Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 ATTO TERZO
 
 Galleria d’idoli.
 
 SCENA PRIMA
 
 GERILDA e SIFFRIDO
 
 GERILDA
1025Perirà dunque Ambleto?
 E sarà la sua morte un tuo consiglio?
 SIFFRIDO
 Sospenderla poss’io, se il re l’impone?
 GERILDA
 E se l’impone il re, puoi tu soffrirla?
 SIFFRIDO
 Soffrir convien ciò che impedir non puossi.
 GERILDA
1030Se’ reo di più congiure e reo, Siffrido,
 sei ancor di più morti.
 lo, cui tutto affidasti,
 tacqui sinor? Ma senti, ingrato, a questi
 presenti dei lo giuro.
1035De la vita del figlio
 conto mi renderai con la tua vita.
 SIFFRIDO
 Farò più che non vuoi per ubbidirti.
 GERILDA
 E sarà il mio tacer la tua mercede.
 SIFFRIDO
 Più che il timor, mi moverà la fede.
 GERILDA
1040Or vanne e col regnante
 tu impiega il zelo; io tenterò l’amore.
 SIFFRIDO
 L’amor?
 GERILDA
                   Si, che nel petto
 per me gli avvampa.
 SIFFRIDO
                                        Odi, regina, e parto.
 
    Quel cor, che traditor fu al suo regnante,
1045può ancor a la beltà farsi infedele.
 
    Non è l’empio vassallo un casto amante
 né mai tenero sposo è un re crudele.
 
 SCENA II
 
 GERILDA e FENGONE con guardie
 
 FENGONE
 Fuor de la reggia appena
 traggo il passo primier che Iroldo è ucciso,
1050Veremonda è rapita, Ambleto fugge;
 e colpevol ne sei tu sola, o donna.
 GERILDA
 Io?
 FENGONE
          Chi può, né ’l ripara, il mal commette.
 GERILDA
 Sono in nostra balia l’opre del caso?
 FENGONE
 È dover di chi regge il prevenirlo.
 GERILDA
1055Non è sempre poter ciò ch’è dovere.
 FENGONE
 Ma fia sempre tua pena il mio potere.
 GERILDA
 Signor, se ami la madre, il figlio serba.
 FENGONE
 Ama più di sua vita il mio riposo.
 GERILDA
 Deh! Mio re. Deh! Mio sposo...
 FENGONE
1060Olà. Qui Veremonda.
 GERILDA
 Sì crudel con Gerilda?
 Passò in odio l’amor? Troncar ti aggrada
 i giorni miei nel caro figlio? Almeno
 mi uccidi in me, pria che svenarmi in lui.
 FENGONE
1065Piangi, o donna, i tuoi mali e non gli altrui.
 
 SCENA III
 
 VEREMONDA e li suddetti
 
 VEREMONDA
 Eccomi al cenno.
 FENGONE
                                  Veremonda, è tempo
 che, presente Gerilda, esca e sfavilli
 l’immenso ardor che in me que’ lumi han desto.
 VEREMONDA
 (Ardor d’impura vampa).
 GERILDA
1070(Tanto sugli occhi miei?) Signor, se godi
 finger per tormentarmi...
 FENGONE
                                                 Io fingo? Dani,
 in fronte di costei più non si onori
 il titolo di sposa e di regina.
 VEREMONDA
 Un sì ingiusto decreto...
 FENGONE
1075Or comanda lo sdegno;
 e libero comandi. Quando amore
 le sue leggi prescriva a Veremonda,
 alora ella si opponga, ella risponda.
 GERILDA
 La non creduta mia sciagura è dunque
1080tanto vicina? Ingrato,
 dopo la marital giurata fede,
 oggi, che più ’l tuo labbro
 mi diè d’amor tenere prove, ed oggi,
 ch’io ’l meritai maggiore
1085ne la vita due volte a te serbata,
 oggi...
 FENGONE
               Sì, ti ripudio. Oggi mi piace
 per farti più infelice esser più ingiusto.
 VEREMONDA
 (Empio).
 GERILDA
                     Sarò infelice;
 ma sarà il mio disastro il tuo gastigo.
1090Perderò letto e trono;
 ma perderai tu ancor la tua difesa.
 Moglie, è ver, ti abborria; ma l’odio alora
 costretto a l’impotenza era mia pena.
 Grazie a la tua fierezza
1095che me ne assolve e in libertà rimette
 di vendetta e di sfogo i miei furori.
 FENGONE
 Parti e di un re più non turbar gli amori.
 GERILDA
 
    Impero, vita e amore,
 crudel, ti turberò.
 
