Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO TERZO
 
 Galleria d’idoli.
 
 SCENA PRIMA
 
 GERILDA e SIFFRIDO
 
 GERILDA
1025Perirà dunque Ambleto?
 E sarà la sua morte un tuo consiglio?
 SIFFRIDO
 Sospenderla poss’io, se il re l’impone?
 GERILDA
 E se l’impone il re, puoi tu soffrirla?
 SIFFRIDO
 Soffrir convien ciò che impedir non puossi.
 GERILDA
1030Sei reo di più congiure e reo, Siffrido,
 sei ancor di più morti.
 lo, cui tutto affidasti,
 tacqui sinor? Ma senti, ingrato. A questi
 presenti dei lo giuro.
1035Della vita del figlio
 conto mi renderai con la tua vita.
 SIFFRIDO
 Farò più che non vuoi per ubbidirti.
 GERILDA
 E sarà il mio tacer la tua mercede.
 SIFFRIDO
 Più che il timor, mi moverà la fede.
 GERILDA
1040Or vanne e col regnante
 tu impiega il zelo; io tenterò l’amore.
 SIFFRIDO
 L’amor?
 GERILDA
                   Si, che nel petto
 per me gli avvampa.
 SIFFRIDO
                                        Odi, regina, e parto.
 
    Quel cor, che traditor fu al suo regnante,
1045può ancor alla beltà farsi infedele.
 
    Non è l’empio vassallo un casto amante
 né mai tenero sposo è un re crudele.
 
 SCENA II
 
 GERILDA e FENGONE con guardie
 
 FENGONE
 Fuor della reggia appena
 traggo il passo primier che Iroldo è ucciso,
1050Veremonda è rapita, Ambleto fugge;
 e colpevol ne sei tu sola, o donna.
 GERILDA
 Io?
 FENGONE
          Chi può, né il ripara, il mal commette.
 GERILDA
 Sono in nostra balia l’opre del caso?
 FENGONE
 È dover di chi regge il prevenirlo.
 GERILDA
1055Non è sempre poter ciò ch’è dovere.
 FENGONE
 Ma fia sempre tua pena il mio potere.
 GERILDA
 Signor, se ami la madre, il figlio serba.
 FENGONE
 Ama più di sua vita il mio riposo.
 GERILDA
 Deh, mio re. Deh, mio sposo...
 FENGONE
1060Olà. Qui Veremonda.
 GERILDA
 Sì crudel con Gerilda?
 Passò in odio l’amor? Troncar ti aggrada
 i giorni miei nel caro figlio? Almeno
 m’uccidi in me, pria che svenarmi in lui.
 FENGONE
1065Piangi, o donna, i tuoi mali e non gli altrui.
 
 SCENA III
 
 VEREMONDA e i suddetti
 
 VEREMONDA
 Eccomi al cenno.
 FENGONE
                                  Veremonda, è tempo
 che, presente Gerilda, esca e sfavilli
 l’immenso ardor che in me que’ lumi han desto.
 VEREMONDA
 (Ardor d’impura vampa).
 GERILDA
1070(Tanto sugli occhi miei?) Signor, se godi
 finger per tormentarmi...
 FENGONE
                                                 Io fingo? Dani,
 in fronte di costei più non si onori
 il titolo di sposa e di regina.
 VEREMONDA
 Un sì ingiusto decreto...
 FENGONE
1075Or comanda lo sdegno;
 e libero comandi. Quando amore
 le sue leggi prescriva a Veremonda,
 allora ella si opponga, ella risponda.
 GERILDA
 La non creduta mia sciagura è dunque
1080tanto vicina? Ingrato,
 dopo la marital giurata fede,
 oggi, che più il tuo labbro
 mi diè d’amor tenere prove, ed oggi,
 ch’io il meritai maggiore
1085nella vita due volte a te serbata,
 oggi...
 FENGONE
               Sì, ti ripudio. Oggi mi piace
 per farti più infelice esser più ingiusto.
 VEREMONDA
 (Empio).
 GERILDA
                     Sarò infelice;
 ma sarà il mio disastro il tuo castigo.
1090Perderò letto e trono;
 ma perderai tu ancor la tua difesa.
 Moglie, è ver, ti abborria; ma l’odio allora
 costretto all’impotenza era mia pena.
 Grazie alla tua fierezza
1095che me ne assolve e in libertà rimette
 di vendetta e di sfogo i miei furori.
 FENGONE
 Parti e di un re più non turbar gli amori.
 GERILDA
 
    Impero, vita e amore,
 crudel, ti turberò.
 
