Statira (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO TERZO
 
 Sotterranea.
 
 SCENA PRIMA
 
 ARSACE e DARIO
 
 ARSACE
 E l’empie leggi ubbidirà Statira?
 DARIO
 Temo il comun destino.
 ARSACE
                                              E fia mia pena
 la colpa altrui?
 DARIO
                              Come?
 ARSACE
                                              Il mio ferro, amico,
 non si arrossì di un tradimento.
 DARIO
                                                            E resta
820senza discolpa un tanto eroe?
 ARSACE
                                                        No, Dario.
 Mia discolpa è il mio nome;
 e se lice, il tuo zel sia mia difesa.
 DARIO
 Difenderò con opportuna aita
 le ragioni del regno e la tua vita.
 
825   Si cimenti con la sorte
 questo sen ch’è tua speranza.
 
    Ed impari ad esser forte
 dal valor di tua costanza.
 
 SCENA II
 
 ARSACE
 
 ARSACE
 Speranza sventurata!
830Non bastano ad Oronte
 le furie sue? Vuol che Statira anch’essa
 serva lor di stromento?
 E lo soffrite, o dei? Così nimico
 è della Persia il vincitor che toglie
835a noi sin la virtù? Vuol che i delitti
 sien passi al trono e che un crudel decreto
 sia l’auspizio del regno? Alle regine
 tinga gli ostri ’l mio sangue? E scellerato,
 empie le fa, pria che felici? Agli astri
840nego... Ma taci, Arsace;
 e se giova a Statira il tuo morire,
 soffri ch’essa il comandi e muori in pace.
 
    A quel ben che voi perdete,
 su correte,
845amorosi miei sospiri,
 e fermatevi al suo piè.
 
    Se vi chiede che volete,
 rispondete:
 «Siamo gli ultimi respiri
850di colui che muor per te».
 
 SCENA III
 
 ARSACE e STATIRA
 
 STATIRA
 Al piè? Perché no al core?
 ARSACE
                                                 In questi estremi
 momenti di mia vita, anche i sospiri
 più di amante non son ma di vassallo.
 STATIRA
 Così favella?...
 ARSACE
                             Alla regina Arsace.
 STATIRA
855Io regnar, quando costi
 la mia grandezza i tuoi bei giorni? Ah, caro,
 piacque il regno a Statira,
 finché innocente era il desio.
 ARSACE
                                                       Innocente
 tel conserva il mio voto.
860Vanne. Segui di Oronte
 l’ira ch’è tua fortuna. Io te ne assolvo.
 STATIRA
 Ma non mi assolve amore.
 ARSACE
 Ceda amore al periglio
 del tuo goder. Va’; la mortal sentenza
865segni la destra.
 STATIRA
                               Ahi, che diria quest’alma?
 ARSACE
 Sol ti chiedo, regina,
 che non mova la man l’odio o lo sdegno;
 e allor che scritto avrai: «Condanno Arsace»,
 volgi un guardo pietoso
870alle note funeste; e amor vi aggiunga:
 «Arsace, il mio più caro, il mio più fido,
 quel che, da lui pregata, io stessa uccido».
 STATIRA
 Temo che poco m’ami
 chi sì ardito mi perde. Io forze avrei?
875Avrei senso? Avrei mente? Avrei pensiero
 per legge sì tiranna?
 
    Né l’alma crudele
 né il core infedele
 può esser per te.
 
880   Credilo all’amor mio,
 credilo alla mia fé.
 
 ARSACE
 La fé, l’amor...
 STATIRA
                             Se teco nol divide,
 sdegna Statira il soglio; e se il diadema
 porta seco l’orror di una rapina,
885ascoltatemi, o dei, l’abbia Barsina.
 
