Il Teuzzone, Venezia, Pasquali, 1744 (Teuzzone)

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Piazza d’arme.
 
 TEUZZONE con soldati
 
 TEUZZONE
 Ho vinto, fidi, ho vinto,
 se meco siete. Io veggio
 già dal vostro valor domo l’inganno;
 e trofeo di virtù, veggio di fronte
535cadere al fasto i mal rapiti allori.
 Vi sarà lieve impresa
 debellar quei nemici
 che fa incauti il poter, vili il rimorso.
 Andiam; più che al cimento
540vi fo scorta al trionfo. Al vostro zelo
 la ragione combatte e serve il cielo.
 
 SCENA II
 
 ZELINDA, ARGONTE e TEUZZONE
 
 ZELINDA
 Ove, o prence, fra l’armi?
 TEUZZONE
                                                 (O dei! Zelinda?)
 ZELINDA
 Senza me, dove, o sposo?
 TEUZZONE
 A vincere o a morir. Addio, mia cara.
 ZELINDA
545Ferma, che se vuoi regno, io te lo arreco.
 Se morte, ho core anch’io per morir teco.
 TEUZZONE
 Non far co’ tuoi timori
 sì funesti presagi a’ miei trionfi.
 ZELINDA
 Quai trionfi ti fingi?
550Debole? E contra tanti? Io non condanno
 l’amor nobil del regno.
 Le tue condanno ah! troppo
 coraggiose speranze,
 i solleciti voti, i fiacchi mezzi.
 TEUZZONE
555E che? Vuoi tu ch’io ceda?...
 ZELINDA
 Non è ceder vendette il maturarle.
 TEUZZONE
 Trar soccorsi o sperarli
 in sì grand’uopo onde poss’io?
 ZELINDA
                                                          Dal tempo.
 TEUZZONE
 Il tempo anzi più serve a’ miei nimici;
560sinché nuovi ancor sono
 nell’uso del comando,
 si sorprendano inermi.
 ARGONTE
                                             E inerme credi
 assalire un tiranno? A lui, che teme,
 la più forte difesa è il suo timore.
 TEUZZONE
565Un empio è mezzo vinto.
 ARGONTE
 Egli è più da temer, che alla vittoria,
 se non giova la forza, usa l’inganno.
 TEUZZONE
 Ed il cielo?...
 ZELINDA
                           Non sempre
 la parte, ch’è più giusta, è la più forte.
 TEUZZONE
570Ma una ignobile vita è sol mia morte.
 ZELINDA
 
    Morte vuoi? Va’ pur, crudele.
 Dalla sposa tua fedele,
 là cominci il mio dolor.
 
 TEUZZONE
 O dei! Piange Zelinda.
575Le vostre vene, o barbari nimici,
 mi pagheran quel pianto.
 ARGONTE
 Ma, signor, poiché nulla
 ti rimove dall’armi, almen permetti
 che anch’io pugni al tuo fianco.
 ZELINDA
580Sì sì, pugnino teco
 anche i Tartari miei; pugni anche Argonte;
 e fra i rischi e le stragi
 fida ti seguirà la tua Zelinda.
 Su, mi si arrechi elmo, lorica e brando.
585Per soffrir l’armi e per vibrarle in campo
 avrò vigore anch’io
 o prenderlo saprò dall’amor mio.
 TEUZZONE
 Eh! Mia cara, non sono
 per quel tenero sen l’armi che chiedi.
590E tu, Argonte, rimanti. Il mio destino
 non è ben certo e alla mia sposa troppo
 necessario tu sei.
 Ten prego. Abbine cura.
 Temi il suo amore; e se nel cielo è forse
595stabilito ch’io cada,
 la riconduci al padre e la consola.
 ZELINDA
 E mi credi sì vil che alla tua tomba
 sopravviver potessi?
 TEUZZONE
 Lascia i tristi presagi e dammi, o cara,
600un addio men funesto.
 ARGONTE
                                            (Il cor si spezza).
 ZELINDA
 Mio caro, ah! non fia questo,
 cieli, se v’è pietà, l’ultimo amplesso.
 TEUZZONE
 No, mio ben, nol sarà. Tu resta, io vado,
 tu a combatter co’ voti ed io con l’armi.
605O tornerò con la corona in fronte,
 più degno ad abbracciarti;
 o di questa già scarco inutil soma,
 spirto amoroso e sciolto,
 verrò a prender l’addio dal tuo bel volto.
 