1100   E tutta in tuo dolore
 l’offesa cangerò.
 
 SCENA IV
 
 VEREMONDA e FENGONE
 
 FENGONE
 Sciolto dal grave laccio
 posso pur senza colpa
 offerirti una man che ti alza al trono.
 VEREMONDA
1105Da’ mali altrui felicità non cerco.
 FENGONE
 Vieni, o cara...
 VEREMONDA
                             A la tomba?
 FENGONE
                                                     A l’are sacre...
 VEREMONDA
 Che or or contaminate ha un tuo ripudio?
 FENGONE
 Nasce da questo sol la tua grandezza.
 VEREMONDA
 Me la insegna a temer l’altrui caduta.
 FENGONE
1110Provoca l’ire chi ’l favor rifiuta.
 VEREMONDA
 Meno de l’amor tuo temo il tuo sdegno.
 FENGONE
 Ora il vedrem. Custodi,
 qui se le guidi e se le lasci Ambleto.
 VEREMONDA
 (Ahimè!)
 FENGONE
                     Piega già stanco
1115Febo a l’occaso. In vuote piume, o bella,
 non vo’ languido trar freddi riposi.
 Tu vi verrai preda o consorte. Ambleto,
 o deliri o s’infinga,
 le pene soffrirà di un tuo rifiuto.
1120Sì, Veremonda, la sentenza è questa;
 pensaci, o la tua mano o la sua testa.
 
 SCENA V
 
 VEREMONDA
 
 VEREMONDA
 La tua mano o la sua testa?
 Stelle! Qual legge è questa?
 
    Che farai, misero core?
1125Il crudel ti vuol sua preda;
 in periglio è ’l caro amante.
 
    Una ingiusta tirannia
 vuol ch’io sia
 o spietata od incostante.
 
 SCENA VI
 
 AMBLETO e VEREMONDA
 
 AMBLETO
 
1130   Mi rinasce più bella, più lieta
 del piacere nel sen la speranza;
 
    e de’ mali vicino a la meta,
 tutto il duolo diventa costanza.
 
 VEREMONDA
 Quale speranza! Ambleto,
1135o la tua testa o la mia man vuol l’empio.
 
    L’una e l’altra è più che morte.
 
 AMBLETO
 
 Alma mia, ti vo’ più forte.
 