 SCENA IV
 
 BARSINA e i suddetti
 
 BARSINA
 E Barsina l’avrà.
 STATIRA
                                 L’abbia; ma senta
 il continuo rimorso
 di un’ingiusta ragion.
 BARSINA
                                          Ragion mi sia
 il principiare il regno
890col castigo di un reo, di un traditore.
 ARSACE
 Usa il poter ch’hai sul mio fato e lascia
 illesa la mia fama.
 BARSINA
 La ferita di Oronte...
 STATIRA
                                        Ei n’è innocente.
 BARSINA
 Orsù, cessin le accuse e le difese.
895Sai qual ti penda, Arsace...
 STATIRA
                                                   Il sa né teme.
 BARSINA
 Taci; ed esso risponda. Qual ti penda
 grave destin sul capo?
 ARSACE
 Il so.
 BARSINA
             Che in mio comando
 è il viver tuo?
 ARSACE
                            Mi è noto.
 BARSINA
900Che il tuo giudice estremo
 ho in questa mano?
 ARSACE
                                       Ed io ne attendo il voto.
 BARSINA
 Sentilo dunque...
 STATIRA
                                  Io già il prevedo. Vieni
 qual ministra di Oronte.
 BARSINA
 No, più bella speranza
905diè moto a’ passi, al core...
 ARSACE
 Or via, mostra quel foglio
 che segnò il tuo furor. Fa’ ch’io rimiri
 impressa nel tuo nome
 l’autorità del mio morire; e serva
910alle grandezze tue la mia rovina.
 BARSINA
 Eh, Arsace, sì crudel non è Barsina.
 STATIRA
 (Che pretende costei?)
 ARSACE
                                             Segui.
 BARSINA
                                                           Non leggi
 nel mio tacer ciò che ti salva? Ascolta.
 Io t’amo, Arsace, io t’amo.
915Udisti in pochi accenti
 il tuo destin. Tacqui finor; ma tacqui
 perché aver io non vidi
 merto dalla beltà per farti amante.
 Or che il favor di un beneficio illustre
920fa la scorta al desire,
 qui te lo scopro. Eleggi;
 il tuo viver ti reco o il tuo morire.
 STATIRA
 Così si cerca amor?
 BARSINA
                                      Parlo ad Arsace;
 egli risolva, egli risponda.
 STATIRA
                                                 Oh audace!
 ARSACE
925E risolvo e rispondo. Amo Statira.
 BARSINA
 A Barsina così?
 STATIRA
                               Così a Barsina.
 BARSINA
 Or va’, salva il tuo fido
 dall’ire mie, da questi lacci; ed egli
 sia tuo campion, per innalzarti al regno.
930Tu morrai, come indegno
 del mio soccorso insieme e del mio affetto.
 ARSACE
 Pria che il soccorso tuo, la morte aspetto.
 BARSINA
 
    Vuoi la morte? E morte avrai.
 
 ARSACE
 
 E contento io morirò.
 
 BARSINA
 
935Infelice io ti vedrò.
 
 STATIRA
 
    Ma infedel non lo vedrai.
 
 BARSINA
 
 Vuoi la morte? E morte avrai.
 