1100   E tutta in tuo dolore
 l’offesa cangerò.
 
 SCENA IV
 
 VEREMONDA e FENGONE
 
 FENGONE
 Sciolto dal grave laccio,
 posso pur senza colpa
 offerirti una man che ti alza al trono.
 VEREMONDA
1105Da’ mali altrui felicità non cerco.
 FENGONE
 Vieni, o cara...
 VEREMONDA
                             Alla tomba?
 FENGONE
                                                     All’are sacre...
 VEREMONDA
 Che or or contaminate ha un tuo ripudio?
 FENGONE
 Nasce da questo sol la tua grandezza.
 VEREMONDA
 Me la insegna a temer l’altrui caduta.
 FENGONE
1110Provoca l’ire chi ’l favor rifiuta.
 VEREMONDA
 Meno dell’amor tuo temo il tuo sdegno.
 FENGONE
 Ora il vedrem. Custodi,
 qui se le guidi e se le lasci Ambleto.
 VEREMONDA
 (Oimè!)
 FENGONE
                   Piega già stanco
1115Febo all’occaso. In vuote piume, o bella,
 non vo’ languido trar freddi riposi.
 Tu vi verrai, preda o consorte. Ambleto,
 o deliri o s’infinga,
 le pene soffrirà di un tuo rifiuto.
1120Sì, Veremonda, la sentenza è questa;
 pensaci, o la tua mano o la sua testa.
 
 SCENA V
 
 VEREMONDA
 
 VEREMONDA
 La tua mano o la sua testa?
 Stelle! Qual legge è questa?
 
    Che farai, misero core?
1125Il crudel ti vuol sua preda;
 in periglio è il caro amante.
 
    Una ingiusta tirannia
 vuol ch’io sia
 o spietata od incostante.
 
 SCENA VI
 
 AMBLETO e VEREMONDA
 
 AMBLETO
 
1130   Mi rinasce più bella e più lieta
 del piacere nel sen la speranza;
 
    e de’ mali vicino alla meta,
 tutto il duolo diventa costanza.
 
 VEREMONDA
 Quale speranza! Ambleto,
1135o la tua testa o la mia man vuol l’empio.
 
    L’una e l’altra è più che morte.
 
 AMBLETO
 
 Alma mia, ti vo’ più forte.
 