610   Addio, cara. Addio, mia sposa.
 Vado a vincere o a morir.
 
    Vincerò ma più tranquille,
 dolci amabili pupille,
 vo’ mirarvi e poi partir.
 
 SCENA III
 
 ZELINDA ed ARGONTE
 
 ZELINDA
615Parte il mio sposo, Argonte.
 Io più nol rivedrò.
 ARGONTE
                                    Ne’ dubbi casi
 sempre affligge il timore e spesso inganna.
 ZELINDA
 Oimè! Già d’ogn’intorno
 mi si affollano orrori. Udir già parmi
620il fiero suon dell’armi.
 Miro l’ire, le stragi e miro, o dio!...
 ARGONTE
 Vincerà. Datti pace...
 ZELINDA
 Tutto piaghe languir l’idolo mio.
 ARGONTE
 Troppo facil disperi...
 ZELINDA
 
625   Vanne, segui il caro bene
 e ritorna
 nuncio a me della sua sorte.
 
    Fra il timore e fra la spene
 da te attendo o vita o morte. (Si parte)
 
 ARGONTE
630Con amor sì pudico e sì fedele,
 giusto ciel, come sei tento crudele?
 
    Fido amante
 non disperi del suo bene,
 se costante
635è in soffrir l’iniqua sorte.
 
    Fa spavento alle sue pene
 il mirarlo
 e il provarlo
 così fido e così forte.
 
 SCENA IV
 
 Luogo di tribunali.
 
 ZIDIANA con guardie
 
 ZIDIANA
640Teuzzon vuol armi ed ire. All’ire. All’armi.
 Questa forse è la via
 di piacere al crudel, l’esser crudele.
 Non più amor, non più trono.
 Ferro se gli presenti, odio e vendetta.
645Gli sia pena la morte e sembri dono.
 Miei fidi, ite e là, dove
 più feroce è la pugna,
 Teuzzon cercate. In lui volgete i colpi.
 Piagatelo; uccidetelo... Ah! No, tanto
650viver se gli consenta
 ch’io giunga a dirgli ingrato; ed ei mi senta.
 
 SCENA V
 
 ZELINDA e ZIDIANA
 
 ZELINDA
 Regina...
 ZIDIANA
                    Ed all’ingrato
 piace più del mio scettro e del mio core
 il cimento e l’orrore?
 ZELINDA
655(Che le dirò?)
 ZIDIANA
                             Libera parla; esponi
 com’ei ti ricevé. Che fe’? Che disse?
 Non tacer ciò che serva ad irritarmi.
 ZELINDA
 Teuzzon...
 ZIDIANA
                      Vuol armi ed ire. All’ire. All’armi.
 ZELINDA
 Non ascolta ragion sdegno ch’è cieco;
660il tuo sia da regina. Odimi e poi
 serba l’ire, se puoi.
 ZIDIANA
                                      Tuoi detti attendo.
 ZELINDA
 (Giovi il mentir). Per tuo comando in traccia
 fui di Teuzzon; ma giunsi
 ch’era accesa la mischia; e il vidi, ahi! tinto
665non so se del suo sangue o dell’altrui.
 ZIDIANA
 Né gli esponesti allora?...
 ZELINDA
 Come potea vergine imbelle aprirsi
 fra le stragi il sentier? Parlar di amore
 ove Marte fremea? Misero prence!
670Cinto il lasciai da cento ferri e cento,
 oggetto di pietade e di spavento.
 
 SCENA VI
 
 EGARO e le sudette
 
 EGARO
 Mia sovrana, a’ tuoi voti
 propizio è il cielo. Or sei regina. Hai vinto.
 ZELINDA
 Ma del prence che avvenne?
 ZIDIANA
675Che di Teuzzon?
 ZELINDA
                                 Morto egli è forse?
 EGARO
                                                                     Ei vive;
 ma volte in lui l’armi, le forze e l’ire
 gli tolgon le difese e non l’ardire.
 ZELINDA
 Cadrà, se tardi... Ah!... Nol soffrir...
 ZIDIANA
                                                                  (Vi sento,
 teneri affetti). Egaro,
680va’, riedi al campo, i cenni miei vi reca.
 Salvisi il prence e basti
 ch’ei prigioniero al mio poter si renda.
 Così pietà m’impone.
 EGARO
                                          E non amore? (Piano a Zidiana)
 ZIDIANA
 Tu l’arcano ne sai. Salva il mio core.
 EGARO
685Parto veloce.
 