 SCENA V
 
 ORONTE e i suddetti
 
 ORONTE
 Indegno è un traditor ch’io de’ miei passi
 il suo carcere onori e il suo delitto.
940Ma il vostro esempio e il giusto
 desio di mie vendette a voi mi trasse.
 BARSINA
 E le vendette avrai.
 ORONTE
                                      Nulla risponde
 Statira?
 BARSINA
                  Ella ti nega
 col tacer contumace
945e la pena di Arsace e il suo dovere.
 ORONTE
 Che? Di segnar ricusa
 la tua man la sua morte?
 STATIRA
 Sien chiari i falli; allor la pena è giusta.
 ORONTE
 Parla il sangue di un re, parla il tuo ferro.
 ARSACE
950E il mio ferro può dir quale io mi sia.
 ORONTE
 Non più. Pensa, o Statira,
 che a una cieca pietà fai ceder tutta
 la ragion di regnar.
 STATIRA
                                      Ceda ma resti
 Statira in libertà della sua gloria.
 BARSINA
955Di’ del tuo amor.
 STATIRA
                                  L’amo, già il sai; ma l’amo
 meno del giusto ancora.
 ORONTE
                                              E perché l’ami
 non sai punirlo ed innocente il chiami.
 Ma tu, Barsina, e che risolvi?
 BARSINA
                                                       Pronti (Ad Arsace)
 vedi i fulmini miei. Rispondi e temi
960di una donna real la forza e l’ira.
 ARSACE
 Non la temo e rispondo; amo Statira.
 BARSINA
 Or odi e l’ama. Alle tue offese, o sire,
 deve la Persia una vendetta... Ed io (Si ferma e guarda Arsace ad ogni posata)
 per la Persia te l’offro... Il ciel, la legge
965al labbro mio ne detta il voto... E tosto
 il segnerà la mano...
 (E non si pente ancora?)
 Ecco la mia sentenza... Arsace... mora.
 STATIRA
 Ah, crudel!
 ORONTE
                        Sì, Barsina,
970morirà Arsace e tu sarai regina.
 BARSINA
 
    Nel tuo sangue (Ad Arsace) e nel tuo pianto (A Statira)
 due vendette avrò così.
 
    E vedrò quel laccio infranto,
 onde insieme amor vi unì.
 
 SCENA VI
 
 ARSACE, ORONTE e STATIRA
 
 STATIRA
975Morirà Arsace?
 ARSACE
                               E tu sarai regina.
 STATIRA
 Tiranno vincitor!
 ARSACE
                                  Empia Barsina!
 ORONTE
 Io tiranno? Ah, Statira.
 Perdona all’amor mio... Ma non l’amore,
 sol la giustizia il suo cader destina.
 STATIRA
980Morirà Arsace?
 ARSACE
                               E tu sarai regina?
 ORONTE
 Orsù, tu non morrai. (Ad Arsace)
 Non perderai tu il trono. (A Statira)
 Un magnanimo sforzo, un sol tuo sguardo
 sia tua vita, tuo soglio. A me la cedi
985e vivi in libertade. A me ti dona
 e regna e sopra i Persi e sopra i Sciti.
 STATIRA
 Con troppo costo, Oronte,
 esso alla vita e me al comando inviti.
 ARSACE
 Non vagliono i tuoi doni
990ch’io sì gran ben ti ceda.
 ORONTE
                                               E pur lo cedi
 al colpo di un carnefice, s’io il voglio.
 ARSACE
 Facciasi. Allora, oh dio,
 me la torrà il morir, non l’incostanza;
 e la dono al destin, non a un rivale.
 ORONTE
995Ad un re generoso
 così favella un reo? Vedrem se possa
 più del mio braccio il vostro ardir. Ritorni
 e il giudice e il nimico
 su questo labbro. Udite
1000Tu, traditor, morrai. Lungi dal trono
 vivrai, donna ostinata. Io vo’ che veda
 te mia vittima il mondo e te mia preda.
 
    Quell’ardor, che fu vampa di amore,
 già diventa un incendio di sdegno.
 
1005   Ed amor, che fa l’ira più acerba,
 punirà nel fellon la superba,
 punirà nell’ingrata l’indegno.
 
 SCENA VII
 
 ARSACE e STATIRA
 
 ARSACE
 Ah, Statira, perdona
 se tento la tua fé. Dimmi ch’io mora.
 STATIRA
1010Io sì barbaro cenno?
 ARSACE
 Sì, basta il dirlo a tranquillar quell’ira;
 e basta il farlo a guadagnarti un trono.
 STATIRA
 E questo è un esser forte?
 ARSACE
 Deggio cader. Barsina
1015ne pubblicò il decreto. Il crudo Oronte
 me ne fa la minaccia. Ah, sol tua legge
 sia il mio morir.
 STATIRA
                                 Deh taci.
 Empia ti sia Barsina, ingiusto Oronte;
 ma pietosa e fedel ti sia Statira.
 ARSACE
1020La pietà ch’è tuo danno,
 la fé, ch’è tuo periglio, è mio tormento.
 STATIRA
 Soffri che teco io sia infelice. Addio.
 Vado a Barsina. Ad ogni prezzo io voglio
 che viva Arsace. In lei tutto si tenti.
1025Tu grato all’opra amami e spera.
 ARSACE
                                                             Ah, senti...
 STATIRA
 
    Sento amor che sospirando
 dice a me ch’io vivo in te.
 E tu sei solo il mio cor.
 