 VEREMONDA
 Qual scampo in sì grand’uopo?
 AMBLETO
 Quello che più opportuno è col tiranno,
1140la lusinga, l’inganno.
 VEREMONDA
 Ah, caro, alla tua vita, all’onor mio
 in quest’ombre s’insulta.
 AMBLETO
 Ed in quest’ombre avrai soccorso. Fingi.
 VEREMONDA
 Meco in breve il lascivo
1145favellerà di amori.
 AMBLETO
 E tu pur amorosa a lui rispondi.
 VEREMONDA
 Chiederà i dolci sguardi.
 AMBLETO
                                                E tu cortese
 l’ire n’esiglia e gli componi al vezzo.
 VEREMONDA
 Stenderà l’empia man...
 AMBLETO
                                               La tua l’incontri.
 VEREMONDA
1150Guiderammi agli altari...
 AMBLETO
                                                Ove si esiga
 la marital non osservabil fede.
 VALDEMARO
 Che più? Che più? Vuoi ch’ei mi tragga, oh dei!
 al talamo abborrito e ch’io vel segua?
 AMBLETO
 Sì, principessa, e questo,
1155questo il termine sia de’ suoi contenti.
 VEREMONDA
 Ambleto, o tu vaneggi o tu mi tenti.
 AMBLETO
 Io vaneggiar, quando son teco e solo?
 Il mio consiglio...
 VEREMONDA
                                  Intendo.
 Tel detta una viltà. Perder la vita
1160temi più che il tuo amore;
 e spergiura mi vuoi, perché sei vile.
 AMBLETO
 Io vil ti vo’ spergiura? Amo me stesso
 io più di Veremonda?
 lo che, se mille vite avessi in seno,
1165mille a te ne darei?
 Ne temi ancora? I tuoi sospetti ingiusti
 sul mio sangue cancelli. Addio. Già vado
 tutto amor, tutto ardire al fier regnante.
 Più non fingo deliri.
1170Suo rival, suo nimico a lui mi svelo
 e una morte gli chiedo,
 non so se disperato o generoso,
 che sia insieme mia gloria e tuo riposo.
 VEREMONDA
 Ferma e perdona, o caro,
1175la gelosa onestà. Pronta già sveno
 al tuo voler gli affetti.
 AMBLETO
                                          In tua difesa
 mi avrai nel maggior uopo; e Valdemaro
 gran parte avrà nell’opra.
 VEREMONDA
 Valdemaro che infido...
 AMBLETO
                                             I dubbi accheta.
1180Per lui prese avria il campo
 l’armi in nostro favor; ma il re, che quindi
 volgeva allor ver la cittade il passo,
 per via il rattenne e l’obbligò al ritorno.
 Fummo sorpresi. Ei traditor ci parve
1185ma la nostra sventura era sua pena.
 Chiare prove ei poc’anzi
 diemmi di fede. Io te n’accerto; e solo
 manca l’opra a compir la tua lusinga.
 VEREMONDA
 Servasi al tuo destino e amor si finga.
 
1190   Teneri sguardi,
 vezzi bugiardi
 già mi preparo a fingere,
 anima mia, per te.
 
    Ma in prova dell’affetto
1195quanto userò più frode,
 il merito e la lode
 tanto più avrò di fé.
 
 SCENA VII
 
 VALDEMARO e AMBLETO
 
 AMBLETO
 Su la tua fede, o duce,
 fingerà Veremonda.
 VALDEMARO
1200Son già i mezzi disposti. Io, senza colpa,
 l’usurpator deludo e ne’ tuoi cenni
 di un legittimo re seguo la sorte.
 AMBLETO
 Si confidi l’arcano anche a Siffrido.
 VALDEMARO
 Il consiglier dell’empio?
 AMBLETO
1205Il suo più fier nimico in lui si asconde.
 Senza lui questo giorno...
 VALDEMARO
 Taci. Ildegarde.
 AMBLETO
                                Alle follie ritorno.
 
 SCENA VIII
 
 ILDEGARDE e i suddetti
 
 ILDEGARDE
 Ambleto, idolo mio.
 AMBLETO
 Qual idolo ti sogni?
 ILDEGARDE
1210In te che adoro...
 AMBLETO
                                  Taci
 che, se di questi sassi alcun ti ascolta,
 diratti...
 ILDEGARDE
                   E che?
 AMBLETO
                                  Che più di me sei stolta.
 ILDEGARDE
 Tale mi rende amore.
 AMBLETO
 Amor conosci? Ove il vedesti mai?
 ILDEGARDE
1215A’ tuoi bei lumi appresso.
 AMBLETO
 T’inganni. Eccolo espresso.
 Vedi che di Cupido
 porta in fronte per te dardi e facelle.
 VALDEMARO
 Il ciel vuol ch’io sia vostro, o luci belle.
 ILDEGARDE
1220Misera mia speranza!
 AMBLETO
 La speranza tu sei?
 Dagli tosto il tuo core,
 che mai non va senza speranza amore.
 Su, porgimi la destra. E tu la prendi.
 VALDEMARO
1225Ubbidisco.
 ILDEGARDE
                       Ma...
 AMBLETO
                                   Che?
 ILDEGARDE
                                               Tu non m’intendi.
 AMBLETO
 T’intendo sì. Tu sei qual rosa appunto
 che brama il sol vicino e poi ritrosa
 nelle foglie si chiude;
 ma il modesto rossor vincasi; e intanto,
1230perché sono Imeneo,
 del laccio marital gli applausi io canto.
 