 SCENA VII
 
 ZIDIANA e ZELINDA
 
 ZIDIANA
                          Amica,
 qual pietà per Teuzzon? Qual turbamento?
 ZELINDA
 Nella sua morte il tuo dolor pavento.
 ZIDIANA
 Opra fia del mio cenno
 la sua salvezza.
 ZELINDA
                              Ed in mercé ne avrai
690un cor tenero e grato.
 ZIDIANA
 Fan sempre i gran favori un grande ingrato.
 ZELINDA
 Non è mai sconoscente il generoso.
 ZIDIANA
 Ad un timido amor tu fai lusinga.
 E credi tu che alfine
695ceda l’alma orgogliosa a’ miei desiri?
 ZELINDA
 Vuoi ch’io libera parli e senza inganno?
 ZIDIANA
 Sì, ten prego.
 ZELINDA
                            Il suo core
 non è facil trofeo. Zelinda il tiene,
 Zelinda, a cui già tempo
700diè nel tartaro ciel fede di sposa.
 ZIDIANA
 E sprezzata sarò per altra amante?
 ZELINDA
 Non disperar. Lo vinceranno i tuoi
 favori eccelsi e il suo destin presente.
 Tutto può amor di vita e amor di trono.
705(S’ei mi tradisce, ah! che di morte io sono).
 
    Sì facile al tuo amor
 non troverai quel cor
 che ti dà pena.
 
    Ma in premio di tua fé
710ei spezzerà per te
 la sua catena.
 
 SCENA VIII
 
 EGARO e ZIDIANA
 
 EGARO
 Sospese il tuo comando
 a’ tuoi guerrieri in sulla man feroce
 la morte di Teuzzon. L’hai prigioniero.
715Ma troppo importa il far ch’ei cada estinto
 a Sivenio ed a Cino.
 ZIDIANA
 È in balia del mio amore il suo destino.
 Va’, tu ne sii ’l custode
 e dall’odio il difendi e dalla frode.
 
 SCENA IX
 
 ZIDIANA, SIVENIO e CINO
 
 ZIDIANA
720Mercé al vostro valor, che sulla fronte
 mi fermò la corona, oggi alla mia
 felicità nulla più manca, o duci.
 SIVENIO
 Mancavi ancor la miglior gemma. E questa,
 questa sarà...
 CINO
                           Che?
 SIVENIO
                                       Di Teuzzon la testa.
 ZIDIANA
725La testa sua?
 SIVENIO
                           Tu impallidisci? E temi?
 ZIDIANA
 Fregio della vittoria è la clemenza.
 SIVENIO
 Clemenza intempestiva
 toglier ci può della vittoria il frutto.
 ZIDIANA
 Lui prigionier, temer si dee?
 SIVENIO
                                                       Si dee
730la sua vita temer, la sua sciagura.
 CINO
 Vi assento anch’io ma si maturi il colpo.
 SIVENIO
 Nuoce all’opra talor lungo consiglio
 ed il lento riguardo è un gran periglio.
 ZIDIANA
 Orsù, mi rendo. Mora,
735mora Teuzzon; ma giusta sembri al regno
 la man che lo condanna.
 Le sue colpe all’esame
 pongansi omai; legge le pesi e dia
 la sentenza fatal ragion, non odio.
740Giudici voi ne siate; e il gran decreto
 poi la destra real segni e soscriva.
 SIVENIO
 Sì, giudicato ei mora.
 ZIDIANA
                                          (E amato ei viva).
 CINO
 Ma del mio amor, regina...
 ZIDIANA
 
    Soffri costante,
745che tempo ancora
 non è di amare
 né di gioir.
 
    Fede verace
 spera ma tace;
750e vero amante
 sa ben soffrir.
 