    Così dice; e poi sperando
1030dal valor della mia fé
 la risposta attende amor.
 
 SCENA VIII
 
 ARSACE
 
 ARSACE
 Cieli! Quella costanza,
 ch’esser dovrebbe il mio conforto estremo,
 diventa mia minaccia;
1035e allor che più mi piace, io più la temo.
 
    Vorrei men generosa
 quella beltà vezzosa,
 quel core o meno forte o men fedele.
 
    Perché il soffrir che sia
1040suo duol la pena mia
 è un piacer, è un amor troppo crudele.
 
 Galleria di statue negli appartamenti di Barsina.
 
 SCENA IX
 
 BARSINA ed ORIBASIO
 
 ORIBASIO
 Sì, ti vedrò regina.
 Tal ti dichiara Oronte;
 tal ti acclama il Senato.
1045Tutto già cede e insino
 servono i tuoi nimici al tuo destino.
 BARSINA
 Molto ancor manca a stabilirmi. Il merto
 ne sia della tua fede.
 ORIBASIO
                                        E che far deggio?
 BARSINA
 Odi e fia l’amor mio premio dell’opra.
1050Qui la rival verrà fra poco. Ignota
 m’è la cagion. Si ascolti.
 Ma quindi uscir poi se le vieti. Occulto
 tu attendi ’l cenno e in mio poter l’arresta.
 ORIBASIO
 A così lieve impresa un sì gran dono?
 BARSINA
1055Lieve non è ciò che assicura un trono.
 ORIBASIO
 
    Mia cara, ove ti giova,
 cimenta la mia fede.
 
    L’amor, che ben si prova,
 è quel che più si crede.
 
 SCENA X
 
 BARSINA, poi STATIRA e poi ORIBASIO
 
 BARSINA
1060Vien la rival. Lice l’inganno. Ceda
 all’utile l’onesto;
 e serva di ragion forza e pretesto.
 STATIRA
 Barsina, un vero affetto
 in te non sia crudele o in me superbo.
1065Nel periglio di Arsace
 a te giovi ch’io l’ami; e a me pur giovi
 che tu per lui ne avvampi.
 Serbalo; di sua vita
 sia prezzo un regno. Io te lo cedo; e l’uso
1070ten dia pietà. Giusta la rende e degna
 e la gloria e l’amor. Serbalo e regna.
 BARSINA
 Liberal donatrice,
 l’ingegno ammiro del tuo amor. Mi cedi
 ciò ch’è già mio, ciò che più aver disperi.
1075Questa è troppa bontà, voler che un trono,
 ch’ora è conquista mia, sembri tuo dono.
 STATIRA
 T’inganni. Arsace...
 BARSINA
                                      Arsace
 tanto non ti sia a petto. Io di sua sorte
 disporrò col mio voto; e dal tuo core
1080leggi non prenderà la tua regina.
 STATIRA
 Qual titolo ti usurpi?
 BARSINA
 Quel che più a me conviene e tal m’inchina.
 STATIRA
 Qual giudizio? Qual voto
 per te decise?
 BARSINA
                             Oronte...
 STATIRA
1085Alla Scitia dia leggi.
 BARSINA
 Il Senato...
 STATIRA
                       Ancor pende.
 BARSINA
 La mia ragion...
 STATIRA
                                Dilla ingiustizia.
 BARSINA
                                                                I torti
 più non deggio soffrir. Statira, adempi
 le parti di mia suddita o Barsina
1090saprà quelle adempir di tua sovrana.
 STATIRA
 Rido la cieca speme e l’ira insana.
 BARSINA
 Olà, provi i miei sdegni...
 STATIRA
 Di Artaserse alla figlia
 così s’insulta?
 ORIBASIO
                             Impon chi regna. Io servo.
 BARSINA
1095Vedrem se alfin si pieghi un cor protervo.
 Colà si custodisca.
 STATIRA
 Dove alberga Barsina,
 temer d’inganno io più dovea. Ma senti;
 con arti ree cerca di aprirti un calle
1100che ti guidi al comando.
 Sia tua spoglia Statira
 e vittima ne sia. Pur non è spenta
 la fé ne’ miei vassalli.
 Vive ancor in Oronte,
1105vive in Arsace ancor la mia vendetta;
 né premerai con piè sicuro il trono.
 BARSINA
 Vanne e vedrai se tua regina io sono.
 STATIRA
 
