Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardini reali corrispondenti a prigioni.
 
 ZELINDA, ARGONTE
 
 ARGONTE
 Co’ tuoi tartari al cenno
 pronto verrò. Ma che far pensi?
 ZELINDA
                                                            Al fato
1230unirmi del mio sposo.
 ARGONTE
 Voler seco perir non è un salvarlo.
 ZELINDA
 Peggior morte saria viver senz’esso.
 ARGONTE
 Zelinda, in te conserva
 la sua metà più cara e torna al padre.
 ZELINDA
1235Ch’io torni al padre? E mel consiglia Argonte?
 Se un codardo desio di fragil vita
 spaventa la tua fede,
 va’, lascia questo ciel; torna onde uscisti.
 E al genitor dolente
1240dirai: «La tua Zelinda
 colà restò sol per seguir la sorte
 del suo amato consorte».
 ARGONTE
 Ah! Tu mi offendi a torto. Il zelo mio
 è pietà che ho di te non mia viltade.
1245Teco sarò fino al respiro estremo
 che il rischio tuo, non la mia morte io temo.
 
    Disunirmi non può vil timore
 da la fede che a te mi legò.
 
    Questa sola dà moto al mio core
1250e fuor d’essa altro core non ho.
 
 SCENA II
 
 ZELINDA, poi CINO
 
 ZELINDA
 Vien Cino. Anzi ch’io vada
 al carcere fatal, giovi usar seco
 l’arte. Un credulo amor si disinganni;
 e de l’evento abbia la cura il cielo. (Si ritira in disparte)
 
1255   Quanto costi al mio riposo
 empia brama, ingiusta spene?
 
    Sorte infida e amor geloso
 mi spaventa e mi dà pene.
 
 Cino.
 CINO
              Vergine saggia.
 ZELINDA
                                            Errai. Dovea
1260dir re e signore. In breve il regio ammanto
 più illustre renderà la tua fortuna.
 CINO
 (Bene a me incerto).
 ZELINDA
                                         In breve
 un sangue accrescerà chiaro e innocente
 i diletti a l’amore e i fregi agl’ostri.
 CINO
1265I detti tuoi mi fan confuso e lieto.
 ZELINDA
 Così ti parla al core
 ambizion e amore.
 Misero! Ancora intendi
 qual col mio labbro a te favelli il vero.
1270Re del cinese impero,
 sposo a colei che adori,
 godrà un rival di tue fatiche il frutto;
 e a te fia che rimanga
 sol l’infamia e ’l rimorso e l’onta e ’l lutto.
 CINO
1275Come? O dei! Qual rival? Cino infelice!
 ZELINDA
 Più non dirò. Vanne; a Sivenio il chiedi,
 a Sivenio che gode
 più de l’inganno tuo che del suo amore.
 Troppo è ’l soave oggetto
1280un tradito rival.
 CINO
                                (Povero core!)
 ZELINDA
 Or va’; cerca i diletti
 nel funeral de l’innocenza. A costo
 de la tua gloria misero ti rendi.
 Servi a chi ti tradisce; e un colpo affretta
1285che fia prima tua infamia e poi mia pena.
 Tale il premio sarà, tal la mercede
 di un colpevole amor, di un’empia fede.
 
    Se credi a quel bel labbro
 che ti promise amor,
1290povero cor, t’inganni!
 
    Sovvente chi ben ama,
 sognando ciò che brama,
 pensa trovar affetti
 e trova inganni.
 