 VEREMONDA
 Qual scampo in sì grand’uopo?
 AMBLETO
 Quello che più opportuno è col tiranno,
1140la lusinga, l’inganno.
 VEREMONDA
 Ah! Caro, a la tua vita, a l’onor mio
 in quest’ombre s’insulta.
 AMBLETO
 Ed in quest’ombre avrai soccorso. Fingi.
 VEREMONDA
 Meco in breve il lascivo
1145favellerà di amori.
 AMBLETO
 E tu pur amorosa a lui rispondi.
 VEREMONDA
 Chiederà i dolci sguardi.
 AMBLETO
                                                E tu cortese
 l’ire n’esiglia e li componi al vezzo.
 VEREMONDA
 Stenderà l’empia man...
 AMBLETO
                                               La tua l’incontri.
 VEREMONDA
1150Guiderammi agli altari...
 AMBLETO
                                                Ove si esiga
 la marital non osservabil fede.
 VALDEMARO
 Che più? Che più? Vuoi ch’ei mi tragga, o dei!
 al talamo abborrito e ch’io vel segua?
 AMBLETO
 Sì, principessa, e questo,
1155questo il termine sia de’ suoi contenti.
 VEREMONDA
 Ambleto, o tu vaneggi o tu mi tenti.
 AMBLETO
 Io vaneggiar, quando son teco e solo?
 Il mio consiglio...
 VEREMONDA
                                  Intendo.
 Tel detta una viltà. Perder la vita
1160temi più che il tuo amore;
 e spergiura mi vuoi, perché sei vile.
 AMBLETO
 Io vil ti vo’ spergiura? Amo me stesso
 io più di Veremonda?
 lo che, se mille vite avessi in seno,
1165mille a te ne darei?
 Ne temi ancora? I tuoi sospetti ingiusti
 sul mio sangue cancelli. Addio. Già vado
 tutto amor, tutto ardire al fier regnante.
 Più non fingo deliri.
1170Suo rival, suo nemico a lui mi svelo
 e una morte gli chiedo,
 non so se disperato o generoso,
 che sia insieme mia gloria e tuo riposo.
 VEREMONDA
 Ferma e perdona, o caro,
1175a gelosa onestà. Pronta già sveno
 al tuo voler gli affetti.
 AMBLETO
                                          In tua difesa
 m’avrai nel maggior uopo; e Valdemaro
 gran parte avrà ne l’opra.
 VEREMONDA
 Valdemaro che infido...
 AMBLETO
                                             I dubbi accheta.
1180Per lui prese avria ’l campo
 l’armi in nostro favor; ma ’l re, che quindi
 volgeva alor ver la cittade il passo,
 per via il rattenne e l’obbligò al ritorno.
 Fummo sorpresi. Ei traditor ci parve
1185ma la nostra sventura era sua pena.
 Chiare prove ei poc’anzi
 diemmi di fede. Io te n’accerto; e solo
 manca l’opra a compir la tua lusinga.
 VEREMONDA
 Servasi al tuo destino e amor si finga.
 
1190   Teneri sguardi,
 vezzi bugiardi
 già mi preparo a fingere,
 anima mia, per te.
 
    Ma in prova de l’affetto
1195quanto userò più frode,
 il merito e la lode
 tanto più avrò di fé.
 
 SCENA VII
 
 VALDEMARO e AMBLETO
 
 AMBLETO
 Su la tua fede, o duce,
 fingerà Veremonda.
 VALDEMARO
1200Son già i mezzi disposti. Io senza colpa
 l’usurpator deludo e ne’ tuoi cenni
 d’un legittimo re sieguo la sorte.
 AMBLETO
 Si confidi l’arcano anche a Siffrido.
 VALDEMARO
 Il consiglier de l’empio?
 AMBLETO
1205Il suo più fier nemico in lui si asconde.
 Senza lui questo giorno...
 VALDEMARO
 Taci. Ildegarde.
 AMBLETO
                                A le follie ritorno.
 
 SCENA VIII
 
 ILDEGARDE e li suddetti
 
 ILDEGARDE
 Ambleto, idolo mio.
 AMBLETO
 Qual idolo ti sogni?
 ILDEGARDE
1210In te che adoro...
 AMBLETO
                                  Taci
 che, se di questi sassi alcun ti ascolta,
 diratti...
 ILDEGARDE
                   E che?
 AMBLETO
                                  Che più di me se’ stolta.
 ILDEGARDE
 Tale mi rende amore.
 AMBLETO
 Amor conosci? Ove il vedesti mai?
 ILDEGARDE
1215A’ tuoi be’ lumi appresso.
 AMBLETO
 T’inganni. Eccolo espresso.
 Vedi che di Cupido
 porta in fronte per te dardi e facelle.
 VALDEMARO
 Il ciel vuol ch’io sia vostro, o luci belle.
 ILDEGARDE
1220(Misera mia speranza!)
 AMBLETO
 La speranza tu sei?
 Dagli tosto il tuo core,
 che mai non va senza speranza amore.
 Su, porgimi la destra. E tu la prendi.
 VALDEMARO
1225Ubbidisco.
 ILDEGARDE
                       Ma...
 AMBLETO
                                   Che?
 ILDEGARDE
                                               Tu non m’intendi.
 AMBLETO
 T’intendo sì. Tu se’ qual rosa appunto
 che brama il sol vicino e poi ritrosa
 ne le foglie si chiude;
 ma ’l modesto rossor vincasi; e intanto,
1230perché sono Imeneo,
 del laccio marital gli applausi io canto.
 