    Prigionia non mi spaventa;
 mi tormenta la catena
1110ch’è la pena del mio Arsace.
 
    Lui, deh, togli alle ritorte,
 empia sorte, e tutti poi
 gli odi tuoi soffrirò in pace.
 
 SCENA XI
 
 BARSINA e ORIBASIO, poi ORONTE
 
 BARSINA
 Oribasio, qui meco
1115restino i tuoi guerrieri.
 Tu ad affrettar va’ tosto
 la scelta mia ch’è tua fortuna ancora.
 ORIBASIO
 Amor sia la mercé di chi ti adora. (Si parte)
 BARSINA
 La vita di Statira
1120salvi ’l mio ben dal crudo Oronte... Ei viene.
 ORONTE
 La vendetta, o Barsina,
 di offeso re sdegna gl’indugi. Il reo
 qui meco trassi; e il foglio,
 che segnò la tua man, diasi ad Oronte.
 BARSINA
1125Diasi; non lo ricuso.
 ORONTE
 Punir le colpe è il primo
 dover del regno. Arsace...
 BARSINA
                                                Il so, lo accusa
 l’ombra, il loco, l’acciar.
 ORONTE
                                             Giusto è ch’ei mora.
 BARSINA
 Ma seco rea mora Statira ancora.
 ORONTE
1130Statira?
 BARSINA
                  Ella che mosse
 di Arsace il piè, che ne armò il braccio e l’ire,
 condannata da te, dee pur morire.
 ORONTE
 No, non morrà. Tutto il poter di Oronte
 sarà per sua difesa.
 BARSINA
                                      E per Arsace
1135tutto farà ciò che può far Barsina.
 ORONTE
 Che può col vincitor?
 BARSINA
                                         Spesso anche il vinto
 ha con che spaventar l’altrui vittoria.
 ORONTE
 Vediamlo. A me qui Arsace.
 BARSINA
                                                     A me Statira.
 Cieco è il tuo amore.
 ORONTE
                                        E il tuo furor delira.
 