 SCENA III
 
 CINO e poi SIVENIO
 
 CINO
1295Cieli! Ch’io ’l creda? E sarà ver... Sivenio
 giunge opportuno. Or sia nel dubbio affanno
 o riposo o vendetta un disinganno.
 SIVENIO
 Sono in porto le nostre
 felicità. Segnò Zidiana il foglio.
1300Morrà Teuzzone; e in dì sì lieto ei fia
 del pubblico piacer vittima illustre.
 CINO
 Tanto giubilo, o duce,
 odio egli è solo? O ne ha gran parte amore?
 SIVENIO
 Amor?
 CINO
                Sì, tua speranza
1305non è ciò ch’è mio acquisto, un letto, un soglio?
 SIVENIO
 Qual favellar?
 CINO
                             Ti turbi?
 SIVENIO
 Morrà Teuzzon, di che ho timor? Sì, sono
 già mio possesso il talamo ed il trono.
 CINO
 Son tuo possesso?
 SIVENIO
                                    Tanto
1310promise al mio valor la tua regina.
 Tu datti pace e a me tuo re t’inchina.
 CINO
 Sivenio, con la vita
 ceder solo poss’io le mie speranze;
 né de’ miei scherni altero andrai.
 SIVENIO
                                                               Cotesti
1315impeti dono a un disperato affetto;
 e a l’antica amistà l’ire perdono.
 CINO
 Che perdon? Che amistà? Su, qui decida
 la tua spada e la mia
 chi di scettro e di amor più degno sia. (Dà mano alla spada)
 SIVENIO
1320Non rifiuto il cimento;
 e sarà tuo gastigo il tuo ardimento. (Fa lo stesso. Si battono)
 
 SCENA IV
 
 ZIDIANA e li sudetti
 
 ZIDIANA
 Principi, onde tant’ire? E qual furore
 vi spigne a l’armi? (Si frappone ed essi si fermano)
 CINO
                                      Amor, regina, amore.
 ZIDIANA
 (Aimè!)
 CINO
                   La tua beltà ci fe’ rivali.
 SIVENIO
1325Ed or rivalità ci fa nemici.
 CINO
 Sol la morte de l’uno
 fia riposo de l’altro...
 SIVENIO
                                        E questo ferro... (Tornano per battersi)
 ZIDIANA
 Tanto sugl’occhi miei? Più di rispetto
 a la vostra sovrana. (Ahi! Che far deggio?)
 SIVENIO
1330Orsù, tutta, o regina,
 la mia ragion nel tuo piacer rimetto.
 CINO
 Vi assento.
 SIVENIO
                       Or di’ con qual mercé ti piacque
 ricompensar de la mia fede il zelo.
 CINO
 Conferma a lui che tua bontà compagno
1335teco mi elesse ad impor leggi al mondo.
 ZIDIANA
 Dirò... Cino... Sivenio... (Io mi confondo).
 SIVENIO
 Cino, non lusingarti. Io son suo sposo.
 CINO
 Rinuncia a la tua speme. A me diè fede
 di consorte e di re.
 SIVENIO
                                     Misero.
 CINO
                                                      Folle.
 SIVENIO
1340Teco quel cor mentia.
 CINO
                                          Teco era finto.
 SIVENIO
 Ella parli.
 CINO
                     Ella il dica.
 ZIDIANA
                                            (O labirinto!)
 SIVENIO
 Che più tacer, regina?
 CINO
 La mia felicità che più sospendi?
 ZIDIANA
 (Mal fermo ancora è ’l mio destin. Costoro
1345ne son tutto il sostegno.
 Nessun s’irriti. Arte mi giovi e ingegno).
 Sivenio, è vero, a te promisi affetti.
 SIVENIO
 Udisti? (A Cino)
 ZIDIANA
                  A te, nol niego,
 Cino, giurai di amarti.
 CINO
1350Né fu ’l labbro mendace. (A Sivenio)
 SIVENIO
 Sì...
 CINO
           Ma...
 ZIDIANA
                       Datevi pace. Io qui spergiura
 non sarò a voi. Di entrambi
 pari è ’l grado, la gloria, il zelo, il merto.
 Ad entrambi del pari
1355deggio gl’affetti miei. Del par gl’avrete.
 SIVENIO
 Ma come?
 CINO
                      Non intendo.
 ZIDIANA
 Dite, lice ad un re, che in Cina imperi,
 l’aver più mogli?
 SIVENIO
                                  Uso il concede.
 ZIDIANA
                                                               A l’uso
 chi diè ’l vigor?
 CINO
                               La legge.
 ZIDIANA
1360Chi stabilì la legge?
 SIVENIO
                                       De’ regnanti
 l’autorità sovrana.
 ZIDIANA
 Or chi ha tra voi l’alto poter?
 A DUE
                                                       Zidiana.
 ZIDIANA
 Di Zidiana, che or regna,
 dunque la legge sia che possa ormai
1365una vostra regina aver più sposi
 e in eguali imenei;
 Cino, Sivenio, ambo sarete i miei.
 CINO
 (Quale imeneo?)
 SIVENIO
                                  (Qual legge?)
 ZIDIANA
 Senza mancar di fede
1370così mi serbo indipendente il regno.
 A l’orgoglio de l’uno
 freno sarà la gelosia de l’altro.
 Voi renderà men forti
 il diviso comando e meno arditi;
1375io moglie ma regina
 non avrò il mio sovrano in due mariti.
 
