen bacciar del caro bene.
 
 SCENA IX
 
 BONOSO e METILDE
 
 BONOSO
 Merta pietà.
 METILDE
                          Ma tutti
 tu meriti i miei sdegni, alma spietata.
 BONOSO
 Metilde...
 METILDE
                     Anche Metilde ha una gran parte
 del sangue di Engelberta.
1255Compisci l’opra e uccidi
 doppo la madre anche la figlia.
 BONOSO
                                                          Augusto
 così richiese.
 METILDE
                           A sì tiranno impero
 ubbidir tu dovevi?
 BONOSO
                                     Era Metilde
 la mercede dell’opra.
 METILDE
1260lo prezzo del misfatto? Al parricida
 io porger la mia destra?
 No, darò prima ire, vendette e quegli,
 quegli sarà il mio sposo
 che ’l tuo capo e ’l tuo cor mi rechi in dono.
 BONOSO
1265Tuo stimolo fu ’l colpo e reo non sono.
 METILDE
 Perfido! Ti abusasti
 di mia semplicità. Voti innocenti
 feci per la tua colpa
 e per la pena mia.
 BONOSO
                                    Giurasti eterna
1270la fede all’opra.
 METILDE
                               Parti,
 che accresce le mie pene il rimirarti.
 BONOSO
 
    Non tel diss’io
 che dispietato
 mi chiameresti
1275e m’odieresti,
 gentil beltà?
 
    Quel labbro amato
 fu sprone e guida
 del braccio mio;
1280perché or mi sgrida
 di crudeltà?
 
 SCENA X
 
 METILDE e poi ARRIGO
 
 METILDE
 Tu mi amasti, o crudel? No, che avria amore
 disarmato il tuo braccio
 per tema di ferire
1285nel seno di Engelberta anche il mio core;
 Arrigo a Me? La prima volt è questa
 che il vederlo mi piace.
 ARRIGO
 Metilde, appunto io ti chiedea.
 METILDE
                                                          Tu pure
 a me giugni opportuno. Io ti dispenso
1290per le mie nozze dal cesareo assenso.
 ARRIGO
 Né ’l chiedo più.
 METILDE
                                 Mi basta
 che guerriero tu uccida
 Bonoso, tuo rival, mio parricida.
 ARRIGO
 Eh?
 METILDE
           Vendica i miei mali,
1295stringi l’acciar, pugna, trionfa e t’amo.
 ARRIGO
 Non compro rischi e disonor non bramo.
 METILDE
 Sdegni ottenermi?
 ARRIGO
                                     Appunto.
 Machierei col tuo sangue
 la chiarezza del mio né portar voglio
1300la figlia di Engelberta in sul mio soglio.
 METILDE
 A torto offendi un nome...
 ARRIGO
                                                  Addio. Per sempre
 rinuncio a le tue nozze. Or sia Bonoso
 per grado e per virtù tuo degno sposo.
 
    Richiamo dal tuo seno il core amante
1305e gli comando qui che più non t’ami.
 
    Per meritar gl’affetti hai bel sembiante;
 ma cor d’illustre re più non lo brami.
 
 SCENA XI
 
 METILDE
 
 METILDE
 Infelice Metilde, amante e figlia!
 E la madre e lo sposo
1310perdo ad un punto. Tutta
 la speme che mi resta è una vendetta
 che mi faccia più misera; il dovere
 in onta de l’amor me la consiglia.
 Infelice Metilde, amante e figlia!
 
1315   Un pensiero vendetta mi grida;
 ma l’amore risponde di no.
 
    Or la bramo, or la voglio, or mi pento;
 e agitata da doppio tormento
 senza pena risolver non so.
 
 Fine dell’atto quarto
 
 
 
 

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