 SCENA X
 
 SIVENIO e CINO
 
 SIVENIO
 Qui tosto il reo si guidi.
 CINO
 Tutto abbiam vinto, amico; e pur non posso
 vincere i miei rimorsi.
 SIVENIO
755Dei regnar, dei goder; e hai cor sì vile?
 CINO
 Aver ci basti un innocente oppresso;
 nol vogliamo anche estinto.
 SIVENIO
 No no, colpa imperfetta
 ricade nell’autor. Siamo in un mezzo
760che o perir ci conviene o compir l’opra.
 CINO
 In noi l’odio cadrà, l’infamia in noi.
 SIVENIO
 Da sé stesso alfin more,
 come fiamma senz’esca, odio impotente;
 e la colpa felice anche è innocente.
765Ecco il prence. Suoi giudici sediamo.
 Condannato egli sia.
 Non mancano al poter giammai pretesti.
 Ogni nostro delitto è già suo fallo;
 e non abbia riguardi un reo vassallo.
 
 SCENA XI
 
 TEUZZONE ed EGARO con guardie e li suddetti
 
 TEUZZONE
 
770   Tempo è già di armarti, o core,
 di costanza e di valore.
 
 SIVENIO
 Teuzzon, rendasi questo
 onore al tuo natal. Siediti.
 TEUZZONE
                                                  Iniquo,
 non pensar che comando
775ti dia sovra di me la mia sciagura.
 Sono il tuo re; tal mi rispetta; e siedo.
 EGARO
 Generosa virtù!
 SIVENIO
                                Tal siedi e parli,
 perché ti è ignoto ancor che reo ten vieni
 al tuo giudice innanzi.
 TEUZZONE
780Voi miei giudici? Voi? Due bassi e vili
 vapori della terra osan cotanto?
 Da’ miei stessi vassalli
 giudicato io sarò? Qual legge umana,
 qual divina il permette?
785Altro giudice un re non ha che il cielo.
 CINO
 Chi dare il può questo poter ci diede.
 Zidiana...
 TEUZZONE
                     È usurpatrice.
 SIVENIO
                                                 È tua regina
 e al suo voler t’inchina.
 TEUZZONE
 Perfido! Che il mio core
790giustifichi per tema un tradimento?
 CINO
 Rimprovero crudele, al cor ti sento.
 SIVENIO
 Contender seco è un avvilire il grado.
 Tuo ufficio, Egaro, sia
 segnar le accuse, le difese e gli atti
795del giudizio sovran.
 EGARO
                                       Mi accingo all’opra.
 TEUZZONE
 Empio giudizio insano!
 SIVENIO
 Teuzzon, per te del regno
 sono infrante le leggi. A’ voti estremi
 del genitor disubbidisti. Il sacro
800giuramento a sprezzar cieca ti mosse
 avidità d’impero.
 Ribel l’armi impugnasti e i nostri acciari
 fuman per te di civil sangue ancora.
 Gravi son le tue colpe.
805Tu ne reca, se n’hai, le tue discolpe.
 TEUZZONE
 Dell’opre mie non deggio
 render ragione a tribunal sì iniquo.
 CINO
 Tua nova colpa è questo
 silenzio contumace.
 SIVENIO
810E mancan le difese a reo che tace.
 CINO
 O rispondi o ne attendi
 il giusto irrevocabile decreto.
 TEUZZONE
 Ma decreto sì indegno
 che orror faccia alla terra, infamia al regno.
 EGARO
815(Se nol salva l’amor...)
 SIVENIO
                                           Scrivasi, Egaro,
 la fatale sentenza.
 CINO
 (Giudicata così muor l’innocenza).
 TEUZZONE
 Duci, soldati, popoli, a voi parlo;
 a voi mi appello della legge iniqua,
820spurio aborto d’inganno e di livore.
 Tutte sa le mie colpe
 chi le condanna. Io taccio,
 giudice lui, né il suo giudizio approvo,
 se scolparmi ricuso.
825Voi, che del vuoto soglio
 l’anima siete e di chi l’empie il braccio,
 siate il giudice mio. Ragion vi rendo
 di mia innocenza e poi giustizia attendo.
 SIVENIO
 Tu segna ancor l’alto decreto.
 CINO
                                                       O numi!
 TEUZZONE
830Se in me d’ira civil...
 SIVENIO
                                         Tacciasi. A reo
 convinto e condannato
 più non lice produr vane discolpe.
 TEUZZONE
 Suddito infame.
 SIVENIO
                                 Egaro,
 si riconduca alla prigion primiera.
835Poco là dureran le tue ritorte,
 che a disciorle verrà, verrà la morte.
 TEUZZONE
 
    Morirò ma la sentenza
 soffrirò senza viltà.
 