    In te, mio amore, (A Sivenio)
 mio bene, in te (A Cino)
 lo sposo voglio, (Ad ambidue)
1380non voglio il re.
 
    Sia questo core
 premio di fé.
 Ma onor di soglio
 sol piace a me.
 
 SCENA V
 
 SIVENIO, CINO
 
 CINO
1385(Il colpo mi stordì).
 SIVENIO
                                       (Fingasi). Amico,
 a l’arbitrio real mi accheto e applaudo.
 Dividasi fra noi
 in sincera amistà regno ed affetto.
 Mio compagno ti accetto.
1390(Ma chi seppe disfarsi
 di un legitimo re, saprà anche meglio
 un ingiusto rival toglier di vita).
 CINO
 (O speranze deluse! O fé schernita!)
 SIVENIO
 
    Benché io l’ami, soffro in pace
1395che tu adori il bel sembiante.
 
    Al mio ben non son crudele,
 fa più merto al più fedele,
 se ha beltà più d’un amante.
 
 SCENA VI
 
 CINO
 
 CINO
 Ecco, Cino, ecco il frutto
1400de le tue colpe. Misero chi base
 pensa di sue fortune un gran delitto!
 Ma tempo è ancor. Risorgi,
 abbattuta virtù, né più s’indugi.
 Teuzzon non anche è morto. Ho forze, ho prove
1405per deluder la frode.
 Chi per tempo si pente
 e ripara l’error, torna innocente.
 
    Esci di servitù,
 misera mia virtù,
1410torna in te stessa.
 
    Soggetti a te gl’affetti,
 gonfi non vadan più
 di averti oppressa.
 
 SCENA VII
 
 Prigione.
 
 TEUZZONE, EGARO
 
 TEUZZONE
 Egaro, invan fortuna
1415minacciosa ver me volge la fronte.
 EGARO
 Ama, o prence, chi t’ama e sei felice.
 TEUZZONE
 Amando la mia sposa, amo chi deggio.
 EGARO
 Politica ti grida: «Ama, se giova».
 TEUZZONE
 Ma ragion mi ripete: «Ama, se lice».
 EGARO
1420E non lice gradir di una regina
 i sospiri e gli affetti?
 TEUZZONE
                                         Io posso, Egaro,
 pria che mancar di fé, mancar di vita.
 EGARO
 Perder questa è sciagura.
 TEUZZONE
                                                 E quella è colpa.
 EGARO
 Una colpa che salva
1425quasi è virtù.
 TEUZZONE
                            Sempre il più reo delitto
 ha di virtù sembianza.
 EGARO
 In serbar la tua fede hai troppo core.
 TEUZZONE
 E in volerla tentar tu hai più baldanza.
 EGARO
 
    Non v’è costanza in me
1430quando a mancar di fé
 ragion m’invita.
 
    Che saria pazzo amor
 per serbar fido il cor
 perder la vita.
 
 SCENA VIII
 
 TEUZZONE solo
 
 TEUZZONE
1435Sorte nemica! Io germe
 di regio tralcio, io d’alto impero erede,
 in verde età, quando a’ miei voti a gara
 si offrian beni, piaceri, onori e glorie,
 morir deggio innocente e da’ miei stessi
1440popoli condannato?
 Perdite illustri! Ampie sciagure! In voi
 pur non degno impiegar gl’ultimi affetti.
 Tutti, tutti, o Zelinda,
 li dono a te. Voi difendete, o numi,
1445ciò che vive di me nel suo bel core,
 da l’altrui crudeltà, dal suo dolore.
 