    Mille amplessi
 preparate, i più tenaci
 e i vezzi fra di voi sien mille e mille.
 
1235   Poi con essi
 mille e mille sieno i baci
 a le labbra, a le guance, a le pupille.
 
 SCENA IX
 
 ILDEGARDE e VALDEMARO
 
 VALDEMARO
 Poiché il vuole il destin, ti chieggo, o bella,
 con la tua destra il core.
 ILDEGARDE
1240Che mi narri di destra?
 Di cor che mi discorri? Un forsennato
 serve a te di ragione, a me di legge?
 Or via, perché non chiedi
 anche gli amplessi e con gli amplessi i baci?
 VALDEMARO
1245Bramo solo che il seno...
 ILDEGARDE
 Quel sen che tutto ardea per Veremonda?
 VALDEMARO
 Ardea; ma poiché tutta
 perdei la mia speranza e che il dovere
 vinse i desiri miei, per altro foco
1250che per quel de’ tuoi lumi, egli non arde.
 ILDEGARDE
 E in difetto di altrui si ama Ildegarde.
 Or aspetta ch’io pure
 perda la mia speranza e che il dovere
 vinca i desiri miei; forse...
 VALDEMARO
                                                   Di Ambleto
1255così rispetti i cenni?
 ILDEGARDE
 Quando Ambleto, dal soglio
 o in sen di Veremonda,
 mi comandi ch’io t’ami, alora forse...
 VALDEMARO
 Siegui.
 ILDEGARDE
                 Alor ti amerò. Questa è la fede.
 VALDEMARO
1260L’alma, che altro non brama, altro non chiede.
 
 SCENA X
 
 ILDEGARDE
 
 ILDEGARDE
 Degno ch’io l’ami è ’l duce;
 e in esso il grado, in esso il nome onoro;
 ma indarno ei si consola.
 Se Ambleto, perché folle, a lui mi dona,
1265Ambleto, perché vago, a lui m’invola.
 
    È troppo amabile quel bel sembiante
 che lagrimar, che sospirar mi fa.
 
    Ma ’l duol maggiore del core amante
 è ch’ei nol mira quando sospira
1270ed il suo piangere egli non sa.
 
 Vigne consacrate a Bacco.
 
 SCENA XI
 
 VALDEMARO e SIFFRIDO
 
 VALDEMARO
 La vendetta più cauta è la più certa.
 SIFFRIDO
 Ma talor la tradisce un troppo indugio.
 VALDEMARO
 Si affretti. Io ne la reggia ho i miei guerrieri;
 e per colpo sì illustre
1275eglino il cenno ed io ne attendo il tempo.
 SIFFRIDO
 In sì lieto apparato,
 chi sa, chi sa, forse perir l’iniquo
 farà pria del tuo ferro il mio veleno.
 VALDEMARO
 Comunque ei cada, il suo morir ci salva.
 SIFFRIDO
1280S’egli per me non cade,
 odio di questo cor, non sei ben lieto.
 VALDEMARO
 Che più? Mora Fengone.
 A DUE
                                                E regni Ambleto.
 