    Mille amplessi
 preparate, i più tenaci
 e i vezzi fra di voi sien mille e mille.
 
1235   Poi con essi
 mille e mille sieno i baci
 alle labbra, alle guance, alle pupille.
 
 SCENA IX
 
 ILDEGARDE e VALDEMARO
 
 VALDEMARO
 Poiché il vuole il destin, ti chieggo, o bella,
 con la tua destra il core.
 ILDEGARDE
1240Che mi narri di destra?
 Di cor che mi discorri? Un forsennato
 serve a te di ragione, a me di legge?
 Or via, perché non chiedi
 anche gli amplessi e con gli amplessi i baci?
 VALDEMARO
1245Bramo solo che il seno...
 ILDEGARDE
 Quel sen che tutto ardea per Veremonda?
 VALDEMARO
 Ardea; ma poiché tutta
 perdei la mia speranza e che il dovere
 vinse i desiri miei, per altro foco
1250che per quel de’ tuoi lumi, egli non arde.
 ILDEGARDE
 E in difetto di altrui s’ama Ildegarde?
 Or aspetta ch’io pure
 perda la mia speranza e che il dovere
 vinca i desiri miei; forse...
 VALDEMARO
                                                   Di Ambleto
1255così rispetti i cenni?
 ILDEGARDE
 Quando Ambleto, dal soglio
 o in sen di Veremonda,
 mi comandi ch’io t’ami, allora forse...
 VALDEMARO
 Segui.
 ILDEGARDE
               Allor ti amerò. Questa è la fede.
 VALDEMARO
1260L’alma, che altro non brama, altro non chiede.
 
 SCENA X
 
 ILDEGARDE
 
 ILDEGARDE
 Degno ch’io l’ami è il duce;
 e in esso il grado, in esso il nome onoro;
 ma indarno ei si consola.
 Se Ambleto, perché folle, a lui mi dona,
1265Ambleto, perché vago, a lui m’invola.
 
    È troppo amabile quel bel sembiante
 che lagrimar, che sospirar mi fa.
 
    Ma il duol maggiore del core amante
 è ch’ei nol mira quando sospira
1270ed il suo piangere egli non sa.
 
 Vigne consacrate a Bacco.
 
 SCENA XI
 
 VALDEMARO e SIFFRIDO
 
 VALDEMARO
 La vendetta più cauta è la più certa.
 SIFFRIDO
 Ma talor la tradisce un troppo indugio.
 VALDEMARO
 Si affretti. Io nella reggia ho i miei guerrieri;
 e per colpo sì illustre
1275eglino il cenno ed io ne attendo il tempo.
 SIFFRIDO
 In sì lieto apparato
 chi sa, chi sa, forse perir l’iniquo
 farà pria del tuo ferro il mio veleno.
 VALDEMARO
 Comunque ei cada, il suo morir ci salva.
 SIFFRIDO
1280S’egli per me non cade,
 odio di questo cor, non sei ben lieto.
 VALDEMARO
 Che più? Mora Fengone.
 A DUE
                                                E regni Ambleto.
 