    Languidi miei sospiri,
 a l’idol mio correte,
 bacciatelo per me.
 
1450   E poscia gli direte:
 «Sian gl’ultimi respiri
 di chi vivea per te».
 
 SCENA IX
 
 ZELINDA, TEUZZONE
 
 ZELINDA
 (A che mi astringi, amor?) Teuzzone, io vengo...
 TEUZZONE
 Zelinda... O numi!... Ed è pur ver che ancora
1455e ti miri e ti abbracci, anima mia?
 ZELINDA
 Tua più non mi chiamar. Questa si ceda
 sospirata fortuna ad altra amante;
 o si ceda più tosto a la tua vita.
 Poiché fati crudeli
1460decretar ch’io ti perda
 la rival mi t’involi e non la morte.
 Vivi e benché d’altrui, vivi felice.
 TEUZZONE
 Io d’altra?
 ZELINDA
                      Sì, ben veggio
 che il tuo cor si fa gloria
1465d’essermi fido ne’ respiri estremi.
 Ma te ne assolvo. Un gran timor tel chiede.
 Nulla pavento più che la tua fede.
 TEUZZONE
 Caro mio ben, quanto più m’ami infido,
 tanto meriti più ch’io sia fedele.
1470Questo è ’l sol tuo comando
 che non ha sul mio cor tutto il potere.
 Perdonami un error ch’è gloria mia.
 Se non son di Zelinda io vo’ morire.
 ZELINDA
 Aimè! Viver potresti e non tradirmi.
 TEUZZONE
1475Parla. Se posso, ubbidirò.
 ZELINDA
                                                 Zidiana
 t’ama. Dal tuo disprezzo
 nasce il tuo rischio e ’l suo furor. Se amarla
 non puoi, t’infingi almeno.
 TEUZZONE
 Finger? No, s’è viltà, manco a l’onore,
1480se perfidia, a l’amore.
 Questo non posso e quel non deggio.
 ZELINDA
                                                                    Il devi,
 se m’ami, e ’l puoi.
 TEUZZONE
                                      Qual frutto
 trarrei da un vile inganno,
 se non morir più tardi e con più scorno?
1485T’amo più di me stesso;
 ma più de l’onor mio non posso amarti.
 Tu me ne lascia il pregio; ed or che piace
 la mia morte agli dei, soffrilo in pace.
 ZELINDA
 Crudel! Più non si oppone
1490la mia pietà. Già dal tuo esempio apprendo
 com’esser forte o disperata. Addio.
 Il morir ti si affretti;
 sovra te cada il colpo
 ma sol non cada. A la rival feroce
1495una vittima accresca anche Zelinda.
 TEUZZONE
 Ferma...
 ZELINDA
                   Tu del tuo fato
 arbitro resta, io lo sarò del mio.
 L’onor tu ascolta; io l’amor sieguo. Addio.
 TEUZZONE
 
    Ferma, ascolta.
 
 ZELINDA
 
                                  Tu vuoi morte.
 
 TEUZZONE
 
1500Cara vita...
 
 ZELINDA
 
                       E morte io vo’.
 
 A DUE
 
  Ma in te solo io morirò.
 
 TEUZZONE
 
    Deh! Mi lascia un cor più forte.
 
 ZELINDA
 
 Tu non hai di te pietà.
 
 TEUZZONE
 
 La tua fé morir mi fa.
 
 ZELINDA
 
1505Io pietà di me non ho. (Zelinda in atto di partirsi è fermata da Zidiana)
 
 SCENA X
 
 ZIDIANA e li sudetti
 
 ZIDIANA
 Ti arresta.
 ZELINDA
                      O dei!
 ZIDIANA
                                    Sdegna più lunghi indugi
 il destin di Teuzzone e l’amor mio.
 Vuolmi ei nemica o amante?
 Vengo da te a saperlo
1510sugl’occhi suoi. Poi me ne accerti anch’egli.
 ZELINDA
 (Ahi! Che dirò?)
 ZIDIANA
                                  Tu abbassi i lumi? E chiude
 tronco sospir gl’accenti? Intendo, intendo.
 Con quell’alma ostinata
 vana è la tua pietà, vano il mio amore.
1515Mel dice il tuo silenzio ed il mio core.
 ZELINDA
 Ei cederà; ma tempo...
 ZIDIANA
 Tempo non v’è. Qui morte o vita...
 TEUZZONE
                                                                E morte,
 morte qui scielgo.
 ZELINDA
                                    (Anima mia, sia forte).
 ZIDIANA
 Perfido, ingrato, ciò che chiedi avrai.
1520Egaro, olà...
 