    Chi sa poi che non diventi
840la condanna dell’innocenza
 un supplicio dell’empietà?
 
 SCENA XII
 
 SIVENIO e CINO
 
 CINO
 Niega seguir la destra
 del core i cenni.
 SIVENIO
                                Eh! Scrivi,
 che preferir conviene
845a sterile virtude utile colpa.
 CINO
 Voi siete, regno e amor, la mia discolpa. (Scrive e poi parte)
 SIVENIO
 Alla regina or vado, onde al decreto
 si dia l’ultimo assenso e poi son lieto.
 
    Amor, che non ha ingegno
850o che non ha valor,
 non è che un freddo amor.
 
    Ma quando è fiamma ardente,
 caligine di mente
 e gelo di timor
855si dissipa al suo ardor.
 
 SCENA XIII
 
 Gabinetto reale con tavolino.
 
 ZELINDA e ZIDIANA
 
 ZELINDA
 Condannato è, regina,
 l’innocente amor tuo.
 ZIDIANA
 S’egli fia l’amor mio, sarà innocente.
 ZELINDA
 Senza la tua pietà, morto il compiango.
 ZIDIANA
860Pietà si chiede? Ei me ne dia l’esempio.
 ZELINDA
 Ma...
 ZIDIANA
             Qui è Sivenio.
 ZELINDA
                                         (Scellerato ed empio).
 
 SCENA XIV
 
 SIVENIO e le suddette
 
 SIVENIO
 Contumace  alle leggi,
 ribello alla corona,
 reo convinto è Teuzzon.
 ZIDIANA
                                             Convien punirlo.
 SIVENIO
865E punirlo di morte
 che sia pubblica e grave al par del fallo.
 ZIDIANA
 Giusta sentenza.
 ZELINDA
                                 (Traditor vassallo!)
 SIVENIO
 Né differir più lice.
 ZIDIANA
 Facciasi.
 ZELINDA
                   (O me infelice!)
 SIVENIO
870Qui dunque alla condanna
 dia la destra real l’alto consenso.
 ZIDIANA
 Custodi, a me si rechi
 onde il foglio vergar.
 ZELINDA
                                        Dov’è il tuo amore?
 ZIDIANA
 Già stabilì ciò che far deggia il core. (A Zelinda)
 SIVENIO
875Ecco il fatal decreto.
 ZIDIANA
 Colà il deponi.
 SIVENIO
                              E a’ piedi
 v’imprimi il nome eccelso.
 ZELINDA
                                                   (Odo e non moro?)
 ZIDIANA
 Imprimerollo e per Teuzzon saranno
 i caratteri miei note di sangue.
 ZELINDA
880(Alma, non v’è più speme).
 SIVENIO
 Scrivi.
 ZIDIANA
                Sì. (Va al tavolino e, presa la sentenza, la legge sottovoce)
 SIVENIO
                        (Mio riposo
 ed è grandezza mia ch’egli sen mora).
 ZIDIANA
 Ma... (A Sivenio)
 SIVENIO
              Già scrivesti?
 ZIDIANA
                                         Non è tempo ancora. (Depone la sentenza sul tavolino)
 ZELINDA
 (Respiro).
 SIVENIO
                      Attendi forse...
 ZIDIANA
885Vanne. Pria che il dì cada,
 il foglio segnerò. Chi siede in trono
 questa aver puote autorità su’ rei.
 SIVENIO
 Troppo...
 ZIDIANA
                    Va’. Già intendesti i sensi miei.
 
 SCENA XV
 
 ZIDIANA e ZELINDA
 
 ZIDIANA
 M’ama Sivenio e tollerarlo è forza.
 ZELINDA
890E Cino ancora è fra’ delusi amanti.
 ZIDIANA
 Lusingarlo a me giova.
 ZELINDA
                                            (E a me saperlo).
 Ma del caro tuo prence?...
 ZIDIANA
 Qui mi si guidi, e ne sia scorta Egaro,
 per le vie più segrete il reo prigione.
 ZELINDA
895Che far risolvi?
 ZIDIANA
                               Ei sia
 in così avversa sorte
 arbitro di sua vita e di sua morte.
 Tu là ascosa sarai
 testimon de’ suoi sensi.
 ZELINDA
900(Oimè! Perduto ho il caro ben).
 ZIDIANA
                                                            Che pensi?
 ZELINDA
 
    Penso ma mi confondo.
 Mi parlo, mi rispondo
 e nulla intendo.
 