 SCENA XII
 
 GERILDA e li suddetti
 
 GERILDA
 Io de’ miei torti e testimonio e pompa?
 VALDEMARO
 Regina.
 GERILDA
                  O dio! Chi regna
1285vuol ch’io sia sol Gerilda.
 VALDEMARO
 Ma il valor di più destre
 vuol che tu sia regina e vendicata.
 GERILDA
 Come? Quando? Che fia?
 VALDEMARO
 In quest’ombre vedrai...
 SIFFRIDO
                                               Guardati, o duce,
1290di far noti a Gerilda i tesi inganni.
 Al re, più che nemica, ella è consorte
 e due volte, a me infida, il tolse a morte.
 VALDEMARO
 Che sento? Hai cor che possa
 senza sdegno cader da un regio trono?
 GERILDA
1295(Fingerò. Forse il merto
 di svelar la congiura
 mi renderà scettro e marito). Amici,
 plaudo al vostr’odio e ’l mio vi agiungo. Dite.
 Qual n’è ’l pensier? Chi n’è ’l ministro? E quando?
1300Gerilda offesa e ripudiata il chiede.
 SIFFRIDO
 Invan. Non le dar fede.
 GERILDA
 Perfidi, il tacer vostro
 senza pena non fia. So i congiurati,
 se non la trama. Andrò...
 VALDEMARO
                                               Vanne. Ma teco
1305venga il ripudio tuo, venga il tuo danno.
 Va’. Racconta al tiranno
 che Valdemaro è suo nemico. Digli
 che le ruine sue tenta Siffrido.
 E se l’autore ei chiede
1310di questo, che non sai, grave segreto,
 eccone il nome. Odilo e trema, Ambleto.
 
    Va’, se puoi, tradisci un figlio,
 perché viva un reo consorte.
 
    Ed il cieco tuo consiglio,
1315che finor fu il suo periglio,
 sia pur anche la sua morte.
 
 SCENA XIII
 
 GERILDA, SIFFRIDO, poi FENGONE e VEREMONDA
 
 GERILDA
 O infedele o spietata
 mi vuole il mio destino. Ambo delitti
 che col pianto l’orror chiaman sul ciglio.
 SIFFRIDO
1320L’uno ti è traditor, l’altro ti è figlio.
 E qui col traditore è ’l tradimento.
 FENGONE
 Pur men fiera ti veggio. (A Veremonda)
 VEREMONDA
                                               (O che tormento!)
 FENGONE
 Parla. Il dono d’un regno
 più cortese ti chiede.
 SIFFRIDO
1325Or vanta il tuo dovere e la tua fede. (A Gerilda)
 VEREMONDA
 È dono sì; ma di Gerilda il duolo
 fa che ei sembri mia colpa e mia rapina.
 FENGONE
 In te la sua regina
 soffra in pace costei.
 GERILDA
1330E l’onte aggiugni, o sconoscente, ai danni?
 FENGONE
 Del mio gioir presente
 per trionfo ti vo’, non per accusa.
 Ma, be’ lucidi rai, meno severi (A Veremonda)
 a mirar le mie fiamme io vi vorrei.
 GERILDA
1335Così dicea l’ingrato un giorno a’ miei. (A Veremonda)
 VEREMONDA
 Mi ricorda Gerilda
 che troppo è fral de la tua destra il laccio.
 FENGONE
 No no, la sua fierezza
 ma più la tua beltà da lei mi scioglie.
 SIFFRIDO
1340(Udisti, udisti? Ei non ti vuol più moglie).
 FENGONE
 Or vieni e qui ti assidi. (A Veremonda)
 VEREMONDA
 (Ambleto, a che mi astringi?)
 FENGONE
 Qui co’ più dolci umori
 si temprino gli ardori...
 
 SCENA XIV
 
 AMBLETO da Bacco e li suddetti
 
 AMBLETO
1345O che fiamme! O che foco! Un venticello
 de’ più freschi e soavi
 qui tosto venga. Io già lo prendo e tutto
 lo spargo a voi d’intorno.
 VEREMONDA
 (O mia cara speranza!)
 AMBLETO
1350Sediam; ma dimmi, adesso è notte o giorno?
 FENGONE
 Non vedi arder le stelle?
 AMBLETO
 Ah, sì, le veggio. O son pur chiare e belle.
 Ma non son stelle, no.
 GERILDA
                                          Che dunque sono?
 AMBLETO
 Infocati sospiri
1355che già son giunti ove hanno i numi il trono.
 VEREMONDA
 (Io ne intendo il mistero).
 AMBLETO
 Orsù, questo è ’l momento
 che anch’io trionferò. Bacco vedete
 che renderà soggette al carro eccelso
1360le tigri più crudeli.
 FENGONE
                                     (Attento osservo).
 AMBLETO
 Su, lodate col canto i miei trionfi;
 e propizie e sincere
 risponderan con l’armonia le sfere.
 CORO
 
    Qui di Bacco ne la reggia
1365si festeggia il dio d’amore.
 