 SCENA XI
 
 EGARO e li sudetti
 
 EGARO
                         Regina...
 ZIDIANA
                                            A la sua pena
 tosto si guidi il reo. Dove la reggia
 splende in lieti apparati,
 cada l’indegno capo
 tronco... Ah! Teuzzon, per la tua vita ancora
1525v’è un momento. Tu stesso
 salvati; il puoi. Le furie mie disarma.
 ZELINDA
 E ten priega per me la tua Zelinda.
 EGARO
 Il momento già passa.
 TEUZZONE
 N’uso in mio pro. Zidiana,
1530premio de l’amor tuo, quella ti resti
 usurpata corona
 che l’altrui frode a me dal crin divelse.
 E tu, che hai de’ miei casi (A Zelinda)
 tanta pietà, vanne, ten priego, vanne
1535a la dolce mia sposa
 con l’avviso fatal de la mia morte.
 Dille che si consoli
 col rimembrar la pura fé che meco
 viene a la tomba; ed in quel punto istesso
1540questo per me le arreca ultimo amplesso.
 
    Quest’amplesso a la mia sposa
 reca e dille che fedele
 sol per lei vado a morir.
 
    Dille poi che a me non dia
1545nel bel sen morte più ria
 la pietà del suo martir.
 
 SCENA XII
 
 ZIDIANA, ZELINDA
 
 ZIDIANA
 Vanne, spietato, vanne
 quella pietà a incontrar che ti è dovuta.
 ZELINDA
 Non più pianto, non più. Sangue mi chiede
1550l’atroce piaga. Unisci
 la rivale a l’amante,
 crudel regina, ed a Teuzzon Zelinda.
 ZIDIANA
 Zelinda!... Che?...
 ZELINDA
                                   Nel mio dolor, nel mio
 furor la riconosci. In me finisca,
1555barbara, il tuo delitto.
 Qui l’odio tuo sarà più giusto. Dammi,
 dammi un supplicio in dono.
 La tua rival, la tua nemica io sono.
 ZIDIANA
 Vedi, Zidiana, vedi
1560a qual fé si appoggiar le tue speranze.
 Perfida, or l’arte intendo.
 Tu quella sei che inspira il ciel? Tu quella?...
 Basta. Sovvengon tutte
 l’empie tue frodi a l’amor mio tradito;
1565e nel tuo sen nol lascierò impunito.
 ZELINDA
 Piacemi l’odio tuo. Sfogalo appieno,
 sfogalo, e te ne assolvo, in questo seno.
 ZIDIANA
 Resta pur qui fra l’ombre e custodisci
 l’idea di mie vendette.
1570Io parto a maturarle; e debitrice
 parto a la mia rival di un gran diletto.
 ZELINDA
 Armiam, tu d’ira, io di fermezza il petto.
 ZIDIANA
 
    Su l’orme del furor
 meco agitato e fier
1575sen viene il cor.
 
    E da la mia vendetta
 aspetta quel piacer
 che non gli diede amor.
 
 SCENA XIII
 
 ZELINDA
 
 ZELINDA
 Ombre, con qualche pace
1580resto fra noi. V’è un certo
 lume fra’ vostri orrori
 che ad onta del mio affanno empion quest’alma
 di un’imagine lieta e lusinghiera.
 Intendo. Ancor si serba
1585de l’idol mio qualche sembianza in voi;
 e voi ne offrite a me l’idea che adoro,
 per letargo del duol, non per ristoro.
 
    Al dispetto del mio duolo,
 un pensier mi fa sperar.
 
1590   Io mi veggio in fra catene;
 il mio bene è presso a morte
 e sia credula o sia forte
 non vuol l’alma disperar.
 
 SCENA XIV
 
 Sala pastorale che rappresenta la reggia della Primavera, tutta di fiori adornata.
 