    Penso se vincerà
905lo sdegno o la pietà;
 ma nol comprendo.
 
 SCENA XVI
 
 ZIDIANA, EGARO, poi TEUZZONE e ZELINDA nascosta
 
 ZIDIANA
 Due seggi qui.
 EGARO
                              Regina, eccoti ’l prence.
 ZIDIANA
 Seco mi lascia; e ad ogni passo intanto
 si divieti l’ingresso... O dei! Ti arresta,
910Egaro,.. Ahi! Qual rossore?
 EGARO
 O d’amar lascia o ardisci.
 
    Che a chi perde un felice momento
 non resta del piacer che il pentimento.
 
 ZIDIANA
 S’ami dunque e s’ardisca.
 TEUZZONE
                                                  E fino a quando
915saran le mie sciagure
 spettacolo e trionfo a’ miei nimici?
 ZIDIANA
 Io tua nimica? Fammi
 più di giustizia. A tuo sollevo io stendo
 la stessa man da cui ti credi oppresso.
 TEUZZONE
920Né mi lascia temer salda costanza;
 né mi lascia sperar rigida stella.
 ZIDIANA
 E pur, se nol ricusi,
 al tuo, ch’ora è mio trono, il ciel ti chiama.
 TEUZZONE
 Per qual sentier?
 ZIDIANA
                                  Non ti sia grave, o prence,
925meco seder. (Siedono)
 TEUZZONE
                          (Che sarà mai?)
 ZIDIANA
                                                          (Ma donde
 moverò i primi assalti?
 Parlar deve a quell’alma
 la regina o l’amante?
 La lusinga o il terror?)
 TEUZZONE
                                            Tuoi detti attendo.
 ZIDIANA
930Senza colpa del labbro
 vorrei, Teuzzon, vorrei
 che intender tu potessi
 il linguaggio del cor negli occhi miei.
 TEUZZONE
 Oscuro favellar!
 ZIDIANA
                                Mira più attento
935de’ lumi il turbamento
 e intenderai che d’amor peno e moro.
 TEUZZONE
 E che il morto tuo sposo è tuo martoro.
 ZIDIANA
 Morto il mio sposo? Ah! No, ch’egli in te vive
 e lo vedo e gli parlo e ancor l’adoro.
940Sì, ancor l’adoro ma più bel, ma degno
 più degli affetti miei,
 giovane, amabil, fiero e qual tu sei.
 TEUZZONE
 Stelle! Numi! Che ascolto? Ah! Ti scordasti
 che a me fu genitor chi a te fu sposo?
 ZIDIANA
945E amando in te ciò che di lui ci resta,
 in che, dimmi, l’offendo? È tanto eccesso
 che sia amante del figlio
 chi del padre fu sposa e non mai moglie?
 Caro amor mio...
 TEUZZONE
                                  Zidiana,
950usa altri sensi o alla prigion men riedo.
 ZIDIANA
 Sì, altri sensi userò ma quegli, ingrato,
 che mi detta il dolor d’un tuo disprezzo.
 Su, conosci, o crudel, dopo il mio amore,
 tutt’anche il mio furore.
955Regina e vincitrice,
 ho ragione, ho poter sulla tua vita.
 Vanne, misero, e leggi,
 leggi quel foglio e vedi
 qual mano irriti e qual amor disprezzi.
 TEUZZONE
960(L’alma i suoi mali a tollerar si avvezzi). (Si leva e va al tavolino dove legge la sentenza sottovoce. Zelinda si lascia vedere sull’uscio del gabinetto)
 ZIDIANA
 Or mi sovvien. Zelinda è che mi rende
 difficile trofeo quel cor che bramo.
 TEUZZONE
 Lessi. Si vuol mia morte... (Ah! Qui Zelinda!) (Teuzzone torna a sedere e alzando gli occhi vede Zelinda)
 ZIDIANA
 E solo manca il mio
965nome a compir la capital sentenza.
 Di’, vuoi soglio? O feretro?
 Mi vuoi giudice? O sposa?
 Scegli e pieghi il tuo fato
 là dove pieghi il tuo voler. Risolvi.
970Qui te stesso condanna o qui ti assolvi.
 TEUZZONE
 Amabili sembianze (Astratto verso Zelinda, senza badare a ciò che gli dice Zidiana)
 dell’idol mio...
 ZIDIANA
                             Cari soavi accenti,
 conforto di quest’alma,
 uscite pur di quel bel labbro e in seno
975di amorosa speranza...
 Sei pur ritroso. O dio! Perché rubella
 al tuo labbro la man?
 TEUZZONE
                                         Che disse il labbro,
 onde speri il tuo affetto?
 ZIDIANA
 Amabile ti sembro;
980idolo tuo mi appelli;
 e non è questo un dir ch’io speri, o caro?
 TEUZZONE
 Eh! Ch’io gli accenti allora a te volgea,
 a te, cor di quest’alma, o mia Zelinda.
 ZIDIANA
 E parli a chi non t’ode? (Zelinda gli fa cenno che taccia)
 TEUZZONE
                                              Io l’ho presente. (Zelinda si ritira)
 ZIDIANA
985Dove?
 TEUZZONE
                La bella idea mi sta nel core.
 (L’idolo mio quasi tradisti, o amore).
 ZIDIANA
 Quest’idea si cancelli.
 TEUZZONE
 Non giunge a tanto il tuo poter.
 ZIDIANA
                                                           Lo faccia,
 se nol puote il mio amore, il tuo periglio.
 TEUZZONE
990Mai per viltade io non sarò spergiuro.
 ZIDIANA
 Ne sarà prezzo il trono mio...
 TEUZZONE
                                                       Lo abborro.
 ZIDIANA
 Il viver tuo...
 TEUZZONE
                           Più la mia fé mi è cara.
 ZIDIANA
 La tua innocenza...
 TEUZZONE
                                     Al cielo
 ne appartien la difesa.
 ZIDIANA
995Meglio ancor pensa. Ancora
 questo momento alla pietà si doni.
 Fa’ tu la tua sentenza. O morte o soglio.
 TEUZZONE
 Torno a’ miei ceppi e tu soscrivi il foglio.
 