 SCENA XII
 
 ORONTE, BARSINA, ARSACE e STATIRA
 
 ARSACE
1140(Empia union!)
 ORONTE
                                Barsina,
 che far potrai, se sui tuoi lumi istessi
 reca ad Arsace un cenno mio la morte?
 BARSINA
 Che far potrò? Con quest’acciar punirti (Dà di mano ad un ferro e minaccia su la vita di Statira)
 di Statira nel sen. Vedi, la sveno.
 ORONTE
1145Ferma o di Arsace anch’io lo vibro in seno. (Fa lo stesso Oronte su quella di Arsace)
 STATIRA
 Ah, Barsina.
 ARSACE
                          Deh, Oronte.
 STATIRA
 Difendi Arsace e poi morrà Statira.
 ARSACE
 Salva Statira e poi trafiggi Arsace.
 BARSINA
 Che risolvi?
 ORONTE
                         Che pensi?
 STATIRA
                                                Empio.
 ARSACE
                                                                Spietata.
 STATIRA
1150S’ami estinto un nimico, in me lo impiaga. (Ad Oronte)
 ARSACE
 Se una rival vuoi morta, in me l’uccidi. (A Barsina)
 BARSINA
 L’ira mi sprona e la pietà mi arresta.
 ORONTE
 La morte di un rival temo e vorrei.
 ARSACE e STATIRA
 Il caro ben voi proteggete, o dei.
 ORONTE
1155Vedi, Statira, o dammi
 la fé di sposa o qui ti sveno Arsace.
 BARSINA
 Rimira, Arsace, o fido
 pensa di amarmi o qui Statira uccido.
 STATIRA
 Ahi, che farò? Tu mi consiglia, o caro.
 ARSACE
1160Ahi, che dirò? Reggimi ’l core, o sposa.
 STATIRA
 Se mi manchi di fé, pena ho più cruda.
 ARSACE
 Fato ho più rio, se d’altri sei consorte.
 A DUE
 Ma se mi sei fedel, tu sei di morte.
 BARSINA
 Delibera.
 ORONTE
                     Risolvi.
 STATIRA
1165Svenami. (A Barsina) E tu perdona; (Ad Arsace)
 t’amo estinto veder, pria che infedele.
 ARSACE
 Che più soffrir? Qui almeno un ferro...
 ORONTE
                                                                        Invano...
 STATIRA
 Chetati...
 BARSINA
                    Qui conviene...
 ARSACE
 Sposa... Barsina... Oronte...
1170Oimè, dir non poss’io: «Mora il mio bene».
 BARSINA
 Pur morrà...
 ORONTE
                          Ma non solo...
 
 SCENA XIII
 
 IDASPE e i suddetti
 
 IDASPE
 Signor, di Arsace il nome e di Statira
 ti fa novi nimici. Ha prese l’armi
 il popolo feroce;
1175Dario lo move; ed in tumulto è tutto
 il Senato e la reggia. Omai si vuole
 per regina Statira;
 e risuonar fra l’onte
 odesi: «Arsace viva e mora Oronte».
 ORONTE
1180Tanto di speme han dunque i vinti? Or abbia,
 abbia il fallo e l’ardire il suo castigo.
 Cada qui tosto Arsace. A voi, guerrieri.
 BARSINA
 E Statira pur cada. A voi, miei fidi. (Arsace qui si avventa improvviso ad Idaspe, che gli è vicino, e toltagli di fianco la spada assalisce Oronte, in cui difesa accorrono le sue guardie)
 ARSACE
 No, non cadrà. Già stringo
1185la sua difesa. Addietro, o vili.
 ORONTE
                                                       Iniquo,
 con questo acciar...
 ARSACE
                                     Non temo.
 IDASPE
                                                           Anima ardita!
 STATIRA
 Oimè! Ti cedo Arsace e dagli aita. (A Barsina)
 BARSINA
 Sì... Ma tardo... (In questo Oronte con un colpo getta a terra la spada di Arsace e il disarma)
 ARSACE
                                Empi fati!
 ORONTE
 Vinto ancor sei.
 ARSACE
                                Misero son, non vinto.
1190Saziati.
 ORONTE
                 È troppo onore
 farti cader, per man di Oronte, estinto.
 Si deve alle tue colpe
 un carnefice vil. Traggasi, Idaspe,
 costui dove raccolto
1195siede il Senato. Io voglio
 presente alla sua pena
 chi del mio braccio osa rapirlo all’ira.
 STATIRA
 Oh dei!
 BARSINA
                  Ma di Statira
 andrà impunito il fallo?
 ORONTE
1200Seco ella pur si guidi
 custodita da’ tuoi;
 e vedrem con qual ciglio
 ella soffra in Arsace il suo periglio.
 BARSINA
 E vedrem chi le forze abbia più pronte,
1205o voi con Dario o con Barsina Oronte.
 ORONTE
 
    Tu non sai quanto spietata (A Statira)
 sia per lui la tua pietà.
 