 ZIDIANA, CINO, SIVENIO, EGARO e popoli, tutti coronati di fiori, escono al suono di sinfonia allegra pastorale
 
 ZIDIANA
 
    Oggi che nacque il mondo,
1595cantiamo un sì bel dì.
 
 CORO
 
    Oggi che nacque il mondo,
 cantiamo un sì bel dì.
 
 SIVENIO
 
    Il maggio più fecondo
 al suo natal fiorì.
 
 EGARO
 
1600   L’aura, l’erbetta, il fiore
 vi nacque e lo abbellì.
 
 CINO
 
    Ma più di gioia amore
 lo sparse e lo nodrì.
 
 CORO
 
    Oggi che nacque il mondo,
1605cantiamo un sì bel dì.
 
 CINO
 Al nume che in crearlo
 sotto il manto ferin di vil giumenta
 il suo immenso poter chiuse e coperse,
 s’alzi qui l’ara.
 ZIDIANA
                              Al sacrificio illustre
1610stien le vittime pronte e pronto il ferro.
 SIVENIO
 In Teuzzon cada il reo.
 EGARO
 (D’ingiustizia e d’amor fiero trofeo).
 ZIDIANA
 Tu leggerai la sua condanna, o Cino.
 CINO
 E l’empio si stordisca al suo destino.
 
 SCENA XV
 
 TEUZZONE fra guardie e i detti
 
 TEUZZONE
1615Spettacoli funesti,
 si fissa in voi senza terrore il guardo.
 SIVENIO
 Per meritar pietade, invan sei forte.
 ZIDIANA
 Ma con che spaventarti avrà la morte,
 eseguiscasi il cenno. (Ad Egaro)
 EGARO
1620(L’impietà e la virtù pugnar qui denno). (Parte)
 ZIDIANA
 Popoli, al reo Teuzzon v’è un reo maggiore
 che unir si dee. Col vanto
 di poter sovrumano osò poc’anzi
 noi schernire e gli dei.
1625Il sacrilego, l’empio ecco in costei. (Additando Zelinda che sopraviene condotta da Egaro)
 
 SCENA XVI
 
 ZELINDA, EGARO e li sudetti
 
 SIVENIO
 Ed è in costei ben giusto
 che di vindice Astrea cadan le pene.
 TEUZZONE
 Che sento?... Aimè!... Zelinda...
 ZELINDA
                                                           Amato bene. (Si abbracciano)
 SIVENIO
 Qui mora anch’essa.
 TEUZZONE
                                        Perfido... Ah! Cinesi,
1630temasi in sì bel sangue il rischio vostro.
 Questa è Zelinda; sì, Zelinda è questa,
 del tartaro monarca inclita figlia.
 Quella che a me promessa...
 SIVENIO
 Che più? Siasi qual vuole,
1635qui errò; qui si condanna; e mora anch’essa.
 CINO
 (Fiero cor).
 EGARO
                        (Dura legge).
 TEUZZONE
                                                   Or tutta cede
 la mia costanza. Io ti vedrò morire?
 Ed io sarò cagion de la tua morte?
 ZELINDA
 Priva di te, mia vita,
1640come viver potea? Così in me sola
 cadesse il colpo; e tu per me vivessi.
 TEUZZONE
 Cieli! Son anche giunto
 a desiar che meno
 sia di fede e di amore in quel bel seno.
 ZIDIANA
1645(Mi rode gelosia).
 SIVENIO
                                    Non più dimore.
 TEUZZONE
 Solo deh morir fammi e te ne assolvo.
 ZELINDA
 Tutte in me stanca l’ire e tel perdono.
 SIVENIO
 No no, morrete entrambi. È tal la legge.
 Ministri, olà... (Incomincia a comparire e ad avanzarsi la macchina, sopra di cui vedesi una gran giumenta tutta d’oro, ornata di fiori)
 TEUZZONE
                              Né v’è pietade? (A Zidiana)
 ZELINDA
                                                             Almeno
1650lascia ch’io prima cada
 sotto il taglio crudel vittima esangue.
 TEUZZONE
 Fa’ pur, fa’ che s’intinga
 prima l’avido acciaro entro al mio petto.
 ZIDIANA
 (Taci, pietà, lungi, importuno affetto).
 EGARO
1655(Qui sciagura è ’l trionfo)
 SIVENIO
 Diasi a mal nato amore,
 o regina, il favor. Tu morrai primo.
 TEUZZONE
 E tu raccogli il mio sospiro estremo,
 cara Zelinda... Aimè! Tu piangi; e ’l vanto
1660di morir con virtù perdo al tuo pianto.
 CINO
 (Tacqui abbastanza).
 SIVENIO
                                         Ecco ara, nume e scure.
 Venga il ministro al sacrificio.
 CINO
                                                         Prima
 la sentenza fatal leggasi, o duce.
 SIVENIO
 Fia giusto.
 CINO
                       Or n’apro il regio impronto. Or voi
1665popoli qui raccolti, udite, udite.
 SIVENIO
 Poi cada l’empio ed il fellon punite. (Legge)
 CINO
 «Sangue, virtù e dovere
 voglion che dopo noi regni Teuzzone.
 Il nostro erede ei solo fia. Troncone».
 ZELINDA
1670Come?
 TEUZZONE
                 Che?
 ZIDIANA
                             Son tradita.
 EGARO
                                                     O dei!
 SIVENIO
                                                                   Che ascolto?
 CINO
 Questo, Cinesi, questo
 de l’estinto regnante è ’l voto estremo.
 Tutte segnò sul foglio
 l’alta sua man le fide note. Il guardo
1675giudice qui ne sia. Ciascun qui legga.
 Teuzzone è ’l vostro re. Base l’inganno
 fu de l’altrui grandezza. Un fatal foglio
 dal regio nome impresso,
 che a l’infido Sivenio
1680in uso del suo grado il re già diede,
 quasi perir fe’ l’innocenza. A voi
 la sua salvezza aspetta.
 