 AMBLETO
 No no. Questa non è
 canzon degna di me. Udite, udite.
 
    Qui d’Astrea vicino al soglio
 sorgerà lieto l’onore;
 
1370   e sarà temuto scoglio
 per l’orgoglio il mio valore.
 
 CORO
 
    Qui di Bacco ne la reggia
 si festeggia il dio d’amore.
 
 AMBLETO
 Festeggi dunque Amore. Io de le selve
1375nume e custode un tempo, a voi ne trassi
 alcun de’ miei seguaci. Eccoli. Amico,
 a la danza, a la danza. (Siegue il ballo)
 FENGONE
 Col pregiato liquor bramo, Siffrido,
 del genio mio felicitar la sorte.
 SIFFRIDO
1380(E tu berrai la morte). (Parte)
 VEREMONDA
 Sia pur felice il tuo primiero affetto.
 FENGONE
 Son giudice a costei, non più suo amante.
 GERILDA
 (Cangiamento tiranno!)
 AMBLETO
 Chi credi più assetato, (A Siffrido che torna; e gli leva la coppa dalle mani)
1385Tantalo o Radamanto? Io berrò pria.
 SIFFRIDO
 (Sorte nemica!) Usurpi
 al re, sì temerario, i primi sorsi?
 AMBLETO
 Hai ragione, hai ragione.
 A la salute mia beva Giunone. (Presenta la coppa a Gerilda)
 FENGONE
1390Lascia, o Siffrido, in libertade il folle.
 VEREMONDA
 (Io temo e spero).
 AMBLETO
                                    (Bevi (A Gerilda)
 e rallegrati il cor. Tosto ritorno). (Parte)
 SIFFRIDO
 (In periglio Gerilda? Ahi! Che far deggio?)
 GERILDA
 Non festeggia di un empio
1395Gerilda i tradimenti;
 e sì vil non son io, benché negletta. (Getta la coppa)
 SIFFRIDO
 (Si perdé nel velen la mia vendetta). (Parte)
 AMBLETO
 (Mi arrida il ciel). Con tanto foco intorno (Tornando con coppa in mano)
 ha una gran sete il sol. Prendi. Ristora
1400le tue labbra vezzose.
 Sì, prendi. (A lui lo porgi e solo ei beva). (A Veremonda)
 VEREMONDA
 A te, signor, si dee... (La porge a Fengone)
 FENGONE
                                         Sì, Veremonda,
 sia lieto il viver nostro;
 ed ai voti del cor risponda amore. (Beve)
 VEREMONDA
1405(Risponda pur lo sdegno).
 GERILDA
 (Più soffrir non poss’io). Vedi, a’ tuoi giorni... (A Fengone)
 (Ma taci, incauto zelo. Ambleto è figlio).
 AMBLETO
 Godeste i freschi fiati
 de’ zeffiretti amici. Or non più indugi;
1410gite al riposo, sì. Gite al riposo.
 FENGONE
 (Cor, che non è geloso, al certo è stolto).
 Porgi, o bella, la destra.
 VEREMONDA
 (La destra? Oh dio!)
 AMBLETO
                                        La destra, sì; che tardi?
 Vorrai che vada solo Amor ch’è cieco?
1415Tosto potria cader. Non più. Va’ seco.
 FENGONE
 (Non vuole altro cimento una pazzia
 che cede un sì gran ben). Cor mio, che pensi?
 A le piume mi chiama il grave sonno.
 VEREMONDA
 Vicina ho la vergogna ed il periglio. (Verso Ambleto)
 AMBLETO
1420Va’. Non temer. Mostra più lieto il ciglio.
 FENGONE
 
    Sì sì, consolami
 né più tardar;
 e affretta il giubilo
 del mio piacer.
 