 SCENA XII
 
 GERILDA e i suddetti
 
 VALDEMARO
 Io de’ miei torti e testimonio e pompa?
 Regina.
 GERILDA
                  Oh dio! Chi regna
1285vuol ch’io sia sol Gerilda.
 VALDEMARO
 Ma il valor di più destre
 vuol che tu sia regina e vendicata.
 GERILDA
 Come? Quando? Che fia?
 VALDEMARO
 In quest’ombre vedrai...
 SIFFRIDO
                                               Guardati, o duce,
1290di far noti a Gerilda i tesi inganni.
 Al re, più che nimica, ella è consorte
 e due volte, a me infida, il tolse a morte.
 VALDEMARO
 Che sento! Hai cor che possa
 senza sdegno cader da un regio trono?
 GERILDA
1295(Fingerò. Forse il merto
 di svelar la congiura
 mi renderà scettro e marito). Amici,
 plaudo al vostr’odio e il mio vi aggiungo. Dite.
 Qual n’è il pensier? Chi n’è il ministro? E quando?
 SIFFRIDO
1300Invan. Non le dar fede.
 GERILDA
 Perfidi, il tacer vostro
 senza pena non fia. So i congiurati,
 se non la trama. Andrò...
 VALDEMARO
                                               Vanne. Ma teco
 venga il ripudio tuo, venga il tuo danno.
1305Va’. Racconta al tiranno
 che Valdemaro è suo nimico. Digli
 che le rovine sue tenta Siffrido.
 E se l’autore ei chiede
 di questo, che non sai, grave segreto,
1310eccone il nome. Odilo e trema, Ambleto.
 
    Va’, se puoi, tradisci un figlio,
 perché viva un reo consorte.
 
    Ed il cieco tuo consiglio,
 che sinor fu il suo periglio,
1315sia pur anche la sua morte.
 
 SCENA XIII
 
 GERILDA e SIFFRIDO, poi FENGONE e VEREMONDA
 
 GERILDA
 O infedele o spietata
 mi vuole il mio destino. Ambo delitti
 che col pianto l’orror chiaman sul ciglio.
 SIFFRIDO
 L’uno ti è traditor, l’altro ti è figlio.
1320E qui col traditore è il tradimento.
 FENGONE
 Pur men fiera ti veggio. (A Veremonda)
 VEREMONDA
                                               (Oh che tormento!)
 FENGONE
 Parla. Il dono di un regno
 più cortese ti chiede.
 SIFFRIDO
 Or vanta il tuo dovere e la tua fede. (A Gerilda)
 VEREMONDA
1325È dono, sì; ma di Gerilda il duolo
 fa ch’ei sembri mia colpa e mia rapina.
 FENGONE
 In te la sua regina
 soffra in pace costei.
 GERILDA
 E l’onte aggiungi, o sconoscente, a’ danni?
 FENGONE
1330Del mio gioir presente
 per trionfo ti vo’, non per accusa.
 Ma, bei lucidi rai, meno severi (A Veremonda)
 a mirar le mie fiamme io vi vorrei.
 GERILDA
 (Così dicea l’ingrato un giorno a’ miei). (A Veremonda)
 VEREMONDA
1335Mi ricorda Gerilda
 che troppo è fral della tua destra il laccio.
 FENGONE
 No no, la sua fierezza,
 ma più la tua beltà, da lei mi scioglie.
 SIFFRIDO
 (Udisti, udisti? Ei non ti vuol più moglie). (A Gerilda)
 FENGONE
1340Or vieni e qui ti assidi. (A Veremonda)
 VEREMONDA
 (Ambleto, a che mi astringi?)
 FENGONE
 Qui co’ più dolci umori
 si temprino gli ardori...
 
 SCENA XIV
 
 AMBLETO da Bacco e i suddetti
 
 AMBLETO
 Oh che fiamme! Oh che foco! Un venticello
1345de’ più freschi e soavi
 qui tosto venga. Io già lo prendo e tutto
 lo spargo a voi d’intorno.
 VEREMONDA
 (Oh mia cara speranza!)
 AMBLETO
 Sediam; ma dimmi, adesso è notte o giorno?
 FENGONE
1350Non vedi arder le stelle?
 AMBLETO
 Ah, sì, le veggio. Oh son pur chiare e belle!
 Ma non son stelle, no.
 GERILDA
                                          Che dunque sono?
 AMBLETO
 Infocati sospiri
 che già son giunti ove hanno i numi ’l trono.
 VEREMONDA
1355(Io ne intendo il mistero).
 AMBLETO
 Orsù, questo è il momento
 che anch’io trionferò. Bacco vedete
 che renderà soggette al carro eccelso
 le tigri più crudeli.
 FENGONE
                                     (Attento osservo).
 AMBLETO
1360Su, lodate col canto i miei trionfi;
 e propizie e sincere
 risponderan con l’armonia le sfere.
 CORO
 
    Qui di Bacco nella reggia
 si festeggia il dio di amore.
 