    Vendetta, vendetta.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Si disfà tutta ad un tempo la gran giumenta e n’escono guerrieri. Esce Argonte, seguito da’ suoi Tartari, e unitisi co’ guerrieri sudetti, tutti con ferro alla mano s’avventano contra Zidiana e Sivenio.
 
 ARGONTE
 
    Vendetta, vendetta. (Di dentro)
 
 SIVENIO
1685(Che farò? Son perduto). (Fugge ed Egaro lo seguita)
 EGARO
                                                 (Io fuggo il rischio).
 ZIDIANA
 Aimè!
 ARGONTE
               Regni Teuzzon, mora Zidiana. (Si avventa contro Zidiana)
 TEUZZONE
 Fermati, Argonte; ira si affreni. A voi
 basti, o fidi, ch’io viva; e non mi serva
 il cadavere altrui di grado al trono.
1690Faccia le mie vendette il mio perdono.
 ZIDIANA
 Pietà non meritata.
 ZELINDA
                                      Anima eccelsa.
 TEUZZONE
 Sivenio sol prigion si arresti. Il cieco
 furor, che il guida, in lui temer conviene.
 EGARO
 Più non si tema. Or ora, ed io lo vidi, (Egaro ritorna)
1695più disperato che pentito, il ferro
 nel sen s’immerse e ritrovò a sé stesso
 un carnefice degno.
 ARGONTE
 E la sua morte è sicurezza al regno.
 TEUZZONE
 È sì subita e tanta
1700la mia felicità ch’ella mi opprime;
 ma tu ne sei prima e gran parte, o sposa.
 ZELINDA
 Dolce mio ben.
 TEUZZONE
                               Quanto ti deggio, o Cino!
 CINO
 Se de’ miei falli, o sire,
 l’idea cancelli, io tutta
1705ne ho da te la mercede.
 TEUZZONE
 Maggior premio si renda a la tua fede.
 A te piaccia, o Zidiana,
 gradirne il nodo, onde ti unisco a lui.
 ZIDIANA
 Saran sempre mia legge i cenni tui.
 CORO
 
1710   Fermezza ha l’altezza
 cui base è virtù.
 
    Ma s’ella si fonda
 su trono d’inganno,
 di un’arida fronda
1715è labile più.
 
 Fine del drama