    Tu il condanni, perché ingrata,
 e il tuo amor più reo lo fa. (Si parte)
 
 BARSINA
 
1210   Tu non sai quanto crudele (Ad Arsace)
 per costei sia la tua fé.
 
    Lascia d’esserle fedele,
 se pietà tu vuoi da me. (Si parte)
 
 SCENA XIV
 
 STATIRA, ARSACE e IDASPE\D
 
 IDASPE
 (E questi di mie colpe avran la pena?)
 ARSACE
1215Ma, Statira, perché? Perché in que’ lumi
 così bel pianto? Insuperbirsi io veggio
 nel tuo dolor la nostra sorte e pompa
 son dell’empia rivale i tuoi sospiri.
 STATIRA
 Quel duol, che in me tu miri,
1220forse è l’ultimo onor che te presente
 rendo al mio genio. Lascia...
 ARSACE
                                                     No, cor mio.
 Tutto ancor non è spento
 con la mia libertà l’ardir de’ Persi.
 Dario è per noi. Per noi saranno i numi
1225della virtù custodi.
 STATIRA
                                     Il tuo coraggio,
 diletto Arsace, a me rasciuga il ciglio.
 Ma poscia il tuo periglio...
 ARSACE
 Qual periglio? Costoro,
 Idaspe, affretta. Andiam. Tu vieni, o cara.
1230Ogn’indugio è un rossor della mia fede.
 STATIRA
 Vuoi così? Teco è l’alma e teco è il piede.
 ARSACE
 
    Tanta fé?
 
 STATIRA
 
                        Tanta costanza?
 
 ARSACE
 
 Questo è amor.
 
 STATIRA
 
                               Questa è speranza.
 
 ARSACE
 
 Idol mio.
 
 STATIRA
 
                    Mio caro.
 
 A DUE
 
                                        Sì.
 
 ARSACE
 
1235   Voi che ardete...
 
 STATIRA
 
                                    Voi che amate...
 
 A DUE
 
 Imparate
 ad amar ognor così.
 
 SCENA XV
 
 IDASPE
 
 IDASPE
 Io soffrirò che Arsace, io che Statira
 per me sieno infelici?
1240No, della mia vendetta
 le colpe sfortunate Oronte intenda
 e una giusta virtude ambo difenda.
 
    Datti pace,
 brama audace di vendetta;
1245vuol così ragion di onore.
 
    Egli solo,
 senza duolo oggi mi affretta
 a tradire anche il mio core.
 
 Salone reale.
 
 SCENA XVI
 
 ORONTE, ORIBASIO, poi BARSINA e poi DARIO
 
 ORONTE
 Cotanto ardì ’l Senato?
 ORIBASIO
1250Per Statira ei decise e al voto iniquo
 serve il popolo ardito e contumace.
 ORONTE
 Con la testa di Arsace
 cadrà tutto l’ardir dal cor de’ Persi.
 BARSINA
 E allor dal tuo potere
1255gli auspizi del suo regno avrà Barsina.
 DARIO
 Quali auspizi? Statira è la regina.
 BARSINA
 (Infausto annunzio!)
 ORIBASIO
                                         (Indegno).
 DARIO
                                                               A questi applausi,
 signor, non isdegnarti. Alla corona
 si vuol Statira. Amor, pietade e zelo
1260movon l’impeto audace e con quest’armi...
 BARSINA
 E così Dario mi ama?
 DARIO
                                          Amo ma quanto
 lice all’onor. E con quest’armi, o sire,
 no, non si offende e non s’insulta Oronte.
 ORONTE
 Rapirmi ’l reo, lasciarmi invendicato
1265non è un’offesa? Di’, non è un insulto?
 DARIO
 Troppo è noto alla Persia il cor di Arsace
 per crederlo fellone.
 ORONTE
 Orsù, diasi a Statira
 l’arbitrio estremo. Vaglia
1270la scelta del Senato;
 ma stringendo lo scettro
 stringa ancora per me di Astrea la spada.
 Statira regnerà; ma Arsace cada.
 