 AMBLETO
1365No no. Questa non è
 canzon degna di me. Udite, udite.
 
    Qui di Astrea vicino al soglio
 sorgerà lieto l’onore;
 
    e sarà temuto scoglio
1370per l’orgoglio il mio valore.
 
 CORO
 
    Qui di Bacco nella reggia
 si festeggia il dio di amore.
 
 AMBLETO
 Festeggi dunque Amore. Io delle selve
 nume e custode un tempo, a voi ne trassi
1375alcun de’ miei seguaci. Eccoli. Amico,
 alla danza, alla danza. (Segue il ballo)
 FENGONE
 Col pregiato liquor bramo, Siffrido,
 del genio mio felicitar la sorte.
 SIFFRIDO
 (E tu berrai la morte). (Si parte)
 VEREMONDA
1380Sia pur felice il tuo primiero affetto.
 FENGONE
 Son giudice a costei, non più suo amante.
 GERILDA
 (Cangiamento tiranno!)
 AMBLETO
 Chi credi più assetato, (A Siffrido che torna; e gli leva la coppa dalle mani)
 Tantalo o Radamanto? Io berrò pria.
 SIFFRIDO
1385(Sorte nimica!) Usurpi
 al re, sì temerario, i primi sorsi?
 AMBLETO
 Hai ragione, hai ragione.
 Alla salute mia beva Giunone. (Presenta la coppa a Gerilda)
 FENGONE
 Lascia, o Siffrido, in libertade il folle.
 VEREMONDA
1390(Io temo e spero).
 AMBLETO
                                    Bevi (A Gerilda)
 e rallegrati ’l cor. Tosto ritorno. (Si parte)
 SIFFRIDO
 (In periglio Gerilda! Ahi, che far deggio?)
 GERILDA
 Non festeggia di un empio
 Gerilda i tradimenti;
1395e sì vil non son io, benché negletta. (Getta la coppa)
 SIFFRIDO
 (Si perdé nel velen la mia vendetta). (Si parte)
 AMBLETO
 (M’arrida il ciel). Con tanto foco intorno (Tornando con coppa in mano)
 ha una gran sete il sol. Prendi. Ristora
 le tue labbra vezzose.
1400Sì, prendi. (A lui lo porgi e solo ei beva). (A Veremonda)
 VEREMONDA
 A te, signor, si dee... (La porge a Fengone)
 FENGONE
                                         Sì, Veremonda,
 sia lieto il viver nostro;
 ed a’ voti del cor risponda amore. (Beve)
 VEREMONDA
 (Risponda pur lo sdegno).
 GERILDA
1405(Più soffrir non poss’io). Vedi, a’ tuoi giorni... (A Fengone)
 (Ma taci, incauto zelo. Ambleto è figlio).
 AMBLETO
 Godeste i freschi fiati
 de’ zeffiretti amici. Or non più indugi;
 gite al riposo, sì. Gite al riposo.
 FENGONE
1410(Cor, che non è geloso, al certo è stolto).
 Porgi, o bella, la destra.
 VEREMONDA
 La destra? (Oh dio!)
 AMBLETO
                                        La destra, sì; che tardi?
 Vorrai che vada solo Amor ch’è cieco?
 Tosto potria cader. Non più. Va’ seco.
 FENGONE
1415(Non vuole altro cimento una pazzia
 che cede un sì gran ben). Cor mio, che pensi?
 Alle piume mi chiama il grave sonno.
 VEREMONDA
 (Vicina ho la vergogna ed il periglio). (Verso Ambleto)
 AMBLETO
 Va’. Non temer. Mostra più lieto il ciglio.
 FENGONE
 
1420   Sì sì, consolami
 né più tardar;
 e affretta il giubilo
 del mio piacer.
 
    Sul trono amabile
1425vieni a regnar;
 nel regio talamo
 vieni a goder.
 