1425   Sul trono amabile
 vieni a regnar;
 nel regio talamo
 vieni a goder.
 
 VEREMONDA
 
    Verrò; già l’anima
1430desia d’amar;
 e amor sollecita
 il mio dover.
 
    Parto; ma timida
 non so sperar;
1435parto; ma nobile
 non vo’ temer.
 
 SCENA XV
 
 GERILDA e AMBLETO
 
 GERILDA
 Il vidi, il vidi pur. Passa con l’empio
 Veremonda al mio letto. E ’l soffro? E ’l soffri
 ne la madre oltraggiato e ne l’amante?
 AMBLETO
1440Vada pure ai piaceri il fier regnante.
 GERILDA
 Ah! Vile.
 AMBLETO
                    Orsù, ti accheta.
 Qui principiò la mia vendetta, o madre.
 GERILDA
 Come?
 AMBLETO
                 Nel fatal vetro
 il tiranno bevé...
 GERILDA
                                 La morte forse?
 AMBLETO
1445No, che una morte al perfido si deve
 che abbia tutto il dolore e tutto il senso.
 Bevé in succhi possenti
 un invincibil sonno. Alto letargo
 lo premerà, prima ch’ei goda; e dove
1450sognava amplessi, incontrerà ritorte,
 che là di Valdemaro
 stan gli armati in agguato.
 GERILDA
 Ma ti sovvenga poi ch’io son consorte.
 AMBLETO
 Tal sii ma di Orvendillo.
1455Ad un nome sì sacro
 già Fengon rinunciò. Nel comun rischio
 sii più madre che moglie. In trono assiso
 piacciati il figlio. Piacciati punito
 il fellon parricida; e ’l tuo si aggiunga
1460al pubblico desio.
 GERILDA
                                   Sì, vivi e regna.
 Giusto è ’l furore e la vendetta è degna.
 AMBLETO
 
    Sul mio crine amore e sdegno
 mi preparo a coronar.
 
    Negli amplessi del mio bene
1465e col sangue de l’indegno
 vo’ godere e vo’ regnar.
 
 SCENA XVI
 
 GERILDA
 
 GERILDA
 O di pietà importuna,
 o d’ingiusto dover miseri avanzi,
 da me partite. Un infedel n’è indegno.
1470Sprezzo rendasi a sprezzo e sdegno a sdegno.
 
    Beltà così dee far,
 l’ingrato non curar
 e un’anima infedel soffrir in pace.
 
    Amando chi la offende
1475sol per parer fedel,
 più vil sé stessa rende e lui più audace.
 
 Anfiteatro reale.
 
 SCENA XVII
 
 FENGONE incatenato in atto di svegliarsi
 
 FENGONE
 Orribili fantasmi,
 spaventi de l’idea, furie de l’alma,
 lasciatemi, fuggite;
1480e dov’è Veremonda orror si sgombri.
 Veremonda, ove sei? Sogno? Ad un sasso
 siede Fengon? Ferrea catena il preme?
 Ov’è lo scettro? Ove il diadema? Il manto? (Si leva)
 Chi me qui trasse? E questa,
1485questa è la reggia a le mie gioie eletta?
 Veremonda, Siffrido,
 servi, custodi... O dei! Non v’è chi franga
 i duri ceppi e ’l mio destin compianga?
 
    Stelle, dei, vassalli, amici,
1490terra, ciel... tutti ho nemici;
 ho nemico anche il mio cor.
 
    Cielo, terra,
 fate pur, fatemi guerra;
 voi non siete il mio terror.
1495Il mio cor sol mi spaventa
 e diventa mio dolor.
 