 SCENA XVII
 
 ZIDIANA e ZELINDA
 
 ZIDIANA
 Ti ubbidirò, spietato, e su quel foglio
1000scriverò le vendette... (Va al tavolino)
 ZELINDA
                                           Ove ti porta
 cieco furor?
 ZIDIANA
                         Dove? E mel chiedi? L’ire
 ei proverà di una beltà schernita. (Scrive)
 ZELINDA
 (Scampo non veggio più per la sua vita).
 ZIDIANA
 Segnato è il foglio. Ei morirà.
 ZELINDA
                                                        Regina,
1005odimi.
 ZIDIANA
                Ei mi sprezzò.
 ZELINDA
                                            Ma al primo assalto
 vuoi che ti ceda un cor? Nuovi ne tenta.
 ZIDIANA
 Espormi al disonor d’altro rifiuto?
 ZELINDA
 Fa’ che a Teuzzon mi si conceda il passo;
 e il disporrò al tuo amor.
 ZIDIANA
                                                Tanto prometti?
 ZELINDA
1010Sì, tu sospendi intanto
 la morte sua.
 ZIDIANA
                           Custodi,
 nella prigion diasi a costei l’ingresso.
 Ma se m’inganni?
 ZELINDA
                                    Ogni pietà si esigli.
 Sieno ancor co’ suoi giorni i miei recisi.
 ZIDIANA
1015Risorgete, o speranze.
 ZELINDA
                                           (Ahi! Che promisi?)
 
    Sarà il tuo core
 un dì contento,
 se credi a me.
 
    Della rivale
1020con più tormento
 e con più vanto
 della tua fé.
 
 SCENA XVIII
 
 ZIDIANA
 
 ZIDIANA
 Seguiamla, amor. Nella prigion si vada
 a prender da quel labbro
1025del suo fato e del mio gli ultimi voti.
 Oh! S’egli infine alla mia fé si rende?
 Vorrei; ma non lo spero.
 Troppo io sono infelice, ei troppo altero.
 
    Alma amante, io vorrei pace
1030e la chiedo ad un ingrato.
 
    A pietà pietà si renda;
 o si apprenda
 crudeltà da un dispietato.
 
 il fine dell’atto secondo