 VEREMONDA
 
    Verrò; già l’anima
 desia di amar;
1430e amor sollecita
 il mio dover.
 
    (Parto; ma timida
 non so sperar;
 parto; ma nobile
1435non vo’ temer).
 
 SCENA XV
 
 GERILDA e AMBLETO
 
 GERILDA
 Il vidi, il vidi pur. Passa con l’empio
 Veremonda al mio letto. E il soffro? E il soffri
 nella madre oltraggiato e nell’amante?
 AMBLETO
 Vada pure a’ piaceri il fier regnante.
 GERILDA
1440Ah, vile!
 AMBLETO
                   Orsù, ti accheta.
 Qui principiò la mia vendetta, o madre.
 GERILDA
 Come!
 AMBLETO
                Nel fatal vetro
 il tiranno bevé...
 GERILDA
                                 La morte forse?
 AMBLETO
 No, che una morte al perfido si deve
1445che abbia tutto il dolore e tutto il senso.
 Bevé in succhi possenti
 un invincibil sonno. Alto letargo
 lo premerà, prima ch’ei goda; e dove
 sognava amplessi, incontrerà ritorte,
1450che là di Valdemaro
 stan gli armati in agguato.
 GERILDA
 Ma ti sovvenga poi ch’io son consorte.
 AMBLETO
 Tal sii ma di Orvendillo.
 Ad un nome sì sacro
1455già Fengon rinunziò. Nel comun rischio
 sii più madre che moglie. In trono assiso
 piacciati ’l figlio. Piacciati punito
 il fellon parricida; e il tuo si aggiunga
 al pubblico desio.
 GERILDA
                                   Sì, vivi e regna.
1460Giusto è il furore e la vendetta è degna.
 AMBLETO
 
    Sul mio crine amore e sdegno
 mi preparo a coronar.
 
    Negli amplessi del mio bene
 e col sangue dell’indegno
1465vo’ godere e vo’ regnar.
 
 SCENA XVI
 
 GERILDA
 
 GERILDA
 Oh di pietà importuna,
 oh d’ingiusto dover miseri avanzi,
 da me partite. Un infedel n’è indegno.
 Sprezzo rendasi a sprezzo e sdegno a sdegno.
 
1470   Beltà così dee far,
 l’ingrato non curar
 e un’anima infedel soffrir in pace.
 
    Amando chi la offende
 sol per parer fedel,
1475più vil sé stessa rende e lui più audace.
 
 Anfiteatro reale.
 
 SCENA XVII
 
 FENGONE incatenato in atto di svegliarsi
 
 FENGONE
 Orribili fantasmi,
 spaventi dell’idea, furie dell’alma,
 lasciatemi, fuggite;
 e dov’è Veremonda orror si sgombri.
1480Veremonda, ove sei? Sogno? Ad un sasso
 siede Fengon? Ferrea catena il preme?
 Ov’è lo scettro? Ove il diadema? Il manto? (Si leva)
 Chi me qui trasse? E questa,
 questa è la reggia alle mie gioie eletta?
1485Veremonda, Siffrido,
 servi, custodi... Oh dei! Non vi è chi franga
 i duri ceppi e il mio destin compianga?
 
    Stelle, dei, vassalli, amici,
 terra, ciel... tutti ho nimici;
1490ho nimico anche il mio cor.
 
    Cielo, terra,
 fate pur, fatemi guerra;
 voi non siete il mio terror.
 
    Il mio cor sol mi spaventa
1495e diventa mio dolor.
 