 SCENA XVIII
 
 VALDEMARO, poi ILDEGARDE, poi GERILDA, poi VEREMONDA e FENGONE
 
 FENGONE
 Deh! Valdemaro, il tuo valor mi tolga
 a le miserie mie.
 VALDEMARO
 Quel valor cui negasti, empio e lascivo,
1500Veremonda in mercede?
 A chi non è mio re, niego la fede.
 FENGONE
 A te, bella Ildegarde,
 chieggo soccorso. Il nostro amor ten priega.
 ILDEGARDE
 Infedele. Or mi prieghi?
1505Resta, che del tuo amore,
 perché fu passagger, scordossi il core.
 FENGONE
 Gerilda, mia regina, amata sposa.
 GERILDA
 Nomi che mi togliesti ingrato e cieco.
 A me in fronte, tu ’l sai, più non s’inchina
1510il titolo di sposa e di regina.
 FENGONE
 Almen tu, Veremonda,
 toglimi a le catene.
 Ten priego per la tua virtù pudica.
 VEREMONDA
 Tardi, o fellon, la mia virtù conosci.
1515Ingiusto l’offendesti; e invan presumi,
 reo di più colpe, al fio sottrarti.
 FENGONE
                                                           O numi!
 
 SCENA ULTIMA
 
 AMBLETO con seguito e poi SIFFRIDO e li suddetti
 
 AMBLETO
 Non profanare il cielo
 con le tue voci, o scellerato.
 FENGONE
                                                   Ambleto...
 AMBLETO
 Aggiungi, e tuo monarca e tuo tormento.
 FENGONE
1520Pietà.
 AMBLETO
              Me la insegnasti?
 FENGONE
 È ver.
 AMBLETO
               Taci, che un empio
 suol confessare i falli,
 disperato bensì ma non pentito.
 Morrai; ma pria rimira
1525su la mia fronte il tuo diadema. Leggi
 in questo dolce amplesso
 de le lascivie tue l’onta e l’orrore.
 VEREMONDA
 Così è felice, alor ch’è giusto, amore.
 FENGONE
 Né mi uccide il dolor pria che l’acciaro?
 GERILDA
1530Da te, crudel, la crudeltade imparo.
 AMBLETO
 Or traggasi, miei fidi,
 l’iniquo a l’ombre, ai ceppi e là più lenta,
 senza morir, la morte ei soffra e senta.
 SIFFRIDO
 Signor, mi si conceda
1535ch’io ’l custodisca. Vieni.
 Tu lacci, tu prigion soffrir non dei. (Parte)
 FENGONE
 Son anche in mia difesa amici e dei. (Parte)
 VEREMONDA
 Ed ancor spera l’empio?
 GERILDA
 E de la sua speranza è reo Siffrido.
 VALDEMARO
1540Sieguasi tosto.
 AMBLETO
                              Andiamo; e si divida
 fra ’l traditore e fra ’l crudel la morte.
 SIFFRIDO
 Questo acciaro, che forte (Torna con spada nuda)
 fe’ la vostra vendetta e più la mia,
 a voi dirà se traditore io sia.
 AMBLETO
1545Come?
 SIFFRIDO
                 Dovea cader l’iniquo mostro
 ma per me solo. Oggi ’l tentai, ma invano,
 con ferro, con ruina e con veleno.
 Qui ’l tolsi a’ vostri colpi;
 ma ’l tolsi, eccone il sangue,
1550per gloria del mio braccio.
 AMBLETO
 Traditor generoso, al sen ti abbraccio.
 VEREMONDA
 (Alma, non più spaventi).
 AMBLETO
                                                  Io, Veremonda,
 sposo e re godo teco; e Valdemaro
 sposo pur goda ad Ildegarde in seno.
 VALDEMARO
1555Ambleto è re. Di Veremonda è sposo.
 ILDEGARDE
 Intendo. Or sia ’l suo cenno il tuo riposo.
 AMBLETO
 Tu regnerai pur meco, o genitrice.
 GERILDA
 Nel tuo, nel comun bene io son felice.
 VEREMONDA
 
    Torna già quel seren
1560che quest’alma cercò.
 
 AMBLETO
 
    Gioirò nel piacer
 che più pena non ha.
 
 GERILDA
 
    L’impietà del crudel
 più temere non so.
 
 SIFFRIDO
 
1565   Pur godrò col pensier
 de la mia fedeltà.
 
 VALDEMARO
 
    La beltà stringo al sen
 che già il sen m’infiammò.
 
 ILDEGARDE
 
    Io vivrò nel tuo cor
1570che mio core si fa.
 
 Il fine