 SCENA XVII
 
 STATIRA, ARSACE, poi IDASPE e i suddetti
 
 STATIRA
 Non principia Statira
1275il suo regnar da un’empietà. Rifiuto
 de’ vassalli ’l favor...
 ARSACE
                                       Deh, non ti tolga
 la tua fede alla Persia.
 ORONTE
 Risolvi; il primo passo
 che ti porti sul trono esser dee quello
1280di perder quest’indegno.
 STATIRA
 Crudel! Pria che il mio ben, perdasi ’l regno.
 BARSINA
 (Ambizione, amor, che far degg’io?)
 ARSACE
 
    Di’ ch’io mora e vanne al trono;
 ti perdono
1285questa cara crudeltà.
 
 STATIRA
 
    Io voler che Arsace mora? (Piange)
 
 ARSACE
 
 Chi ti adora
 tel dimanda per pietà.
 
 ORONTE
 Ingiustissimo pianto! Abbia Barsina
1290sopra i Persi l’impero e si punisca
 il traditor del pari e la nimica.
 BARSINA
 Io condannare Arsace? Amor tel dica.
 ORONTE
 Vile sospir! Vendetta a me si nega?
 Guerrieri, a voi. Qui lo uccidete...
 IDASPE
                                                               Ah, ferma.
 ORONTE
1295A un’ira coronata e impaziente
 così si oppone Idaspe?
 IDASPE
                                            Egli è innocente.
 ORONTE
 La mia ferita...
 IDASPE
                              Io ne so il reo. Riserba
 per lui tutto il tuo sdegno.
 STATIRA
 (Respiro, o stelle).
 ORONTE
                                    A me l’esponi.
 IDASPE
                                                                Idreno,
1300egli cui d’Issedon rapisti ’l regno,
 ei del padre svenato
 le vendette cercò dentro al tuo seno.
 ORONTE
 Ov’è il fellon?
 IDASPE
                            Qui ’l vedi.
 Io quegli sono. Invano ad altri ’l chiedi.
 ARSACE e DARIO
1305Oh magnanima accusa!
 STATIRA e BARSINA
                                              È salvo Arsace.
 ORIBASIO
 (Gelosia, sei pur cruda in cor che tace!)
 ORONTE
 Udite, o Persi, udite. Anche gli Sciti
 hanno i lor fasti; e una virtù straniera
 la natia desta in essi. Amai Statira;
1310e Arsace traditor quasi mi piacque
 per punirlo rivale. Or che innocente
 e lo trovo e lo abbraccio, alla mia gloria
 cede l’amor. Regni Statira e teco
 divida il soglio, avventuroso amante.
 ARSACE e STATIRA
1315Così gode in amore alma costante.
 ORONTE
 A te, Idreno, cui deggio atto sì giusto,
 qui col perdon rendo il comando. Bella, (A Barsina)
 china la fronte al tuo destin. Gli affetti
 sien tuoi vassalli e la ragion tuo regno.
 STATIRA
1320No, regni ancor Barsina
 oltra l’Eufrate; ed all’amor di Arsace
 quel di Dario succeda.
 BARSINA
 Al tuo merto ed al ciel convien ch’io ceda.
 ORONTE
 Già vinto è il vincitore.
 STATIRA
                                             E qui ad Oronte
1325giura Statira...
 ARSACE
                              E lo conferma Arsace...
 A DUE
 Fra la Persia e la Scitia eterna pace.
 TUTTI
 
    Disarmato il dio guerriero
 qui si arrende al dio di amor.
 
    E di fiamma più innocente
1330dolcemente
 qui si accende il nostro cor.
 
 Il fine della «Statira»