 SCENA XVIII
 
 VALDEMARO, poi ILDEGARDE, poi GERILDA, poi VEREMONDA e FENGONE
 
 FENGONE
 Deh, Valdemaro, il tuo valor mi tolga
 alle miserie mie.
 VALDEMARO
 Quel valor cui negasti, empio e lascivo,
 Veremonda in mercede?
1500A chi non è mio re, nego la fede.
 FENGONE
 A te, bella Ildegarde,
 chieggo soccorso. Il nostro amor ten prega.
 ILDEGARDE
 Infedele. Or mi preghi?
 Resta, che del tuo amore,
1505perché fu passagger, scordossi ’l core.
 FENGONE
 Gerilda, mia regina, amata sposa.
 GERILDA
 Nomi che mi togliesti ingrato e cieco.
 A me in fronte, tu il sai, più non s’inchina
 il titolo di sposa e di regina.
 FENGONE
1510Almen tu, Veremonda,
 toglimi alle catene.
 Ten prego per la tua virtù pudica.
 VEREMONDA
 Tardi, o fellon, la mia virtù conosci.
 Ingiusto l’offendesti; e invan presumi,
1515reo di più colpe, al fio sottrarti.
 FENGONE
                                                           Oh numi!
 
 SCENA ULTIMA
 
 AMBLETO con seguito e poi SIFFRIDO e i suddetti
 
 AMBLETO
 Non profanare il cielo
 con le tue voci, o scellerato.
 FENGONE
                                                   Ambleto...
 AMBLETO
 Aggiungi, e tuo monarca e tuo tormento.
 FENGONE
 Pietà.
 AMBLETO
              Me la insegnasti?
 FENGONE
1520È ver...
 AMBLETO
                 Taci, che un empio
 suol confessare i falli,
 disperato bensì ma non pentito.
 Morrai; ma pria rimira
 su la mia fronte il tuo diadema. Leggi
1525in questo dolce amplesso
 delle lascivie tue l’onta e l’orrore.
 VEREMONDA
 Così è felice, allorch’è giusto, amore.
 FENGONE
 Né mi uccide il dolor pria che l’acciaro?
 GERILDA
 Da te, crudel, la crudeltade imparo.
 AMBLETO
1530Or traggasi, miei fidi,
 l’iniquo all’ombre, a’ ceppi e là più lenta,
 senza morir, la morte ei soffra e senta.
 SIFFRIDO
 Signor, mi si conceda
 ch’io il custodisca. Vieni.
1535Tu lacci, tu prigion soffrir non dei. (Si parte)
 FENGONE
 Son anche in mia difesa amici e dei. (Si parte)
 VEREMONDA
 Ed ancor spera l’empio?
 GERILDA
 E della sua speranza è reo Siffrido.
 VALDEMARO
 Seguasi tosto.
 AMBLETO
                            Andiamo; e si divida
1540fra il traditore e fra il crudel la morte.
 SIFFRIDO
 Questo acciaro, che forte (Torna con spada nuda)
 fe’ la vostra vendetta e più la mia,
 a voi dirà se traditore io sia.
 AMBLETO
 Come!
 SIFFRIDO
                Dovea cader l’iniquo mostro
1545ma per me solo. Oggi ’l tentai, ma invano,
 con ferro, con rovina e con veleno.
 Qui ’l tolsi a’ vostri colpi;
 ma il tolsi, eccone il sangue,
 per gloria del mio braccio.
 AMBLETO
1550Traditor generoso, al sen ti abbraccio.
 VEREMONDA
 (Alma, non più spaventi).
 AMBLETO
                                                  Io, Veremonda,
 sposo e re godo teco; e Valdemaro
 sposo pur goda ad Ildegarde in seno.
 VALDEMARO
 Ambleto è re. Di Veremonda è sposo.
 ILDEGARDE
1555Intendo. Or sia il suo cenno il tuo riposo.
 AMBLETO
 Tu regnerai pur meco, o genitrice.
 GERILDA
 Nel tuo, nel comun bene io son felice.
 VEREMONDA
 
    Torna già quel seren
 che quest’alma cercò.
 
 AMBLETO
 
1560   Gioirò nel piacer
 che più pena non ha.
 
 GERILDA
 
    L’empietà del crudel
 più temere non so.
 
 SIFFRIDO
 
    Pur godrò col pensier
1565della mia fedeltà.
 
 VALDEMARO
 
    La beltà stringo al sen
 che già il sen m’infiammò.
 
 ILDEGARDE
 
    Io vivrò nel tuo cor
 che mio core si fa.
 
 Il fine dell’«Ambleto»